sabato 28 giugno 2014

Non tutte le matasse riescono col buco


Sabato scorso è stato il clou di un periodo in cui ho tinto intensamente.
All'inizio ero partita con poco: noce e iperico, roba di stagione. Poi, spinta anche dal fatto che avevo compagnia, mi sono allargata: alkanna, rosa, karkadé (ibisco), robbia e legno rosso del Brasile.
Alcuni esperimenti sono venuti decisamente bene. Per esempio, la mordenzatura a freddo con l'allume e le tinture col noce nelle sue varie declinazioni (con aggiunta di ferro arrugginito o in pentola di rame non stagnato).



Altri esperimenti, invece, sono decisamente falliti.
L'alkanna ha prodotto un colore inguardabile.
Il karkadé, lungi dal dare i viola promessi, ha tinto di color nocciola. Bellissimo, ma non è viola.


La rosa era troppo poca per tingere: aspetteremo la fioritura dell'anno prossimo, sono certa che la mia Papa Meilland mi darà moltissime soddisfazioni quando avrà attecchito.


L'iperico ha tinto di verde la bellissima matassa filata dal mio amico Luca, ma il tentativo di ricavarne i famigerati quattro colori (verde, rosso, marrone e giallo) ha prodotto solo due matasse gialle.
Una delle due, una fantastica Rowan Purelife regalatami da un'amica, si è gloriosamente tinta di color aragosta in un bagno ricavato da avanzi di robbia e legno rosso del Brasile.


Per l'altra, una bellissima matassa di pura lana ricavata da un rocchettone industriale, avevo approntato un bagno di robbia e legno rosso già bolliti una volta, seccati e riutilizzati.
Non so come né perché, ma si è tinta di verde. Ma verde verde, mica una cosa appena accennata. Un gran bel verde.




Forse è stato l'iperico della tintura precedente (magari non l'ho sciacquato bene). Forse il fatto che la matassa non fosse stata mordenzata neanche in precedenza (mentre quella della Rowan sì). La pentola non può essere, perché è di smalto ed era pulita.
Insomma, un mistero. Da indagare, decisamente.



lunedì 23 giugno 2014

Gratitudine e umiltà

In questo periodo sono stata indotta, mio malgrado, a riflettere sull'invidia.
Io difficilmente la provo, da quando sono adulta. Mi capita invece spesso di provare ammirazione. Per chi è migliore di me, in tanti sensi.
Soprattutto, provo molta ammirazione per chi ha avuto successo in un suo percorso ed è comunque rimasto umile.
E credo che la chiave di tutto sia lì, nell'umiltà: nel non sentirsi mai arrivati, nel non dare mai nulla per scontato. E nel sentirsi immensamente grati per ciò che si è e si ha.
Io sono uscita praticamente incolume da un incidente spaventoso. Sarei potuta morire, e i miei figli non si sarebbero ricordati di me. Se ci penso, provo una paura fottuta e un'immensa gratitudine.
Sono sana, ho un lavoro che mi fa anche crescere umanamente, ho una famiglia meravigliosa e abito nella casa del polacco. Già in una frase c'è un universo di gratitudine.
Il resto son cazzate, e io ho la fortuna di averlo capito.

Fin qui, tutto bene.
Il problema è che qualcuno, pur avendo anche più di me (ché non mi dispiacerebbe una casa di proprietà, per esempio, o qualche viaggio in più), mi invidia.
Ma come cazzo fate a invidiarmi, voi che vi comprate vestiti firmati e io invece mi vesto agli swap?
Io penso che questo avvenga perché molte persone non si rendono conto di quello che hanno.
Io sarò più giovane, ma tu sei più bella. I miei figli possono essere ancora coccolati, ma non possono andarmi a fare una commissione in banca. Io vivrò anche in un posto incantato, ma non è mio.
Sono anche arrivata alla conclusione che in realtà non invidiano ciò che ho. Invidiano quello che sono.
Invece di cercare di riconoscere la propria fortuna e lavorare su se stesse, preferiscono credermi falsa e odiarmi: eh, ma una non può essere sempre così serena e vedere sempre il buono nelle persone, fai finta.

No, non faccio finta. E no, non vedo sempre il buono nelle persone. Vedo soprattutto le schifezze, e me le scrollo via dai piedi: la mia vita non merita di essere insozzata per così poco.

