sabato 24 marzo 2012

L'uomo della mia vita

Io non sono romantica. Non solo per quella corazza che mi metto e che mi fa apparire come una vera (?) dura. Non sono da manifestazioni plateali di sentimenti estremi.
Sono più minimalista. Mi piace che l'amore, anche un amore immenso, si manifesti nelle piccole cose. Mi piace emozionarmi per una frase che magari sembra buttata lì ma che invece vuole dire che lui mi ha capita, sempre. Mi piace quando i miei figli fanno qualcosa che vuole togliermi una fatica, anziché produrre un quintale di disegni per me (che pure mi fanno piacere, ma in tutt'altro senso). Mi piace quando una mia gatta mi cerca in modo (apparentemente) disinteressato, non perché ha fame/freddo/sete. Anche se questo spesso significa dormire con una gatta sulla schiena.
Per dire: fino a un paio d'anni fa, odiavo la Pinta. Lei è la mia gatta più intelligente, e purtroppo per un gatto essere intelligente vuol dire trovare i modi più fantasiosi di combinare guai. Pinta ne ha combinati parecchi, era il flagello di casa. Per molto tempo ho sperato che facesse un giro un po' più lungo e sparisse. Poi ho cominciato a capire che era sinceramente affezionata ai miei bambini: tutte le mattine si presentava in camera nostra e stava lì mentre i bambini si vestivano, li coccolava e si faceva accarezzare. E allora ho cominciato a volerle bene, a perdonarle i disastri, a stare volentieri con lei in braccio.
Ecco, il fatto che io apprezzi i gesti piccoli non significa che mi piacciano anche i sentimenti piccoli. A me i sentimenti piacciono belli grossi, in ogni campo, e mi dispiaccio un po' quando vedo che altre persone riescono a vivere di sentimenti piccoli, stentati come le piantine che mi sono incaponita a tenere davanti a casa e che andrebbero ranzate via per il loro bene.
Per esempio, l'amore. Io ci sto che non si deve cercare il principe azzurro, anzi: nelle mie fantasie di bambina e ragazza, era quasi sempre lei a salvare lui.
E, quanto alla perfezione, ho sempre pensato che avere accanto un uomo perfetto potesse essere deprimente, alla lunga: io perfetta non lo sono.
Però so qual è la mia storia, ovvero quella di una donna che ad un certo punto della sua giovinezza (a 20 anni!) ha fatto una scelta di comodo. Tutte le mie amiche dell'università erano fidanzate, io non riuscivo più a uscire senza fare il reggimoccolo e mi sono messa con un amico del fidanzato di una mia cara amica. Poi in qualche maniera me ne sono pure innamorata (o me ne sono convinta), ma era lui stesso a dirlo (non riferendosi a noi): chiunque può stare con chiunque, per i primi tempi. E lui per me, pur con tutta la sua cultura e con le sue buone qualità, era chiunque. Quando abbiamo rotto, ho patito più per la mia dignità pubblicamente offesa (dovevamo sposarci un mese dopo) e per l'interruzione di un'abitudine che per la perdita di quella persona.
E, dopo pochi mesi (settimane), ho capito che io nella solitudine ci stavo proprio bene. Mai avuto sogni di matrimoni e figli, io. Invece avevo tanti sogni riguardo al lavoro, alla scrittura e alle cose che potevo fare vivendo da sola.
Mi sono infatuata di un'altra persona e ne ho frequentate diverse, ma mai questi uomini mi hanno fatta dubitare di voler vivere da sola, neanche per un istante.
E poi ho incontrato Luca. E, senza che lui toccasse alcun argomento a proposito di famiglia e convivenza, ho desiderato istantaneamente vivere con lui, anche se sapevo che sarebbe stato in campagna, e avere dei figli da lui.
Una mia amica una volta mi ha chiesto se credevo all'uomo della mia vita. Io non credo che ci sia un solo uomo per me e non so se Luca sarà l'unico da qui alla mia morte. So che lui è speciale e lo sarà sempre, qualsiasi cosa succeda. So che con lui ho desiderato i miei figli, li ho avuti e non riesco a immaginare di provare la stessa cosa per un altro uomo (almeno prima della fine della mia vita fertile). So che stare con lui ha cambiato entrambi, parecchio e in meglio, e già questo è qualcosa di cui essere grati per sempre. So che mi sono messa con lui per i motivi giusti e sto con lui perché lo scelgo ogni giorno.
So anche che lui oggi diventa uno splendido 40enne. E spero che quel 4 non gli pesi troppo.

