lunedì 3 maggio 2010

Come si fa?

Badate bene che la domanda del titolo non è né polemica né retorica, mi interessa davvero sapere come fate voi che lo fate.
Che cosa?, direte voi. Andiamo con ordine.
Daniela si chiede come fanno le famiglie di homeschooler full time a far quadrare tutto: figli, soldi, tempo, eccetera. Le rispondono in molte, ed è bello che lo facciano con serenità e senso pratico.
Io vado oltre. Non lo chiedo solo alle homeschooler, lo chiedo a tutte quelle persone che fanno le casalinghe: donne, quasi esclusivamente, anche se il mio sogno sarebbe che passasse di qui un casalingo.
Ripeto, non lo faccio con intento polemico. È che proprio io ce la farei solo in determinate situazioni di strasicurezza, tipo se mio marito fosse statale (ma con uno stipendio buono, non a 1000 euro al mese come me) e se fosse un immortale (possibilmente non succhiasangue: sono già anemica di mio, grazie).
Sì, so che, alla luce dei miei commenti qui, potrebbe sembrare che io non sia così desiderosa di lavorare. La verità è che non lo desidero affatto, ma senza lavoro niente stipendio e al mio stipendio non rinuncerei mai, fosse anche solo per scaramanzia.
Oltretutto, al di là di tutte le belle parole sullo stare con i bambini forever and ever, rinuncerei a un lavoro che non mi entusiasma ma che ha lati positivi (e margini di miglioramento di carriera e mansioni, un domani) per svolgerne uno estremamente pesante, noioso, ripetitivo e alienante: come potrei pensare di dividermi i compiti domestici con mio marito, se facessi la casalinga? Ora non gli porto a casa le pratiche del lavoro, sono io quella pagata per svolgerlo.
Mi si può dire: eh, ma stare a casa a fare la casalinga non significa solo questo, c'è il contatto con i bambini. Sì, ma per quanto tempo? Io non me la sono mai sentita di fare la homeschooler e di sostituirmi alla scuola dell'obbligo, e qui le classi di 24 ore settimanali non le chiede nessuno, tocca ricadere nelle 40: il massimo che posso fare è chiedere un part time all'80% per cercare di non usufruire di pre e post scuola. Se fossi a casa, avrei ampi spazi di tempo durante i quali non potrei sottrarmi alle pulizie e al riordino che la mia casa necessita, come invece faccio ora con la nota tecnica dello scaricabarile. Mi toccherebbe pure infrangere un tabù della mia religione e riprendere a stirare.
Oltretutto, mi ha colpita la frase di una delle commentatrici: mi occupo del budget di spesa, mentre mio marito si occupa delle entrate. Ecco, a me questa cosa metterebbe un'ansia pazzesca: essere io l'unica responsabile di una qualsiasi cosa necessaria alla vita (es. allattamento, soldi) mi schiaccia. Preferisco che le responsabilità siano condivise, per non sentirmi indispensabile. E questo lo dico mettendomi nei panni sia di chi gestisce le uscite sia di chi procura le entrate, non crediate.
Non credo inoltre che sarei serena nel rapporto con un marito che porta su di sé il peso del procacciatore di cibo: mi sentirei in colpa ogni volta che lui mette su una pentola d'acqua o aiuta a sparecchiare, nella migliore delle ipotesi lo ridurrei a un principino viziato. E come ne uscirebbe la mia immagine con i miei figli? Come interpreterebbero i ruoli di genere? Come convincerei mio figlio maschio a contribuire in casa e a considerare la parità?
E che cosa succederebbe se mio marito perdesse il lavoro? Qualche anno fa, l'azienda di mio padre ha chiuso, i creditori ci hanno lasciato le mutande per pudore ma gli avvocati pudore non ne hanno: come avrebbero tirato avanti i miei senza lo stipendio di mia madre?
Dall'altro lato, se mio marito si trovasse senza lavoro e decidessimo che va bene così, che ce la facciamo, mi darebbe fastidio mantenere un casalingo? Credo che non me ne darebbe assolutamente, anzi, magari ne sarei anche contenta.
Insomma, le mie idee sulla questione sono confuse. Raccontatemi come fate voi, se vi va, ditemi se vi siete fatte tutte le menate di cui sopra e come le avete risolte. Ah, e fatemi una piccola gentilezza: non vergognatevi a dire che siete ricchi di famiglia, se lo siete. Non è una colpa, ma lo è fingere di non esserlo, alla faccia di quelli che si buttano senza paracadute tutti i giorni.

