Con grande scandalo di chi mi vede come un'appendice della mia famiglia, lo scorso weekend sono calata su Roma per rivedere la mia amica Biò e partecipare alla riunione organizzata da YeniBelqis.
Da quando sono entrata in contatto con YeniBelqis, ho provato il desiderio di capirne un po' di più sulla questione dei rifugiati, che l'appassiona al punto di averne fatto il proprio lavoro: chi sono, da dove vengono, in che cosa sono diversi dai "normali" migranti.
Beh, mi sembra di aver capito che la differenza sostanziale sia che i rifugiati non hanno molta scelta: se restano nel proprio paese, li fanno fuori (Chiara perdonami per questa definizione tagliata con l'accetta). Detta in modo più raffinato: non si tratta di una migrazione dettata da necessità economiche, ma da puro e semplice istinto di conservazione.
Non voglio ora dilungarmi su quanto mi dispiace sapere che tra i rifugiati ci sono molte persone di valore, con competenze che dovrebbero essere usate anziché liquidate come "non dimostrabili". Mi stringe davvero il cuore sapere che l'ennesimo medico o avvocato deve ringraziare la sorte per aver trovato un posto da operaio o badante, e io che lavoro in università non posso far nulla per il riconoscimento dei loro titoli.
Quello che mi dispiace più di tutto è che anche quando si parla di rifugiati, come per la maggior parte degli argomenti che mi stanno a cuore e di cui sono più o meno esperta, la stampa italiana dimostra tutta la propria mancanza di professionalità e di equilibrio. Sono stufa di vivere in un Paese dove, per ottenere informazioni corrette, ci si deve rivolgere a canali non ufficiali.
Quello che invece mi è molto piaciuto è stato un nuovo modo di fare informazione sul sociale: in modo semplice e diretto, infilandoci la battuta (amara) quando pareva opportuno, senza mai scadere nel pietismo o nell'eccesso opposto.
Dico la verità: in questo periodo, ci manca solo che mi metta a fare volontariato. Non perché io sia in credito con la vita, tutt'altro, ma perché il volontariato proprio non ci sta. Però, appena la sede milanese di Prime sarà ricettiva, sicuramente darò il mio contributo con tutti i contatti possibili. Epperò, se riesco ad aver i contatti giusti, una presentazione del bellissimo libro del Centro Astalli, a Pavia o ad Abbiategrasso, ci scappa.
E forse questo è il modo in cui possiamo riportare la solidarietà sociale nella società italiana: oggi tutti hanno il loro daffare, le dame di carità son sempre state persone con tanto tempo da impiegare. Ma non è giusto che il bene lo faccia solo chi ha tempo: ci vuole così poco a trovare il contatto giusto, e tutti noi ne abbiamo tanti, di contatti.
Nel frattempo, io grazie a questa gita mi sono arricchita proprio di contatti: oltre ai ragazzi di Prime, ho conosciuto anche l'ineffabile Alessandra Mezzasalma, meravigliosa guida turistica in una Roma semisconosciuta a chi viene da fuori, e un'altra persona che già mi sembrava interessante su FB, ma dal vivo si è rivelata ancora meglio.
Grazie, Chiara!
giovedì 27 settembre 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Grazie per il link del libro, mi interessa molto,lo cercherò.
RispondiEliminaDaniela
Io l'ho trovato bellissimo e illuminante! E giuro che non prendo nessuna percentuale... ;-)
Elimina...e chi sarebbe che si scandalizza e ti considera un'appendice della tua famiglia?? :D
RispondiEliminaQuella che non si è mai considerata un'appendice della sottoscritta, per esempio :-)
Elimina