Sollecitata da diversi articoli su Elisabeth Badinter, ho deciso di leggere un suo saggio. Ho letto il più recente tra quelli della mia biblioteca, La strada degli errori: un saggio del 2003 che si interroga sulle conseguenze del femminismo.
In verità, non mi è sembrato che la Badinter esprimesse chissà quale originalità di posizione. Nel senso: credo che qualsiasi persona di buonsenso, conoscendo i fatti, possa arrivare alle stesse conclusioni.
Quello che mi è piaciuto di lei è soprattutto questa teoria della somiglianza dei generi, dell'essere tutti esseri umani, tutto sommato con meccanismi simili, e piantiamola con tutta la retorica della superiorità/particolarità dell'essere femmine.
In particolare, Madame Badinter mi conforta in una delle mie teorie più care: noi donne del 2000, partite convinte di aver raggiunto la parità, ci siamo fatte fregare dalla retorica della maternità e del ritorno alla natura. Non parlo (solo) dell'allattamento, che fino a un certo punto è una questione di salute ma da lì in poi è un fatto culturale/affettivo. Parlo soprattutto di un pensiero strisciante che ti fa sentire inadeguata se nei primi 3 anni di vita di tuo figlio non ti dedichi completamente a lui.
A parte il fatto che non so quale Stato permetta un'astensione dal lavoro così lunga, questo è un concetto che ritengo proprio sbagliato. Prima di tutto, perché i genitori sono due e ritengo che mio marito non sia carente in nulla che riguardi la cura dei nostri figli. Secondariamente, perché l'affetto che un bambino riceve non è determinato/limitato dalla genitorialità o dalle relazioni di parentela: trovo bellissimo che ci siano persone che stanno volentieri con i miei bambini e con cui loro sono contenti, indipendentemente dal fatto che talvolta queste persone le pago. In terzo luogo, perché questa comunione esclusiva di amorosi sensi tra madre e figlio è un falso ideologico costruito ad arte. Dubito che la donna delle caverne se ne stesse dentro il nido bella tranquilla fino ai 3 anni dei suoi molti bambini. Immagino che più facilmente se li portasse addosso finché non sapevano camminare e poi o si facesse seguire (insieme alle altre donne) oppure li mollava agli anziani che rimanevano al villaggio. Ancora di più, dubito che la donna delle caverne avesse un suo nido d'amore in cui stare tranquilla: probabilmente la vita dei nostri antenati era ancora più comunitaria delle famose famiglie allargate tanto rimpiante (ma intanto nessuna di noi vivrebbe in casa della suocera).
Inoltre, evitare questo legame esclusivo madre-figlio e ammettere che i padri possono stare sullo stesso piano delle madri porterebbe un sacco di benefici culturali: a parte i progressi burocratici nell'ottenimento della parità, si darebbero picconate indelebili a tutta quella cultura machista che le femministe denunciano.
Io nel mio piccolo vivo tutti i giorni una situazione di interscambiabilità tra me e mio marito. E, a parte gli scherzi, io non mi sento meno donna o meno madre né lui mi sembra offeso nella sua virilità.
Boh, saremo strani noi. Ma decisamente felici.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Beh voi per ora siete strani rispetto alla media secondo me, ma spero che prima o poi la vostra diventi la normalità perché anche secondo me è così che dev'essere! :)
RispondiEliminaE' così che deve essere se lo si vuole. Io ho la sensazione che molte donne che conosco non rinuncerebbero mai al protagonismo dell'esclusività della mamma, ai "solo io posso capire". Come questo si concili con tutte le altre molte ambizioni, beh, non lo so. Con il femminismo personalmente ho un conflitto irrisolto, dovuto in parte alla mia ignoranza e in parte a incontri e letture sbagliate al momento sbagliato. Certo è che io sono allergica all'arroganza culturale, anche quando è travestita da sottomissione (e spesso non è neanche travestita, si esprime sfacciatamente). Detto questo, prima o poi dovrò approfondire la questione con letture serie e interlocutori degni...
RispondiElimina@goddessinspired: però posso assicurarti che siamo sempre di più, c'è speranza!
RispondiElimina@omonima: sì, hai ragione. È quello che dice la Badinter: spesso si preferisce essere vittime perché la vittima ha sempre ragione, senza contare la mistica della maternità per cui chi non è Donna e Madre è solo guano.
@silvietta: è che io me le immagino, quelle povere criste senza riscaldamento, senza antibiotici, senza sapone, senza biberon, senza passeggini, senza ciucci, con mariti che gli portavano a casa bestie intere da scuoiare e di certo non si preoccupavano di chiedere il permesso per fare un altro figlio. E mi immagino che, se potessero per un attimo vedere come noi ci complichiamo la vita, ci manderebbero a cagare per direttissima.
Ciao, la riflessione su questo tema è davvero importante.
RispondiEliminaQuello dei "3 anni cozza" con la madre è una vecchia teoria anni 60 e 70, ripresa forse da qualche nuovo/a illuminat*.