19 commenti:

  1. parlo di me e della mia storia che tra l'altro conosci abbastanza.
    sono uscita di casa a 18 anni e ho lavorato da subito per mantenermi e per poter studiare. ho sempre scelto lavori piu remunerativi anche se umili con contratti alla luce del sole, rispetto lavori piu fighi e magari vicini al mio iter scolastico ma pagati meno o a nero, perche alla fine del mese ero io che dovevo tirare fuori l'affito, e ritenevo poco dignitoso e squalificante accetare il lavoro nero. laureata ho continuato per la stessa strada perche non mi potevo permetere di lavorare a gratis (leggi stage). a 28 anni (con 9 di contributi) ho incontrato Luca, mi sono inamorata e ho lasciato una citta dove mi conoscevano e dove se decidevo di cambiare dattore di lavoro lo potevo fare tranquilamente. a Torino se volevo fare lo stesso lavoro avrei dovuto farlo a nero. e mi sono rifiutata.
    ho ripiegato ad altri lavori ancor piu umili ma con uno straccio di contratto anche se ridicolo.
    quando mi hanno offerto la cifra ridicola di 5 euro lordi per fare l'interprete al enesimo congresso medico ho detto basta.
    mio marito era ed è daccordo è che meglio che stia a casa che mortificarmi e sminuire la mia professionalità.
    luca era dipendente per soli 6 anni, dopo un periodo di cassa, ha dato le dimissioni per la stessa ragione. e come consulente si sente meglio, e io sono contenta che al lavoro vada contento.
    mi dovrei sentire in colpa perche non guadagno?
    allora anche lui nel periodo in cui non lavorava si doveva sentire in colpa?
    in questo momento lui guadagna abbastanza perche io non debba lavorare.
    ovvio che per fare cio' tocca fare una vita semplice, vivere in un appartamento dignitoso ma per niente grande, arredato da ikea, guidare la macchina finche ti si rompe e poi acquistare una dacia perche è quella che costa meno, fare vacanze low cost, vestirsi altretanto low cost.
    è una vita' basata sulle esigenze primarie e la necessita a non fare debiti.
    siamo consci che nessuno dei due avra' mai la pensione e riteniamo che anche i contributi versati fino adesso, e che Luca continua a versare sono soldi buttati.
    prima o poi dovremo capire come pararci il culo per la vecchiaia, al massimo vendiamo casa nostra e compriamo due monolocali, uno per noi, l'altro per fittarlo.
    ovviamente se avessi figli non credo mi potrei permettere il lusso di non lavorare, ma visto che non ne avro' a noi va bene cosi.
    mio marito contribuisce ai lavori casalinghi, non perche ce una divisione di compiti, ma perche se lo sente e ha voglia.
    io stiro, anche se lo odio fare, ma solo perche lui è troppo lento, ci mette 30 min per una cingola camicia.
    :P
    ves

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  2. Ciao, mi fa piacere continuare la discussione anche di qua dopo il mio post di partenza.Sto continuando a rimuginare su quanto ho scritto e sulle varie risposte, soprattutto sul ruolo che il lavora ha/potrebbe avere per me.Forse, se potessi permettermelo non lavorerei.Ma solo se potessi veramente permettermelo, cioè non dovendo rinunciare a troppe cose stando a casa..vedo il lavoro come un mezzo, faticoso o noiso che sia, per ottenere soldi per poter fare altro.Se non dovessi lavorare e potessi permettermi lo stesso di viaggiare, andare al cinema etc lo farei.Oppure potrei scegliere di non lavorare, ma dovrei rinuciare a tutte queste cose, che mi piacciono molto e che per me sono fondamentali.Per questo sto continuando a cercare lavoro,perché é il mezzo che mi serve per poter fare i viaggi che voglio, compramri i libri che voglio leggere etc.Quello che mi chiedevo é come fanno le famiglie in cui la madre sceglie di non lavorare e nello stesso tempo hanno materialmente i soldi per avere giochi e stoffe belle, per andare al museo etc..non per intento polemico, ma veramente per curiosità:come fanno a nn dover rinunciare a niente?voglio anche io il loro segreto, se esiste!sono curiosa di leggere chi commenta qui da te, ciao un abbraccio

