Ho letto recentemente un thriller che mi era stato presentato come una specie di trilogia Millennium al femminile: Il Lupo Rosso di Liza Marklund.
A parte la professione dei protagonisti e la presenza di un serial killer, Larsson e la Marklund non hanno nulla in comune.
Per cominciare, Annika, la protagonista del Lupo Rosso, è una persona normale, non una Mary Sue ai cui piedi cadono tutti gli uomini che incontra. E poi, a parte il modo in cui la vedono gli altri (sia suo marito sia il suo capo pensano che sia una specie di paladina che insegue la verità e la giustizia), a me pare semplicemente una che sa fare bene il suo lavoro e che ha un gran talento per i guai, a prescindere dall'andarseli a cercare (ché poi, cosa vuol dire andarseli a cercare, per una cronista?).
Inoltre, questo libro ci allontana mille anni luce dallo spensierato amore libero di Michael Blomqvist: qui ci sono banali matrimoni con persone banali che banalmente tradiscono per motivi banali.
Esempio n. 1: la migliore amica di Annika, Anne, è separata da un uomo (probabilmente turco, ma la cosa non viene assolutamente sottolineata: lui si comporta come l'uomo svedese medio, ovvero come l'italiano medio in questo caso). Hanno una figlia, in affido condiviso. L'uomo si è rifatto una vita con una più giovane e gnocca. Quando la gnocca resta incinta, l'uomo cerca di eliminare la precedente moglie dalla propria vita, puntando alla custodia esclusiva della prima figlia. Per carità, encomiabile: in Italia spesso questo passaggio comporta l'eliminazione dei figli di primo letto dalla nuova vita dei padri.
Esempio n. 2: Annika è sposata con Thomas, hanno 2 figli. Annika qualche mese fa è stata sequestrata da una bombarola e impacchettata con una certa quantità di tritolo. Ha fatto 5 mesi a casa, poi è tornata al lavoro. E il marito cosa fa? La critica. Dice che non c'è bisogno che lei torni al lavoro, che tutto andava così bene quando lei era a casa. E in queste critiche trova la giustificazione per tradirla. Con una single di buona famiglia, raffinata, in carriera politica ma ancora agli esordi. Copione già visto in tutto il mondo, direi. La differenza è che Annika non ci sta a fare la scenata della moglie tradita: passa direttamente al contrattacco, con una distaccata cattiveria che ci fa saltare dall'entusiasmo.
La morale? Boh, è che siamo abituati a vedere la Svezia come la madre di ogni emancipazione, in cui liberamente il governo concede e volentieri gli uomini condividono. Mi sa che invece gli uomini svedesi non sono né più né meno paritari dei nostri, e che quindi le conquiste delle donne svedesi sono possibili anche qui, nell'arretrata Italia. Basta volerle davvero.
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Standing ovation! :)
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