martedì 26 marzo 2013

Buon anniversario

Un anno fa, in una bella mattina di marzo, mi schiantavo contro un'auto che, non rispettando lo stop, mi si era parata davanti mentre io andavo tutta tranquilla per una strada principale.
La mia auto, la mia amatissima Tata a metano azzurra, si è distrutta. Io invece non mi sono neanche rotta gli occhiali o strappata i jeans. Ho portato il collarino per un paio di settimane, nulla di più.
Non so se sia normale, perché nonostante le apparenze la Tata è un'auto robusta, oppure se sia un fottuto miracolo. So che da allora ci sono tante cose che ho smesso di dare per scontato. Cose che sono fortunata ad avere nella mia vita, io che sono sempre stata convinta di non essere mai stata tanto fortunata.
Certo, non sono poche le situazioni in cui il caso avrebbe potuto darmi una mano, e invece niente. Ma, se ci penso seriamente, sono tutte cose rimediabili con impegno e fortuna. A una testa rotta, invece, non c'è rimedio. Così come non c'è a un figlio malato o a un marito stronzo.
Io non credo in uno o più dei. Eppure li ringrazio tutti i giorni, perché cosa posso fare? Sono felice per caso, sono viva per caso. Sono felice e mi sento in debito con l'universo.
Ogni tanto, però, mi sento anche in colpa. Verso chi vorrebbe anche solo una delle mie fortune (un figlio, un marito sano, un compagno che sia davvero tale, un lavoro dignitoso), e non ce l'ha.
Per questo motivo, spesso mi sono trattenuta. Ho passato mesi e anni a non chiedere a un'amica dei suoi progressi nella procreazione, perché mi sentivo sbagliata, dall'alto dei miei due figli sani. Tuttora, se una mia amica ha problemi col suo compagno, faccio fatica a capire come starle vicina, perché ho sempre paura di farlo nel modo sbagliato. E quindi sbaglio, perché la discrezione può essere scambiata per indifferenza.

lunedì 25 marzo 2013

Musa's Box dell'equinozio


Settimana dolorosa, piena di acciacchi e mal di testa. Ma non posso dimenticare le cose belle:
- scoprire alla bella età di 36 anni che le rape rosse si possono anche mangiare (vedi ricetta)
- il sole dopo la neve, e per ora niente nebbia
- l'arrivo di un po' di pacchi ordinati online
- fare shopping su eBay, dopo aver abbondantemente ponderato l'acquisto
- una voglia pazzesca di sperimentare con l'indaco
- finire finalmente il mio scaldacollo verde, e sentirsi fare i complimenti da mia mamma (non per niente danno altra neve)
- Being Human, la mia nuova droga
- buone notizie da un'amica lontana
- Luca che legge Topolino per i miei bambini
- la prospettiva di passare 3 giorni tra amici che non vediamo da un pezzo
- il sole all'equinozio
- passare in biblioteca e ricevere un bel po' di libri interessanti
- L'amico immaginario, consigliato da Piattini
- le zeppole di San Giuseppe
- le chiacchiere in famiglia
- girare tra i mercatini di Torino e portarsi a casa cose sfiziose a pochi euro
- le mie gatte tutte contente per il nostro ritorno
- il compleanno di Luca, che mi sembra di amare ogni anno di più




martedì 19 marzo 2013

Lei non sa chi sono io

Oggi è la festa del papà, e io parlo di mia madre. Vabbe', chissenefrega delle convenzioni.
Pensavo a mia madre, quando io ero piccola. Mia madre lavorava da prima di sposarsi. Sul lavoro, è sempre stata per tutti la signora B., identificata da sempre e per sempre col suo cognome da nubile.
Le scocciava terribilmente essere chiamata col cognome di mio padre, e però si è dovuta rassegnare quando ho cominciato ad andare a scuola. Ma anche lì, si è sempre firmata anche col suo cognome.
Questa idiosincrasia di mia madre è passata anche a me. Anche se mi piace tantissimo il cognome di mio marito e odio il mio, non mi presenterei mai come "la signora A.". Ho in sommo orrore la burocrazia anglosassone, per cui da sposata "perdi" il tuo cognome e ti viene appioppato quello di tuo marito.
Poi però vai all'università e vedi docenti di ruolo che si presentano col cognome del marito, quasi come se fosse un vanto o come essere se stesse non fosse abbastanza. Conosci persone che si presentano come "mogli di" prima ancora di dire il proprio nome (e ci sta, se sono in condizioni di conoscere tuo marito, ma magari dimmelo dopo il tuo nome). Ma trovi anche persone che non si mettono la vera perché, per colpa della retorica della "moglie di", gli pare di esibire un trofeo.
Io la vera la porto. È di oro bianco, anonima. Dentro c'è scritto il nome di Luca e la data del nostro matrimonio. A pensarci bene, avremmo potuto metterci la data del nostro anniversario "vero", ma chisse. Non è un trofeo, è una coperta di Linus. Non serve a ricordare agli altri che sono sposata, serve a ricordarlo a me. Mi ricorda che non sono sola, nel bene e nel male. Mi ricorda che ho scelto di amare e di essere amata, con tutti i vincoli e i comfort.
La mia vera non dice cosa sono: dice chi sono. Chi ho deciso di essere.

