Di solito si scrive a Babbo Natale o Gesù Bambino per fare la lista dei doni che si desiderano. Ecco, io non l'ho mai fatto. O meglio, se l'ho fatto da piccola non me ne ricordo, non era una tradizione.
Non l'ho fatto neanche quest'anno, tanto negli ultimi anni avevamo deciso che il nostro regalo sarebbe stato andare a Levanto. Non è che quest'anno ci siamo improvvisamente dati al consumismo, e Levanto ormai è una necessità: abbiamo notato che magari non ci ammaliamo meno, ma meno gravemente di sicuro.
Ma, siccome abbiamo deciso di passare il Natale tra di noi, come famiglia di 4 persone, sapevamo che i figli avrebbero avuto tanti piccoli regali da scartare (preparati con abbondante anticipo) e noi non avremmo avuto niente. Allora, il pomeriggio della Vigilia, ci siamo divisi un figlio a testa e abbiamo concordato 2 ore nel centro di Pavia per prenderci dei regalini a vicenda.
E poi, la mattina di Natale, li abbiamo scartati. Ho ricevuto qualche dolcetto equosolidale, un coltello per sfilettare il pesce (ehi, quest'uomo si fida di me!), una teglia da apple pie e i due volumi di Zerocalcare. Mi sono stupita che non mi sia arrivato l'ultimo di Lilin, ma a questo ha rimediato la Befana.
Ma più di tutto ho ricevuto tempo da passare con la mia famiglia, con un'amica che ormai vive lontana, con una cugina che colpevolmente vedo pochissimo, con le mie gatte, col mare e con me stessa.
Ho ricevuto la soddisfazione di rimettermi a lavorare con le mie mani e finalmente imparare, alla bella età di 36 anni, a fare la catenella a uncinetto.
Ho ricevuto il piacere di conoscere persone nuove e interessanti, di solito attraverso i miei figli. Che attaccano bottone con tutti, fanno amicizia e domande (sì, anche Ettore, che fino a pochi mesi fa era il timidone di casa), imparano cose anche per noi.
Ho ricevuto tanto sole, caldo e bellezza. E ho trovato un piccolo oggetto che ci farà da souvenir e portacandele.
Ho ricevuto tanti sogni. No, non quelli notturni: stranamente quest'anno non ho sognato molto, a Levanto. Ma tanti progetti, a volte concreti e altre volte mere fantasie. Ma mi hanno cullata tra le loro braccia, tenendomi al caldo.
Ho ricevuto tanta ispirazione, senza freni. Ho inventato e inventato, con la paura di non saper gestire ma anche il gusto della sfida. Ho persino pensato a un gioco di società da abbinare a Sholeh Zard, dobbiamo solo decidere la distribuzione matematica delle difficoltà (questo lo lascio a Luca) e provare a giocarci.
Ho ricevuto tanto affetto, non sempre ricambiato come dovrei. Del resto sono un orchessa: i bambini non li mangio, ma spesso non li sopporto (soprattutto quando hanno in mano giochi rumorosi).
Ho ricevuto tanto, tantissimo. Ora, per il resto dell'anno, mi devo meritare tutti questi doni.
martedì 8 gennaio 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Il dono più bello ve lo siete fatto consapevolmente: tempo. Cosa c'è di più prezioso?
RispondiElimina(aspetto tutte le info sul gioco di società, io, eh?! ;))
Il gioco di società è praticamente definito nel meccanismo, adesso dobbiamo lavorare sulle combinazioni e le regole.
EliminaOh, non immaginarti chissà che: voglio una cosa semplice semplice, che non serva prendere una laurea in datamining per giocarci ;-)