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  3. Scusa se mi dilungo:molto conta anche la percezione del lavoro che abbiamo,o che ha chi ci circonda.Nella mia famiglia contadina già qualsiasi lavoro d'ufficio o amministrativo é considerato un non lavoro (mentalità antica piemontese, lo so, ma nel bene e nel male la mia famiglia é così), quindi se anche volessi non lavorare, c'é talmente una pressione inconscia verso il lavoro e verso lo stoicismo stakanovista che questo comporta, che scegliere di non lavorare sarebbe un affronto tremendo verso tutti gli altri della famiglia che si alzano ogni giorno a zappare/mungere etc.Insomma, se abitassi in incognito da un'altra parte, magari non mi farei tutte ste seghe mentali sul lavoro e non lavorerei affatto senza farmi troppi problemi, ma qui ecco, é impossibile.Devi lavorare per forza o sei considerato un pigro pappamolle!(se poi il presunto lavoro comporta sveglie all'alba, fatica immane etc sei il benvenuto di diritto nella famiglia).

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  4. mitica. "La verità è che non lo desidero affatto". Grandissimna! Qualcuno che ha il coraggio di dirlo. E poi apri altri, importanti temi.
    DIO TI BENEDICA (non so se lui c'è, ma nel caso, ci guarda con simpatia)

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  5. Comunque nessuno dirà: "Mi permetto questa vita perché ho un sacco di soldi". Aleggia un senso di colpa, per la disuguaglianza. No? Io se fossi nei loro fortunati panni non lo direi. Se non con grande sforzo a care amiche. Forse.

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  6. Cara Lantera, ecco il mio tema sull'argomento: Io non ho mai avuto voglia di lavorare !
    (Ma quando lo facevo ero una seria e molto organizzata.)
    Sono passata da 8 ore (e le ore straordinarie in 6 anni si contano sulle dita di una mano...) a 6 ore con la prima figlia dopo aver preso tutta l'aspettativa possibile e sfruttato al meglio le ferie, con la seconda figlia sono stata a casa fino all'anno e mezzo e poi sono rientrata ancora a 6 ore mentre lei era al nido.
    Appena la prima è andata a scuola e l'altra alla scuola materna sono scesa a 4 ore e negli ultimi mesi, visto che mi avanzava un'ora di tempo al giorno, ho fatto un compromesso con il datore di lavoro e sono scesa a 3.
    In pratica ogni volta che diminuivano le spese familiari e aumentava la necessità di presenza con le figlie io scendevo di ore.
    La fortuna è stata che quando mio marito ha cambiato lavoro ha avuto una "liquidazione" cospicua che ci ha permesso di pagare il mutuo e comprare l'auto nuova (l'unica, infatti domani non posso andare dal dentista perché lui ha un altro impegno e non ci sono i mezzi pubblici...).
    Quindi è come se fossimo partiti da zero.(intendo invece che da -)
    Mio marito ha uno stipendio adeguato alle ore di lavoro ma tutto quello che facciamo non è lusso, vacanze economiche ma che ci rendono felici, vestiti semplici ed economici e soprattutto pochi...Adesso ho poi scoperto la biblioteca e non compro più nemmeno i libri che adoro e ho anche disdetto sky perché anche i film si possono prendere in biblioteca.
    Non siamo ricchi ma nemmeno poveri.
    A volte c'è il timore di non farcela ma poi ce la si fa. A volte ci si lascia prendere dalla smania delle spese (anche per cose belle e sane) e poi si arriva con l'acqua alla gola...Ma finora è sempre andata bene. Il futuro? La pensione ? Se mio marito mi molla?
    Ogni tanto ci penso...E ho tutti i dubbi che hai tu...E mi sento un poco in colpa quando lui mi dà una mano in casa...
    Però io sto bene così. Faccio un sacco di cose e ho comunque modo di "lavorare" impegnandomi nell'organizzare gruppi, nel diffondere informazioni, nel gestire alcune cose per qualcuno...Tutto gratis, certo, ma comunque posso mettere a disposizione la mia professionalità per scopi "umanitari" non solo per il profitto.

