lunedì 29 aprile 2013

Musa's Box della Liberazione


E così siamo alla fine di aprile. Eppure pare non dico novembre, ma ottobre ci starebbe tutto!
Consoliamoci con le cose belle:
- il ritorno del sole, purtroppo (pare) non definitivo
- portare un'amica a vedere la casa nuova ("Questo gazebo è perfetto per il drawing down!"), e passare il pomeriggio con lei
- Luca che prepara la pizza
- la settimana corta
- l'antropologia forense
- i miei bambini e i loro amici che aiutano nel giardino del polacco, mentre io strappo erba come una capra invasata
- la mia vicina che si innamora di casa mia e progetta di venire a stare nella casa accanto, quando si libererà
- mia madre e mio nonno finalmente a casa mia, nonostante tutte le loro paure per la fatica che faremo e le spese che avremo
- i dolcetti siciliani, yum!
- un pranzo egiziano improvvisato, in 9 a tavola (preparandoci a diventare 11, quando le gemelle saranno appena un po' più grandi)
- tricottare al sole, aspettando Luca
- riposarsi con un libro, mentre Luca progetta lo zampillo per lo stagno delle rane
- una visita inaspettata, e mostrare di nuovo la casa del polacco
- spingere mia madre a comprare una cosa che magari non userà tanto, ma sarà felice di avere. E poi a quel prezzo...
- un giro per Pavia con un'amica, e avere la scusa per una torta del Peach Pit ("sai, Amelia deve ancora fare colazione...")
- finire il maglione di Ettore
- fare felici la mia vicina e amici suoi, regalando mobili e stoviglie che non mi servono
- la visita di una coppia di cugini, persone favolose che mi dispiace non riuscire a vedere più spesso
- cominciare a pulire il gazebo/casetta
- il mio ultimo acquisto su Amazon
- fare una promessa a una bambina (e volerla mantenere ad ogni costo)
- la torta salata di Taggia, ripiena di coste e finocchi
- salvare la vicina dalla vecchia odiosa, e finire a fare il pane arabo con lei
- tante coccole con la Pinta, che è un po' giù di corda per lo strapotere della Quarta (ebbene sì, la politica felina non fa meno schifo di quella umana)
- un preventivo molto favorevole, e poter recuperare materiale dai vicini
- la ricetta perfetta dello zenzero candito
- fare una torre di pancake per la colazione della domenica
- i conigli con le chiappette al vento


venerdì 26 aprile 2013

Il mio 25 aprile

Quando ero piccola, il 25 aprile era più l'anniversario di nozze dei miei genitori che una festa civica. Un po' per caso, un po' volutamente, perché veniva visto come una festa "comunista" e i miei erano di tutt'altra parte.
Oggi che ho 36 anni e 2 figli, non riesco a capire la freddezza dei miei.
Se penso al periodo dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, io non riesco a non immedesimarmi. Mi immedesimo nella famiglia di mio nonno, che periodicamente subiva perquisizioni perché si sospettava (a ragione) che mio nonno e i suoi fratelli rubassero la seta di certe attrezzature militari per rivenderla al mercato nero. Ma mi immedesimo anche in una qualsiasi famiglia di campagna. Stai facendo colazione, preparandoti per una giornata di duro lavoro, o sei a cena, finalmente a riposo, e ti irrompono in casa dei militari che cercano un ebreo, un partigiano o un inglese. E magari tu, per carità umana, quell'ebreo/partigiano/inglese lo stai davvero nascondendo.
Non riesco a non immaginare la paura, mia e dei miei bambini. Non riesco invece a immaginare pienamente l'orrore di quella violenza cieca e indiscriminata, sia fisica sia psicologica.
Se penso che ad un certo punto tutto questo è finito per milioni di persone, non riesco a trattenere lacrime di gioia. E rabbia per quello che è stato.
Dicono che il 25 aprile è una festa obsoleta. Forse lo è, dopo 70 anni. Ma non lo è nella misura in cui ci ricorda che viviamo liberi: liberi dalla violenza e dalla paura. Questo non lo trovo obsoleto.


