giovedì 27 settembre 2012

Italiane in gita

Con grande scandalo di chi mi vede come un'appendice della mia famiglia, lo scorso weekend sono calata su Roma per rivedere la mia amica Biò e partecipare alla riunione organizzata da YeniBelqis.
Da quando sono entrata in contatto con YeniBelqis, ho provato il desiderio di capirne un po' di più sulla questione dei rifugiati, che l'appassiona al punto di averne fatto il proprio lavoro: chi sono, da dove vengono, in che cosa sono diversi dai "normali" migranti.
Beh, mi sembra di aver capito che la differenza sostanziale sia che i rifugiati non hanno molta scelta: se restano nel proprio paese, li fanno fuori (Chiara perdonami per questa definizione tagliata con l'accetta). Detta in modo più raffinato: non si tratta di una migrazione dettata da necessità economiche, ma da puro e semplice istinto di conservazione.
Non voglio ora dilungarmi su quanto mi dispiace sapere che tra i rifugiati ci sono molte persone di valore, con competenze che dovrebbero essere usate anziché liquidate come "non dimostrabili". Mi stringe davvero il cuore sapere che l'ennesimo medico o avvocato deve ringraziare la sorte per aver trovato un posto da operaio o badante, e io che lavoro in università non posso far nulla per il riconoscimento dei loro titoli.
Quello che mi dispiace più di tutto è che anche quando si parla di rifugiati, come per la maggior parte degli argomenti che mi stanno a cuore e di cui sono più o meno esperta, la stampa italiana dimostra tutta la propria mancanza di professionalità e di equilibrio. Sono stufa di vivere in un Paese dove, per ottenere informazioni corrette, ci si deve rivolgere a canali non ufficiali.
Quello che invece mi è molto piaciuto è stato un nuovo modo di fare informazione sul sociale: in modo semplice e diretto, infilandoci la battuta (amara) quando pareva opportuno, senza mai scadere nel pietismo o nell'eccesso opposto.
Dico la verità: in questo periodo, ci manca solo che mi metta a fare volontariato. Non perché io sia in credito con la vita, tutt'altro, ma perché il volontariato proprio non ci sta. Però, appena la sede milanese di Prime sarà ricettiva, sicuramente darò il mio contributo con tutti i contatti possibili. Epperò, se riesco ad aver i contatti giusti, una presentazione del bellissimo libro del Centro Astalli, a Pavia o ad Abbiategrasso, ci scappa.
E forse questo è il modo in cui possiamo riportare la solidarietà sociale nella società italiana: oggi tutti hanno il loro daffare, le dame di carità son sempre state persone con tanto tempo da impiegare. Ma non è giusto che il bene lo faccia solo chi ha tempo: ci vuole così poco a trovare il contatto giusto, e tutti noi ne abbiamo tanti, di contatti.
Nel frattempo, io grazie a questa gita mi sono arricchita proprio di contatti: oltre ai ragazzi di Prime, ho conosciuto anche l'ineffabile Alessandra Mezzasalma, meravigliosa guida turistica in una Roma semisconosciuta a chi viene da fuori, e un'altra persona che già mi sembrava interessante su FB, ma dal vivo si è rivelata ancora meglio.
Grazie, Chiara!

martedì 25 settembre 2012

Ex post

Ho una gran memoria per le date. Soprattutto quelle della mia vita ante lavoro.
Oggi è il compleanno del mio ex: 50 anni vissuti inutilmente. Non gli porto rancore per come mi ha trattata (o meglio: sì, ma i benefici hanno ampiamente compensato il suo comportamento disgustoso). Ma sapere che ha continuato a vivere come quando lo conoscevo mi rattrista: alla faccia dei bamboccioni.
E nel mio disprezzo per lui sicuramente sopravvive un po' del disprezzo che provo per quella ventenne che, invece di girare il mondo all'avventura, ha cercato sicurezza in un uomo. Lo so, in quest'ottica dovrei dirgli mille volte grazie, per avermi lanciata nel vuoto. E per avermi vaccinata contro gli uomini che al proprio fianco vogliono solo una bambolina.
Però no, non riesco a riconciliarmi. Riesco solo a pensare quanta differenza c'è tra lui e mio marito. E non parlo di quei 10 anni, proprio no.