    E puoi, vuoi mettere, la libertà?

    Comunque ne riparliamo quando avrò 70 anni. Forse a questo devo pensare un po' di più....

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  7. io sono a casa: mio marito ha avuto molti trasferimenti per lavoro e io ho preferito occuparmi del mio primo figlio. Qualche anno dopo abbiamo deciso di tornare alla nostra città d'origine e nel frattempo i figli sono diventati 2 e il marito continua a trasferirsi :o(( Per lui il downshifting è una bestemmia. Nel mio piccolo cerco di fare delle scelte consapevoli, abbiamo una sola macchina e io uso il bus o la bici, cibo biologico, giochi di qualità, vestiario low cost (almeno per il piccolo, il quattordicenne alle shock non rinuncia :0)), poche uscite , vacanze nella casa dei nonni in montagna (però io vivo al mare e quindi tra 10 gg si inizia con la spiaggia sottocasa fino a settembre). qui non ci sono scuole steineriane ma anche se così fosse non credo che ci manderei i bambini perchè le considero troppo elitarie e sono anche contraria all'homeschooling per 2 motivi: il primo è che non sarei assolutamente in grado di portare avanti un lavoro sistematico (oggi facendo ripetere latino al grande ci siamo trovati a disquisire della stele di rosetta ma non so come ci siamo arrivati, tanto che lui mi ha sottolineato che la sua verifica di domani sarà in latino e non dovrà interpretare geroglifici); il secondo è che trovo alquanto salutare per i bambini il confronto con i loro simili. D'altra parte essendo a casa ho sempre potuto fare un lavoro di "rifinitura" nella preparazione scolastica di mio figlio (il piccolo non ha ancora 3 anni), in parte anche resa necessaria dai traslochi frequenti e conseguenti cambi di classe. Insomma io casalinga un pò mi ci sono trovata, un pò me la sono cercata, ma sono sostanzialmente soddisfatta. E al sabato mio marito è autorizzato a dare una mano a fare la cucina dopo pranzo:0)

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  8. Sinceramente? Non potrei mai fare la casalinga. Ma non per snobismo, tuttaltro. Perché non ho gli skill necessari. Nulla di ciò che riguarda la casa, dalle pulizie, alla spesa, alla cucina, mi riesce bene. Invece al lavoro (ne ho fatti seriamente due, uno dei quali - quello attuale - particolarmente multiforme) sono piuttosto brava. Con più o meno fatica, ma i risultati sono ottimi. Allora penso che sarebbe un'idiozia dedicarmi a tempo pieno a qualcosa in cui sono straordinariamente mediocre. Già ora spesso un lungo weekend riesce a prostrarmi. E non perché io sia drogata di lavoro: non disdegnerei una maggiore flessibilità di orari. Ma ho bisogno di qualche gratificazione, anche autoconcessa. Chiedo aiuto, quando e come posso, a chi è più bravo di me. Spero di poter guadagnare di più, un giorno, per avere maggiore libertà di scelta. Amo mia figlia e cerco di trasmetterle un'immagine positiva e non idealizzata di me come donna. Vivendo molto diversamente da come vivo ora mi sembrerebbe di mentire a me stessa e a lei.

