lunedì 21 luglio 2014

Qui e ora



È un periodo ansiogeno.
Più di ansie belle che di quelle brutte, anche se a volte le cose belle generano spese inaspettate, e le spese generano ansia.
Tra una settimana, partiremo per la nostra avventura in Grecia. Siamo preparati? Ma manco per niente.
Tra meno di un mese, appena tornati dalla Grecia, prenderemo il nostro primo cane. Daisy, felice incrocio di pastori (maremmano e tedesco), stazza adulta stimata 50 kg. Ci stiamo preparando, ma un cane è come un figlio: non sei mai abbastanza preparato (ma già avere il recinto pronto sarebbe un buon inizio, speriamo di fare in tempo).



Tra meno di due mesi, Ettore comincerà la prima elementare. Lasciando una scuola dell'infanzia le cui maestre meriterebbero di essere pagate quanto professori ordinari. Non abbiamo ancora comprato l'orribile casacca né i libri né i quaderni. In compenso, mia madre gli ha già fatto scegliere il diario, da cui non si separa da 2 settimane.


A volte proiettarsi nel futuro è l'unica cosa che rende sopportabile il presente. Ma non è questo il caso: il mio presente è felice, a parte la fastidiosa incombenza di recarmi in ufficio tutti i giorni, e vorrei riuscire a vivere il momento.
Difficile, con tutte queste cose belle che ci aspettano. Che ansia.

sabato 12 luglio 2014

Non chiamatelo arcolaio



Vi ho già raccontato che, qualche settimana fa, ho avuto l'occasione di conoscere una persona di grande competenza nel campo del tessile, soprattutto per quanto riguarda tecniche antiche.
Questa persona si chiama Luca come mio marito e questo, quando ne parlo con altri, genera parecchi equivoci ("Ma dai, tuo marito fila?" "Purtroppo no."). Quindi continuerò a chiamarlo "il mio amico esperto di costume antico".
Dopo aver saputo che nella famiglia di mio marito era disponibile un filatoio a ruota o filarello (non chiamatelo arcolaio, è un termine sbagliato contrabbandato dalla Disney), mi ha incoraggiata a prenderlo e sistemarlo.
Nonostante i nostri piani per andarlo a prendere siano stati scombinati dalla varicella di Ettore, il filatoio è arrivato. Ed è cominciato lo studio per capire come funziona e come mettere a posto le sue parti mancanti.
Eh sì, purtroppo non è completo. E ha una sola bobina, danneggiata.




Ma la parte più problematica è quella dell'astina, che trasmette il moto del pedale alla ruota. Quella manca del tutto, e al suo posto c'è una strana rotella che il mio amico non ha mai visto.


Non si tratta di una rotella inserita prima che il pezzo venisse ribattuto: si tratta di una rotella tagliata a metà, come si vede benissimo nella foto, e ricomposta grazie al filo sottile avvolto nella scanalatura del perimetro.
Mi sono lanciata a chiedere agli zii di Luca, che hanno visto il filarello in condizioni migliori, se ricordassero qualcosa di più.
Ho scoperto che in famiglia esiste un altro filatoio, messo meglio, che mi è stato prontamente prestato per poter copiare i pezzi mancanti. Purtroppo non ha la rotella, bensì il tradizionale sistema con l'astina infilata nel perno. Ed è di misura leggermente più grande, quindi non potremo copiare l'astina tale e quale ma dovremo capire di che misura farla.



La cosa più bella di questa piccola indagine è stato richiamare alla mente degli zii di Luca il tempo in cui questo filatoio veniva usato, in parte per necessità (era tempo di guerra e appena dopo) ma in parte per hobby, come diremmo oggi.
Dai racconti, ho ipotizzato che questi filatoi fossero stati fatti per le prozie nubili di Luca, le famose Candida e Domitilla.
Le ho viste recentemente in foto di quando erano intorno ai vent'anni.
Candida, poveretta lei, era la più bassa, sarà stata sul metro e mezzo come me. Credo che il filatoio toccato a me fosse suo: è più basso e con meno fronzoli, evidentemente più usato e usabile.