Se proprio proprio volessimo "svecchiare" il 25 aprile, un modo ci sarebbe. Ieri parlavo ai miei bambini e ai loro amici egiziani del significato del 25 aprile e, mentre parlavo, pensavo che ci sono popoli e persone che un 25 aprile non ce l'hanno. Ci sono persone che nel loro Paese subiscono le stesse violenze vissute dai nostri nonni, e cercano di fuggire, di salvarsi. Attraversano mari e deserti, rischiano la vita per arrivare da noi, che viviamo in pace. Non sono diversi dagli ebrei che fuggivano in America o in Inghilterra.
Eppure noi li trattiamo come parassiti, come pesi morti.
Ecco, se volessimo rendere più attuale il 25 aprile, la via potrebbe essere questa: renderla una festa della pace e della conciliazione internazionale, un momento di consapevolezza non solo su quella guerra che sembra tanto lontana (ma non lo è) ma anche sulle guerre che sono ancora in corso, e che vengono combattute come sempre sulla pelle della povera gente.

lunedì 22 aprile 2013

Musa's Box di metà aprile


Uuuuuh, settimana stancante e intensa, ricca di incazzature ma anche di cose belle:
- tricottare vedendo il senso di quello che sto facendo
- le chiacchiere con la vicina egiziana (che confermano quanto le famiglie felici si somiglino, non importa la nazionalità, non importa la religione, non importa il numero di figli)
- avere le conferma che non discenderò da un'antica famiglia ricchissima, ma il mio cervello qualche funzione logica ce l'ha ugualmente
- innamorarmi della mia nuova casa ogni volta che ci metto piede, nonostante tutto il lavoro che dovrò farci e i soldi che dovrò spenderci
- spendere 82 euro per l'intero guardaroba estivo dei miei due figli, comprese 5 paia di scarpe (grazie a Terres des Hommes Pavia)
- il gelato gusto cheesecake, e farlo provare a Luca il giorno dopo
- i miei nuovi ombretti Neve, Gossip e Carnaby
- chattare con un'amica lontana, che non so se quest'anno riuscirò a rivedere
- ringraziare tutti gli dei e la fortuna e qualsiasi altra forza cosmica del fatto di essere in salute e che tutti i miei cari lo siano, gatti compresi
- diventare amiche, unite dal fatto di essere donne, madri, mogli e soprattutto chiacchierone nonostante l'ostacolo della lingua


- i miei bambini sporchissimi e stanchissimi per aver giocato un sacco fuori casa
- alzarsi alle 3 e, non riuscendo a dormire, scrivere con le gatte addosso
- un sabato da dedicare a Luca e alla nuova casa
- Quarta e Rachel che ci seguono fin dal polacco, decidono di tornare da sole e il mattino dopo ci sono, coccolose e sfuseggianti
- una minipennica di coppia
- le coccole con la Quarta, appiccicosissima per via del brutto tempo
- la vellutata zucchine e aglio orsino, con un cucchiaino di crema di rafano
- lo zenzero candito secondo la ricetta di una mia collega, che fa scorzette da urlo
- il primo arrivo di Dark Horse presenta
- imparare a usare gli aghi circolari da 20 cm (ma che fatica!)
- pulire tutto un pomeriggio, e cominciare a vedere qualche cambiamento
- sentirmi dire, riguardo la casa nuova: "Non ti invidio per la fatica che dovrai farci, ma ti invidio per il resto"
A proposito di casa nuova, c'è qualcuno che sa dirmi che fiori sono questi? Il polacco li ha piantati un po' ovunque e sono bellissimi.





martedì 16 aprile 2013

Casa


Con le case ho sempre avuto un rapporto particolare: se me ne innamoro, è con un'intensità senza pari.
Ho molto amato la mia prima casa: minuscola (20 metri quadri scarsi), ma adatta a me. Se fosse stata mia, avrei sfruttato quel soffitto altissimo per farci un soppalco. Invece ero in affitto, e in realtà è durata meno di due anni. Perché ho conosciuto Luca e non aveva senso tenere due case, soprattutto quando una delle due era gratis.



La casa dove vivo ora è grande e bella. Le voglio molto bene, ci ho lavorato molto e l'ho adattata alle nostre esigenze tramite infiniti traslochi (in media uno ogni 6 mesi, ho calcolato). Era di Luca, quando ci sono entrata. Ed ora è mia, nostra. È impregnata di ricordi, di gran lunga più belli che brutti. E affaccia su un cortile che è stato più luogo di amicizie che di scontri, nonostante ancora adesso ci sia una persona sgradevolissima (contro cui facciamo fronte comune con gli altri vicini).