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  9. Adoro lavorare. Faccio un lavoro che mi piace moltissimo e che mi appaga. E' il lavoro che volevo fare, che tenacemente ho insistito per fare nonostante lo stipendio non sia adeguato alla mia professionalità e nonostante le difficoltà che un lavoro autonomo comporta. Se non andassi a lavorare sarei infelice e insoddisfatta e non sarei né una buona madre né una buona moglie. Inoltre ritengo che una donna debba essere economicamente indipendente, sempre. Mio marito fa un lavoro che gli piace anche se porta a casa uno stipendio appena sufficiente. Nessuno di noi due ha un lavoro stabile in senso stretto. Ci dividiamo i lavori domestici in modo rigoroso (quando ci siamo sposati ho fatto una lista e li abbiamo divisi). Ora che c'è la bambina io ho ridotto il mio impegno lavorativo per stare con lei. E non me ne pento, anzi. Le entrate sono diminuite e abbiamo ridotto le spese, tutto quello che abbiamo potuto. Non basta, non mi vergogno di ammettere che siamo dei privilegiati. Per tanti motivi. I nostri genitori hanno investito tanto per noi: ci hanno fatto studiare lasciandoci scegliere le nostre passioni e non gli stipendi e ci hanno aiutato a far partire la nostra vita a due. Ora viviamo in una casa in comodato, genitori e fratelli ci sono vicini (ma non chiediamo loro più di tanto), usiamo la macchina in condivisione con il resto della famiglia, ma soprattutto ci piace uno stile di vita estremamente semplice e sobrio. E' quello che abbiamo sempre desiderato: una bella famiglia, una casa grande, un lavoro onesto e appagante, tanti libri, amici, escursioni in montagna, qualche raro viaggio. Certo le difficoltà non mancano ma ci viene in aiuto anche l’educazione che abbiamo ricevuto: ci hanno insegnato a lottare per le cose che contano, a lavorare sodo, ad andare all’essenziale, a risparmiare, a sapersi anche accontentare. Si può fare, basta raggiungere la consapevolezza di quello che si vuole dalla vita, di come si vuol vivere e portare avanti la propria idea.

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  10. Io me lo chiedo spesso se starei a casa dal lavoro e la risposta è sempre diversa.
    Complice un’insoddisfazione relativa al mio ruolo, sempre più spesso mi dico che starei a casa volentieri, che sono piena di interessi, che non mi annoierei, che riuscirei a trovare qualcosa di alternativo. Poi il mio saggio marito mi dice che da quando ho ripreso il lavoro sono molto più serena. L’avere uno spazio mio, il non dover far fronte 24 ore su 24 ai bimbi (per dirla in estrema sintesi) secondo lui mi fa bene.
    Io non so.
    So però che al momento sto ancora facendo 6 ore per un sacco di ferie arretrate. Che non voglio pensare al momento in cui dovrò riprendere le 8 ore. Che mi interrogo quotidiniamente sul fatto che i bimbi stanno più al nido che a casa. Che però a casa non so se ce la farei. Che non amo fare le pulizie, né stirare. Che ora possiamo permetterci SantaMaya che viene e ci aiuta. Che non so se sono pronta a rinunciare a vacanze e piccoli lussi (il regalo di natale un po’ carino ad esempio) che ogni tanto ci concediamo.
    E poi mi ha fatto riflettere la tua frase sull’educazione ai ruoli di genere, perché non ci avevo mai pensato sotto questi termini. Grazie.
    Ecco, se mio marito avesse un mega stipendio, se vincessimo al superenalotto (ma non ci giochiamo, ops) se potessi non rinunciare alle piccole comodità della vita non ci penserei due volte e me ne starei a casa… Dite che sono viziata?
    Un part time forse sarebbe la soluzione. Ma qua apriamo un altro discorso perché nel mio ufficio è visto malissimo.
    O forse se facessi IL lavoro, quello che appassiona e coinvolge, mi farei meno sensi di colpa e paranoie...
    Comunque, ho anch’io le idee molto confuse e discordanti. E penso si sia capito dal discorso sconnesso che ho appena fatto.

