mercoledì 26 dicembre 2012

La coppa e il mortaio

Questo Natale mio cognato ci ha regalato uno splendido mortaio fatto da lui al tornio (lo fotograferei, se potessi godere di un minimo di luce decente, ma purtroppo...).
Si tratta di un mortaio a coppa, di ciliegio, con un elaborato pestello di sanguinello. È una coppia di oggetti molto belli, che però, siccome siamo dei cazzari, ha dato origine a una serie di battute (originate anche da una novella salace che non ricordavo se fosse di Boccaccio o dell'Aretino, e che scopro essere la seconda novella dell'ottava giornata del Decameron).
Tornati a casa, tiriamo fuori il mortaio e il suo pestello e li osserviamo meglio, anche per decidere dove metterli. E vengo folgorata da un'idea. Un po' irriverente, ma troppo illuminata.
Facciamo un passo indietro: nella simbologia rituale neopagana così come è stata codificata negli ultimi 50 anni, la Dea è rappresentata dalla coppa (identificata e/o confusa col Graal) e il Dio è rappresentato dall'athame.
Ad un certo punto del rituale, per significare l'unione di maschile e femminile, l'athame viene inserito nella coppa e viene recitata una formula che non ricordo mai. Questa mi è sempre sembrata una forzatura, un'unione non molto felice di simboli che presi singolarmente possono andar bene ma messi insieme non formano nessuna sinergia e non svolgono nessuna funzione. Nessuno, nella vita di tutti i giorni, inserisce un coltello in una coppa.
Invece, nella vita di tutti i giorni, può capitare che un pestello venga inserito in un mortaio. E che l'unione dei due attrezzi produca un pesto o un trito di frutta secca o un masala di spezie.
Il pestello e il mortaio sarebbero il simbolo perfetto per il Dio e la Dea: singolarmente presi sono significativi, e insieme svolgono una funzione.
Sarò l'unica persona a cui è mai venuta in mente questa cosa? Sicuramente no. E allora perché continuare con la coppa e l'athame?
Ho una mia personale teoria. Ma mi piacerebbe che fosse smentita.

lunedì 24 dicembre 2012

Musa's Box della Vigilia

E siamo alla Vigilia. Chiuso l'ufficio, sospese le magagne, benvenuta pigrizia. Ed ecco la cose più belle di questa settimana:
- la recita di Natale di Ettore, le cui maestre hanno sempre idee carine
- guardare tutti insieme La maledizione del coniglio mannaro
- rileggere L'apprendista delle Fiandre e gustarmelo più di allora, perché so già come proseguirà la storia
- cucinare lo storione
- le mie veterinarie, sempre carissime e con l'occhio giusto
- leggere per i miei bambini una storia regalataci da Piattini
- l'arrivo del libro sulle vampire thailandesi
- una bellissima recensione di Sholeh Zard su carta da pacco, accompagnata da altri piccoli oggetti bellissimi
- scoprire che, nonostante non sia proprio in strettissima osservanza della dieta, sono 52,5 kg, sotto ciclo (adesso però non sediamoci sugli allori, se no rischio di prendere 5 chili in 15 giorni!)
- un corposo carteggio culturale
- i baci di dama di un nostro docente carinissimo
- una serata splendida in un ristorante vegetariano goloso, con tutte le amiche della mia scuola di danza, e i miei bambini che, nonostante il sonno, trovano il modo di divertirsi e star bene
- lavorare per appianare i contrasti
- sfornare una cinquantina di omini di pandizenzero e mangiarne un bel po' a colazione, col tè indiano
- svegliarmi con la luce
- il saggio di Natale di Amelia
- prepararmi al viaggio sciamanico alla maniera degli iacuti
- conoscere una persona nuova e aver voglia di approfondire la conoscenza
- l'inizio delle ferie natalizie
- le mie quattro gatte e il mio gattino, sempre più affettuosi man mano che la temperatura scende
- scambiarmi un'occhiata con mia madre e ridere come sceme
- il cibo cinese da asporto, sempre sia lodato
- la casa che profuma di vin brulé e pane all'uvetta
- una candela dorata, bellissima e inaspettata
- la celebrazione del solstizio, al freddissimo ma con tanto calore
- i dolci miei e delle mie amiche
- i miei genitori che ci tengono i bambini per una sera
- la domenica a Torino, in famiglia, e vedere i miei bambini circondati di tantissimo affetto
- la Pinta che cerca le mie coccole
- i miei bambini che giocano con i regali ricevuti domenica
Anche se non sono cristiana, Natale lo festeggio anch'io. Non solo come festa del sole che rinasce, ma soprattutto come festa dei bambini, della speranza, della tenerezza e del calore. Vi auguro che le vostre feste siano un concentrato di tutto questo, e che siano condite da tanto riposo.








giovedì 20 dicembre 2012

Se domani finisse il mondo

Se domani finisse il mondo, personalmente rosicherei un sacco: ma come? Sono 2 mesi che mi trascino sui gomiti verso le vacanze di Natale, e tu stronzo mi dai il riposo eterno? Ennò, non ci sto. Ho diritto al mio Natale con i miei (marito, bambini e gatti), alle mie feste perinatalizie, alla mia settimana a Levanto. Non scherziamo.
Soprattutto, sono settimane che mi trascino verso le 12 di domani per poter scrivere a tempo pieno il terzo libro di Sholeh Zard, ancora senza titolo ma con un sacco di idee che sgomitano per uscire. Non poterlo scrivere mi scoccerebbe un sacco.
Il fatto è anche che quest'anno ho seriamente rischiato che i Maya avessero ragione, almeno per quanto mi riguarda: che io sia uscita illesa dall'incidente di marzo è una specie di miracolo.
Se ci fossi rimasta all'epoca, mi sarei persa un sacco di cose: non avrei finito Sholeh Zard (né l'avrei pubblicato né avrei scritto il suo primo seguito Zohar), non avrei visto Amelia che imparava a nuotare né Ettore che vinceva la repulsione per l'acqua, non avrei fatto snorkeling con Luca, non avrei visto e/o rivisto un sacco di amici vicini e soprattutto lontani, non sarei stata al concerto dei Gogol Bordello né a Viareggio per Rachel Brice, non avrei accolto in casa la Rachel e il suo spasimante né economicamente sostenuto la loro sterilizzazione.
Insomma, è sempre un po' la solita storia: non è (solo) paura della morte, è proprio che ti scoccia da morire lasciare lo spettacolo prima della fine. Oddio, se finisse il mondo lo spettacolo sarebbe finito, ma io avevo un po' di bis da fare, e magari anche un afterhour.
Se domani finisse il mondo, vorrei indietro i 250 euro delle gomme da neve.

lunedì 17 dicembre 2012

Musa's Box sotto la neve

Anche stavolta la lista è lunga, nonostante la settimana sia stata un po' movimentata
- sferruzzare la mia nuova lana marrone (rosicando un po' per non aver preso anche il color prugna)
- prendere un tè con un'amica e guardare insieme foto e video della presentazione di venerdì
- sdrammatizzare una situazione antipatica, ridendo con Luca
- le mie veterinarie, che vorrei curassero anche gli umani (e per me già vederle all'opera è terapeutico)
- i miei nuovi tè, tutti!
- nuove, entusiaste recensioni di Sholeh Zard
- la mia rubrica di fumetti su Zebuk
- fare shopping sul catalogo di Bao Publishing
- una cena tra amiche, e pazienza se lo scopo per cui era stata indetta è passato in secondo piano ;-)
- tramare per far avere a un'amica un regalo fichissimo
- fare progetti per presentazioni e performance
- la promessa delle vampire thailandesi (questa la capiamo in poche, ma buone)
- la Tata che ha passato la revisione
- la prospettiva di una nuova collega, in gamba e piacevole
- il lusso di fregarsene, chiudere la porta di casa e lasciar fuori le incazzature, crogiolandomi nel calore della mia casa e soprattutto della mia famiglia
- la neve, quella seria, in un giorno in cui posso permettermi di restare a casa con i miei bambini
- spadellare senza fretta e fare la torta di mele
- provare a fare il tè indiano: bbbono!
- rilassarsi fino ad annoiarsi
- scrivere e ridere di ciò che ho scritto, e poi ridere ancora leggendolo a Luca
- i miei bambini che giocano come se non ci fosse un domani
- il bellissimo spettacolo Sensation Seeker, con Francesca Pedretti e De Nova Luce, Alessandra Centonze e la Compagnia Odakini, Victoria Ivanova e Francesca Russo
- Amelia entusiasta del suddetto spettacolo
- Ettore addormentato con la sua volpina di pezza in mano, e che si risveglia soltanto durante l'intervallo
- vedere un'amica che non riesco a frequentare quanto vorrei
- provare una nuova ricetta per il plumcake
- passare la mattina con Luca
- guardare il primo episodio di Dexter quarta stagione
- rileggere un romanzo letto 15 anni fa
- progettare di corrompere una persona per indurla a leggere brani di Sholeh Zard in una performance che sta lentamente prendendo forma
- la musica fichissima che verrà usata nel booktrailer di Sholeh Zard
- contare i giorni che mi separano dalle ferie di Natale
- un bellissimo giro nel bosco innevato
- preparare pacchetti per le amiche lontane
- le scaloppe di storione (e l'altro chilo e mezzo che mi aspetta stasera)
- ricevere una telefonata di ringraziamento e auguri inaspettata
Ringrazio come sempre Euforilla, che ha lanciato la moda di questo esercizio fricchettone che fa tanto bene al cuore!




giovedì 13 dicembre 2012

Coccolatemi

Oggi ho bisogno di coccole. È stato un giorno tutto sommato buono: Zebuk ha pubblicato una bellissima recensione di Sholeh Zard e ho ricevuto notizie interessanti per il lavoro. Eppure è bastato un piccolo scazzo per rovinarmi la festa, forse perché questo piccolo scazzo nasconde tutto un modo di pensare che speravo tramontato. E che invece, evidentemente, è vivo e vegeto, se qualcuno pensa di essere divertente scherzando su certe cose, e si offende pure se non stai allo scherzo.
È una cosa piccolissima, che non mi tocca nemmeno in prima persona. Però insomma, mi turba. Più di tutto, mi turba pensare che venga da una madre come me, i cui figli non vedranno niente di male in certi scherzi.
E mi scoccia pensare che il tutto nasca da un abbigliamento non curato e da un aspetto un po' troppo nature per certi gusti. Come se fossimo femmine solo se indossiamo i tacchi e ci trucchiamo. Come se ci fosse un modo giusto e uno sbagliato di essere femmine.

