Questo sabato c'è il secondo incontro di Inspirational Bellydance, il primo dedicato a una festività specifica, Samhain.
So che alcuni storcono il naso a sentir usare i nomi del calendario celtico (io per esempio non lo amo per niente, ma penso che sia più immediato che cercare la definizione latina, che nessuno ricorda, e meno riduttivo che usare termini spicci come "il Giorno dei Morti"). Costoro cerchino di perdonarci e di concentrarsi sul significato della festa e del periodo in generale.
Per il mondo rurale, novembre è un mese di attesa e transizione: finiti i raccolti, finite le semine, non resta altro che curare le bestie e guardare i giorni che si accorciano. È anche il mese dei nuovi inizi: gli stagionali si trasferivano nelle loro nuove cascine nel giorno di San Martino (da noi infatti "fare San Martino" significa traslocare).
Quando si vive in campagna, l'accorciarsi dei giorni diventa quasi fonte di angoscia: si ha sempre meno tempo per muoversi con la luce, viene buio sempre più presto. Comincia a far freddo, ci si deve adattare alle bizze della brutta stagione: la pioggia, la nebbia, le giornate sempre più uggiose.
È normale che quasi tutti i popoli della nostra latitudine associno novembre alla malinconia, e quindi anche a ciò che la può causare al di là del clima: il ricordo dei nostri morti, per esempio. È normale anche che novembre, essendo tradizionalmente un mese di relativa inattività e prosperità, sia associato all'introspezione e al lavoro intellettuale.
Ecco, per noi civilizzati e urbanizzati queste sensazioni sono più superficiali, a metà strada tra il luogo comune e l'abitudine. E non cambia poi molto se si va a vivere in campagna, perché ormai le comodità come riscaldamento ed elettricità ottundono le nostre sensazioni.
Bisogna osservare la natura per rendersene conto, fermarsi un attimo e chiedersi cosa sta provando il cinghiale che ti viene a rovistare nei bidoni o la volpe che gira intorno alle vacche nella speranza di mangiarsi una placenta calda. Io, se fossi in loro, per esempio invidierei quegli animali che a novembre vanno in letargo. Anzi, li invidio a prescindere.
Probabilmente è per sopperire al fatto che noi umani non andiamo in letargo che Samhain viene anche considerato l'ingresso nel tempo del sogno: se non possiamo dormire come orsi, almeno sogniamo, entriamo in contatto con il nostro inconscio e con le nostre ombre, esploriamo ciò che la nostra razionalità non contempla.
Da questo serbatoio attingeremo energie per il lavoro di sabato. Viste le premesse della volta precedente, dedicata a una generica panoramica su stagioni ed elementi, mi aspetto che questa esperienza sia ancora più bella e intensa per tutte e non vedo l'ora di spogliarmi dei miei panni di insegnante per unirmi alle mie compagne nella danza.
giovedì 24 novembre 2011
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