lunedì 27 ottobre 2014

Prender su e andare via


Amo casa mia, come sapete.
Ci sto bene, soprattutto in questa stagione.
Questo non significa che abbia smesso di star bene in tutti gli altri posti. In particolare, ci sono alcuni posti in cui "devo" andare in certi periodi, in modo che la loro magia si compia appieno.
La Valtrebbia è uno di questi posti, e il periodo in cui andarci per me è ottobre. Un weekend soleggiato di ottobre.
Il che ci permette di goderci il fiume di giorno (ci sono stati anni in cui si stava in maglietta coi piedi a mollo) e di scaldarci accanto al camino di sera.
Nell'agriturismo San Martino, naturalmente: sono amici di quelli preziosi, che magari vedi una volta all'anno ma ogni volta è come tornare a casa.
Quest'anno, abbiamo approfittato di questo appuntamento anche per provare a vedere come si comporta Daisy in un contesto diverso dal solito.
A parte una certa inappetenza, probabilmente dovuta all'eccitazione, è andato tutto bene.


Ha subito fatto amicizia con i cani dell'agriturismo, ha giocato e corso tutto il tempo, ha fatto il bagno nel fiume, ha dormito tranquilla in camera con noi.
Insomma, un angelo.
C'è stato un momento, mentre eravamo in camera, in cui mi sono quasi commossa: Daisy si è avvicinata a Ettore, che dormiva già, e gli ha dato un rapido bacino.
Ci sono momenti in cui senti quasi fisicamente l'amore che emana da lei.
Ieri sera siamo tornati a casa ricaricati e felici, pronti ad affrontare la settimana con più energia del solito.
Che poi stanotte la stufa abbia cercato di assassinarci nel sonno è un'altra storia.



giovedì 23 ottobre 2014

Di foglie e di vento



Ora dirò una cosa molto impopolare: nonostante io odi il freddo, soprattutto se ventoso, e nonostante io stia passando i miei giorni in ufficio a pregare perché un montone vivo mi cada sulle spalle e ci resti, a me questo tempo piace.
Perché il cielo è terso, si vedono le Alpi e gli Appennini.
Perché mi piace il rumore che fanno le foglie secche quando ci cammino sopra.
Perché stasera tornerò a casa e saranno accesi la stufa e il camino.
Perché bevo litri di tè bollente.
Perché lavorare a maglia sembra più "giusto" che in altre stagioni e climi.
Perché i gatti diventano coccolosi e ti si spalmano addosso per ore, scaldandoti.
Perché oggi ho potuto indossare per la prima volta un cappello che avevo completato sul finire dell'anno scorso, e che tiene caldo con la massima morbidezza.


martedì 21 ottobre 2014

Spostare le piramidi



OK, lo ammetto: la grigliata è stata tutta una montatura.
Non ce ne fregava niente di darvi da mangiare: volevamo solo avere in giardino abbastanza braccia da spostare la piramide del polacco.
(Doverosa premessa: il polacco si era costruito questa piramide, debitamente rivestita di zanzariera, per ricaricarcisi. Dal momento che per me è solo un bell'arrampicatoio per rose, ho pensato che sarebbe stata meglio nel roseto appunto. Il posto lasciato dalla piramide sarà a tempo debito occupato da una piccola roulotte scrausa. Fine della premessa.)
Alcuni di voi erano avvisati, altri sono stati presi con l'inganno. Fatto sta che lo scopo è stato raggiunto, e ora una decina di voi può fregiarsi di aver spostato una piramide.
Per chi ama le statistiche, abbiamo dato da mangiare a 31 adulti e 7 bambini, senza contare i cani. Non so quanti chili di carne e verdure siano stati grigliati, ma abbiamo avanzato quasi tutto ciò che noi avevamo comprato apposta, perché la vostra generosità è stata incontenibile: avete portato carne, pane, dolci, stuzzichini, vino, birra, bibite, persino un bellissimo fiore (quello però non l'abbiamo grigliato).
Ma soprattutto avete portato voi stessi: tutti diversi ma fantastici, e vi siete amalgamati ancora meglio, avete fatto amicizia e vi siete divertiti.
Mi sono divertita anch'io, sono stata bene e, siccome abbiamo avanzato chili di roba, sto già programmando di ripetere l'esperienza.
Come la vedete la grigliata di Halloween?

mercoledì 15 ottobre 2014

Educare alla libertà

Lo ammetto: nel post di Genitoricrescono ho visto sì una possibilità di crescita per mia figlia, ma anche un'occasione per semplificarmi la vita.
Il fatto è questo: il mercoledì, subito dopo l'uscita da scuola, Amelia ha il corso di nuoto. La piscina è accanto alla scuola e vi si può accedere senza uscire dalla cancellata: si percorre il marciapiedi che corre intorno all'edificio ed ecco l'ingresso.
Quando l'abbiamo iscritta, ho subito pensato: sarebbe bello che potesse andarci da sola. Dopotutto, lei e Ettore sono piuttosto autonomi e mi fido della loro capacità di prevedere e comprendere i pericoli della strada.
Pensavo che la scuola me lo potesse impedire e invece no, non può. Ci sono addirittura scuole che prevedono questa possibilità e predispongono moduli che parlano di scelte educative e di maturità del bambino.
La mia scuola ha storto il naso, ha recalcitrato e alla fine ha prodotto un modulo che parla di impossibilità del genitore, obbliga a specificare il percorso del bambino (non più di 500 metri) e dichiara che al suo arrivo a casa il bambino troverà un adulto pronto ad accoglierlo.
(Ora, non so voi. Ma io penso che, se un adulto è impossibilitato ad andare a prendere un bambino a 500 metri da casa, non potrà aprirgli la porta 5 minuti dopo. A meno che non sia a casa in malattia o agli arresti domiciliari.)
Per quieto vivere, ho dichiarato il falso: io non sono impossibilitata ad andare a prendere Amelia, ho deciso di farla uscire da sola per scelta.
Ho scelto di dare fiducia a mia figlia, di permetterle un piccolo spazio di autonomia, di farla sentire grande. Ho scelto di darle la possibilità di muoversi in un ambiente sicuro e protetto, perché si faccia le ossa per il futuro. Ho scelto di renderla orgogliosa della sua piccola conquista.
E non riesco davvero a stimare una scuola che non riesce a capire una scelta del genere.