mercoledì 18 giugno 2014

Io odio la scuola


In questo periodo, è inevitabile che si faccia qualche riflessione sulla scuola.
Tranquilli: non vi rifarò il pippone sulle vacanze estive che durano troppo, quello l'ha già fatto con efficacia l'esimia Belqis.
La mia riflessione è meno mirata, più confusionaria.
Nasce dal fatto che non è giusto tenere al banco dei bambini per 8 ore. Dal fatto che i problemi di apprendimento crescono in modo esponenziale e la scuola (la società) risponde dando facilitazioni agli svantaggiati, senza interrogarsi su metodi alternativi di insegnamento. Dal fatto che tutti, in questa scuola, ci sentiamo cornuti e mazziati: genitori, insegnanti, gli alunni quando perderanno l'entusiasmo giovanile.
E sono arrivata alla conclusione che il mio atteggiamento scettico e negativo nei confronti della scuola nasce da un fatto personale, molto semplice: odio la scuola.
L'ho sempre odiata, con tutta la passione del mio cuore.
Ho amato le persone: insegnanti miei e dei miei figli, più di quanto sperassi.
Ma l'istituzione è sempre stata mia nemica. Per la sua rigidità, per l'oppressione, per il fatto che fino a 19 anni ti reputano incapace di scegliere le materie che ti serviranno nella vita.
Forse alla base di questo odio c'è un bel po' di presunzione, da parte mia: la presunzione di sapere fin da subito cos'è meglio per me (e per i miei figli).
Però di fronte a me ho trovato un muro di uguale presunzione: quella di un'istituzione che presume di sapere che cosa è meglio per tutti noi, senza conoscerci. Quella di una scuola che è uguale a se stessa dai tempi di mio nonno, e quando è cambiata l'ha quasi sempre fatto in peggio.
Ci ho messo quei 30 anni ad arrivare a questa presa di coscienza. Meglio tardi che mai.

PS: l'università invece, quella sì, l'ho sempre amata. E tuttora, con tutti i suoi problemi, continuo a ritenerla una delle più belle istituzioni al mondo. Un luogo dove la libertà regna sovrana (a volte anche un po' troppo) e dove si può imparare a più non posso.
Certo, è luogo di baroni e di invidie, non è un mondo perfetto. Ma che differenza con il grigio della scuola

giovedì 12 giugno 2014

Zaino in spalla


Come forse alcuni di voi ricorderanno, a ottobre abbiamo deciso di sganciarci dalla meta fissa di ogni estate: Levanto è stata per noi come una seconda casa, ma ora è tempo di vedere il mondo.
Per quest'anno abbiamo pensato alla Grecia. E subito molti amici ci hanno dato ottimi consigli.
Eravamo orientati ad andare a Gavdos, come consigliato da Anna, ma abbiamo aspettato troppo a prenotare il biglietto aereo: ottobre ci sembrava presto, e invece l'anno prossimo ci converrà prenotare anche prima.
Disorientati dal costo dei voli (saremmo arrivati a spendere tipo 1500 euro), abbiamo deciso di cambiare destinazione, ma non Paese: abbiamo preso i voli più economici su Atene e, zaini in spalla, gireremo le Cicladi in traghetto e tenda.
Ovviamente le piccole Cicladi: che senso ha andare a Mykonos con figli e marito? Voglio assolutamente portarli a Santorini per la bellezza della caldera, ma penso che sarà una toccata e fuga, al limite con un giretto a Thirasia (se ne vale la pena: consigli?).
Sono molto contenta di questo viaggio, ma anche un po' spaventata: ci sono ancora tante cose da preparare e a cui pensare, e io non ho mai fatto un viaggio in tenda.
Dovremo prendere zaini di misura adatta a fare da bagaglio a mano, informarci su come caricare la tenda (probabilmente come attrezzatura sportiva, così ci ficchiamo dentro anche le maledette pinne di Luca), comprare i sacchi letto e i materassini adatti.
Insomma, siamo dei gran disorganizzati, e si vede.
Però Grecia sia, e speriamo non per una volta sola.

sabato 7 giugno 2014

Un giorno fortunato



Venerdì ho deciso di prendere ferie: Ettore faceva la festa di fine anno alle 9.30 e questo mi avrebbe comunque spezzato la mattinata.
Si sa: non mi vanno proprio a genio queste recite noiosissime, ma stavolta c'era qualcosa in più: Ettore era tra i remigini, si sarebbe "laureato".



Mi sono persino commossa quando ho ringraziato le maestre. Le sue meravigliose maestre: vorrei che per tutta la vita incontrasse insegnanti come loro.
Dopo la mattina da mammamamma, ho dedicato un pomeriggio a me stessa: sono andata a Genova all'inaugurazione della sede di Fili Trame e Colori.


All'inizio ero un po' in dubbio se andarci, dal momento che ero da sola. Poi però ho vinto la pigrizia e mi sono organizzata per lasciare i bambini a mia madre e prendere il treno.
Lì ho ritrovato le mie amiche e conosciuto una persona davvero notevole, Luca Costigliolo. L'avevo conosciuto il giorno prima tramite Facebook, per via di un'amicizia comune, ed ero davvero curiosa di conoscere questo filatore.






Parlandoci, ho scoperto che è molto di più: storico del costume e costumista, rievocatore fino all'ossessione, interessato a tutte le tecniche tessili di ogni epoca.
Una persona da conoscere, fosse anche solo per l'enorme passione che ci mette (per non parlare della maestria).
Dal momento che io mi sto pian piano interessando di filatura e lui di tintura, ci siamo accordati per uno scambio di nozioni.
Sono tornata a casa con una gran voglia di tingere, filare e lavorare con le mani, scoprendo le potenzialità e le tecniche che ci sono dietro agli strumenti antichi trovati nella casa di Andezeno.