lunedì 18 marzo 2013

Musa's Box di quasi primavera


La cosa più bella della settimana la vedete per prima: Sybille ha creato una bellissima copertina per il terzo libro della serie di Sholeh Zard. Sarà un modo elegante e mooooolto gradevole per dirmi di sbrigarmi col secondo? ;-)
Dopo una sorpresa come questa, difficile trovare qualcosa che possa stargli alla pari. Eppure, questa settimana è stata ricchissima di cose belle:
- concepire un nuovo e spero veloce progetto per ingannare il tempo in attesa dei ferri circolari per Ettore (e imparare a fare le trecce)
- avere idee narrative nel sonno o quasi
- i miei bambini che finalmente possono giocare in cortile senza giacca pesante (ehm, adesso non tanto...)
- la valletta illuminata dal sole, con una leggerissima nebbiolina che si alza
- la Postepay piena (e subito svuotata)
- i complimenti per il mio scialletto da collo


- i biscotti al cioccolato di Luca
- tornare a casa e scoprire un caso di telepatia coniugale
- assistere a un pezzo di storia
- parlare di cose difficili con i miei figli, e avere la sensazione che capiscano almeno un po' (ma non indago, per non ricevere delusioni)
- il sole, inaspettato in un giorno in cui davano brutto senza speranza
- spacciare pasta madre altrui
- un taglio di capelli azzeccato, fatto con competenza e amorevolezza
- sentirmi immeritatamente un piccolo guru della maglia (solo perché ho 2 mesi di esperienza in più, quindi chi comincia mi chiede consiglio)
- mio figlio che legge Topolino (legge davvero, non fa finta!)


- la sensazione, purtroppo sorta in confronto con una collega, di essere tanto tanto fortunata che tutti quelli che amo siano in salute (fisica, quella mentale non è contemplata in questa casa)
- la ciniglia rosa cipria e marrone
- parlare di tinture naturali e di progetti per la lana d'Abruzzo
- il doppio velo in compagnia, grazie al brufen
- gli appunti di antropologia culturale e forense
- il sushi di Wok
- inaugurare la casa di un'amica e festeggiare il successo di un'altra
- andare a conoscere la famiglia di un'amica quasi solo virtuale, a un'ora e mezza da noi, e trovarcisi tutti benissimo, sia noi sia i bambini
- l'insalata arance, avocado, rucola, misticanza e sesamo
- scoprire cose nuove in cucina (la carta forno bagnata!)
- i miei bambini che si svegliano e vestono spontaneamente
- il Quarto, ultimamente sempre più selvatico, che mi chiede le coccole
- il paesaggio imbiancato, e pazienza se siamo a marzo.





lunedì 11 marzo 2013

Musa's Box sotto la pioggia



Settimana stancante, un po' in salita. Però quante cose belle:
- scoprire di riuscire a rimediare ai miei sbagli (almeno a maglia...)
- i miei figli che dormono secchi secchi tutta la notte e si svegliano senza fare storie
- Altai di Wu Ming
- una mezza passeggiata in centro, rubando sguardi alle vetrine
- disturbare involontariamente un enorme stormo di fringuelli
- il tronchetto mele e albicocche sciroppate fatto in un momento di golosità frustrata
- trovarsi d'accordo con Luca sui fondamentali (stasera pizza da asporto)
- Amelia tutta contenta della gita al Bosco Grande (nonostante la pioggia, sigh!)
- i messaggi con amiche vicine e lontane
- un libro che mi sta risucchiando
- Ettore che mi racconta un brutto sogno e si riaddormenta tra me e Luca
- la Pinta, che ha un enorme bisogno di coccole
- la prima settimana dall'inizio dell'anno che riesco a passare interamente sul lavoro, senza malanni miei o altrui
- Luca che va a vedere Educazione Siberiana con un collega e la moglie, e tornano tutti e tre contenti
- finire il mio primo lavoro a maglia eseguito seguendo un pattern (questo)
- andare a vedere la nazionale di ritmica a Pavia, dire che son brave è riduttivo
- essere "costretta" da Ettore a fargli un maglioncino (e comprare la lana apposta, e anche il pattern, e tra poco gli aghi circolari giusti)
- il pesce, in tutte le salse e con tutti i gusti
- il profumo del radicchio cotto in acqua e aceto con le bacche di ginepro raccolte da Luca anni fa
- il nuovo bambino di un'amica, ben arrivato Pietro!
- le cince che giocano sui platani davanti a casa
- in tanta pioggia, un paio d'ore di sole
- il cheesecake del Peach Pit
- il tè caramello e rosa




venerdì 8 marzo 2013

È qui la festa?

