venerdì 30 aprile 2010

Senza famiglia

In questo periodo, seguo un ciclo di terapie per il collo, che si è tutto contratto in seguito all'abbandono della danza (quando fai un'attività fisica, abbandonarla ti fa più male che lasciare uno psicopatico picchiatore). Il mio fisioterapista è un gran chiacchierone, un uomo con un sacco di interessi e che ama parlare di tutto. Un po' narcisista e saputello, ma piacevolissimo.
Commentando con lui la cronaca di questo periodo, siamo finiti a parlare della pedofilia dei preti. Ora, io su questo argomento non ho proprio da dire niente di personale: l'unico pedofilo che ho conosciuto (per fortuna superficialmente) era il papà di un mio compagno delle elementari, mentre i preti che ho frequentato fino ai 14 anni sono sempre state persone esemplari. In particolare, ricordo il parroco del mio paese, don Anselmo: una persona coltissima, ricca di umanità, sempre disposta al dialogo e alla comprensione, ma anche molto pratica nel raccogliere i soldi per ristrutturare il vecchio cinema e farne un oratorio come si deve. Una persona che si azzardò pure a farsi parecchio criticare dalle beghine perché offriva agli adolescenti gli spazi per fare feste tipo discoteca, proprio sotto la chiesa (c'era una specie di cripta non comunicante con la chiesa).
Insomma, non si può proprio dire che io mi sia allontanata dalla religione per colpa dei preti. Penso però che i preti si siano allontanati da me e da gran parte delle persone normali. Perché? Perché essenzialmente hanno un capo a cui interessa più la politica che non un'azione reale sulla società: altrimenti parlerebbe di mafia, di legalità, di diritti umani e di immigrazione, anziché continuare a menarla sull'aborto e sulla contraccezione. Non contesto il diritto del papa a pensarla come la pensa, intendiamoci. Solo penso che un parroco abbia a che fare con tutti i problemi del proprio territorio, e che in un territorio qualsiasi le persone in difficoltà per motivi legali o sociali siano molte di più di quelle che devono decidere in merito a un aborto.
Oltretutto, spesso la gente di oggi non si rivolge al prete perché spesso ha problemi di famiglia, e un prete una famiglia sua non ce l'ha. Per non intralciare la vocazione, dicono. Ecco, questa mi sembra un'obiezione davvero ridicola.
Lasciando perdere i sacerdoti e simili di quasi tutte le altre religioni, che si sposano senza scandalo di nessuno, mi chiedo: ma la vocazione di sacerdote richiede più impegno di quella di un medico? Dopotutto, un sacerdote medio ha da fare come se fosse un impiegato di sportello: dice la messa, si divide tra chiesa e oratorio, magari rimedia qualche insegnamento di religione o di altre materie. Ci saranno, per carità, situazioni in cui viene chiamato a tarda notte per dare l'estrema unzione a qualcuno. Ma vogliamo mettere con la fatica, la dedizione e l'impegno che vengono richiesti a un medico, fin dall'università? Sei anni di studio, e insieme i tirocini, e poi la specialità, e poi i turni e/o la libera professione. Certo, alla fine di tutta questa trafila, il medico ha la speranza di guadagnare bene, ma nel frattempo si è fatto un culo così. Molto di più di un sacerdote medio.
Eppure, nessuno si è mai sognato di pensare che i medici farebbero meglio a non avere una famiglia. Certo, sarà difficile averne una e starci dietro, soprattutto se si tratta di un medico donna, ma non mi risulta che qualcuno abbia rinunciato ad avere un coniuge e dei figli solo per il fatto di essere medico.
Oltretutto, così come io sono più contenta che la mia ginecologa abbia dei figli, magari una persona che si vuole confidare è più contenta di farlo con un prete che può immaginare che cosa significhi avere una famiglia, una compagna, dei figli. Insomma, l'obiezione di tutti al corso prematrimoniale è: che cosa può insegnarmi un prete sulla vita coniugale, se non ne ha mai avuta una? Per carità, facendo un paragone molto stretto, dovremmo preferire un oncologo che ha avuto il cancro e un allergologo che soffre di asma. Ma perché no? Forse un medico che ha provato quella malattia sarà migliore nel trattare la nostra, o almeno ci metterà più umanità.

4 commenti:

  1. Ciao, ricordo di aver discusso per ore con un mio amico ebreo in Israle su questo tema (discusso per modo di dire, perchè la pensavamo allo stesso modo).Lui diceva di non riuscire a capire come un sacerdosse potesse promuovere la vita se per primo la rifiutava, rinuncinado a portarla avatni e a non aver figli e famiglia.In effetti, spoesso mi arrabbiavo quando tanti preti che frequentavo davano consigli e ricette semplicistici sulla vita di coppia e famigliare, riassumibili in un generico "voglaimoci bene" senza alcuna corrispondenza con la realtà.Molto spesso, se ho dei probelemi in coppia, preferisco parlarne con altre coppe o famiglie, non con i preti che conosco, perchè anche se in fondo sono brave persone, non penso proprio che possano capire certi meccanismi famigliari di condivisione, di rinuncia, di compromesso di coppia, non avendole mai vissute in primis.

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  2. anche a me è capitato di parlare di queste cose con un pastore protestante sposato, che mi raccontava di come la sua vocazione matrimoniale e familiare fossero state fondamentali nell'affrontare il suo ruolo di pastore.
    per il resto il papa non parla solo di aborto e di contraccezione se invece di leggere i giornali vai a leggere le encicliche ti accorgi che proprio non è così...
    ciao
    nin@

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  3. @nina: per esempio ho apprezzato che ieri il papa abbia parlato di lavoro, sofferenza e tutt'altri temi. Avrà letto questo post... ;-)
    Non si può negare, però, che in campagna elettorale la Chiesa abbia messo l'accento sulla questione dell'aborto, come se fosse questo il più grande problema dell'Italia.
    Sono d'accordo con te che non si può giudicare l'operato del papa solo da ciò che dicono i giornali, ma il papa per primo sa benissimo che le encicliche non le legge nessuno, i giornali tutti.
    @danielaB: del resto, nell'ebraismo spesso vige il conformismo opposto: se non ti sposi sei "sbagliato" e quindi ci si sposa spesso per facciata. In compenso l'ala reform ha introdotto da un pezzo le rabbine, e la ritengo una grande innovazione.

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  4. Oltre a ciò che dici, io penso che il punto sia che la religione cattolica non è in grado di rispondere alle domande esistenziali dell'uomo moderno. Una persona istruita e razionale fa veramente fatica a sposare in toto le dichiarzioni di principio della Chiesa. Solo chi ha la famosa fede, che è poi l'atto di fede, può portarsi a casa il pacchetto completo. Parcheggiando la razionalità in un angolo. ciò che difatti ti insegnano esplicitamente a partire dal catechismo dei piccoli.

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