Da tempo, però, sognavo una certa casa, sempre di proprietà dell'azienda. Più isolata (un solo vicino, che ci dà le spalle), con un giardino tutto suo, in mezzo al bosco. Una casa gialla, non rosso scuro come la nostra, con tante finestre che mi facevano ben sperare (la nostra casa attuale è un po' scura).
Sapevo che la persona che ci abitava sarebbe andata in pensione entro un tot di anni, e mi sono seduta sulla riva del fiume per veder passare non il suo cadavere (per carità, è un uomo meraviglioso, mi mancherà tantissimo) ma il furgoncino che lo riportava in Polonia.


Ora quel furgoncino è passato. Ho ereditato una chiave, un pesce rosso obeso e 20 anni di ciarpame da smaltire. Ma anche una casa che ai miei occhi è la più bella del mondo: luminosa, spaziosa, accogliente. Non riesco a credere che sia mia. Non mia di proprietà, ovviamente, ma mia da godere, da arredare, da vivere.
Mi aspetta una stagione (più probabilmente due) di duro lavoro e incazzature a mille (dobbiamo mettere l'impianto di riscaldamento, quindi, se l'azienda non accoglierà l'idraulico di nostra scelta, temo che mi prenderò le stesse incazzature di quando ho spostato la cucina). E dovremo pulire, spostare, spendere.
Ma, alla fine di tutto questo, sarò a casa mia.

lunedì 15 aprile 2013

Musa's Box polacca


No, non mi sono trasferita. Non sono in viaggio. È che, per una serie di coincidenze, la settimana è stata all'insegna della Polonia.
Guardate qua:
- Pesca al salmone nello Yemen: un libro curioso e delicato, divertente e poetico. Non ci si fanno grandi risate, ma si pensa tanto. Con leggerezza e un po' di amaro in bocca
- cominciare un pattern che si annuncia tosto e divertente, con i miei nuovi, meravigliosi ferri circolari KnitPro
- l'agnello di pasta di mandorle proveniente da Maglie, Puglia
- l'avocado, condito solo con sale e pepe


- il caso che mi spinge verso ArcoBonsai
- mio marito che si inventa soluzioni creative per le gatte
- mio figlio che mi chiede di fare la pace, ammettendo di avere sbagliato
- avere un sacco di idee malvagie per il quarto Sholeh Zard, intanto che viene pronto Zohar, il secondo


- fare gomitoli con i figli, e ridere da matti
- decidere di partecipare al primo saggio da anni (l'ultimo l'ho fatto 5 anni fa ed era un giugno freddissimo: sarà stato il clima a convincermi?)
- produrre 194 pierogi, insieme alla mia amica Cristina e alla mia mamma, cooptata per l'occasione
- mangiare i pierogi!



- fare la maglia in cortile, con tutte le bambine intorno, e scoprire che la mia vicina egiziana può insegnarmi l'uncinetto tunisino
- approfittare del sole per fare qualche foto e stare fuori tutti insieme, con grandiosi sogni di tricotthè bucolico e multietnico
- il mio nuovo anello di madreperla, made by Euforilla


- l'arrivo di un pacco più sostanzioso di quello che ricordavo (aver fatto l'ordine un mese fa contribuisce all'amnesia)
- una cena stupenda con un amico che non vedevo da quasi 20 anni e una deliziosa nuova conoscenza


- una passeggiata al sole con mio figlio, godendocela entrambi
- il pane arabo appena sfornato dalla vicina egiziana
- le mandorle di Sholeh Zard, con un pizzico di pepe in più (e col suggerimento di metterle sotto miele)


- e infine la grande notizia: il polacco se n'è andato! E finalmente abbiamo le chiavi della casa nuova, ce la siamo rimirata e misurata tutta. Lo so che non è nostra, lo so che dobbiamo farci i lavori per mettere il riscaldamento, lo so che ha un bagno minuscolo e senza bidet (forse rimediabile buttando giù una parete), ma è bellissima e ne sono innamorata follemente, perdutamente. Ci sarà tutto il tempo per tornare alla realtà, quando tremerò di freddo e maledirò l'universo ad ogni bolletta. Ma per ora mi godo il pensiero della mia nuova casa, del mio nuovo giardino e del mio nuovo acquario da 500 litri con annesso pesce rosso obeso.