Quello che mi (ci) piacerebbe vedere rivalutato è il rapporto genitoriale, quindi dopo i 6 mesi del/la pargol* dovrebbe intervenire anche il padre.
Di solito i pediatri consigliano che la madre si astenga dal lavoro almeno per i primi 6 mesi, alcuni si spingono fino all'anno. Nessuna delle mie conoscenti/amiche è stata sollecitata a rimanere a casa oltre. Ma nessun padre, d'altra parte, è stato caldamente invitato a prendere delle aspettative/ferie per gioire della paternità. E qui torniamo all'annosa questione del congedo p., disegno legge affossato al Parlamento...
Sulle relazioni a pagamento, pur avendo avuto una tata, nutro dei dubbi. Trovare la persona giusta, davvero interessata al tuo benessere famigliare è complicato, non sempre si riesce.
Sui nonni anziani e non, spesso non al passo con i tempi,o non abbastanza in gamba, o con una loro vita fatti di interessi e nuove competenze, sarebbe un discorso troppo lungo.
Detto questo Badinter, Lipperini e altre fanno bene a ricordare quale strada e quali buone pratiche stiamo lasciando a favore di un ritorno agli anni 50.
Mary
@mary: anch'io ho avuto una tata orrenda, eppercarità. Mi riferivo al personale dell'asilo e della scuola materna (e dei rispettivi centri estivi), che nella mia esperienza sono persone che sono sempre state di grande supporto per me e riferimenti affettivi per i miei bambini. Non credo che mi affiderei più a una sola persona, devi fare una scommessa troppo grossa e convivere con i difetti di un'unica persona. E sui nonni non so neanche se sia più il caso di fare affidamento per le incombenze quotidiane: mia madre andrà in pensione tra 6 anni, mia suocera tra 7.
RispondiEliminaAhhhahah! 3 anni di maternità? Il giorno in cui sono tornata al lavoro dopo il congedo parentale un collega sulla cinquantina mi ha detto che avevo fatto un grande errore a lasciare a casa un piccolo di 7 mesi. "La DONNA, per assicurare stabilità alla famiglia e ai figli, dovrebbe rimanere a casa almeno sino ai 14 anni dei ragazzi". Gli ho risposto che era una grande idea. Siccome però in casa mia necessitiamo di 2 stipendi, la rinuncia al mio lavoro mi dà diritto all'avere 2 mariti?
RispondiEliminaScherzi a parte, sono contenta di essere tornata al lavoro ma devo combattere spesso con il senso di colpa. Le tue parole mi hanno aiutata.
giulia
Io tutto questo ritorno agli anni '50 non lo vedo...
RispondiEliminaComunque credo che quello che dovremmo portare avanti è il discorso "Fai quello che vuoi basta che tu sia felice!" senza giudicare chi fa scelte diverse dalle nostre.
Io sono arrivata a questa conclusione:
vuoi lavorare? Lavora!
Vuoi stare a casa? Stai a casa.
Però non lamentarti...non fare confronti...non giudicare...
MA CHI SA VERAMENTE QUALE E' LA SCELTA GIUSTA?
Chi può dire MATEMATICAMENTE quali sono i figli cresciuti meglio?
Che ognuno si prenda le proprie responsabilità e non si senta giudice delle responsabilità altrui.
Sono felice di essere giunta a questa faticosa conclusione.
@giuli: scusa la crudezza, ma senso di colpa perché? Perché non hai sposato un milionario o perché non hai vinto il superenalotto? O perché hai deciso di conservare un cervello funzionante dopo la maternità? Io ho avuto una madre lavoratrice e ne sono contenta.
RispondiElimina@Alchemilla: OK la scelta di ciascuna, ma non puoi negare che le scelte della maggioranza sono condizionate anche dal contorno. Banalmente: perché le comunicazioni sul diario si rivolgono alla signora Lanterna e non a entrambi i genitori? Oppure: perché i nidi sono considerati accessori, al pari di un paio di Manolo (ma i nidi costano molto di più)? Perché gli orari delle scuole sono calibrati su gente che lavora in orario d'ufficio nella via accanto alla scuola? Questi condizionamenti oggettivi non sono forse un ritorno agli anni '50, ma non sono certo al passo con i tempi di oggi, in cui molte donne lavorerebbero se gliene venisse data la possibilità.
Sono d'accordo con la necessità di muovere le istituzioni per essere più vicine alla famiglia.
RispondiEliminaIo intendevo non lamentarsi per la propria scelta, escludevo lamentarsi dello Stato perché quello credo sia inevitabile...
Io non credo che i Nidi siano così costosi in paragone a quello che danno. E le rette sono calcolate anche in base al reddito(Isee). Il vantaggio è che mantieni il tuo posto di lavoro.
Una baby sitter con gli stessi orari costa molto di più.
Il nido del mio paese è bellissimo: si mangia bene, ci sono tantissime attività, c'è spazio per tutti, c'è il giardino, ti forniscono tutto quello che serve mentre sei lì, io mi ricordo che non mi avanzava un euro tra mutuo e nido, però sono stata contenta di averne potuto usufruire.