venerdì 16 marzo 2012

Maledetta primavera

Settimana impegnativa. Nonostante Luca sia a casa in ferie/permessi vari da martedì.
Ci siamo dedicati ai bucati seriali, dal momento che la settimana precedente li avevamo trascurati quasi del tutto. Peccato che il nostro karma fosse già compromesso.
Infatti mercoledì sera, mentre Luca era fuori casa per suonare e provare per uno spettacolo, ho scoperto che Amelia ed Ettore avevano i pidocchi. Tanti. Nonostante li avessi controllati venerdì. E nonostante mia madre, nota fanatica della crociata antiparassiti, avesse controllato Ettore non più tardi di martedì pomeriggio.
Evidentemente o i pidocchi si manifestano improvvisamente o mia madre non ci vede più tanto bene, perché mercoledì Ettore era pieno.
Ovviamente mercoledì sera ho fatto la mia scoperta quando era troppo tardi per andare in farmacia. Ho provato con un impacco di aceto, giusto per non star lì a far niente.
Poi ieri siamo andati in farmacia (dove mi hanno informata che con la primavera i pidocchi si ringalluzziscono), abbiamo preso il prodotto e ci siamo dedicati a fare il trattamento su tutte le teste disponibili. Luca non poteva esserci, perché aveva l'appuntamento per donare il sangue (tanto lui non li ha presi, che culo), quindi ho fatto tutto da sola e mi son pure trovata i pidocchi, bleah!
Contemporaneamente ai trattamenti, abbiamo lavato (e asciugato) le lenzuola di 3 letti matrimoniali e 2 lettini (ebbene sì, nel weekend avevamo avuto ospiti), ho pulito ripetutamente lavandino e vasca con un prodotto alla candeggina, già che c'ero mi sono pure fatta un impacco all'henné e aceto.
Poi siamo andati tutti dal parrucchiere, intanto che la casa veniva disinfestata dalle bombolette autoeroganti (tossiche, ma efficaci). Ovviamente il parrucchiere era stato preavvertito (in realtà avevo fissato l'appuntamento prima dell'infestazione e volevo sapere se preferiva disdire) e anzi, mi ha ringraziato di essere stata corretta.
Oggi, per ripigliarmi e per far ripigliare mia madre dallo spavento, facciamo un giro in solitaria all'outlet di Serravalle. Domani vorremmo approfittare del sole per andare a Chiavari o Nervi. Domenica vedo le mie amiche per il primo incontro di un corso di cucito.
E poi pianifico gite, weekend, vacanze. Sarà la primavera.