martedì 11 dicembre 2012

Farcela

C'è gente che non ce la fa.
Io per esempio non ce la faccio ad aspettare Natale: non vedo l'ora che arrivi il 21 dicembre ore 12 per tuffarmi in quell'atmosfera full time con i miei bambini (e finalmente dedicarmi al terzo libro, di cui finora sono riuscita a scrivere 4 pagine).
Luca non sa se ce la farà a fare delle ferie serene, dal momento che uno dei suoi colleghi ha problemi di salute non trascurabili e di non immediata risoluzione. Spero che l'azienda capisca e trovi una soluzione, altrimenti, con i ritmi di queste settimane (il suo collega manca già da 3 settimane), il caseificio rischierà di avere due persone con problemi di salute non trascurabili.
E poi c'è tutta quella pletora di gente che non ce la fa in altro senso. Che non ce la fa a guardare più in là del proprio naso. Non ce la fa ad essere gentile a prescindere. Non ce la fa a capire che non è mors tua vita mea, e non è che se mi ferisci tu sei più nel giusto. Non ce la fa a mettersi nei panni degli altri, e vive con la scusa del non rendersi conto.
Per fortuna non sono molti e, se proprio non te li trovi sul lavoro, basta evitarli. Se ce la fai.

lunedì 10 dicembre 2012

Musa's Box del Patrono

Anche questa settimana, la lista delle cose belle è infinita. Adesso che me le segno man mano, mi sembra che siano sempre di più:
- un giro nel bosco con Luca, in una pausa pranzo feriale, con i panini al formaggio e un sole splendido
- la Quarta che mi fa il pelomassaggio e mi dà le testatine
- un'ottima cena thai, preceduta da shopping selvaggio di spezie
- Amelia che cerca di farsi capire da un musicista scozzese
- ritrovare uno stand che credevo non sarebbe più ricomparso all'Artigiano in Fiera (no, non è quello dei tamburi ungheresi, ma non si può avere tutto)
- un'alba spettacolare, con i toni del rosso e del grigio che si intrecciano tra le nuvole
- quando Luca mi sorprende
- un mezzo pomeriggio passato a produrre mandorle e pistacchi speziati
- ridere tantissimo con Ettore, che vuole impedirmi di commentare su FB
- il mio nuovo ombretto Neve Cosmetics color erba
- indossare il mio bellissimo vestito Desigual, abbinato alla collana creata da Euforilla
- scegliere le spezie più gustose per le mandorle della presentazione
- essere sorpresa dalla partecipazione di alcune persone, che non credevo poi così interessate e che mi hanno commossa
- i messaggi e le chiamate di chi non ha potuto partecipare
- ridere ed emozionarmi sentendo leggere le mie stesse parole da Marco (grazie!)
- il vestito fighissimo della mia amica Grazia, e le risate che mi sono fatta leggendo che mi chiedeva il "permesso" di metterlo (Grazia, non ho riso della tua delicatezza, ma non ho potuto trattenermi all'idea di quanta figaggine ci sarebbe stata in biblioteca quella sera)
- le mie amiche Cristina ed Anna, che mi hanno aiutata col tè e le mandorle
- la prospettiva di nuove presentazioni, vicine e lontane
- la presentazione, punto, e chi c'era lo sa :-)
- i miei bambini addormentati sul tappeto della zona bimbi
- una passeggiata nella neve, con il sole, insieme a Ettore
- giocare a SuperFarmer con grandi e piccini
- il merluzzo al forno con le patate
- l'ennesima torta di compleanno di Amelia
- Amelia che gioca a truccarsi
- coccolare Amelia stanca e infreddolita a fine giornata
- una giornata di shopping con le amiche, con i suoi frutti: gli addobbi tribal dell'albero di Natale, una nuova felpa da Chapati, 4 tipi di tè profumati, i biscotti olandesi, 10 gomitoli di lana che chissà...
- riconciliarmi con mia madre davanti a una torta pere e cioccolato (sono una venduta, lo so!)
- ricapitolare gli acquisti con i miei bambini, che hanno passato la giornata con i miei
- Quarta che da una settimana è con noi e speriamo ci resti almeno tutto l'inverno
- l'arrivo dei tè di Acilia
- una cena insieme a Luca, a base di tè e biscotti olandesi (presi insieme a una bellissima scatolina di latta, che è già stata riempita di tè)
- il sole all'alba, enorme e rosso, in un cielo gelido ma limpidissimo
- sapere che certe amiche lavorano costantemente per la mia felicità, anche all'una di notte (questa mi sa che la capiamo solo io e l'interessata, ma colgo l'occasione per dirti grazie!)
Certo, i malumori non sono mancati: per Amelia che ha dovuto prendere l'antibiotico, per il mal di testa fulminante di Luca, per la neve che ha impedito a molti di venire alla presentazione. Ma, a rileggere questa lista, mi sembrano così insignificanti...


giovedì 6 dicembre 2012

Ansia da prestazione

Lo so che domani a Motta saremo tra amici. E che, tra un brano e l'altro, chiacchiereremo, berremo tè e mangeremo dolcetti.
Però sarà la neve annunciata (e speriamo evitata), sarà che ci tengo davvero, oggi non riesco a concentrarmi. Inizio un lavoro, mi lascio distrarre subito da altro, ne inizio un altro lasciando il primo a metà. Mi ricordo questo e quello, a tratti. Non sono certo concentrata.
Sarà ansia da prestazione? Non lo so.
So solo che oggi pomeriggio io e i fornelli diventeremo una cosa sola, per produrre una quantità di mandorle e pistacchi speziati. E domani non vedo l'ora di abbracciarvi tutti, quelli che ci saranno di persona e quelli che non potranno.

lunedì 3 dicembre 2012

Musa's Box

Ommioddio, stilare un elenco delle cose più belle di questa settimana sarà davvero un'impresa titanica!
Con ordine (ma anche no):
- Riuscire a portare la mia amica Chiara, seppure con qualche piccolo incidente, allo swap party e guadagnarci 3 maglioni, 3 magliette e un paio di pantaloni
- Complottare con le amiche per decidere il regalo di compleanno per un'amica comune e innamorarsi di una serie di oggetti visti su Etsy
- Fare le prime prove di lettura per la presentazione di Sholeh Zard di venerdì 7
- Godersi le serate in famiglia, tutti vicini e tutti sereni
- Rendere felice un'amica con un regalo che solo io posso farle
- Ispirare idee imprenditoriali ad amiche molto diverse tra loro
- Fare shopping di giochi e giocattoli in vista del compleanno di Amelia ma soprattutto del Natale
- Sentire Amelia che legge per Ettore un libro di favole
- Ricevere un vassoio di dolci come premio del mio impegno umano sul lavoro
- Essere intervistata alla radio!
- Ricevere un nuovo mazzo di tarocchi da un'amica
- Sfornare una focaccia fatta in quattro e quattr'otto, da leccarsi i baffi
- Vedere che la presentazione che hai contribuito a organizzare è andata benissimo, oltre le tue più rosee aspettative
- La mia collana bellissima, di Refugee Scart!
- La Quarta che torna dopo quasi due mesi e ci fa tonnellate di fusa
- Passare quasi 3 giorni a contatto con due amiche lontane e scoprirsi affiatate come se avessimo sempre abitato nella stessa strada
- Festeggiare Amelia a colazione, senza grandi pretese, e poi scoprire che anche gli amici ci avevano pensato e le avevano fatto regali bellissimi
- Festeggiare una cara amica per i suoi 40 anni, insieme a tutto il Norditalia
- Una veranda stupenda, in una casa bellissima, in cui prima ho coccolato il mio bambino e poi ho chiacchierato con le amiche finché quasi non cascavamo addormentate
- La sensazione che, anche se stessimo insieme per una settimana, non sarebbe comunque abbastanza (ma a quel punto gli uomini si coalizzerebbero contro di noi, mi sa)
- Scoprire un Monferrato bellissimo e insolito, brumoso e colorato
- Conoscere persone nuove e piacevolissime, non mi stancherei mai
- Fare colazione con le brioches appena sfornate
- Portare le mie amiche sulla strada della perdizione
- Assistere con i miei bambini a un concerto di omoni scozzesi
- Scoprire una cosa brutta, che mi fa incazzare da morire, ma avere in quel momento il supporto delle mie amiche accanto
- Pensare che mia figlia, nonostante tutti i culi che le tiro, è davvero una bella persona, e vedere che gli altri lo manifestano con frequenza maggiore rispetto a me
- Avere la conferma che Luca è veramente un uomo speciale, con cui divertirmi e a cui appoggiarmi. E soprattutto è uno scaldapiedi d'eccezione
- Sapere che la mia vita è piena di amore e di bellezza, mi sento così fortunata!
Penso di essermi scordata almeno il 50% delle cose belle di questa settimana, che è stata bella e si è chiusa in modo davvero straordinario.
Questo esercizio settimanale, che all'inizio mi sembrava un po' troppo fricchettone, mi sta davvero aiutando a capire quante cose belle ci sono nella mia vita, è un privilegio immenso poterne godere.
Ovvio che non sono una santa, gli umori neri ci saranno sempre. Ma sapere che non sono fondati, che sono solo attimi e ormoni, è un enorme sollievo.