venerdì 3 ottobre 2014

Parliamo di cose serie


Va bene riflettere, meditare, intuire.
Ma son tutte cose che vengono meglio se si fanno andare le mani. Soprattutto se negli ultimi tempi lo stash dei filati è cresciuto nonostante i buoni propositi.
Il fatto è che a certe tentazioni si può resistere, ma anche no.
Per esempio: non mi ricordo esattamente quanto sono costati, ma se vi dicessi che i meravigliosi gomitoli della foto di apertura sono misto lino e cotone, artigianali, a un prezzo decisamente basso? E non li posso comprare ovunque, li vendono solo da Sogni di Lana a Levanto.
Che facevo? Glieli lasciavo lì? Eh no, non sono quel tipo di persona.
Quindi li ho presi con me, li ho portati a casa e penso che ci farò qualcosa di questo genere.


Poi capito per tutt'altre ragioni in una bottega del commercio equo. La ragazza, che mi conosce, senza alcun mio accenno mi dice che quest'anno arriveranno i gomitoli di alpaca, di tutti i colori. A 10 euro l'etto, pura alpaca equa e solidale.
Mi piazza in mano il link del catalogo e mi invita a contattarla per dirle cosa voglio e quanto ne voglio.
A mio onore va il fatto di essermi trattenuta: ho ordinato i miei 5 etti di verde felce e non mi sono fatta tentare né dal blu né dall'arancione. Nemmeno quando li ho potuti vedere e toccare dal vivo.
Penso di aver trovato il filato ideale per un mio vecchio amore.



E infine sono andata a Filo lungo filo, nell'incredibile Villaggio Leumann di Torino. La fiera delle tentazioni.
Ho provato un cappotto strepitoso, a soli 150 euro, e me ne sono stata buonina.
Ho toccato lana, seta, alpaca, mohair, lino, cotone. Ancora mi rimane nel cuore un mohair e soia stupendo.
Ho preso una matassa di seta non tinta, 13 euro per un etto. La tingerò di giallo curcuma e ci farò qualcosa di fighissimo per le sere estive.
E ho ceduto al fascino di due matasse di seta tinta col campeggio, 14 euro all'etto. Per "accontentare" la mia amica Antonia, che mi rimprovera di vestirmi troppo oversize, ho deciso di farci questo (ho mai detto che adoro i free Ravelry download?).

E, per finire in bellezza, è stato pubblicato un pattern che ho avuto la fortuna di testare quest'inverno, Lujanta di Valentina Cosciani.
Devo ammettere che, mentre lo lavoravo, non ne ero molto convinta: era troppo diverso da ciò che avevo fatto fino ad allora e dubitavo che mi potesse stare bene.
E invece si è rivelato un capo-jolly, di quelli che stanno bene con tutto e in tutte le occasioni.
Tanto che, prima o poi, mi sa che me lo rifaccio in cotone.



mercoledì 1 ottobre 2014

Figli e libertà

(Riflessioni completamente mie, che non valgono come verità assolute e/o aforismi)

Il prezzo da pagare per la libertà è la solitudine.
Lo sapevo bene quando ero single.
Ma la solitudine è sempre stata mia amica: non per niente sono figlia unica e ben felice di esserlo.
La solitudine è come la sorella che non ho mai avuto: le voglio bene, ma ogni tanto è pesante. Però le voglio bene.
Purtroppo, la solitudine è incompatibile con la mia vita attuale. Altrettanto, devo ammettere, la libertà assoluta, quella libertà che ti permette di fare qualsiasi cosa senza ferire nessuno che abbia il diritto di sentirsi ferito.
Auguro ai miei figli di provarla, quella libertà. Per me è un caro ricordo.
Attenzione: non un rimpianto.
Non amo Luca per caso, non ho fatto i miei figli per caso.
Ho consapevolmente scelto di dire addio alla mia libertà, per amore.
Perché l'amore ti rende dipendente da chi ami: mio marito, i miei figli. Persino i miei gatti, il mio cane. Io non posso più vivere senza di loro.
Potrei sopravvivere, ma che senso avrebbe farlo di proposito?
E così non ho più la mia libertà. La mia solitudine.
Non sto a dire che in cambio ho un mondo d'amore: è scontato, chi rinuncerebbe al proprio bene più prezioso per qualcosa che vale di meno?
In cambio, ho una me stessa migliore.
Una che supera le paure e i limiti.
Una che urla e spacca, ma per ricomporre.
Una che si sente di poter conquistare il mondo, ma non gliene frega niente.
Perché il mondo ce l'ha già.