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  11. Io sono a casa, non per scelta ma per una serie di sfighe lavorative... Non ho mai fatto un lavoro che amassi o per il quale fossi preparata: semplicemente me la sono cavata bene nelle cose che ho fatto. Mi sono trovata a fare la direttrice di un esercizio commerciale, e tre anni dopo a pulire bagni e uffici. Mi sono rimboccata le maniche e ho cercato di adattarmi per il semplice fatto che mio marito è operaio, viviamo a Roma e con i suoi 1000 euro di stipendio non si vive, per cui, scusatemi la brutalità, certi lussi o sofismi non me li sono potuti concedere. Non è questione di tagliare: ci siamo trovati a guardarci e a renderci conto che non c'era proprio più niente da tagliare. Adesso mi definisco una semi-casalinga: di giorno mi occupo della casa e di sera insegno danza orientale. Non è uno stipendio, a dire la verità non è nemmeno mezzo stipendio, ma quei pochi soldi che racimolo hanno il loro peso nel budget familiare, e in più per la prima volta in vita mia faccio un lavoro che amo profondamente e vorrei proprio non doverlo lasciare. La nostra situazione ovviamente è piena di problemi: noi non abbiamo il cruccio di dover "ridurre". Da noi si taglia e basta. Le vacanze, anche economiche, allo stato attuale non sono un obiettivo raggiungibile, per cui si sta a casa. La macchina è una, e a stento riusciamo a pagarla, per cui cerchiamo di limitare al massimo le occasioni in cui prenderla. Le visite mediche specialistiche le dobbiamo programmare con anticipo per poterle pagare. Prima vivevamo con un tenore di vita ristretto, ma una tantum un cinema o una pizza ci uscivano, mentre ora tutto questo è decisamente fuori discussione. E comunque io mi sento fortunata, e anche tanto. In qualche modo ce la stiamo cavando, senza avere il minimo aiuto da nessuno. Proprio l'altra sera vedevo un servizio su rai2 che mi ha fatto incavolare e non poco... Intervista ad un precario da 12 anni che si lamentava (a ragione) della sua situazione lavorativa. Epperò, con casa di proprietà acquistata grazie ad un piccolo lascito e all'aiuto dei rispettivi genitori+mutuo, moglie con lavoro part time, tre figli, splendida famiglia. Ok, non sei un nababbo, ma a me pare che tu abbia una vita non modesta ma più che dignitosa, rispetto a tantissime altre persone a cui, ad esempio, un mutuo sufficiente ad acquistare una casa non verrà mai concesso perchè non hanno appoggio familiare o una base economica di partenza (una a caso? me!). Non voglio fare la povera derelitta della situazione, ma francamente ho la sensazione che si diano un po' troppe cose per scontate.
    Non abbiamo figli, e nonostante la nostra situazione economica continuiamo a cercare di averne uno: sono dell'idea che anche in questo campo si possa decisamente spendere molto ma moooolto meno di quello che fa normalmente una famiglia italiana, per cui non mi sento una "pazza" (come mi è stato detto) perchè vorrei avere un figlio nonostante una situazione economica poco scintillante.
    A me stare a casa piace, forse proprio perchè ho una buona capacità di adattamento, o perchè ho un lavoro estremamente gratificante che svolgo di sera, o perchè l'essere casalinga non mi opprime ma mi diverte. Tra l'altro ho un marito che a livello di gestione casalinga è assolutamente collaborativo e prende iniziative senza che io debba dirglielo. Da quando sono a casa io per prima cerco di assumermi degli oneri in più, ma non ho il pensiero di dovergli chiedere "ritira i panni" perchè lui lo fa da solo semplicemente perchè vede che sono asciutti. Se potessi scegliere? Manterrei la situazione attuale guadagnando magari qualche centinaio di euro in più, quel tanto da poter dire "devo andare dal dentista" senza dover risparmiare tre mesi prima per poterlo fare. Questo stile di vita mi sta insegnando che tante, tantissime cose non sono poi così "indispensabili", e tutto sommato va bene così.

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  12. Complimenti per l'argomento, ci appassiona tutte direi! Volevo raccontare la mia storia e le mie idee ma sono già state ottimamente espresse dalle altre commentatrici. E leggendo post e commenti mi è balenato un sentimento: la stima, enorme, profonda, per noi donne, che lottiamo, cerchiamo di capire e capirci, cerchiamo di costruire una famiglia e regalarle l'armonia, in qualsiasi condizione la vita ci metta. Ci sono volte che veramente tutto questo lavoro da formichine mai stanche mi commuove....

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  13. Acc... argomento complicato e stimolante. Anche un po' doloroso. Ecco la mia esperienza, vediamo se riesco a razionalizzare.

    Io non starei mai volontariamente a casa a fare la casalinga.