sabato 1 dicembre 2012

Letture di novembre

Space Opera: Saga di Brian K. Vaughn e Fiona Staples. L'ho voluto dal primo giorno in cui Bao ha annunciato che l'avrebbe pubblicato. E avevo ragione, cazzo. L'unico mio timore, avvicinandomi alla fine di questo primo volume, era che finisse in qualche modo atroce, con un cliffhanger strappacuore. E invece il cliffhanger c'è, ma mi fa venire da sorridere ogni volta che ci penso.
Manga tribal: I giorni della sposa di Kaoru Mori. Regalo di PianoBi, graditissimo. Ho letto i primi 3 volumi, quelli pubblicati in Italia. Gradevoli, disegni da urlo nonostante l'estetica manga non sia proprio la mia. Ora che sono assuefatta, non mi resta che aspettare le prossime uscite.
Paranormal romance: La cacciatrice della notte di Jeaniene Frost. Dev'essere un vizio delle cacciatrici di vampiri: da pudica a puttana nel giro di 2 capitoli netti. Avevamo già visto una cosa del genere in Anita Blake, partita con l'idea di "conservarsi" per il matrimonio e ora impegnata con una quantità imprecisata di maschi di varie specie. Cat si contiene: si limita a fare sesso selvaggio con un solo fighissimo vampiro. Tra una scopata e l'altra, lui le insegna l'arte di piantar paletti (e giuro che in questo caso non è un doppio senso). Uno svuotacervello che si fa leggere, ma dovete promettermi che la mamma di Cat morirà entro il prossimo libro. Di morte lunga e dolorosa, sennò ci penso io.
Distopia, amore e poteri speciali: Schegge di me di Tahereh Mafi. La storia è sicuramente interessante e raccontata bene: la "buona" che si crede un mostro, il "buono" che la vuole salvare, il "cattivo" che però forse non ha poi tutti i torti. L'unica pecca, che ho riscontrato anche in altri romanzi Young Adult, è la gestione dei genitori. Se anche mia figlia fosse capace di uccidere o far star male le persone col suo tocco, troverei un modo per essere un genitore decente, per darle affetto, per non farla sentire troppo diversa: dopotutto basta un po' di latex, diomio. Tutti questi genitori che non vedono l'ora di sbarazzarsi dei figli "speciali" non sono credibili, neanche nell'ottica di un lungo logoramento di nervi. Orrenda la copertina, come il 90% delle copertine di libri YA.
Distopia, amore e poteri speciali 2: Destroy me di Tahereh Mafi. E non ce l'ho, fatta, ho preso il seguito in formato Kindle. E vorrei indietro i miei soldi: si può spacciare per seguito i deliri amorosi del cattivo? Sotto un certo aspetto, geniale. E coraggioso: se facessi una cosa del genere, io vivrei nel terrore di trovarmi qualcuno sotto casa, con una mazza da baseball in mano.
Doppioni apparenti: Jenny Pox di J.L. Bryan. La storia di come sono arrivata a questo libro sarebbe veramente interessante, ma troppo lunga da raccontare in questa sede. Apparentemente, stesso contesto di Schegge di me: una ragazza non può toccare nessuno, pena la morte altrui. Qui però c'è la provincia americana, un padre amorevole (finalmente!), un confronto con persone di pari poteri. Non sono convinta della fine, ma non è poi così grave.
Fantasy per bambini: The Familiars libro 1 di Adam Jay Epstein ed Andrew Jacobson.Gradevole fantasy avventuroso, incentrato sulle figure dei famigli o familiari (per intenderci: Hedwig e Crookshanks). Se i miei figli non fossero in fissa con Strega Madrina, gliel'avrei letto. Al limite, glielo leggerò quando avremo finito di rileggere quello.
Benvenuta depressione: Il bambino indaco di Marco Franzoso. A caldo, mi verrebbe da commentare: storia di un pirla che voleva la moglie New Age e si è trovato a fronteggiare il problema di averla. Ovviamente è un'estremizzazione, ma rende bene l'idea di come per tutto il libro (breve, per fortuna, un racconto in verità) ti venga da dirgli: o pirla, prendi il bambino e scappa, salvalo, salvati. E invece niente, come al solito devono intervenire le mamme. Con tutto il fatto che, se mia nuora affamasse mio nipote per le sue convinzioni del cazzo, non le sparerei: mi prenderei proprio la soddisfazione di prenderla per quel collo striminzito e tirarglielo come a una gallina. Insomma, ci voleva più cattiveria.
Urban fantasy YA rocambolesco: Demon sitter di Royce Buckingham. Morto il suo maestro, un ragazzo rimane solo in una casa polverosa a custodire demoni, qui intesi come creature del caos che vanno tenute a bada affinché non distruggano l'ordine del mondo. In verità la trama è esilina, niente di che, ma alcune scene sono esilaranti e in generale il mondo in cui il protagonista si muove è interessante. Svuotacervello intelligente per ragazzini, godibile anche dagli adulti.
Un punto di vista diverso: Il vangelo dell'assassina di Amanda Lind.  Si può essere moglie, madre e professionista del crimine? La risposta di Francy è "nì". La mia risposta è "sì, se hai le palle di non sposarti con un fantoccio". Ma anche "chissenefrega, ormai il danno è fatto". Il romanzo è bello e originale, neanche un personaggio stereotipato, c'è azione ma anche introspezione. La mia anima bambina avrebbe preferito un finale diverso, ma la me stessa adulta riconosce che è giusto così.

mercoledì 28 novembre 2012

Ormoni ed età

Quando ero adolescente, Richard Gere risorse grazie a Pretty Woman. Di quel film, immagino che tutte ricordiamo la scena di Julia Roberts vestita di rosso, all'opera, che piange guardando la Traviata. Forse non tutti sanno che la scena è presa paro paro da La mia geisha, in cui Shirley MacLaine si commuove assistendo a una rappresentazione della Madama Butterfly.
Ecco, io all'epoca ero una ragazzina, la Butterfly mi sembrava la storia di una donna debole e stupida. Oggi la vedo nella sua pienezza e bellezza: la storia di una donna disperata che si è aggrappata a un sogno d'amore ed è morta per consentire al figlio di avere una vita migliore.
Una volta assistevo impassibile al finale, pensando che quella katana l'avrei usata per tagliare la gola a Pinkerton e alla sua insipida moglie.
Oggi capisco che, se tuo figlio ha fame e la tua unica prospettiva è tornare a fare la prostituta, non hai molta scelta. Io forse non mi sarei ammazzata, nella speranza un giorno di rivederlo, cresciuto e felice. Ma non riesco neanche a nominare il sacrificio di Butterfly (quello di rinunciare al proprio figlio) senza commuovermi.
Altro che eteree fanciulle che muoiono di tisi.

domenica 25 novembre 2012

Musa's Box

L'elenco delle cose belle questa settimana arriva in anticipo di un giorno, perché domani temo sarò troppo sotto un treno col lavoro per potermi prendere anche solo un attimo di pausa.
È stata una settimana strana: piena di cose belle ma anche pervasa da uno scoglionamento che faccio risalire alla SPM. Sono contenta che:
- siamo riusciti ad andare finalmente all'IKEA, dopo mesi che dovevamo, e non prendere troppe cazzate, anzi: direi il minimo indispensabile + 3 confezioni di candele
- la lezione di danza di ieri sia stata bellissima e commovente (sì, Pedretti, mi sono sciolta così bene perché ho riconosciuto l'aria della Madama Butterfly), nonostante i fanveil non siano il mio accessorio preferito (né quello che mi riesce meglio)
- Luca sia andato al posto mio alla presentazione del nuovo libro di Nicolai Lilin e abbia fatto un po' di PR per me
- una cara amica, dopo aver letto il mio libro, stia progettando una performance e addirittura un booktrailer dedicati a Sholeh Zard. Inoltre sono contenta che la compagnia a cui si è unita di recente sia di una figaggine pazzesca
- un'altra amica ed io abbiamo formato una task force anticrisi per risollevare un po' il morale di un'amica che sta attraversando un brutto momento
- in biblioteca mi siano arrivati un sacco di libri stuzzicanti. Peccato non aver avuto più di 10 minuti per aprirli!
- Luca ed io abbiamo passato una mezza domenica insieme, tra una colazione sontuosa e tante coccole
- mi sia arrivato il pacchettino di un'amica lontana, con un sacco di prodotti meravigliosi (Giada, giuro che i tuoi te li porto stasera, cascasse il mondo)
- la visita dalla dietista sia stata un successo e una piacevole chiacchierata
- un'amica che finora ho frequentato meno di quello che vorrei si sia rivelata ancora più piacevole di quello che sospettavo
- con due amiche siamo riuscite a trovarci per fare un po' di sano bidet a un certo numero di persone
- le risate siano state più dei musi e delle urla
- Amelia abbia deciso di fare il saggio di ginnastica di Natale perché le va, senza pressioni da parte nostra. E che Ettore in altrettante libertà abbia deciso di non partecipare allo stesso saggio
- le zucche della Bioexpress si siano rivelate superiori alle mie aspettative
- siamo riusciti a trasformare in aneddoto ridicolo un acquisto a dir poco incauto (non comprate carpe, soprattutto intere e non eviscerate!)
- la moussaka comprata dal kebabbaro fosse veramente molto molto buona
- la salute di tutti abbia finora tenuto botta, nonostante raffreddamenti e tossi varie
Mai come in questo periodo sono consapevole della fortuna che ho e che temo sempre di non meritare.

venerdì 23 novembre 2012

Godersi ciò che c'è

In giorni come questi, complici la SPM, il clima e il lavoro, mi scatterebbe automatica la lagna: sono stanca, mi fanno male le spalle, il mio lavoro di questi giorni mi annoia mortalmente e mi costringe a trascurare una parte dei miei doveri, questa settimana mi sono sempre alzata alle 6 perché il pullmino passava presto, ho una gatta che caga radioattivo e un gatto che mi stordisce di richieste, e via lamentando.
Ma che cazzo, mi dico poi, come può una serie di eventi insignificanti, per quanto fastidiosi, dare il via a una lagna, quando ci sono tante cose belle nella mia vita? No, ora non scatterà la modalità "senso di colpa", mi sono liberata di certi retaggi.
Scatterà la modalità "goditi quello che c'è". Goditi il fatto che oggi andrai al Naturasì con tua mamma e i tuoi bambini. Che hai trovato i fanveil che ti servivano, te li presta un'amica. Che tra una settimana vengono le tue amiche e ti aspetta un weekend super. Che questo weekend farai danza e un fichissimo swap party. Che tra un'ora e mezza sarai a casa, con tuo marito e i tuoi bambini e i tuoi gatti. Che, se la gatta radioattiva cagherà di nuovo, potrai accendere uno dei tuoi nuovi meravigliosi incensi, dono di un'altra amica. Che hai addosso il profumo più buono di sempre. Che questo weekend, cascasse il mondo, finirai di copiare Zohar.
E adesso muovi il culo. Più lo tiri in lungo, questo lavoro noiosissimo, e più patirai.

mercoledì 21 novembre 2012

Rassegniamoci

Non posso più nascondermi dietro un dito: passato il bel tempo dei giorni scorsi, oggi novembre ha deciso di manifestarsi in tutto il suo nebbioso splendore e non ce n'è per nessuno.
Io sono bloccata in entrambi i lavori che sto facendo, aspetto una risposta per poter lavorare. Rispondo alle mail, rassicuro gli ansiosi, faccio quello che posso. E intanto sogno di essere a casa, sotto il piumone, con una tazza di tè profumato, un gatto in braccio e un libro da leggere.
Un BEL libro: è da un po' che non ne leggo. Un libro che mi prenda e mi porti via, come Bartimeus o Educazione siberiana o Il circo della notte.
Probabilmente è solo un po' di spleen, un periodo così. Tanto oggi vado in biblioteca, mi aspettano un po' di libri prenotati. Se riesco, mi porto anche una sorpresa.

lunedì 19 novembre 2012

Musa's Box

Accidenti, che settimana. Forse faccio prima a scrivere che cosa NON è andato bene.
Sono incredibilmente grata per:
- aver scelto il mio nuovo profumo
- un momento di intimità a sorpresa
- una ricetta buonissima e facilissima regalata da una nuova amica per la presentazione di Sholeh Zard del 7 dicembre
- la pizza frutti di mare e cipolle (ma cosa gli costava prendere i gamberetti sgusciati?)
- il meraviglioso spettacolo del Cirque du Soleil, i 340 euro meglio spesi della mia vita
- girare per Pavia il sabato mattina con la mia mamma
- la torta Red Velvet del Peach Pit
- il banco del pesce del mercato, con i pagellini freschissimi
- una recensione meravigliosa di Valewanda
- un pomeriggio dedicato a tre amiche molto diverse tra loro, ma ugualmente piacevoli
- andare a Milano con un'amica (e fare il viaggio con un'altra amica, e incontrare là un altro amico ancora) per ascoltare una conferenza noiosissima nell'esposizione ma molto interessante nei contenuti
- ricevere una lettera come quelle di una volta, piena di complimenti e di osservazioni intelligenti
- leggere ai miei bambini Strega Madrina, per la seconda volta
- fare progetti e locandine per le presentazioni del 30 novembre (Terre Senza Promesse) e del 7 dicembre (Sholeh Zard)
- la copertina di Zohar, il figlio di Sholeh Zard
Qualcosa me lo sarò sicuramente dimenticato, perché questa settimana è stata straordinaria.
L'unico cruccio è sapere che per una mia amica invece questa settimana è stata orribile: spero che questo brutto periodo si concluda come lei desidererebbe e che comunque i problemi personali non le impediscano di godersi la magnifica avventura professionale che sta per vivere. E che, comunque vada, i suoi sogni si avverino.





