giovedì 6 agosto 2015

La bellezza del carnefice


Facendo una piccola ricerca iconografica sulla rappresentazione del carnefice nell'arte sacra, mi sono imbattuta in Caravaggio.
Non che fosse proprio una nuova conoscenza per me, dal momento che rappresenta una pietra miliare della pittura, ma ogni volta che mi ci soffermo trovo uno spunto nuovo.
Ero partita dai carnefici che crocifiggono San Pietro: gente umile, alla buona, che non sembra proprio divertirsi a far del male a quel povero vecchio. Passando da un paio di flagellazioni e qualche seguace, ho riscoperto questo Martirio di San Matteo.
Magnifico, bellissimo, strastudiato in mille corsi monografici e per mille ragioni.
Ma l'avete visto come è rappresentato il carnefice? È di gran lunga la figura più bella ed elegante del quadro, il vero fulcro su cui è attirato il nostro occhio.
Se la memoria non mi inganna, direi che è il personaggio più bello mai dipinto da Caravaggio (forse se la gioca con San Paolo, che però è vestito).
Che significa? Non lo so.
Quando ho cominciato questa ricerca, mi aspettavo che i carnefici venissero sempre rappresentati come brutti e cattivi. Ho scoperto, soprattutto nelle flagellazioni, che non è così. Anzi, spesso vengono rappresentati con fisici superbi e caratteristiche che, almeno nella nostra epoca, non li renderebbero propriamente disprezzabili.
È possibile che questa rappresentazione corrispondesse alla realtà? Ne dubito fortemente, viste le connotazioni del carnefice in epoca medieval-rinascimentale, soprattutto in Italia.
Ma godiamocelo, quest'uomo che riesce ad essere bellissimo nell'infliggere il martirio a un vecchio: è semplice e pura goduria per gli occhi.



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