Oggi mia figlia ha sentito alla radio l'espressione "la festa della donna". A parte che ha capito "la festa della nonna", mi ha chiesto dove si faceva la festa.
E io le ho spiegato, bla bla bla.
Già, a lei deve sembrare tutto un bla bla bla: nella famiglia in cui vive, nulla è "da femmina" o "da maschio". La sua bisnonna è stata una vedova di guerra senza pensioni, che nel secondo matrimonio ha gestito oculatamente l'attività di mio nonno, facendolo passare da diseredato a piccolo commerciante. Sua nonna materna si è diplomata all'Itis e, se c'è da piantare un chiodo, lo fa lei. Sua madre lavorerà pure a maglia da qualche mese, ma si divide equamente la gestione di casa e famiglia con il papà (anzi, se dovessi proprio dire la verità, ultimamente la casa pesa un po' più su di lui), oltre a lavorare.
Ma, a distanza di un muro, c'è invece una famiglia altrettanto felice e unita, ma in cui la madre non lavora ed è convinta della bontà della regola per cui una donna vale mezzo uomo (dove mia nonna avrebbe sostenuto il contrario).
E là fuori c'è tutto un mondo di gente che crede di poter possedere le donne come si possiede un'auto, di poter dire alle donne cosa devono fare, di poter persino stabilire per le donne che sentimenti è giusto provare.
Lo so che forse lei è più avvantaggiata di altre: lei in quel mondo ci andrà con il bagaglio di tre generazioni di donne libere, con la consapevolezza innata di ciò che è giusto aspettarsi.
Ma il solo fatto che sia ancora necessaria una festa della donna mi stringe il cuore. Meno male che mi piacciono le mimose.

lunedì 4 marzo 2013

Musa's Box del lazzaretto

La settimana è stata in salita: stanchezza accumulata, figli malati, tempo grigio.
Ma consoliamoci con le cose belle:
- capirci qualcosa in un pattern, almeno per quanto riguarda l'inizio
- la golosa comodità degli affettati, soprattutto se abbinati a pane e salse fatti in casa
- avere conferma di quanto la capacità di delegare, che mi è innata, mi abbia semplificato la vita in passato e continui a farlo tuttora
- organizzare un incontro con una persona che conosco quasi solo online e che mi piace un sacco
- essere a lavorare, sapendo che Ettore è a casa malato ma c'è Luca con lui (così magari si riposa un po')
- le fusa
- portare delle scarpe comode come ciabatte ma molto molto belline
- il mio scialle homemade, che tiene un caldo meraviglioso
- il tè e le tisane, rimedi sovrani per il corpo e l'anima
- una chiacchierata con un'amica (ma cavolo, non abbiamo parlato di Parigi!)
- le costate della mia cascina, con la salsa di rafano
- un giro in centro con la mia mamma
- la pizza di Luca
- Educazione siberiana
- scoprire un sushi da asporto più comodo di quello dove andiamo di solito e molto molto buono
- il sole, anche se siamo chiusi in casa coi figli malati
- fare una cosa un po' fricchettona ma, spero, utile per gli uccellini e i loro nidi
- il primo pomeriggio in cui ho annusato la possibilità di girare solo con la felpa



venerdì 1 marzo 2013

La stirpe dei tigrati


I miei gatti sono proprio belli. Lo sono sempre stati, a parte Orsino: lui invece era il gatto più brutto che abbia mai visto, senza orecchie poi era inguardabile.
Per un lungo periodo ho sempre parlato di gatte, perché le mie erano tutte femmine. Per un lungo periodo, dal 2007 al 2012, le mie quattro gatte sono state Bianca, Bigia, Pinta e Quarta.
Quest'estate abbiamo temuto di aver perso la Quarta, salvo poi scoprire che ama le vacanze lunghe. Quest'autunno abbiamo perso davvero la Bigia, chissà che cosa le è successo. Magari le stavano antipatici i nostri nuovi acquisti, Rachel e il suo amichetto di cortile, unico maschio felino in quasi 7 anni a entrare legittimamente in casa nostra (perché le invasioni abusive non contano).


L'altro giorno ho pubblicato su FB le foto dei miei tigrati: Quarta, Rachel e il Quarto (che ha acquisito questo nome tipo un giorno prima che la Quarta tornasse a casa). Sembrano parenti, e invece sono arrivati da chissà quali posti diversi per convergere su casa mia.
E mi viene in mente un'immagine del mio passato. Amelia era piccola e la stavamo portando al Trebbia, a San Salvatore. Per scendere al fiume, si passa in mezzo a un piccolo gruppo di case, non un vero paese ma un luogo a cui gli abitanti sono molto legati.
C'era questo signore, che parlava in stretto dialetto piacentino e che ci aveva fatto i complimenti per la bambina. E c'erano tanti gatti, tutti tigrati, in varie sfumature e con varie lunghezze di pelo, di tutte le età.
Allontanandoci da San Salvatore, nella luce del sole un po' calante, abbiamo visto questo signore anziano, solo, seduto su una sedia traballante e circondato da tutti questi gatti, che si aspettavano cibo e carezze. Saranno stati una ventina, tutti radunati intorno a lui e lui beato in mezzo a loro.
Oggi quel signore non c'è più, non so se sia morto o se sia stato portato in una casa di cura. E i gatti di San Salvatore sono pochi e malmessi. Quella poesia non tornerà più.
Posso solo sperare che forse un pochino ne sia passata in casa mia.