venerdì 16 novembre 2012

Buon karma abbestia

Non riesco a credere alla mia fortuna: questa settimana mi sta riservando sorprese bellissime, tutte da parte di amici. Dopo la copertina di Sybille, dopo una mail con un regalo che spero di svelarvi presto, ieri torno a casa dopo una serata passata in una libreria bellissima e trovo una lettera. Una lettera scritta a mano, su una delicata carta da lettere giapponese.
È la lettera di un'amica che ha letto Sholeh Zard e che mi dà il suo parere in questo modo quasi antiquato. Un parere alquanto lusinghiero, oltretutto, quindi ne sono doppiamente contenta.
Non le ho ancora risposto: voglio rileggere la sua lettera, assaporarla, prendermi il tempo che questo piacere merita.
Ma, se passa di qui, voglio che sappia che mi ha veramente toccato il cuore.

mercoledì 14 novembre 2012

La ragione di vita

Spesso mi capita di sentire che i figli sono la ragione di vita dei loro genitori. Lo si accetta come un dato di fatto. Ma è davvero così? Ed è davvero così per tutti?
Io amo moltissimo i miei figli, se a uno di loro capitasse qualcosa morirei di dolore, metto i loro bisogni al di sopra di ogni cosa (ho detto "bisogni", eh).
Però, onestamente, non credo che siano la mia ragione di vita. Non l'unica. Così come non lo è il loro papà, anche se lo amo moltissimo.
Credo che la mia ragione di vita sia la mia vita. Tautologico, OK. Ma vero.
Penso di vivere per essere felice, il che ovviamente comporta che chi amo sia sano e felice. Ma comporta anche che io riesca ad avere una qualità di vita decente, un lavoro piacevole, un po' di tempo da passare con gli amici e un po' di tempo per me.
Penso che, se una malattia mi privasse della possibilità di comunicare o di leggere o di scrivere, ne patirei infinitamente, forse quanto patirei per la morte di un mio caro.
Penso che, se la crisi in cui ci troviamo mi impedisse di avere una qualità di vita accettabile, piomberei in una grave depressione.
Penso che sarebbe un durissimo colpo perdere in un botto tutte le persone che mi onorano della loro amicizia, vicina e lontana.
Insomma, pensiamoci davvero prima di ripetere stereotipi: la ragione di vita è, per definizione, una cosa seria.

martedì 13 novembre 2012

Troppa grazia

E poi, dopo che hai scritto un elenco sterminato delle cose belle della settimana scorsa, ti arriva la ciliegina sulla torta: la copertina del secondo libro di Sholeh Zard, che si intitolerà Zohar.


Grazie mille a Sybille, artista impareggiabile e donna straordinaria!

lunedì 12 novembre 2012

Musa's Box

Dopo un weekend così, è facilissimo e difficilissimo trovare tutte le cose belle della settimana. Facilissimo perché sono stata tanto con la mia famiglia. Difficilissimo perché siamo rimasti tappati in casa per il brutto tempo, dopo una settimana di sole: grrr.
Ma cominciamo:
- una domenica passata con Luca
- il Vaporetto nuovo, che lascia la casa profumata di pulito
- il pesce cucinato e mangiato
- il negozietto di cibo bio sfuso in centro a Pavia
- i miei bambini che giocano con gli ombrelli sotto la pioggia
- i negozianti che trattano bene i miei bambini
- ottimo tè al fiore di cactus
- un giro di shopping a Serravalle
- un concerto a Motta Visconti, che mi ha permesso di scoprire una chiesetta deliziosa in compagnia di un'amica
- la lettura su kindle
- la Pinta che mi sveglia in mezzo alla notte, tutta fiera dei topi che riesce a prendere
- il gattino che ormai pretende di essere preso in braccio e coccolato
- una zucca inaspettata e buonissima
- i tempi rilassati
- riguardare le foto del weekend passato
- le amiche che mi procurano occasioni per presentare Sholeh Zard
- leggere per i miei bambini un libro preso a Lucca
- i dolci fantastici di mia zia
- il mio nuovo vestitino Desigual
- contare i giorni che mi separano dalle vacanze di Natale

venerdì 9 novembre 2012

Il dilemma delle madri

Leggo su Pinterest una specie di tabellone sui gatti. E la tipa che l'ha pubblicato commenta che i gatti che vivono fuori casa vivono in media di meno rispetto a quelli che vivono esclusivamente in casa. Argomenta che non è un peccato chiudere i gatti in casa, perché là fuori è troppo pieno di pericoli e i gatti ormai sono animali domestici, mica selvatici.
Mi prudono le mani. Perché mia madre ha una gatta che è stata rinchiusa in casa per i troppi pericoli "là fuori" ed è diventata obesa e nevrotica. E perché mi sembra di sentire le stesse teorie applicate ai bambini: là fuori ci sono troppi pericoli, teniamoli in casa nella bambagia.
I pericoli di "là fuori" fanno paura a qualsiasi genitore. A volte Amelia mi chiede di poter stare fuori dalla sua scuola ad aspettarmi mentre io porto Ettore alla materna, e ogni volta faccio fatica a concederglielo (ma glielo concedo ogni volta). Man mano che cresceranno, le decisioni che prendo oggi mi sembreranno sempre più ridicolmente insignificanti. Eppure è importante abituarsi a lasciarli là fuori, liberi di decidere della propria incolumità.
Ovvio che la relativa libertà di cui i miei figli godono è proporzionata a vari fattori: quanti pericoli effettivi il posto presenta, quanto loro sono consapevoli di questi pericoli, quanto sarebbero gravi le conseguenze in caso di trasgressione. Rispetto a molte madri, in ambiente urbano sono molto più rigida e ansiosa nei loro confronti. Salvo invece lasciarli relativamente allo stato brado in cascina o in ambiente privo di traffico (penso per esempio a Levanto).
Ecco, per i miei gatti non mi sento di comportarmi diversamente. So che la loro libertà potrebbe essere fonte di pericoli gravi, ma perché dovrei limitare la loro natura solo per le mie ansie? Sono io che piango per l'Orsino, mai tornato. Sono io che mi rattristo per la Quarta, che probabilmente ha trovato un posto che gradisce maggiormente. Se un gatto non si sente di vagare, non lo fa: Pinta, Bianca e Bigia sono rimaste per anni in cortile e strette adiacenze.
Ovvio che, se vivessi a due passi da una strada di grande percorrenza, forse farei considerazioni diverse. Ma probabilmente, se non potessi far uscire i miei gatti, manco li prenderei.
Non lo so, è che mi viene in mente un aneddoto che mi racconta spesso mio suocero: quando era piccolo (tipo 2/3 anni), Luca chiese di poter andare all'asilo da solo. Il tragitto era breve e senza attraversamenti: sua mamma lo accontentò (seguendolo o facendolo seguire a distanza, senza farsi vedere). Luca andò all'asilo da solo, senza esitazioni o deviazioni. E poi, forte di questa esperienza, non chiese mai più una cosa del genere.
A me questo aneddoto viene in mente ogni volta che i miei figli mi chiedono un po' di indipendenza in più. E ogni volta che arriva un nuovo gattino e io devo decidere quanto fidarmi della natura e della buona sorte.

lunedì 5 novembre 2012

Bene e insieme

Epperò non basta una lista, più o meno lunga, più o meno sentita. Non basta per dire cosa sento dentro di me ogni volta che Luca ed io stiamo insieme.
Beh, certo, noi in teoria stiamo insieme tutti i giorni: lui è lì quando torno a casa, ceniamo insieme, ci corichiamo insieme. E già questo lo apprezzo moltissimo, non a caso è il senso dell'essere sposati.
Ci sono però occasioni in cui lo stare insieme diventa centrale nella nostra vita, in cui non si fanno cose insieme ma si sta insieme. Per esempio, quando siamo in vacanza. Per esempio, questo weekend.
In cui siamo partiti con tutt'altri obiettivi e siamo principalmente stati insieme: nella mascherata dei cosplay, nell'incontro con gli amici, la sera a cena e poi a letto (a guardare Ulisse dopo anni che non vedevamo più un documentario, che vi pensate?), a colazione, pranzando con una pizza da asporto davanti al mare. Il nostro mare.
Certo che ci riflettevo proprio ieri: Sholeh Zard è stato scritto più a Levanto che a casa mia. Lo so, a casa l'ho accuratamente preparato, ma poi l'ho fisicamente scritto in spiaggia, sulle panchine del lungomare, al parchetto, in stazione. Perché? Secondo me non solo perché a Levanto ho più tempo. Secondo me anche e soprattutto perché per me è un luogo pieno d'amore, dove stare con mio marito e la mia famiglia significa star bene.

Musa's Box

È lunedì, rientro al lavoro dopo una settimana passata sotto un treno e con la febbre alta, ho una trentina di mail da evadere e, dopo un weekend uggioso, c'è il sole. Riuscirò a trovare qualcosa della settimana scorsa per cui valga la pena sorridere?
- il gattino semiselvatico che ora addirittura sale in braccio e si fa coccolare a lunghissimissimo
- le ali da pipistrello dei miei bambini
- le bellissime zucche autoprodotte e intagliate da Luca
- l'arrivo del Vaporetto nuovo
- un tè con un'amica
- un giro in biblioteca
- lo shopping a Lucca
- l'incontro-intervista con Polepole su Sholeh Zard
- una mail su una cosa a cui tengo molto
- conoscere finalmente di persona PianoBi!!!!!
- un giro breve e inaspettato a Levanto
- riconoscere che mio marito è davvero una persona speciale
- The Ayers Zoo
- dormire vicini vicini, e non solo perché sono freddolosa
Ed ora, vado ad affrontare il duro lavoro. Meno male che è una bella giornata, almeno questo.

