In questi giorni, per cercare di non essere troppo traumatizzati dal ritorno in Padania, abbiamo continuato alcune abitudini prese al mare. Tra queste, la lettura di "Come addestrare un drago", libro da cui è stato molto liberamente tratto il film "Dragon Trainer".
Lo so, si tratta di un libro per bambini dai 9 anni e non è che noi brilliamo per precocità. Ma siamo in pieno periodo draghi: prima il film al cinema (con i gadget da McDonald's: come mangiare 6 Happy Meal pur di riuscire ad avere due esemplari di Sdentato), poi i DVD di "Chasseurs de Dragons", poi i tentativi di trovare dei libri illustrati decenti in tema (ma chi approva i testi di certi libri per bambini? Li leggono almeno?). Insomma, il libro di Cressida Cowell l'ho letto prima io mesi fa (e adesso mi prudono le mani per comprarmi i seguiti) e me lo sono goduto così tanto da farlo leggere prima a Luca e poi ad Amelia e, di straforo, a Ettore (che segue la lettura quando entra in competizione con Amelia).
Ieri l'abbiamo finito e ci siamo divertiti moltissimo, ma ci rimane un po' di nostalgia di Topicco e del suo Sognatore Sdentato, che, lungi dall'essere la letale Furia Buia del film, nel libro è un Modestino che più modesto non si può.
Per consolarci un po' di questa nostalgia e per approfittare di uno degli ultimi scampoli d'estate, oggi siamo andati di nuovo all'Oasi di Sant'Alessio. Che alla fine è poco di più che uno zoo di animali tipici della nostra zona (più una parte tropicale), ma è anche un buon compromesso per trascorrere un pomeriggio all'aperto senza che nessun membro della famiglia si rompa troppo le scatole.
Gli animali che abbiamo visto erano più o meno sempre i soliti: cicogne e trampolieri vari, martin pescatori, vari rapaci non liberabili in natura (l'oasi raccoglie anche animali feriti, che libera ove sia possibile - per esempio, un anno fa, noi portammo una civetta che è stata poi liberata). Siccome quest'anno non avevamo ancora visitato la sezione tropicale, abbiamo visto con piacere che ci sono state novità. La più piacevole tra tutte è stata un orsetto del miele che era molto incuriosito da tutta quella gente che si appoggiava al vetro con le mani a coppa sugli occhi per evitare il riflesso.
Devo dire la verità: soprattutto all'inizio, ho rischiato di rovinarmi la visita arrabbiandomi per alcune persone incontrate sul percorso. Queste persone, lungi dal cercare di immedesimarsi nell'ambiente ed evitare di disturbare gli animali, berciavano e starnazzavano come se fossero state a fare le vasche in corso. C'era un gruppo di signore sui 60 anni che commentavano incessantemente gli animali come se fossero capi in vetrina (si può dire che il gufo reale è brutto?!?!). E c'era una famiglia con nonni, in cui il nonno si lamentava che nelle postazioni per fotografare (che in teoria dovrebbero essere mimetizzate per non disturbare gli animali) non era stata tagliata l'erba e che lui aveva pagato un botto d'ingresso per poi trovarsi l'erba davanti. Per non parlare del signore sui 60, che ha suggerito a un fotografo che stava fotografando l'aquila urlatrice di "darle un colpetto, così si alza in volo".
In queste situazioni, avrò fatto la figura della bisbetica, ma ho fatto capire che queste persone si stavano comportando peggio dei bambini (e non parlo solo dei miei).
Per fortuna, mi è sembrato che la media dei genitori presenti fosse allineata al nostro modo di intendere l'oasi, motivo per cui mi sono sentita sollevata.
Ora, dopo una sessione infinita al parco giochi dell'oasi, Ettore dorme (chissà se si sveglierà prima di domani) e Amelia sta guardando il suo libro di animali per vedere quali c'erano e quali no.
Domani si ricomincia la scuola. E io vado dal dentista, per l'ennesima puntata della saga del dente devitalizzato che non vuole essere chiuso.
Vorrei farmi ospitare dall'oasi e andare in letargo come un riccio.
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