    Mi è capitato di esserlo per sfiga lavorativa per ben sei mesi, ma non mi sono mai sognata di non portare la bambina al nido.
    Credo di averla voluta tutelare, sentivo di non avere totalmente pensieri positivi e no, non era proprio giusto riversali su di lei.
    Non avrei mai voluto arrivare a pensare "il rapporto simbiotico con mia figlia mi rende infelice".
    Perchè sì, lo scrivo, la maternità vissuta in modo totalizzante mi fa paura.
    Per sentirmi una buona madre (=una madre serena, abbassiamo il tiro), ho bisogno di una finestrella per prendere una boccata d'aria.
    E questa finestrella è un lavoro, un lavoro qualunque, nemmeno troppo appassionante.
    Un lavoro che vivo con distacco. Ed è bello, finalmente basta stress, basta dover dimostrare, dimostrare...
    Già, perchè non sono nemmeno una di quelle che cerca di "realizzarsi professionalmente".
    Non più, non in termini canonici almeno.
    Per me ora è realizzante essere efficiente in un contesto nuovo. La flessibilità che ho dimostrato ha aumentato l'autostima.
    Se quello che raccordo funziona e scorre, sono serena. Nel lavoro come nel privato.
    Anche se mi pagano poco, anche se non è un lavoro figo. Gli orari sono flessibili e le persone buone. Torno a casa contenta e mio marito e la bimba lo sentono.
    Pensate che il mio disagio quando ero a casa era tale che non sono mai riuscita a ricavare tempo per me. Riuscivo a trovare sempre altre priorità, pulire la casa, leggere di puericultura, qualsiasi cosa. Ma sono state pochissime le volte che mi sono fermata a pensare. Perchè il pensiero era solo uno. Non era la vita che volevo. Tutto il resto si appannava.
    Ora ho ben due spazi dedicati solo a me. Il viaggio a/r e la pausa pranzo. Spazi sufficienti e preziosissimi. Silenzio meraviglioso, letture. Il confronto con voi.
    E' un equilibrio precario e onestamente mi chiedo, fino a quando mi basterà? Pronta a rimettermi come ogni volta in discussione.

    ps. Stavo omettendo la parte pratica/economica della faccenda. Siamo stati super fortunati nelle premesse. I nostri genitori ci hanno regalato la casa. Invece di regalare cose inutili alla bimba, ci chiedono cosa serve. Per il resto, sia a me che a mio marito è capitato di rimanere disoccupati, per fortuna non contemporaneamente. Lui ha pure sofferto di depressione. Ora sta bene. Todo es relativo.

    Silvia

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  14. In Italia l'aiuto della famiglia di origine fa la differenza e con l'andazzo che c'è questo aspetto sarà sempre più importante.
    Solo così ti ho già risposto.
    Se una famiglia ha una casa di proprietà e il marito ha un discreto lavoro ce la si fa tranquillamente. Certo, con l'asilo pubblico e stando attenti a non buttare via i soldi.

    Sul rapporto uomo-donna dipende dall'uomo e dalla donna. Conoscevo una coppia che stava bene e lui le imponeva i lavori domestici, perchè lei era casalinga, quindi non faceva "niente".

    Io personalmente? Faccio la signora perchè ho la colf. Ma una signora molto low cost, non ho grilli per la testa, faccio la spesa dove vedo più extracomunitari, i figli li vesto all'Oviesse o al mercatino. Sento la responabilità di gestire bene quello che ho per mettere i miei figli in condizioni di vantaggio per il futuro pessimo che li aspetta.

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  15. Bel post!:-)
    Porto la mia esperienza. Noi siamo in due in famiglia e solo mio marito lavora a tempo pieno.
    Il suo è uno stipendio normalissimo. Io lavoricchio per una cooperativa sociale e faccio l'educatrice (dopo la laurea, potete non crederci, ho trovato ben poco in giro...il lavoro che faccio è splendido ma per ora son poche ore). Mi piacerebbe almeno arrivare ad una part time.:-)
    Noi abbiamo la fortuna di avere la casa dei nonni di mio marito in cui abitiamo, quindi niente affitto.
    Certo si risparmia su molte cose: come macchina abbiam comprato una punto classic gpl invece che una macchina più costosa, compriamo pochi vestiti e molto poco in generale...ma ad alcune cose non rinunciamo, come viaggi e vacanze per esempio ..anche quelle comunque in campeggio o in case in affitto.
    Sembrerà una banalità quello che sto per dire ma molto dipende dallo stile di vita che si ha: conosco alcuni che lavorando in due senza figli fatiano ad arrivare a fine mese...convinti di fare sacrifici e negarsi molte cose. Ma poi scopri che in casa hanno magari una tv lcd nuova di zecca, due computer, una playstation e anche la Wii...e mobili che costano una fortuna, mentre noi in casa abbiamo il minimo indispensabile e se possibile preso all'Ikea. Ma se anche avessi più soldi a disposizione penso che avrei esattamente le stesse cose che ho ora...questo per dire che ognuno di noi ha bisogni ed esigenze diverse e da qui possono scaturire spese diverse e gestioni diverse del budget familiare.