lunedì 8 aprile 2013

Musa's Box post pasquale


Settimana in cui il brutto tempo non ci vuole mollare. Ma noi non ci arrendiamo e cerchiamo sempre di trovare il lato positivo:
- cercare semi su Internet con Luca
- una mattina senza dover sbraitare
- svegliarsi da un brutto sogno e rannicchiarsi contro Luca
- un pomeriggio in cui i miei figli possono finalmente giocare in cortile
- l'arrivo di un pacco ben sostanzioso, lane stupende a non finire
- la meravigliosa serendipity per cui ho trovato un corso di tintura naturale quasi subito dopo aver formulato il desiderio di frequentarlo (e oltretutto cade nello stesso weekend di Slow Fish, cosa che mi permette di unire due attività piacevoli nella stessa città)
- un mezzo pomeriggio con un'amica che non vedevo da un po' e che sono contentissima di sentire così felice
- una passeggiata di prima mattina, nonostante il freschetto
- un tè con un'altra amica, una di quelle piacevoli consuetudini a cui ci si abitua presto
- finire lo scaldacollo per mia cognata e fotografarlo nonostante la luce orribile
- scegliere i bottoni con Ettore e Amelia, regalargliene un po' e sentirli contenti come se gli avessi dato dei diamanti
- il risotto asparagi, pere e taleggio
- l'acquario di Milano, gratuito e bellissimo (accidenti a me che mi sono dimenticata a casa la macchina fotografica), con ambienti ricostruiti benissimo e in una cornice stupenda, perché non viene valorizzato a palla?

Source: http://www.flickr.com/photos/beccabas/3879541767

- giocare con un piccolo polpo che cambia colore come se fosse finto: altro che camaleonti!
- il castello sforzesco di Milano e i suoi musei, a soli 3 euro ad adulto
- Ettore che si fa coraggio ed entra nella sala dove sono esposte ben due mummie, che poi uscendo saluta per prudenza
- i miei bambini davanti alla Pietà Rondanini
- un nuovo libro di draghi
- trasferirci in tutt'altra zona della città (Porta Venezia, avevamo voglia di cucina africana) e trovare anche lì un liberty mozzafiato

Source: http://www.flickr.com/photos/ribl/375617687/

- l'emporio Lanar (non ho comprato nessun filato, ma ci tornerò per la qualità della lana e la gentilezza delle persone che ci lavorano)
- accarezzare un vitello affettuoso e coccolare un toro viziato
- le pere al forno con lo yogurt
- un invito a cena gradito e inaspettato
- il brunch del Peach Pit
- la domenica con Luca
- fare un po' di ordine e pulizia, sperando che la prossima volta che farò un lavoro del genere sia per il trasloco
- ritrovare cose che avevo preso o mi avevano passato tempo fa per i bambini, e che adesso vengono proprio buone (anzi, giubbotti di quel peso lì servirebbero anche a me!)
- il sushi del Wok

giovedì 4 aprile 2013

Salviamo San Salvatore


Nonostante viva nella provincia adiacente, ho scoperto la Valtrebbia tardi: era il 2003. Ero con un'amica che si è poi scottata come un'aragosta e siamo scese a San Salvatore, tra Bobbio e Marsaglia.
Mi ricordo l'acqua fredda e limpidissima, una quantità incredibile di farfalle e un biologo bagnante che ci spiegava che quell'acqua avremmo potuto anche berla, tanto era pulita.


Quell'estate ci sono tornata mille volte, da sola e con altre amiche. Sono scesa in vari punti del fiume e mi sono innamorata di ciascuno.
L'anno dopo, ci ho portato anche Luca. In quelli successivi, i miei figli, fin da piccolissimi.
Col passare del tempo e grazie alla settimana di vacanza in cui abbiamo conosciuto il "nostro" agriturismo,  abbiamo esplorato paesini, sentieri e altri tratti di fiume, anche in Val d'Aveto (l'Aveto è un affluente del Trebbia).
Abbiamo scoperto che la valle è bellissima anche quando non si può fare il bagno, in tutte le stagioni. E che la cucina locale, insieme alla cordialità della gente, completa il quadro.
Quando penso a un luogo in cui rifugiarmi e leccarmi le ferite, penso al Trebbia. E per questo, a luglio, ci ho portato una mia amica, che aveva bisogno di guarire. E anche lei ne ha subito la magia.