Domitilla era più alta e con tratti un po' troppo decisi per i gusti delicati degli uomini Belle Époque.
Dalle foto, io le trovo belle entrambe.
Mi hanno sempre fatto un po' tenerezza e un po' rabbia queste due zitellone, la cui principale attività era prima viziare l'unico fratello maschio (il nonno di Luca) e poi accertarsi che la cognata mantenesse lo stesso standard di bambagia.
Lo scorso weekend mi sono fatta raccontare un po' di più e ho scoperto che, negli anni che si ricordano gli zii di Luca, Candida e Domitilla allevavano conigli d'angora e ne filavano il pelo. Lo tingevano pure, chissà con quali coloranti.
Quando l'ho detto al mio amico, la risposta è stata "Ho sempre desiderato filare l'angora".
Mi sa che nel mio futuro c'è qualche coniglio.



giovedì 10 luglio 2014

A volte


Vengo da un periodo in cui vari accidenti mi hanno tenuta a casa dal lavoro: prima la varicella di Ettore, poi un virus con febbrone per me.
Sto recuperando pian piano, ma il bello dell'essere malati in estate (almeno, in questa strana estate in cui si ha ancora bisogno del piumino di notte e del pile in casa) è che dopotutto si può anche stare fuori.
Ettore non ha mai avuto la febbre, quindi l'unico motivo per cui l'ho tenuto a casa è che al centro estivo non l'avrebbero accettato. Ed io sto meglio fuori al sole che in casa con 20 gradi.



I bambini sono liberi. Ormai grandi, giocano, vanno in bici, fanno le loro scoperte (abbiamo in un barattolo un'enorme, davvero enormissima e disgustosa, larva di maggiolino - immagino nel senso di maggiolino Volkswagen, viste le dimensioni).
Io li ascolto in sottofondo, li disinfetto e li consolo se si fanno male, li subisco quando si annoiano. Gli insegno qualcosa quando me lo chiedono, gli racconto storie vere e inventate. Quando ci sono stati temporali, abbiamo guardato insieme qualche film e mi si sono innamorati del primo Harry Potter.
Insomma, io con i miei figli sto bene. Talmente bene che, quando sto con loro, mi sembrerebbe quasi giusto starci sempre.



E invece è giusto il contrario. Proprio adesso, che stanno spiccando il volo, è giusto che stiano coi loro coetanei, che facciano sport o musica, che abbiano bravissimi insegnanti a cui affezionarsi.
È giusto che vogliano andare al centro estivo del CUS, anche se il mio portafogli ne soffre orribilmente.
Intanto domani pomeriggio andranno in piscina con i nonni, e io comincerò a disintossicarmi.


PS: queste sono le ultime immagini di Amelia con i capelli lunghi. Di sua spontanea volontà e senza alcuna pressione da parte mia, se li è fatti tagliare corti. Ma corti corti.

mercoledì 9 luglio 2014

Cambiare idea ed esserne felici



Quando ho cominciato a lavorare a maglia, l'ho fatto per la lana.
E per la lana e alpaca, pura alpaca, alpaca e mohair, lana e seta, lana e cashmere...
Insomma, per le fibre di origine animale.
Il cotone mi pareva una cosetta secca e insignificante, e se devo spendere tempo e fatica su un capo voglio che il contatto sia piacevole.
Ho cominciato a cambiare idea l'anno scorso quando ho lavorato una meravigliosa fibra in cotone e soia, di Laines du Nord.
Quest'anno, come lo scorso, mi preparavo per un'estate di lavori in preparazione all'inverno: un Hitofude marrone di lana e alpaca (un filato artigianale meraviglioso, comprato a una fiera) e un giacchino in merino e viscosa arancione (uno dei miei primi acquisti, al mercato di Casteggio).


I miei piani però sono stati felicemente scombinati da Valentina, che mi ha gentilmente chiesto se mi interessava testare un suo pattern per un top estivo, Gardis.
Ho accettato con entusiasmo e mi sono subito gettata nella ricerca del filato adatto. Ho scelto un puro cotone di Tricot Café, che mi ha subito conquistata col suo viola splendido. Il cotone è stato piacevole da lavorare, anche se è ovvio che la sua consistenza è molto diversa da quella della lana.
Devo ammettere che speravo di metterci di meno, grazie alle maniche corte. Invece ci ho messo un mesetto: i ferri piccoli permettono di fare cose belle, ma una riga dura eoni!
Il progetto è stato pubblicato ieri su Ravelry e fino al 15 luglio costerà la metà. Se fossi in voi, lo comprerei subito. Di qualsiasi taglia siate: il modello è stato sviluppato in 13 taglie e sta benissimo a chiunque.


martedì 1 luglio 2014