domenica 23 settembre 2012

E poi

E poi ci sono nomi che vengono dal passato, da storie che ho scritto a 15 anni e fingevo di essermi dimenticata. Le guardavo con snobistico distacco. E, quando ho deciso di riprenderle per eventualmente farle confluire in Viola, l'ho sempre fatto come se fosse un gioco intellettuale, tipo il repurposing di un abito vintage immettibile.
E invece, cavolo, ogni tanto il destino ti sbatte in faccia quel nome, quella suggestione, quell'ambientazione. E tu ti scopri più emozionata di quanto dovresti: dopotutto non è qualcosa di reale, è solo un parto della tua fantasia. Eppure gli vuoi più bene che alla maggior parte delle persone reali.
Ed è proprio per questo che mia figlia non l'avrei mai chiamata Viola: io una figlia che si chiama Viola ce l'ho già.

giovedì 20 settembre 2012

Inspiegabilmente

Ammiro molto le persone che hanno il coraggio di fare cose che io non farei mai. Per esempio, ammiro enormemente le persone che intraprendono il cammino dell'adozione, che richiede un sacco di coraggio, costanza, motivazione. E soldi, una cifra non trascurabile di soldi.
Seguo da lontano e con trepidazione le vicende di un blogger che sta per diventare papà adottivo.
E ieri sera, partendo da adozioni feline (che invece sono la mia norma), sono arrivata a parlare di un nipote adottivo che si spera arriverà dall'Ucraina tra 2-3 settimane. La zia orgogliosa mi mostrava le foto di questo bambino di 6 anni, con una faccia da furbetto che mi ricorda incredibilmente mio figlio. Tiene in braccio un gattino che somiglia tantissimo alla Bigia da piccola.
Lei non l'ha mai visto se non in foto, eppure da ogni sua parola traspare l'affetto che già prova per questo bambino e la paura che qualcosa vada storto a livello burocratico (manca solo un passaggio, che sembrerebbe scontato ma non si sa mai).
Di slancio, la invito a trovarci in cascina col bambino. Mi viene voglia di conoscerli, questo bambino con un nome bellissimo e la sua famiglia, di diventare loro amica, di vedere il loro bambino che gioca coi miei. Così, inspiegabilmente, solo per l'affetto che ho visto negli occhi di una zia.
Mi sa che con l'età sto diventando sentimentale.

lunedì 17 settembre 2012

Let's swap!

Immaginate di aver cominciato un percorso di decluttering da tot anni, più massicciamente nell'ultimo anno. Immaginate poi di aver intrapreso una dieta che vi ha fatto perdere 15 kg e di aver appreso uno stile di vita che con ogni probabilità vi manterrà di questo peso. Di conseguenza una parte del vostro guardaroba è diventata immettibile, e l'avete prontamente donata ai bisognosi (conservando quei capi borderline, ché non si sa mai...).
Le amiche vi invitano a uno swap party, e voi, tutte fiere di avere nell'armadio pochi capi da scambiare, vi sforzate di portare qualcosina. E tornate con 3 borse 3 di pantaloni, magliette, abiti e un meraviglioso giaccone per l'inverno.
Ora l'armadio è di nuovo pieno. Però di cose che mi piacciono e mi stanno bene.