Non so se sia collegato, ma in questi due giorni ho scritto moltissimo.
La creatività genera altra creatività.

giovedì 5 giugno 2014

Purple Caviar


Quando ti accosti al mondo di Ravelry, ci sono pattern che ti colpiscono a prima vista e ci continui a girare intorno finché non trovi la lana perfetta per mettere in cantiere quel progetto.
Caviar Dress è stato uno dei miei primi colpi di fulmine.


La lana perfetta mi si è presentata in un piovoso sabato di gennaio, al mercato di Piacenza. Sulla bancarella c'era questa bella matassa da mezzo chilo, di un viola episcopale, pura lana. Più di un chilometro di filo perfetto e continuo, neanche un nodo.


Caviar Dress è un pattern divertente e istruttivo. Usa un metodo particolare per la costruzione delle maniche: il contiguous method di Susie Myers.
Il pannello e le bordure sfruttano più o meno lo stesso pattern, semplice ma di grande effetto. E devo dire che anche la costruzione dello scollo e la chiusura del pannello decorativo mi hanno insegnato molto.
Insomma, questo pattern è l'ideale per chi ha sperimentato qualche pattern più semplice e si vuole cimentare con qualcosa di più decorativo senza essere sovrabbondante.


PS: quanto ci ho messo? Nonostante ci abbia pisciato sopra Castigo (cosa che mi ha costretta a uno stop di 3-4 giorni), ho impiegato un mese esatto per realizzarlo.

mercoledì 4 giugno 2014

Lo zen e l'arte di depilarsi da sole - Test Philips Lumea


Nella depilazione, come nella vita, ci sono due scuole di pensiero: chi va dallo specialista e chi fa da sé.
Convinta da sempre che chi fa da sé fa per tre, io risparmio su due cose: l'estetista e la palestra.
Già, perché depilarsi in certi punti richiede una buona flessibilità, equilibrio e resistenza. Soprattutto se hai traslocato e sei passata da un bagno normale, con bidet e ampia vasca, a un bugigattolo di un metro e mezzo per un metro.
Finché ti fai la ceretta o usi un normale epilatore elettrico, non ti viene richiesto un impegno particolare: passi dove ci sono i peli e/o dove senti dolore.
Con l'epilatore a luce pulsata Philips Lumea, puoi anche esercitare la mente: studi bene il funzionamento, ti prepari quasi come per un esame. Per passare alla pratica.
Il procedimento richiede di passare il rasoio in via preliminare. E finalmente si arriva al momento tanto atteso, quello del trattamento.
Non è doloroso, non lascia tracce né arrossamenti. Certo, ci devi mettere un piccolo sforzo mentale e ricordarti in quali parti sei passato.
Lo fai scorrere un po' più lentamente dell'epilatore elettrico, ma è una lentezza piacevole, che ti permette di svuotare la mente.
Ovviamente non puoi passartelo così al volo, soprattutto i primi tempi in cui provi ancora il timore riverenziale: devi prenderti un momento tutto per voi. Intendo tu e l'epilatore, tete-a-tete.
Per non sapere né leggere né scrivere, ho cominciato dalle ascelle: più piccole, più veloci. Ho visto i primi risultati dalla seconda applicazione.
Poi ho preso il coraggio a due mani e mi sono cimentata nell'intera gamba, prendendo posizioni di cui lei sarebbe fiera.
Non posso ancora testimoniare dell'efficacia generale del trattamento, perché servono svariate applicazioni ed io il prodotto l'ho ricevuto non più di un mese fa.
Però l'esperienza finora è stata incoraggiante. Vi dirò sui risultati tra qualche mese.


PS: le foto ovviamente non sono mie, ma di Claudia Porta. Oltre a depilarvi con Philips Lumea, potete scaricare la sua app e proseguire con lo yoga.

lunedì 2 giugno 2014

Festeggiamo democraticamente


Lungi da me svilire la nostra repubblica, che è certamente meglio dell'essere rappresentati dai Savoia (gli stessi di Emanuele Filiberto, quello che canta, avete presente?).
Però questo weekend lungo è stato soprattutto un'occasione per stare insieme. A casa e a zonzo.




Col piacere di goderci il clima fantastico, senza il disturbo delle zanzare.
Ieri, poi, abbiamo deciso di farci un giretto dalle parti di Verdi, a vedere una manifestazione che si chiama Ortocolto.
Ci è molto piaciuta: non enorme, a misura d'uomo, ma in una cornice bellissima.





Ci ha permesso inoltre di scoprire l'incredibile fascino delle cittadine parmigiane, come Busseto e Cortemaggiore, tutt'altro che vuote in questi giorni di festa.






Abbiamo conosciuto iniziative interessanti e assistito al delizioso spettacolo di Valda, a cui devo una foto.




Oggi invece ci siamo riposati e coccolati a vicenda, tra maglia, cibo e buone compagnie.



Domani si ricomincia, a malincuore ma con tante cose belle da ricordare.