lunedì 5 marzo 2012

Una piccola pausa

Ieri Luca ed io parlavamo. Del futuro, della pensione, di cosa è plausibile aspettarci dalle nostre vite. Sognavamo.
Dicevamo: ma non si potrebbe andare in pensione un anno dopo ma godersi adesso un anno di pausa? Un anno in cui dedicarsi a ciò che ci tiene vivi, alle nostre passioni. Un anno per vedere come sarebbe se.
E poi, per carità, tornare a lavorare esattamente come oggi. Perché non è in spregio al nostro lavoro che vorremmo quell'anno: è solo perché le giornate non sono di 48 ore, e il lavoro ce le occupa tutte.
Lui vorrebbe quell'anno per provare a occuparsi solo dei suoi bonsai e di musica, io per non dover scrivere nei ritagli di tempo. Entrambi vorremmo un anno per vivere in un posto diverso dal nostro, che si tratti di Levanto o di un'isola o di Istanbul.
Ci chiedevamo se magari, risparmiando, riusciremmo a mettere da parte 30.000 euro per prenderci un'aspettativa e vivere quell'anno. Magari tra 10 anni, ma poi i figli adolescenti non se ne vorrebbero andare lontani dai loro amici per un anno. Magari tra 15, ma poi ci sarebbe da pagare l'università e magari anche preoccuparsi dei genitori anziani.
L'ideale sarebbe oggi, ma oggi non si può. Nemmeno per 6 mesi. Nemmeno per 3.
Oggi siamo all'economia di sussistenza, e prendere un'aspettativa non retribuita è impensabile. E poi dico la verità: sul mio lavoro ho nelle mie mani una serie di competenze che mi rendono preziosa, se mi fermassi adesso butterei via tutto.
Mi limito a sognare una piccola pausa. Sogno di essere seduta al sole, mano nella mano con Luca, a guardare i nostri figli che giocano.
E già il fatto di non volermi prendere una pausa anche da loro mi conforta: la mia vita è più felice di quanto si possa sperare.

giovedì 1 marzo 2012

Letture di febbraio

Romanzo sul nazismo: La culla del mio nemico di Sara Young. Boh. Per appassionare appassiona, ma lo trovo veramente inverosimile, quel tipo di inverosimiglianza che fa a cazzotti con l'ambientazione della storia. Inutile.
Storia vera: Un'eredità di avorio e ambra di Edmund de Waal. Interessantissimo excursus tra Parigi di metà/fine Ottocento, Vienna del primo Novecento e Tokyo dagli anni Cinquanta a oggi. Bello, curato, mai banale. Ma gridare al capolavoro mi pare eccessivo.
Romanzo fantastico e un po' struggente: Bambini nel bosco di Beatrice Masini. Si immagina un centro di raccolta dei bambini sopravvissuti a una catastrofe tipo nucleare, un posto dove i bambini sono trattati come bestie selvatiche da tener buone. La fuga di un gruppetto diventa un'avventura nel bosco. Sono stata un po' delusa dal finale: secondo me è troppo banale/semplicistico. Però lo consiglierei.
Romanzo familiare: Villa Ventosa di Anne Fine. Questo libro sembra scritto per me. Da un lato, perché mio marito e i suoi fratelli hanno anche loro un giardino della loro favoleggiata infanzia, un luogo della memoria e della nostalgia che solo da alcuni anni Luca sta cominciando a vedere per quello che è, ovvero un posto dove sono stati molto felici ma non per questo intoccabile o invendibile. Dall'altro, perché mi ci vorrebbe un attimo per diventare come la signora Collett (che non a caso si chiama Lilith, l'antimadre per eccellenza): la dolcezza e la disponibilità delle madri non sono il mio forte, mi vien facile essere scostante e velenosa. Questa figura è un monito granitico: fa' qualsiasi cosa pur di non diventare così.
Feuilleton: La notte ha cambiato rumore di Maria Duenas. Verboso: ho letto velocemente un sacco di pagine inutili ai fini della storia, digressioni che come editor avrei tagliato. La vicenda è rocambolesca e a tratti inverosimile, ma credibile e avvincente. Mi piace molto il modo in cui è formulato il finale, originale. Leggibile, ma non imperdibile.
Uno e trino: Switched, che fa parte della Trylle Trilogy di Amanda Hocking. Sì, lo so che devo piantarla di fare la dura e pure di bullarmene. Quindi questo romanzo è un ottimo modo per diventare un po' più morbida e fluffy. Non so voi, ma io quando leggo di primi amori e inizi di un amore mi sciolgo. Sarà che mi ricordo com'era per me e come oggi è giusto non sia più (dopo 8 anni di convivenza e due figli? Dai, c'è un amore immenso, ma l'incertezza e la timidezza dei primi tempi non ci sono più). Voglio assolutamente leggere i seguiti.