Dopo un'abbondante colazione, ci siamo rimesse al lavoro: abbiamo sciacquato i campioni del giorno prima e abbiamo preparato i bagni per i pigmenti blu: l'indaco e il guado.
Fin dai primi tempi in cui mi sono accostata alla tintura in modo più costante, sento parlare della tintura al tino. In rete si trovano informazioni frammentarie su questa tecnica. La maggior parte di esse contiene formule chimiche, magari non complesse, ma che fanno apparire la cosa molto più complicata di quello che è.
Il procedimento è lo stesso per i due pigmenti, e coinvolge 4 ingredienti: acqua, pigmento, sodio carbonato anidro e diossido di thiourea.
Il bagno che se ne ottiene ha più o meno questo aspetto:
Meno male che su Internet non si possono sentire gli odori, altrimenti poveri voi. Va da sé che farò questo genere di esperimenti solo quando avrò il fornello nel gazebo.
Il processo di tintura è uno di quegli esperimenti che farei in continuazione se fossi un docente di chimica: è bellissimo sentire l'"ooooh" di meraviglia ogni volta che il colore verdino del bagno vira velocemente al blu grazie al contatto con l'aria (e quindi con l'ossigeno).
Il colore è più intenso per il bagno di indaco, mentre il bagno di guado produce un colore più polveroso (anche se altrettanto complesso e profondo).
Perché questo è il bello delle tinture naturali: qualsiasi colore tu scelga, non otterrai mai una tinta piatta. Anzi, il fascino principale della tintura a mano è proprio la straordinaria ricchezza dei colori, unita alla meraviglia tattile delle fibre naturali.
Dopo questa esperienza, difficilmente comprerò filati con una percentuale anche minima di filati sintetici: per una differenza di prezzo tutto sommato trascurabile, le fibre naturali sono incomparabilmente più piacevoli.
So benissimo che nei negozi un gomitolo può costare cifre esorbitanti, ma credo che con un po' di competenza e accortezza si possa evitare di spendere eccessivamente per qualcosa che non lo merita.
Dimenticavo: a differenza dei pigmenti naturali per la pittura, le tinture per il tessile possono essere combinate attraverso la tecnica della sovratintura.
Per ottenere il verde, per esempio, abbiamo immerso nei bagni blu alcuni campioni precedentemente colorati di giallo con cipolla e curcuma. Il risultato è stato un verde tendente al blu per il bagno indaco, mentre il bagno di guado ha colorato di un verde erba brillante.
Risultati ancora più interessanti sono stati ricavati dalla sovratintura in indaco di una matassa che era stata precedentemente tinta da un capo in giallo e dall'altro capo in rosso.
In buona sostanza: la tintura a mano permette di pensare i propri capi da cima a fondo, senza doversi adattare per forza alle offerte del mercato.
Poi per carità, ci saranno sicuramente lane che mi attireranno al di fuori di questo percorso, non intendo diventare una talebana dell'ecotintura.
Però ora posso applicare ai colori lo stesso ragionamento che applico ai modelli e ai materiali: se devo spendere soldi e tempo e impegno in qualcosa, di certo non li spenderò in un modello/materiale/colore che potrei agevolmente trovare al mercato per pochi euro.
hai ragione,
RispondiEliminaanche io lavoro da qualche anno con la lana, qualche prova di tintura, cucito per hobby e tanto knitting (con ferri circolari)...
si diventa più schizzinosi quanto a materiali, colori, fibre.... la considero una specie di rieducazione del gusto. quando ti rendi consapevole di come si fanno le cose, della sensazione sulle mani, del tempo speso, dell'"autenticità" dei risultati.... non ti viene più voglia di comperare cose da quattro soldi al mercato.
credo che possa essere una piccola compensazione di un grande patrimonio di cultura che in italia è andato perduto. in questa zona dove abito fino a qualche decennio fa, in quasi tutte le case le donne avevano piccoli laboratori sartoriali artigianali dove si raggiungevano livelli di eccellenza. questo mercato è sparito e con lui sembra sparita la capacità di riconoscere materiali, lavorazioni e finiture di qualità... ci sembra di spendere meno, ma quello che abbiamo perso è molto di più, temo.
(scusa lo sproloquio, ma mi hai toccato un argomento proprio del cuore! ) e buona giornata
Sproloquia pure quanto vuoi, sono con te! :-)
Eliminaoddio, certo se uno ha la passione ci sta dietro volentieri come per tutte le passioni... pero' lo spazio e il tempo sono fattori di importanza non indifferente...
RispondiEliminaOddio, non è che io sia la classica stay-at-home mum, e neanche le ragazze di Fili Trame e Colori.
EliminaBasta una cucina e un po' di lungimiranza nell'organizzarsi, perché dopotutto un bagno colore prende meno tempo di un minestrone: sono tutti tempi di infusione, in cui mica stai a guardare la lana che si colora ;-)
Fai conto che sabato pomeriggio abbiamo preparato il bagno colore dei 3 pigmenti gialli (con e senza allume, quindi 6 bagni) e dei 4 rossi (con e senza allume, quindi 8), rimediando pure all'incidente di percorso della rottura dei vasi.
Per tutta la notte abbiamo lasciato i campioni a bagno (e possono stare anche su un balcone o un sottoscala o nella vasca da bagno) e poi la mattina li abbiamo sciacquati in un'oretta circa (contando oltretutto che erano 14 bagni colore, quindi da separare e appendere in modo ragionato).
Insomma, si può fare senza grandi sbattimenti, anzi.
Sembra un lavoro molto rilassante anche.
RispondiEliminaMi piace leggere (e vedere) la tua dedizione :)
Mi piacerebbe provare ma in questo momento non ne ho il tempo. Terrò a mente questi tuoi post e li rileggerò ;)
Se una volta vuoi provare senza sbatterti a casa tua, organizziamo da me: così ci conosciamo e facciamo qualcosa di divertente!
EliminaMagari a settembre, con le bacche di sambuco?
Tentatrice... si può fare...
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