giovedì 1 novembre 2012

Letture di ottobre

Pastiche letterario: Il caso Jane Eyre di Jasper Fforde. Esatto, quello dei draghi. Qui si contiene un po' (peccato), ma ci si diverte ugualmente moltissimo. Con una pecca: io, se fossi Thursday, mi sarei messa con Spike tutta la vita, la minestra riscaldata mi piace solo da mangiare.
Epic fantasy: La notte del Corvo di James Barclay. Amabile reunion dal solito sapore agrodolce: divertente, epico, avventuroso, con ampio spazio per il dolore che ognuno di noi potrebbe provare. La fine è veramente inaspettata e spiazzante, ma giusta. E adesso scommetto che mi tocca aspettare il quarto romanzo.
Funny romantic: Overbite di Meg Cabot. Fermo restando che tra i suoi due spasimanti impalerei quello umano, Meena Harper mi è decisamente simpatica: non è una superfiga stendivampiri, ma una poraccia che s'è ritrovata col fidanzato sbagliato. O meglio: giusto, giustissimo, ma della specie sbagliata. Un personaggio che non sfigurerebbe nel cast di Sholeh Zard.
Romanzo de paura che Stephen King gli fa una pippa: Notte eterna di Guillermo Del Toro e Chuck Hogan. Basterebbe la copertina a far capire che non stiamo parlando di amichevoli vampiri della porta accanto, bensì di creature feroci e disumane, ripugnanti, che seguono logiche ben diverse dalle nostre. Per provare una paura fottuta: catartico.
Dove i vampiri sono un pretesto: L'accademia dei vampiri di Richelle Mead. Normali meccanismi di potere all'interno di una high school un po' particolare. Dove il vampirismo è un pretesto, probabilmente per adeguarsi al binomio vampiri/adolescenti di moda, ma potrebbero benissimo essere maghi o umani o qualsiasi altra specie da romanzo urban fantasy. Non male, per chi sopporta il genere.
Nuove creature magiche: La chimera di Praga di Laini Taylor. E dopo vampiri, licantropi, maghi, angeli, demoni, djinn e chi più ne ha ne metta, siori e siore, ecco le chimere. In guerra contro gli angeli, chissà perché poi. Nonostante queste orride premesse, la storia è leggibile, ma difficilmente leggerò i seguiti. Una nota poetica: la figura del Mercante di Desideri che non desidera mai, lui spera.
Romanzo di formazione: Thomas Jay di Alessandra Libutti. Bello tutto il lavoro di promozione, con la creazione del sito Free Thomas Jay e tutto il battage che ne è seguito. Il libro non è il mio genere, ma è una bella storia di formazione.
Fiaba: Rosa candida di A.A. Olafsdottir. Confesso: sono stata attirata principalmente dalla copertina, bellissima. Il libro boh, sai quando hai l'impressione che ci si sia fermati a una prima stesura, perché non si sapeva bene dove andare a parare? La storia è bella, il protagonista tal quale a mio marito (e il padre tal quale a mio suocero), bella la storia del roseto e l'aura un po' da realismo magico. SPOILER Forse la mia delusione nasce dal fatto che, in un'atmosfera così fiabesca, la tipa che dice "ho bisogno di cercare me stessa" proprio non ci sta. In un'atmosfera così, non c'è spazio per nient'altro che per il "vissero tutti felici e contenti, con una rosa tra i denti". FINE SPOILER Da provare.
Vampiri adolescenti pasticciati: Bleeding Love di Alyxandra Harvey. C'è la solita tipa adolescente. Solo che in questo caso non scopre improvvisamente di essere la principessa di un'antica casata di creature magiche: lo sa da quando è nata e per lei il sedicesimo compleanno sarà il giorno in cui smetterà di stare alla luce del sole, mangiare cibi normali, eccetera. Diventerà una vampira, come tutti quelli della sua famiglia, e secondo un'antica profezia regnerà su tutti i vampiri. A parte i patetici intrighi politici, di questo romanzo salverei una scena: quella in cui la madre della protagonista, Helena, fa irruzione armata insieme ai suoi sette figli e fa fuori la cattiva con un colpo di paletto in mezzo al cuore. Son finiti i tempi in cui le mamme si limitavano a strillare e piangere.
Per chi non è a dieta: A neve ferma di Stefania Bertola. Non siamo ai livelli di Romanzo rosa, ma questo libro è un piacevole svuotacervello in cui l'amore, gli equivoci e i dolci la fanno da padrone. Ideale per la convalescenza.
Per sognare Istanbul: Scandaloso omicidio a Istanbul di M. M. Somer. Come giallo, non un granché. Come spaccato di vita, da leggere assolutamente.
Giallo metafisico: La ragazza dei fiori morti di Amy Mac Kinnon. Bel giallo, costruito bene, che rimanda solo in qualche accenno ad Amabili resti, cui l'ho sentito paragonare. Peccato che la protagonista abbia nel sedere un palo grosso come quelli della luce, ché a un certo punto ti vien da chiederti perché son tutti lì a sdilinquirsi per lei. Dal mio punto di vista, poteva esserci un lieto fine ancor più lieto.



lunedì 29 ottobre 2012

Musa's Box

Ormai mi tocca: dopo quelle di Euforilla, Goddessinpired, ApeRegina e Horrya, ecco anche la mia. Sì, di lunedì, perché così ci si solleva un po' il morale. Anche se questo lunedì è una giornata schifosa non per il ritorno al lavoro, bensì per il suo contrario: ho un bel febbrone, con tutti i dolori del caso e, ad ogni buon conto, anche le mestruazioni.
Le cose belle di questa settimana sono tante:
- le tante persone che si sono interessate a Sholeh Zard
- i bellissimi segnalibri realizzati da una cara amica, che si è fatta nottate insonni per riuscire a mandarmeli
- fare shopping al mercatino di vestiti usati per bambini, spendendo pochissimo e facendo del bene
- fare un giro con un'amica in un negozio di stoffe bellissimissimo
- il sabato da soli con Luca
- reincontrare persone con cui ci tengo a mantenere i contatti, al Nomad Dance Festival
- riuscire ad accarezzare l'amichetto di Rachel, che ormai si fida di me
- Amelia che si alza dal letto subito, "perché la mamma non sta bene e non voglio farla urlare"
- Ettore che si diverte a cavallo
- il nuovo fichissimo saggio sui jinn e gli spiriti del fuoco segnalato da Academia e preso su Amazon
- Pinta che è tornata a dormire con noi
- la torta di patate dolci
- trovare il Vaporetto che voglio a 120 euro in meno (nuovo)
- fare programmi per Lucca Comics and Games
- organizzare presentazioni di libri e un weekend che si annuncia fichissimo
- accogliere lo sfogo di un'amica e le confidenze di un'altra



mercoledì 24 ottobre 2012

Come regalare un ebook

Se siete arrivati qui cercando su Google, vi dico già: non ho la soluzione al vostro problema, perché su Amazon gli ebook non si possono regalare. E questo mi fa parecchio incazzare, per vari motivi.
Il primo e il più semplice da intuire è questo: io sono un'autrice, il mio libro è solo in formato ebook, quindi mi perdo tutto il grande mercato di chi vorrebbe magari regalare il mio libro a qualcun altro.
Secondo, sono una persona che ama regalare libri, e conosco sempre più persone che leggono quasi esclusivamente su Kindle.
Terzo, una considerazione più generale: ce la menano da anni che il mercato editoriale è in crisi. Immagino che il fatturato delle case editrici si basi per una buona percentuale sui regali: possono permettersi di perdere questa fetta di introiti?
Quarto, al giorno d'oggi basta un soffio per convertire un file teoricamente proprietario in un pdf liberamente scambiabile. Per un ebook da 3/5 euro non mi varrebbe la pena, ma se Amazon mi costringe ci metto poco a farlo.
Quinto, non si tratta di un intoppo tecnico: in America è possibile farlo. Probabilmente tra qualche anno questa possibilità arriverà anche da noi (come a suo tempo la possibilità di scaricare mp3), ma nel frattempo ci saremo abituati a fare diversamente.

lunedì 22 ottobre 2012

Catwatching

In questo blog non parlo molto delle mie gatte. Anzi, ora dovrei dire "dei miei gatti".
È che negli ultimi 3 anni non c'è stato granché da dire, se non che le loro pisciate in casa mi facevano incazzare. Poi questa primavera Bianca e/o Bigia hanno commesso il peccato mortale: hanno pisciato la mia borsa di pelle, l'unica borsa per cui ho osato spendere più di 15 euro negli ultimi 9 anni. E sono state definitivamente buttate fuori, in perpetuo.
In realtà potrebbero benissimo entrare, come fa la Pinta: la gattaiola non è chiusa. È in modalità "solo uscita", ma è abbondantemente provato che un gatto intelligente riesce ad entrare senza grande sforzo.
Poi a fine maggio la Quarta è sparita. Poi è tornata, ai primi di settembre, in contemporanea con l'abbandono di tre gattini adorabili. Poi è risparita per un altro paio di volte, adesso manca da circa 3 settimane. E i gattini sono passati da 3 a una (gli altri due non li ho cucinati, li ho dati a una persona che li tratta persino meglio di me).
La new entry si chiama Rachel ed è una graziosissima tigrata grigia pelosa. Privata dei fratellini, ha visto bene di socializzare con i gattini selvatici nati nel nostro cortile quest'estate. Con uno, in particolare, un tigrato a pelo corto, che già gironzolava intorno a casa nostra con maggiore insistenza degli altri.
In quattro e quattr'otto, questo gattino è diventato il suo amico del cuore: dormono insieme, mangiano insieme, giocano insieme. In casa mia.
Lui all'inizio era terrorizzato all'idea di essere toccato da un essere umano, ma da circa una settimana è passato da "lo tollero" a un cauto "mi piace, ma non prendermi in braccio". Si comporta in un modo che mi ricorda molto la Quarta: smiagola parecchio, fa le fusa random, dà le testatine. E ha ripreso a giocare, cosa che anche solo due settimane fa sembrava già non saper più fare.
In tutto questo la Pinta, la mia gatta nera, soffre di gelosia e mi si accozza. Come ora, che si ammazza di fusa e strofinamenti e pastificazioni in braccio a me. A volte mi sembra di aver fatto il terzo figlio, visto l'impegno che ci devo mettere.

venerdì 19 ottobre 2012

Viaggi

Mi preparo all'autunno che mi aspetta, sperando di passare indenne in mezzo ai virus (o almeno di arginarne gli effetti con pesanti dosi di farmaci): la preparazione di materiale e attività promozionali per Sholeh Zard (tra cui una presentazione presso la mia biblioteca), il Salone del Gusto, Lucca, il Cirque du Soleil, il seminario di Phyllis Curott, uno swap party, un weekend tra amiche e rispettive famiglie.
In mezzo a tutti questi viaggi reali, un viaggio mentale. Mi si presenta qui uno studente che sembra uscito da un romanzo Young Adult: cognome russo, accento british, italiano perfetto. Un gran bel tipo, una giovane simpatica canaglia che si fa perdonare persino dai prof più severi. Avrà 21 anni, ma non sembra per nulla acerbo: ci sa fare, si sa muovere con sicurezza ma senza arroganza, chiede qualche "favore speciale" (tipo un appello riservato) senza risultare né servile né piagnucoloso.
Insomma, di quelli che ti fanno pensare "avessi 10 anni di meno!". Non 15, per carità: a 21 anni non avrei saputo gestirlo, un tipo così. A 26 sì, sarebbe stata proprio l'età giusta per una piacevole parentesi di questo tipo.
OK, ora resetto il cervello e torno al mio tran tran. Ma, la prossima volta che questo tipo si presenterà, non potrò fare a meno di essere particolarmente gentile. Sperando di non fare la figura della tardona.