giovedì 13 settembre 2012

Passiamoci sopra

Leggo questo post. E mi viene spontaneo pensare a me che chiacchiero con la mia vicina egiziana.
Forse di carattere non siamo tanto diverse, forse se ci avessero scambiate nella culla io sarei lei e lei me. E anche come situazione generale siamo piuttosto simili: abbiamo bambini per nulla problematici, mariti che amiamo e stimiamo, siamo tutto sommato soddisfatte delle nostre vite.
Ma le somiglianze si fermano qui. Per il resto, agli occhi del mondo, non potrebbero esserci due persone più diverse.
Nel fisico: lei alta, grossa, scura e con i capelli lunghissimi, io piccola, minuta, chiara e con i capelli cortissimi.
Nella religione: lei musulmana devota, io atea con simpatie paganeggianti.
Nella morale: lei molto ligia, io molto libera.
Nel livello di istruzione: lei col diploma di maestra (se non ho capito male), io laureata con master.
Nella famiglia di appartenenza: lei con una situazione dolorosa e complicata, io tutto sommato serena.
Nella cultura di appartenenza: lei viene da un mondo dove un figlio può ammazzare di botte la madre senza essere messo in carcere (e poi continuare con la matrigna), io decisamente no.
Andiamo d'accordo, chiacchieriamo volentieri, siamo molto contente che i nostri figli facciano banda.
Come facciamo, non lo so. Probabilmente ci siamo epidermicamente simpatiche, e passiamo sopra alle tante differenze. Magari un domani non sarà così, ma per adesso funziona. E, se ci riusciamo noi, penso che sia davvero alla portata di tutti.

lunedì 10 settembre 2012

Volemose bene

Avvertenza: chi scrive è una madre snaturata. Ma la mia famiglia sembra non patirne eccessivamente, anzi, sembra che mi vogliano bene così come sono. Contenti loro.

Questo weekend sono tornata al mare. Ma il mare l'ho visto da lontano, perché non sono andata per fare il bagno: sono andata a Viareggio per lo spettacolo Bellydance at the Opera e il successivo stage con Rachel Brice.
Andavo con poche speranze di partecipare allo stage, perché io e la mia amica/accompagnatrice avevamo scoperto troppo tardi questa opportunità. E i posti erano andati come il pane già a maggio.
Per lo spettacolo invece, complice un nostro amico ben introdotto, siamo riuscite ad avere i posti in seconda fila.
Ovviamente, essendo i posti così esigui e ambiti, non ho osato chiedere biglietti in più per portarmi tutta la famiglia. Quindi sono andata da sola, spezzando il cuoricino di Amelia, che adora Rachel Brice.
È stato un weekend bellissimo: bella compagnia, bello tirare le 3 di notte sul lungomare di Viareggio, bello essere uniti nella sofferenza di 6 ore di lezione con una bellydancer tosta e instancabile.
Sì, perché alla fine 2 persone non si sono presentate e noi siamo entrate. All'ultimo, quando ci stavamo già "rassegnando" ad andare al mare.
Inutile dire che un karma così favorevole l'abbiamo scontato con la coda al ritorno: partiti da Viareggio alle sette, siamo arrivati a casa alle undici e mezza. Pazienza.

Tornata a casa, ero ansiosa di vedere e abbracciare e annusare la mia famiglia (che intanto, senza fare una piega, se n'era andata felicemente a Torino a trovare amici e parenti). Ero felice, tanto felice del mio weekend, ma mi erano anche mancati.

E insomma, per me essere una famiglia felice vuol dire anche questo: che posso allontanarmi e divagare, ma alla fine casa mia è un posto felice, a cui tornare con gioia. E mio marito è l'uomo che non scambierei con nulla al mondo. Un uomo che al mio compleanno si presenterà a mani vuote, ma mi fa ogni giorno il regalo di rendermi felice.

PS: sulla strada del ritorno, Amelia mi ha chiamata e mi ha chiesto "com'era Rachel? Era bellissima?". Che stronza sono: nell'obnubilamento della stanchezza, non mi è neanche venuto in mente di farmi fare un autografo per mia figlia. Neanche per me, se è per questo, ma io il mio souvenir ce l'ho sotto forma di acido lattico e ottimi insegnamenti.