Un tempo, gli elementi naturali erano sacri. I Liguri, miei antenati per parte di madre, veneravano le vette. Quasi tutte le culture venerano i fiumi. Quasi tutti i santuari sono in posti naturalisticamente splendidi, e spesso sono collegati a fonti e montagne.
Io non credo che esista una magia al di fuori della nostra testa. Ma, se un luogo è in grado di farmi star bene, per me è magico, sacro, da venerare esattamente come l'ostia consacrata per un cristiano.
San Salvatore è un posto che mi ha fatta star bene, anche quando ero in un pozzo nero e puzzolente. Non solo: ha fatto star bene tutte le persone che ci ho portato, dalla mia famiglia agli amici.
Il fatto che si pensi a cancellare quel tratto di fiume è per me inaccettabile.
Tralasciamo il discorso razionale per cui, con la costruzione di quella centrale, il turismo della Valtrebbia verrebbe annullato e la valle si svuoterebbe, morendo. Tralasciamo il fatto che, poco più a monte, la diga di una centrale analoga è stata abbassata per evitare il costo del custode e quindi ci si chiede che senso ha fare un'altra centralina pochi chilometri più in là. Tralasciamo il fatto che questa non è una TAV, di cui vengono prospettati benefici su scala nazionale, ma una speculazione che non darebbe beneficio a nessuno se non alla ditta proprietaria della diga  e a chi, immagino profumatamente premiato, autorizzerà tale scempio. E tralasciamo pure il fatto che Bobbio sta per diventare patrimonio dell'umanità, e vorrei vedere.
Non penso che il sacro si possa svendere. Tantomeno per un tozzo di pane e un calcio nel sedere.
Per questo vi invito a firmare la petizione che, spero, salverà San Salvatore.


lunedì 1 aprile 2013

Musa's Box di Pasqua


La Pasqua è una festa farlocca: niente ferie, giusto un lunedì buttato lì, poca festa. Quest'anno forse anche meno del solito, visto il tempo schifoso.
Però di cose belle ce ne sono state:
- fantasticare su una storia francamente mal scritta, francamente banale e sconclusionata, ma che evidentemente solletica il mio lato adolescente
- organizzare un piccolo giro di shopping con un'amica, con sosta al Peach Pit
- cercare pattern che mi diano spunti per fare una cosa simile a una già fatta, ma non uguale (se no mi rompo)
- i miei bambini che mi chiedono di leggere un libro comprato per Halloween e che di settimana in settimana torna in auge
- cominciare la settimana sapendo che è quasi finita
- giocare coi bottoni
- lavorare un meraviglioso filato 50% cotone 50% soia, di un colore così bello che quasi quasi lo terrei per me
- ricevere cioccolatini
- la pizza taleggio e gorgonzola, nonostante le conseguenze
- scegliere le uova di Pasqua per i miei figli e per le nipotine di un'amica
- riprendere una storia vecchia, con l'idea di farne qualcosa di nuovo e interessante
- un buonissimo yogurt fatto col nostro latte (ma non da Luca)
- una giornata da dedicare a ciò che non abbiamo mai tempo di fare


- vedere un'amica lontana e una con cui non c'è mai tempo/occasione, e stare benissimo nonostante un annuncio inquietante
- conoscere persone nuove e interessanti
- tricottare a letto, con la Quarta vicina
- 3 giorni passati nel calore di un posto che non è la nostra casa né la nostra famiglia, ma scalda il cuore nonostante il tempo orrendo
- innamorarsi di una casa abbandonata


- un pranzo gustoso e ricercato, da cui trarre molti spunti per il futuro, in un ristorante dall'atmosfera piacevole e colorata
- scoprire nuovi luoghi in una valle splendida, che dovrebbe essere valorizzata anziché vandalizzata da progetti assurdi (vi prego, firmate la petizione)
- propagandare con successo l'uso della coppetta mestruale
- coinvolgere mio marito in un giro assurdo, e arrivare al posto che stavamo cercando usando un po' di memoria e tanto culo
- coccolare le nostre gatte, offese per la nostra assenza
- trovare finalmente il tempo di scrivere la rubrica di fumetti per Zebuk
- fare tante foto, appena esce un po' di sole