giovedì 18 ottobre 2012

Nulla dies sine linea

Ammettiamo di cominciare un'attività artistica. Che ne so? La danza. Certo, hai il tuo corso settimanale o mensile. Ma è evidente che i progressi sono maggiori se ti eserciti più volte alla settimana, anche nel segreto della tua cameretta, ancora meglio se tutti i giorni. Pian piano, giorno dopo giorno, acquisti disinvoltura con i movimenti, distingui i vari generi di musica e li sai interpretare, impari a improvvisare. Diventi "brava", ammesso che questo termine abbia un significato.
Ad un certo punto, dopo aver approfondito un po' e aver avuto riscontri positivi sulle tue capacità, potrai persino pensare di farne la tua professione. E lì qualche ora quotidiana di allenamento non te la toglie nessuno, sia che tu insegni sia soprattutto che ti limiti a danzare.
Ecco, questo è sotto gli occhi di tutti: nessuno può pensare di diventare una danzatrice professionista o anche solamente di buon livello senza questa trafila.
La scrittura, invece, per molti somiglia al parlare: tutti sappiamo parlare. A parte che c'è una grossa differenza tra parlare e comunicare, e c'è una differenza ancora più grossa tra comunicare e comunicare correttamente.
Certo, tutti noi che siamo usciti dalle scuole dell'obbligo sappiamo scrivere. Nessuno pensa che anche la scrittura vada esercitata, esattamente come la danza.
Io scrivo più o meno ogni giorno, da 29 anni. A parte gli SMS, curo ogni mia forma di comunicazione scritta: racconti, diario, blog, e-mail. OK, ora non immaginiamoci una che fa la brutta e la bella delle proprie mail o che edita con scrupolo il post sul topo morto. Però, anche in una stesura di getto, cerco di fare attenzione non solo all'ortografia e alla grammatica, ma anche all'effetto della mia comunicazione. Cerco di non essere sciatta, di non fare ripetizioni gratuite, di essere interessante.
E poi, curo la parte di formazione: oltre a seguire corsi specifici, leggo moltissimo e cerco di interiorizzare il più possibile dagli autori che mi colpiscono. Ecco perché in fondo a Sholeh Zard, oltre a un elenco delle persone che devo ringraziare per il loro sostegno, c'è anche una lista degli autori che venero per il loro esempio.
Attenzione: non faccio formazione per cercare ispirazione. Le storie sono la parte facile, basta lavorare un po' di fantasia. Ogni giorno ricevo spunti dalla mia vita, da mio marito, dagli amici. Ne ricevo talmente tanti che non me li segno neanche più e sicuramente me ne dimentico. Le storie spesso vivono di vita propria, io ne vengo posseduta e basta.
Però le mie storie sarebbero poca cosa senza una forma accattivante, una scrittura in grado di veicolarle nella maniera più efficace. È questo che io cerco di affinare, e che non sarà mai abbastanza perfetto.
Non parlo solo di stile, parlo anche e soprattutto di come strutturare la narrazione, che cosa escludere, che cosa sottintende, in che ordine raccontare. Questo non arriva con l'ispirazione: questo arriva col duro lavoro.
Che poi a me non appaia duro, perché mi piace farlo, è tutto un altro discorso. Ma che ci sia e sia tanto è assodato.

martedì 16 ottobre 2012

Le frasi famose


Ho deciso di cominciare un giochino: su FB, per 15 giorni da oggi, posterò una frase o un passaggio da Sholeh Zard, tra quelle che mi sembrano più divertenti o più significative.
 La frase di oggi è:
 "E dire che gli ho taciuto di essere sposato a una creatura magica, che mi ha presentato un suo amico vampiro e si è fregata un marid in bottiglia."
 Voi che frase o che passaggio avete preferito?

lunedì 15 ottobre 2012

E c'è anche il blog!

Jasna C. Lemanj mica è una tipa tranquilla: stufa di celarsi dietro gli occhiali di Chiara Trabella, ha preteso un blog tutto suo.
È che c'aveva un po' di cose da mettere in chiaro: il link alla pagina dove si può acquistare Sholeh Zard, per esempio. Oppure un piccolo aiuto per chi non possiede il Kindle e/o non sa come scaricare Sholeh Zard.
Da buona futura star dell'urban fantasy, Jasna voleva inoltre uno spazio tutto suo da dedicare a recensioni, promozioni, contest, eccetera.
Essendo sua buona amica, segnalerò anche qui gli aggiornamenti. Però è giusto che 'sta ragazza cominci a camminare con le sue gambe. Mica è nata ieri.

domenica 14 ottobre 2012

Sholeh Zard è online

La prima volta che ho pensato seriamente a Sholeh Zard come storia, è stato quasi esattamente 2 anni fa: tornavo da Lucca Comics, dove avevo proposto Viola a chiunque avesse voglia di ascoltarmi, e l'idea iniziale è nata da uno scambio di SMS con una mia amica.
Oggi, quando mi è arrivata la mail di conferma dal sistema di pubblicazione di Amazon, non mi è parso vero: Sholeh Zard è online! Lo trovate qui.
In fondo al libro, ci sono i ringraziamenti. Occupano poco più di una paginetta, ma solo perché non si può fare una pagina di ringraziamenti più lunga del libro stesso.
Tra le persone che mi leggono, ci tengo moltissimo a ringraziare:
- Sybille, che ha fatto uno splendido lavoro con la copertina
- tutte le persone che mi hanno aiutata a trovare il mio pseudonimo
- YeniBelqis, Euforilla e Momatwork, che hanno dato i suggerimenti giusti
- tutte le persone che hanno letto l'anteprima, in particolare Grazia, Piattinicinesi, YeniBelqis e Momatwork
- tutte le persone che mi hanno incoraggiata sulla fiducia, in particolare BiòGoddessinpired e Aperegina
- tutte le persone che mi leggono e non commentano, ma poi scopro che ci sono sempre
- Euforilla, che a Sholeh Zard ha addirittura dedicato un paio di orecchini nel suo negozio Etsy
- Luca, che c'è sempre, anche quando non capisce.

giovedì 11 ottobre 2012

Orsù

Ci risiamo: esaurite tutte le scuse, ho ripreso in mano il primo Sholeh Zard. Quello da pubblicare, promuovere e vendere.
Mi direte: beh, bello, dai, adesso pubblichi e ti dai tantissimo da fare per diventare famosa e vendere il più possibile. Ma io non ho voglia.
Non è che mi vergogno della mia arte o che mi nascondo dietro delle scuse per non manifestarmi al mondo. Stavolta non devo supplicare nessuno, facciamo io ed Amazon, nessun problema. Però vivo questa fase come una scocciatura, come una trafila burocratica a cui mi devo sottoporre.
Poi non è che se Sholeh Zard facesse il botto sarei scontenta, tutt'altro. È che seguire il tuo romanzo in proprio dall'inizio alla fine è un po' come fare un figlio: lo ami tantissimo, ma se c'è qualcun altro a cambiargli i pannolini ne approfitti.
Eppure ci sono persone per cui la fase di promozione (di sé, del proprio lavoro, dei propri prodotti) fa parte della parte bella. Ci sono persone che ci tengono ad essere quella che vende di più o che viene riconosciuta come la più brava.
Io penso che nel mare ci sia posto per tutti i pesci. Penso che primeggiare non dia nessun piacere. Certo, ripeto, voglio vendere Sholeh Zard, voglio che venga conosciuto, sto persino meditando di farlo tradurre in inglese e proporlo in un mercato più ampio. Però non ho come obiettivo la fama o le vendite, mi sento un po' come quando hai visto un bel film o letto un bel libro e ne parli bene ai tuoi amici.
Io ho scritto quella che ritengo sia una bella storia e voglio farla conoscere anche a quelli che non sono ancora miei amici.
E allora avanti, muoviamo questo sederone e inoltriamoci nel meraviglioso mondo della pubblicazione online.

Aggiornamento di sabato mattina: manoscritto e copertina caricati, prezzo di listino fissato, tra 48 ore al massimo siamo online.

lunedì 8 ottobre 2012

I tempi e i modi del lavoro

Da quando sono statale, ho un certo pudore nel lamentarmi della stanchezza. Si trova sempre qualcuno che commenta: eh ma almeno tu hai il posto sicuro, eh ma non ti ricordi com'era nel privato, eh ma almeno recuperi gli straordinari.
Mi sono fatta un esame di coscienza. E ho concluso che la differenza sta proprio in ciò che non posso più fare, ovvero certi orari, e non tanto nell'intensità dal mio lavoro.
Nel mio primo anno di lavoro, il mio orario teorico era dalle 9 alle 18.30, con un'ora circa di pausa pranzo. C'erano periodi in cui sforavamo, anche di parecchio, perché sotto scadenza. Ma c'erano anche periodi in cui sinceramente dovevo riempire il tempo facendomi un po' di autoformazione o anche semplicemente i fatti miei, perché "stava male" che non avessi niente da fare. E poi, per carità, 3 volte in quell'anno ho avuto ritmi folli e tirato il mattino dopo per una scadenza. Ero a progetto, non avevo orari, ero lì per imparare, quindi in una certa misura "ci stava".
Oggi non mi potrei permettere di tornare a casa alle sette di sera o oltre: mi perderei i miei figli che crescono. Quindi il mio orario di lavoro teorico sarebbe dalle 8.45 alle 16.15. Solo che, adesso che i figli possono andare e tornare col pullmino, mi capita di arrivare alle 7.45 e uscire alle 17.15 (quando non devo scarrozzarli da qualche parte, perché siamo ancora senza la seconda auto).
In teoria dovrei lavorare 32 ore a settimana, ma in pratica ne faccio spesso 35/38. Gli straordinari non mi vengono pagati: li recupero stando a casa nei giorni in cui la scuola dei figli mi costringe.
E fin qui per l'orario. Per la mole di lavoro, anche facendomi un profondissimo esame di coscienza, non mi sembra proprio di lavorare meno di quando lavoravo tanto.
Questo mi spinge a una riflessione: possibile che viviamo in un Paese dove non è possibile essere apprezzati perché si fa il proprio dovere? Noi, gli italiani che in teoria si saprebbero godere la vita, abbiamo questo celodurismo dello straordinario, per cui chi esce alle 9 di sera è figo (anche se magari ha fatto 10 pause sigaretta di mezz'ora, giuro che l'ho visto) e chi invece esce alle quattro e mezza è un lazzarone anche se non ha avuto neanche il tempo per andare in bagno. E più si è sfigati col contratto di lavoro e più si è degli eroi.
Beh, io ho avuto la fortuna di incappare in un concorso/retata, in cui sono stati presi tutti gli idonei. Era il terzo concorso che tentavo, e ce l'ho fatta. Quando ero in un posto che mi sottoimpiegava sia in termini di competenze sia in termini di tempo, non ho avuto problemi a dirlo, e dolermene. Ora sono in un posto in cui le mie competenze sono abbastanza ben impiegate e in cui sto crescendo. Sono in un periodo in cui i miei due incarichi principali si sovrappongono, in alcuni giorni mi siedo al computer quando arrivo e tiro su la testa solo perché mi brontola lo stomaco.
Sono stanca, giustamente stanca, e voglio avere il diritto di dirlo senza essere derisa. Ci posso anche scherzare sopra, ma voglio che il valore del mio lavoro venga riconosciuto. Anche se non tiro mezzanotte come 10 anni fa, anche se non torno nei finesettimana, anche se non mando mail alle 2 di notte.
Perché il valore del mio lavoro sta in me, e in niente di tutto il resto.