giovedì 6 settembre 2012

Leggere è contagioso

Quando ho conosciuto Luca, leggeva poco e male: quasi solo saggi, per di più pesanti come macigni.
Non dico che leggere saggistica sia leggere male, ma mi pare evidente che i saggi, con rare e fortunate eccezioni, non possano dare lo stesso autentico godimento sensoriale di un romanzo. Un po' la stessa differenza che c'è tra un documentario medio e un film medio.
Standomi vicino, Luca si è incuriosito di tutta quella roba che mi teneva incollata per ore. E ha cominciato a leggere Harry Potter. Si è letto tutti i libri della serie.
Però la vera svolta è arrivata con la tessera della biblioteca. A parte che ha cominciato a ordinare libri per sé, e già questo ci ha fatto risparmiare un po' di soldi. E poi il mio entusiasmo l'ha intaccato a poco a poco.
Un anno fa, per esempio, le sue letture estive erano state Bartimeus e Buona Apocalisse a tutti!.
La svolta però penso ci sia stata quest'anno: gli ho passato Il dio dei sogni, Cose da salvare in caso di incendio, Il circo della notte, Il centenario, Olive comprese, i due libri di Calabresi, Romanzo rosa ed ora sta leggendo Educazione siberiana.
Ci tengo a precisare che Luca non ha letto questi libri "perché gliel'ho detto io": la costrizione non ha mai aiutato nessuno ad amare qualcosa. Luca ha letto questi libri perché ha visto che me li sono goduti, esattamente come al ristorante viene spinto ad assaggiare un piatto che a me sta piacendo.
Penso che questa sia l'unica, semplice via di contagio per la lettura

martedì 4 settembre 2012

Letture di agosto - seconda parte

Classico fantasy: la prima serie dei maghi di Trudi Canavan e il primo libro della seconda serie. Onesti fantasy, avvincenti al punto giusto e con buoni spunti. Con qualche pecca di eccessivo conformismo di genere.
(Parentesi televisiva: sono al nono episodio della quinta serie di True Blood. So che non è molto elegante fare una recensione a 3/4 del prodotto, ma mi sono ammazzata di risate quando "It's called ifrit and it means Evil". Ora sto scaricando gli episodi finali e DEVO vederli prima possibile)
Romanzo criminale: Educazione siberiana di Nicolai Lilin. L'avevo già addocchiato nel suo scaffale, ma l'avevo rimandato a lungo, perché temevo una storia "pesante". E invece in questo libro c'è tanto da sorridere, a volte da ridere proprio. Sempre con la coscienza che si ride dell'assurdo, per non piangere o semplicemente perché a volte ci stiamo a complicare inutilmente la vita. La perla? Liberamente citata: "Da allora ho capito che con le botte e i coltelli non si risolve nulla. E sono passato alle pistole".
Inclassificabile: Le 13 vite e mezzo del Capitano Orso Blu di Walter Moers. Questo invece l'avevo visto in mano a un'amica, maestra d'asilo, e temevo che fosse un po' troppo da bambini. Mi è letteralmente balzato in mano nella libreria di Levanto, un po' come ha fatto "Educazione siberiana" a Sarzana. E l'ho adorato: un po' fantasy, un po' avventura. Comincia come una specie di fiaba, come se l'infanzia dell'eroe dovesse essere raccontata ai bambini più piccoli, per poi evolvere verso il romanzo di formazione, sempre molto divertente.

lunedì 3 settembre 2012

Arrivi e arrivi

Di solito ci sono compensazioni: arrivi e partenze. In questo caso, le partenze c'erano già state, in massa: la Quarta non tornava a casa da fine maggio, il mio portatile si è rotto il primo giorno di ferie e poi siamo partiti noi, per Levanto e per il meraviglioso e meritato relax di 3 settimane.
Sabato siamo tornati noi, e il portatile era stato aggiustato. Domenica mattina, apro la porta di casa e vedo una gattina che mi ricorda molto la Quarta, e che prontamente si fa adottare. Poi mi chiama un'amica che non sentivo da tempo, colpevolmente, e mi dà una bella notizia. E infine, mentre andavo a recuperare Luca nell'orto, sento miagolare dalla boscaglia e mi compare davanti lei, la Quarta in carne e ossa.
È stato tutto uno strusciarsi, fuseggiare e dare testate (alcuni gatti ritengono che rompere il setto nasale del proprio padrone sia una grande manifestazione d'affetto). E tutto un soffiare, perché ormai la gattina è in casa, mica posso darle un calcio nel sedere ossuto, ma la Quarta non è d'accordo con la nostra tendenza all'adozione compulsiva.
Oggi pomeriggio forse torna anche la Tata (intesa come sfortunato acquisto automobilistico, non come bambinaia), e a questo punto gli arrivi sarebbero proprio al completo.