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  16. per noi, per la mia famiglia, è previsto a breve un nuovo trasloco, che mi obbligherà a lasciare il mio lavoro di insegnante - statale, piuttosto ben pagato, che mi appassiona...sospiro

    d' altra parte, in questi mesi di maternità a casa con i piccoli, ho fatto una scoperta che per me, per come mi ero immaginata la mia vita adulta, ha del rivoluzionario: mi piace molto occuparmi di loro e della casa a tempo pieno, non mi sento incompleta o insoddisfatta come avrei creduto(non proprio a tempo pieno, perchè sto studiando, ma quasi)

    il fatto che io lavori non è essenziale, a livello economico: il nostro stile di vita, che definirei eufemisticamente "minimalista" (appartamento di 37 metriquadri, niente macchina, and so on )ci permette di sopravvivere con lo stipendio di mio marito; un secondo stipendio permetterebbe qualche spesa in più a cuor leggero, ma non è fondamentale

    così,non so bene quale sarà la prossima mossa: cercare lavoro come insegnante nella nuova città (ancora da definire); o dedicarmi alla famiglia a tempo pieno; o proseguire gli studi del master, tentare una carriera accademica? boh

    intanto, questo post e i commenti che seguono sono stati una bella occasione di confronto e riflessione

    grazie!

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  17. Noi facciamo tutto a casaccio.
    Probabilmente non è proprio bello da dire, ma è così. Abbiamo sempre lavorato, ma per varie vicende siamo anche rimasti senza lavoro, e ce ne siamo dovuti inventare un altro.
    Nestore è una persona molto responsabile, io invece sono una pazza e tutto sommato me ne frego se tra un anno saremo al collasso: ci penseremo tra un anno!
    Certo se avessimo la casa di proprietà sarebbe tutto più semplice, invece quei mille euro di mutuo pesano come un macigno sulle nostre teste.
    Per il resto, sinceramente, non lo so. Ho cambiato idea così tante volte, che non so davvero dirti cosa vorrò fare 'da grande'.
    Mi piace lavorare, ma con parsimonia. O, per lo meno, mi piace lavorare tantissimo... solo quando un lavoro mi piace. Per il resto sono totalmente incapace di costanza e forza di volontà nel portare a termine progetti che mi fanno schifo.
    Io penso che questo sia il mio momento di vivere giorno per giorno, senza pensarci troppo.
    Mi dico che c'è sempre tempo per andare a vendere polpette all'Ikea, e sicuramente lo farò, se le cose andranno male.
    Ma, per il resto, non mi sento particolarmente affezionata nè alla fatica lavorativa, nè alla fatica domestica.

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  18. Io sto a casa con mia figlia di tre anni...abito in Sicilia, lavoro non se ne trova neanche se impugni un'arma...a 27 anni sono tornata all'università, infermieristica.Una vitaccia...tra tirocinio e lezioni a me che sono pendolare andavano via 14 ore al giorno...lavorare perchè? Perchè esiste il divorzio e un bel mattino ti ritrovi col sedere per terra, perchè purtroppo i mariti non sono eterni...perchè i figli crescono e devono studiare...ci sono mille motivi.
    Io sono in dirittura d'arrivo con la laurea, mia figlia ha tre anni e io sono al terzo anno fuori corso, moh è ora di darsi da fare...sono sposata da nove anni e ancora sono in affitto...insomma io credo che spesso le mamme a casa ci stanno perchè sono costrette dagli eventi, o solo perchè spesso non si pensa troppo al futuro.

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  19. @mammadifretta: sappi che ti ammiro. Un mio piccolo sogno sarebbe, tra qualche anno, prendermi le 150 ore anziché il part time e iscrivermi a ostetricia (oltretutto io lavoro in presidenza di Medicina). Ma chissà se avrò mai le palle per farlo...

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