lunedì 1 ottobre 2012

Letture di settembre

Settembre è partito veramente in sordina: non trovavo libri che mi ispirassero. Ma poi, in libreria a Viareggio, la svolta:
Un po' Kay Scarpetta, molto Bridget Jones: L'allieva di Alessia Gazzola.Giallo divertente e leggero, incredibilmente realistico nella descrizione delle dinamiche universitarie. Godibile, soprattutto come lettura estiva.
Onesto fantasy di maghi: La guaritrice dei maghi di Trudi Canavan. Non so nemmeno io perché mi sono impegolata in questa saga. O meglio: lo so. Mi affascinava l'idea di leggere una storia in cui la madre non stava con le mani in mano a piangere per il figlio lontano e in cui il figlio doveva confrontarsi non con il solito padre mito, ma soprattutto con una madre viva e tosta. Questo punto è risolto bene, ma la storia è un po' fiacca.
Divertimento pirotecnico: L'ultimo drago e La sfida di Kazam di Jasper Fforde. Ecco, se mai scriverò così, con ogni probabilità gli assistenti sociali mi faranno rinchiudere: avere una fantasia così sfrenata senza fare uso di sostanze è sicuro indice di una mente non normale. Ma felice da matti.
Narrativa orientale: Il totem del lupo di Rong Jiang. Ecco, io credo di aver capito il mio problema con la letteratura dell'estremo oriente: odio le ripetizioni. Se mai mi capitasse di ripetere la stessa frase nello stesso libro per ribadire lo stesso concetto non una ma svariate volte (in realtà meno di una decina, percepite 200), mi parrebbe di essere una pessima scrittrice. Non è così per gli orientali, evidentemente, altrimenti questo non sarebbe "il bestseller della nuova Cina". E devo dire la verità: una volta che hai capito che l'autore non ti sta trattando da scema, ci passi su, perché questo è un libro da leggere. Per capire dove stiamo andando, come ci siamo arrivati e che sarebbe ora di cambiare strada. E per sviluppare un desiderio insopprimibile di partire per la Mongolia.
Storia d'amore e di lupi: Shiver di Maggie Stiefvater. Mi aspettavo Twilight versione lupina. E invece questa è una delicata storia d'amore, in cui i lupi c'entrano fino ad un certo punto. Bello, ma non credo che leggerò i seguiti: ho troppa paura di rovinarmi il sapore del primo.


giovedì 27 settembre 2012

Italiane in gita

Con grande scandalo di chi mi vede come un'appendice della mia famiglia, lo scorso weekend sono calata su Roma per rivedere la mia amica Biò e partecipare alla riunione organizzata da YeniBelqis.
Da quando sono entrata in contatto con YeniBelqis, ho provato il desiderio di capirne un po' di più sulla questione dei rifugiati, che l'appassiona al punto di averne fatto il proprio lavoro: chi sono, da dove vengono, in che cosa sono diversi dai "normali" migranti.
Beh, mi sembra di aver capito che la differenza sostanziale sia che i rifugiati non hanno molta scelta: se restano nel proprio paese, li fanno fuori (Chiara perdonami per questa definizione tagliata con l'accetta). Detta in modo più raffinato: non si tratta di una migrazione dettata da necessità economiche, ma da puro e semplice istinto di conservazione.
Non voglio ora dilungarmi su quanto mi dispiace sapere che tra i rifugiati ci sono molte persone di valore, con competenze che dovrebbero essere usate anziché liquidate come "non dimostrabili". Mi stringe davvero il cuore sapere che l'ennesimo medico o avvocato deve ringraziare la sorte per aver trovato un posto da operaio o badante, e io che lavoro in università non posso far nulla per il riconoscimento dei loro titoli.
Quello che mi dispiace più di tutto è che anche quando si parla di rifugiati, come per la maggior parte degli argomenti che mi stanno a cuore e di cui sono più o meno esperta, la stampa italiana dimostra tutta la propria mancanza di professionalità e di equilibrio. Sono stufa di vivere in un Paese dove, per ottenere informazioni corrette, ci si deve rivolgere a canali non ufficiali.
Quello che invece mi è molto piaciuto è stato un nuovo modo di fare informazione sul sociale: in modo semplice e diretto, infilandoci la battuta (amara) quando pareva opportuno, senza mai scadere nel pietismo o nell'eccesso opposto.
Dico la verità: in questo periodo, ci manca solo che mi metta a fare volontariato. Non perché io sia in credito con la vita, tutt'altro, ma perché il volontariato proprio non ci sta. Però, appena la sede milanese di Prime sarà ricettiva, sicuramente darò il mio contributo con tutti i contatti possibili. Epperò, se riesco ad aver i contatti giusti, una presentazione del bellissimo libro del Centro Astalli, a Pavia o ad Abbiategrasso, ci scappa.
E forse questo è il modo in cui possiamo riportare la solidarietà sociale nella società italiana: oggi tutti hanno il loro daffare, le dame di carità son sempre state persone con tanto tempo da impiegare. Ma non è giusto che il bene lo faccia solo chi ha tempo: ci vuole così poco a trovare il contatto giusto, e tutti noi ne abbiamo tanti, di contatti.
Nel frattempo, io grazie a questa gita mi sono arricchita proprio di contatti: oltre ai ragazzi di Prime, ho conosciuto anche l'ineffabile Alessandra Mezzasalma, meravigliosa guida turistica in una Roma semisconosciuta a chi viene da fuori, e un'altra persona che già mi sembrava interessante su FB, ma dal vivo si è rivelata ancora meglio.
Grazie, Chiara!

martedì 25 settembre 2012

Ex post

Ho una gran memoria per le date. Soprattutto quelle della mia vita ante lavoro.
Oggi è il compleanno del mio ex: 50 anni vissuti inutilmente. Non gli porto rancore per come mi ha trattata (o meglio: sì, ma i benefici hanno ampiamente compensato il suo comportamento disgustoso). Ma sapere che ha continuato a vivere come quando lo conoscevo mi rattrista: alla faccia dei bamboccioni.
E nel mio disprezzo per lui sicuramente sopravvive un po' del disprezzo che provo per quella ventenne che, invece di girare il mondo all'avventura, ha cercato sicurezza in un uomo. Lo so, in quest'ottica dovrei dirgli mille volte grazie, per avermi lanciata nel vuoto. E per avermi vaccinata contro gli uomini che al proprio fianco vogliono solo una bambolina.
Però no, non riesco a riconciliarmi. Riesco solo a pensare quanta differenza c'è tra lui e mio marito. E non parlo di quei 10 anni, proprio no.

domenica 23 settembre 2012

E poi

E poi ci sono nomi che vengono dal passato, da storie che ho scritto a 15 anni e fingevo di essermi dimenticata. Le guardavo con snobistico distacco. E, quando ho deciso di riprenderle per eventualmente farle confluire in Viola, l'ho sempre fatto come se fosse un gioco intellettuale, tipo il repurposing di un abito vintage immettibile.
E invece, cavolo, ogni tanto il destino ti sbatte in faccia quel nome, quella suggestione, quell'ambientazione. E tu ti scopri più emozionata di quanto dovresti: dopotutto non è qualcosa di reale, è solo un parto della tua fantasia. Eppure gli vuoi più bene che alla maggior parte delle persone reali.
Ed è proprio per questo che mia figlia non l'avrei mai chiamata Viola: io una figlia che si chiama Viola ce l'ho già.

giovedì 20 settembre 2012

Inspiegabilmente

Ammiro molto le persone che hanno il coraggio di fare cose che io non farei mai. Per esempio, ammiro enormemente le persone che intraprendono il cammino dell'adozione, che richiede un sacco di coraggio, costanza, motivazione. E soldi, una cifra non trascurabile di soldi.
Seguo da lontano e con trepidazione le vicende di un blogger che sta per diventare papà adottivo.
E ieri sera, partendo da adozioni feline (che invece sono la mia norma), sono arrivata a parlare di un nipote adottivo che si spera arriverà dall'Ucraina tra 2-3 settimane. La zia orgogliosa mi mostrava le foto di questo bambino di 6 anni, con una faccia da furbetto che mi ricorda incredibilmente mio figlio. Tiene in braccio un gattino che somiglia tantissimo alla Bigia da piccola.
Lei non l'ha mai visto se non in foto, eppure da ogni sua parola traspare l'affetto che già prova per questo bambino e la paura che qualcosa vada storto a livello burocratico (manca solo un passaggio, che sembrerebbe scontato ma non si sa mai).
Di slancio, la invito a trovarci in cascina col bambino. Mi viene voglia di conoscerli, questo bambino con un nome bellissimo e la sua famiglia, di diventare loro amica, di vedere il loro bambino che gioca coi miei. Così, inspiegabilmente, solo per l'affetto che ho visto negli occhi di una zia.
Mi sa che con l'età sto diventando sentimentale.

lunedì 17 settembre 2012

Let's swap!

Immaginate di aver cominciato un percorso di decluttering da tot anni, più massicciamente nell'ultimo anno. Immaginate poi di aver intrapreso una dieta che vi ha fatto perdere 15 kg e di aver appreso uno stile di vita che con ogni probabilità vi manterrà di questo peso. Di conseguenza una parte del vostro guardaroba è diventata immettibile, e l'avete prontamente donata ai bisognosi (conservando quei capi borderline, ché non si sa mai...).
Le amiche vi invitano a uno swap party, e voi, tutte fiere di avere nell'armadio pochi capi da scambiare, vi sforzate di portare qualcosina. E tornate con 3 borse 3 di pantaloni, magliette, abiti e un meraviglioso giaccone per l'inverno.
Ora l'armadio è di nuovo pieno. Però di cose che mi piacciono e mi stanno bene.

giovedì 13 settembre 2012

Passiamoci sopra

Leggo questo post. E mi viene spontaneo pensare a me che chiacchiero con la mia vicina egiziana.
Forse di carattere non siamo tanto diverse, forse se ci avessero scambiate nella culla io sarei lei e lei me. E anche come situazione generale siamo piuttosto simili: abbiamo bambini per nulla problematici, mariti che amiamo e stimiamo, siamo tutto sommato soddisfatte delle nostre vite.
Ma le somiglianze si fermano qui. Per il resto, agli occhi del mondo, non potrebbero esserci due persone più diverse.
Nel fisico: lei alta, grossa, scura e con i capelli lunghissimi, io piccola, minuta, chiara e con i capelli cortissimi.
Nella religione: lei musulmana devota, io atea con simpatie paganeggianti.
Nella morale: lei molto ligia, io molto libera.
Nel livello di istruzione: lei col diploma di maestra (se non ho capito male), io laureata con master.
Nella famiglia di appartenenza: lei con una situazione dolorosa e complicata, io tutto sommato serena.
Nella cultura di appartenenza: lei viene da un mondo dove un figlio può ammazzare di botte la madre senza essere messo in carcere (e poi continuare con la matrigna), io decisamente no.
Andiamo d'accordo, chiacchieriamo volentieri, siamo molto contente che i nostri figli facciano banda.
Come facciamo, non lo so. Probabilmente ci siamo epidermicamente simpatiche, e passiamo sopra alle tante differenze. Magari un domani non sarà così, ma per adesso funziona. E, se ci riusciamo noi, penso che sia davvero alla portata di tutti.

lunedì 10 settembre 2012

Volemose bene

Avvertenza: chi scrive è una madre snaturata. Ma la mia famiglia sembra non patirne eccessivamente, anzi, sembra che mi vogliano bene così come sono. Contenti loro.

Questo weekend sono tornata al mare. Ma il mare l'ho visto da lontano, perché non sono andata per fare il bagno: sono andata a Viareggio per lo spettacolo Bellydance at the Opera e il successivo stage con Rachel Brice.
Andavo con poche speranze di partecipare allo stage, perché io e la mia amica/accompagnatrice avevamo scoperto troppo tardi questa opportunità. E i posti erano andati come il pane già a maggio.
Per lo spettacolo invece, complice un nostro amico ben introdotto, siamo riuscite ad avere i posti in seconda fila.
Ovviamente, essendo i posti così esigui e ambiti, non ho osato chiedere biglietti in più per portarmi tutta la famiglia. Quindi sono andata da sola, spezzando il cuoricino di Amelia, che adora Rachel Brice.
È stato un weekend bellissimo: bella compagnia, bello tirare le 3 di notte sul lungomare di Viareggio, bello essere uniti nella sofferenza di 6 ore di lezione con una bellydancer tosta e instancabile.
Sì, perché alla fine 2 persone non si sono presentate e noi siamo entrate. All'ultimo, quando ci stavamo già "rassegnando" ad andare al mare.
Inutile dire che un karma così favorevole l'abbiamo scontato con la coda al ritorno: partiti da Viareggio alle sette, siamo arrivati a casa alle undici e mezza. Pazienza.

Tornata a casa, ero ansiosa di vedere e abbracciare e annusare la mia famiglia (che intanto, senza fare una piega, se n'era andata felicemente a Torino a trovare amici e parenti). Ero felice, tanto felice del mio weekend, ma mi erano anche mancati.

E insomma, per me essere una famiglia felice vuol dire anche questo: che posso allontanarmi e divagare, ma alla fine casa mia è un posto felice, a cui tornare con gioia. E mio marito è l'uomo che non scambierei con nulla al mondo. Un uomo che al mio compleanno si presenterà a mani vuote, ma mi fa ogni giorno il regalo di rendermi felice.

PS: sulla strada del ritorno, Amelia mi ha chiamata e mi ha chiesto "com'era Rachel? Era bellissima?". Che stronza sono: nell'obnubilamento della stanchezza, non mi è neanche venuto in mente di farmi fare un autografo per mia figlia. Neanche per me, se è per questo, ma io il mio souvenir ce l'ho sotto forma di acido lattico e ottimi insegnamenti.

giovedì 6 settembre 2012

Leggere è contagioso

Quando ho conosciuto Luca, leggeva poco e male: quasi solo saggi, per di più pesanti come macigni.
Non dico che leggere saggistica sia leggere male, ma mi pare evidente che i saggi, con rare e fortunate eccezioni, non possano dare lo stesso autentico godimento sensoriale di un romanzo. Un po' la stessa differenza che c'è tra un documentario medio e un film medio.
Standomi vicino, Luca si è incuriosito di tutta quella roba che mi teneva incollata per ore. E ha cominciato a leggere Harry Potter. Si è letto tutti i libri della serie.
Però la vera svolta è arrivata con la tessera della biblioteca. A parte che ha cominciato a ordinare libri per sé, e già questo ci ha fatto risparmiare un po' di soldi. E poi il mio entusiasmo l'ha intaccato a poco a poco.
Un anno fa, per esempio, le sue letture estive erano state Bartimeus e Buona Apocalisse a tutti!.
La svolta però penso ci sia stata quest'anno: gli ho passato Il dio dei sogni, Cose da salvare in caso di incendio, Il circo della notte, Il centenario, Olive comprese, i due libri di Calabresi, Romanzo rosa ed ora sta leggendo Educazione siberiana.
Ci tengo a precisare che Luca non ha letto questi libri "perché gliel'ho detto io": la costrizione non ha mai aiutato nessuno ad amare qualcosa. Luca ha letto questi libri perché ha visto che me li sono goduti, esattamente come al ristorante viene spinto ad assaggiare un piatto che a me sta piacendo.
Penso che questa sia l'unica, semplice via di contagio per la lettura

martedì 4 settembre 2012

Letture di agosto - seconda parte

Classico fantasy: la prima serie dei maghi di Trudi Canavan e il primo libro della seconda serie. Onesti fantasy, avvincenti al punto giusto e con buoni spunti. Con qualche pecca di eccessivo conformismo di genere.
(Parentesi televisiva: sono al nono episodio della quinta serie di True Blood. So che non è molto elegante fare una recensione a 3/4 del prodotto, ma mi sono ammazzata di risate quando "It's called ifrit and it means Evil". Ora sto scaricando gli episodi finali e DEVO vederli prima possibile)
Romanzo criminale: Educazione siberiana di Nicolai Lilin. L'avevo già addocchiato nel suo scaffale, ma l'avevo rimandato a lungo, perché temevo una storia "pesante". E invece in questo libro c'è tanto da sorridere, a volte da ridere proprio. Sempre con la coscienza che si ride dell'assurdo, per non piangere o semplicemente perché a volte ci stiamo a complicare inutilmente la vita. La perla? Liberamente citata: "Da allora ho capito che con le botte e i coltelli non si risolve nulla. E sono passato alle pistole".
Inclassificabile: Le 13 vite e mezzo del Capitano Orso Blu di Walter Moers. Questo invece l'avevo visto in mano a un'amica, maestra d'asilo, e temevo che fosse un po' troppo da bambini. Mi è letteralmente balzato in mano nella libreria di Levanto, un po' come ha fatto "Educazione siberiana" a Sarzana. E l'ho adorato: un po' fantasy, un po' avventura. Comincia come una specie di fiaba, come se l'infanzia dell'eroe dovesse essere raccontata ai bambini più piccoli, per poi evolvere verso il romanzo di formazione, sempre molto divertente.

lunedì 3 settembre 2012

Arrivi e arrivi

Di solito ci sono compensazioni: arrivi e partenze. In questo caso, le partenze c'erano già state, in massa: la Quarta non tornava a casa da fine maggio, il mio portatile si è rotto il primo giorno di ferie e poi siamo partiti noi, per Levanto e per il meraviglioso e meritato relax di 3 settimane.
Sabato siamo tornati noi, e il portatile era stato aggiustato. Domenica mattina, apro la porta di casa e vedo una gattina che mi ricorda molto la Quarta, e che prontamente si fa adottare. Poi mi chiama un'amica che non sentivo da tempo, colpevolmente, e mi dà una bella notizia. E infine, mentre andavo a recuperare Luca nell'orto, sento miagolare dalla boscaglia e mi compare davanti lei, la Quarta in carne e ossa.
È stato tutto uno strusciarsi, fuseggiare e dare testate (alcuni gatti ritengono che rompere il setto nasale del proprio padrone sia una grande manifestazione d'affetto). E tutto un soffiare, perché ormai la gattina è in casa, mica posso darle un calcio nel sedere ossuto, ma la Quarta non è d'accordo con la nostra tendenza all'adozione compulsiva.
Oggi pomeriggio forse torna anche la Tata (intesa come sfortunato acquisto automobilistico, non come bambinaia), e a questo punto gli arrivi sarebbero proprio al completo.

sabato 11 agosto 2012

Letture di agosto - prima parte

Urban fantasy Young Adult: la trilogia di Shadowhunters di Clarissa Clare. Pensavo a una solenne stronzata, e invece mi si è rivelata una serie di romanzi divertenti e leggeri, spesso più vicini al tono di Sholeh Zard che a quello di una storia in cui si salva il mondo. Però 'sti padri cattivissimi hanno un po' rotto le scatole: cambiamo registro, please.
Typical fantasy: Il sangue degli elfi di Andrzej Sapkowski. Geralt di Rivia è un personaggio di quelli che non si dimenticano. OK, sta nello stereotipo della macchina di morte dal cuore tenero, ma in una maniera tutta sua. Questo è il primo vero romanzo della saga, e come tale si comporta: restano molte questioni in sospeso, e chissà quando verranno sciolti i nodi. Se l'avessi saputo, l'avrei preso a saga finita.
Delizioso: Romanzo rosa di Stefania Bertola. Ne avevo già visto uno stralcio nella schermata inviatami dalla mia bibliotecaria. Ora l'ho letto tutto e l'ho trovato veramente piacevole, una lettura sorridente.
Giallo milanese: La casa di ringhiera di Francesco Recami. Inizia bene: bella ambientazione, personaggio simpatico (con figlia odiosa come un herpes), atmosfere vecchia Milano. Ma poi qualcosa va storto. Peccato, deludente.
Urban fantasy nippo-italiano: Esbat di Lara Manni. Ok, probabilmente i pagani solleveranno il sopracciglio in più di un punto. E probabilmente lo faranno anche gli esperti in storia delle religioni. Gli esperti di Giappone non lo so, non sono tra di essi. Però, per essere partito come fanfiction di un manga, questo romanzo è fatto bene: buon equilibrio tra Giappone e Italia, tra umani e non, insomma, fatto bene. Non dico "bello" perché l'argomento non mi prende, però immagino che sì, se ti riconosci in certi gusti puoi definirlo bello.
Peccato il seguito, che riprende la vicenda in modo caotico e pretestuoso, facendo navigare due demoni giapponesi nella storia d'Italia dell'ultimo secolo. Ad un certo punto, persino la mia eroica resistenza ha ceduto e l'ho mollato lì. Inutile.
Romanzo-verità: Le case degli altri di Jodi Picoult. Non so quanto sia fedele la rappresentazione della mente di un Asperger, sicuramente lo è la ricostruzione della vita di una famiglia in cui uno dei figli sia Asperger. Mi fa riflettere su quello che mi aspetto dai miei figli, che sono "sani", e mi fa recedere da certe pretese. Libri come questi sarebbero da leggere periodicamente, per i genitori. Tanto più che la vicenda è originale e a tratti divertente.