martedì 31 marzo 2009

Siamo nati per soffrire?

Oggi, mentre portavo Ettore all'ospedale per la vaccinazione trivalente facoltativa (MRP), pensavo a quanti post si trovano nei blog e forum di mamme riguardo le vaccinazioni. Ci sono molte persone impanicate a causa delle vaccinazioni: vuoi per il terrorismo messo in atto da alcune associazioni antivaccino, vuoi perché l'idea di far soffrire il proprio bambino con un'iniezione "gratis" non è mai bella.
Pensavo nello specifico che ci sono molte persone (legate alla medicina tradizionale: antibiotici, tachipirina e tutto il resto) che rifiutano la vaccinazione che Ettore ha fatto oggi, perché riguarda malattie che vengono considerate "infantili". Costoro sostengono che per i bambini non è male "farsi gli anticorpi". Peccato che le vaccinazioni servano proprio a farsi gli anticorpi senza soffrire né rischiare complicazioni né (triste a dirsi, ma bisogna valutare anche questo) far perdere giorni di lavoro ai genitori.
Forse si tratta di quelle persone che ricordano con affetto il morbillo degli 8 anni perché tutto ciò che fa parte dell'infanzia pare bello. Più probabilmente, sono le stesse persone che osteggiano l'epidurale perché "tanto le nostre nonne non la facevano e non sono morte".
A parte che io l'epidurale non l'ho fatta anche perché l'idea di farmi infilare un ago nella schiena mi fa più paura di quella di partorire un vitello, io a queste persone vorrei chiedere se si fanno fare l'anestesia quando devono togliere un dente.
Chissà perché, in un mondo di uomini duri e puri, i soli che sono spinti a soffrire sono donne e bambini. Mah.

giovedì 26 marzo 2009

A modo mio

Chi mi conosce sa che difficilmente compro, realmente o metaforicamente, pacchetti "all inclusive". Anche quando compro la busta di minestrone surgelato, devo sempre aggiungere qualcosa di mio: un aroma, una spezia, un cereale inusuale.
Non comprerò la stanzetta ai miei figli, perché ho in mente come "costruirla" in parte con mobili che ho già, in parte con mobili che devo comprare o sistemare. Probabilmente non entrerò più in un mobilificio "classico", di quelli che ti vogliono vendere l'arredamento di tutta la casa. Non perché non mi piacciano i loro mobili, ma perché non mi piace l'approccio per cui, se sei entrato con l'intenzione di comprare una sedia, loro devono per forza provare a venderti anche il tavolo, la credenza e il divano.
Ecco perché mi piace l'approccio IKEA. In realtà, IKEA spinge a comprare di più: accanto alle sedie e all'eventuale mobilio complementare, ti mette tovaglia, stoviglie e cibo. Ma ti sembra che comprare quelle cose sia una tua libera scelta, e non il frutto della persuasione (fino allo sfinimento) di un venditore insistente.
Perdipiù, IKEA usa come molla d'acquisto la creatività del singolo. Non ti ordina: questo mobile deve stare in cucina o in salotto. Ti dice: guarda, io ho pensato di metterlo in cucina, ma, se a te viene un'idea migliore, mettila in atto e fammelo sapere.
Insomma, il mio mondo ideale sarebbe un mondo IKEA applicato non solo ai mobili. Un mondo dove l'interdisciplinarietà e il dialogo non siano solo paroloni con cui riempirsi la bocca. Un mondo dove chi ha un'idea "diversa" non se ne debba vergognare, ma ne possa andare fiero esattamente come chi ha deciso di seguire la corrente. Un mondo dove i bambini trovino i loro spazi e dove gli adulti possano tornare un po' bambini. E non manchino mai le polpettine svedesi.

mercoledì 25 marzo 2009

Perché Ettore

Chi mi conosce o mi segue di là sa che il mio secondo figlio si chiama Ettore.
Molti lo trovano un nome troppo roboante, quasi che Ettore fosse un supereroe come Achille o Ercole. Beh, non è così: ho dato questo nome a mio figlio proprio perché Ettore è il più umile ed eccezionale degli eroi.
Prendiamo le sue origini: OK, è il primogenito del re di Troia, ma è solo un essere umano. Non come Enea figlio di Venere, Achille figlio di Teti e l'infinita schiera dei figli di Zeus. Ettore è solo un uomo.
Come Ulisse, mi si dirà. Ma Ettore è leale e trasparente, ha una morale (per quanto discutibile, ma stiamo parlando di migliaia di anni fa), non usa sotterfugi.
Verrà ucciso per questo, OK. Ma non avrà lottato per impadronirsi della terra d'altri: Ettore affronta Achille perché è la sua unica possibilità di difendere la sua famiglia e la sua terra. Ettore sa che fine faranno i suoi cari se e quando Troia cadrà: i Greci prendono prigioniere le donne per usarle come schiave e uccidono tutti i maschi con qualche diritto sul trono.
A questo punto, dal momento che il sacrificio di Ettore non è servito a granché, mi si dirà: beh, ma allora questo nome porta sfiga.
Può anche essere. Ma il mio Ettore ha qualcosa che quello di migliaia di anni fa non aveva: una mamma che, piuttosto che vederlo morto in combattimento, lo tramortirebbe di mazzate e andrebbe lei ad affrontare Achille.
Ma, oltre ad avere una mamma bellicosa, il mio Ettore ha un'altra cosa che quell'altro poveretto non aveva: un sorriso (sdentato e storto) che porta pace e allegria. Gli prevedo un futuro da segretario dell'ONU.

martedì 24 marzo 2009

And so the story goes

Era il 2000, mi ero mollata a un mese dal matrimonio e i miei compagni di master organizzarono una festa di Carnevale. Tema: Lucciole e lanterne. L'inizio della mia vera vita.
Pochi mesi dopo, iscrivendomi al forum di HTML.it, che ha risolto la vita a generazioni di lavoranti del web, mi trovo a dover scegliere un nickname. Ero a Genova, c'era appena stato il derby della Lanterna e tutti ne parlavano: ecco pronto un nick che mi sarei portata dietro per molti anni.
Poi arriva il 2003: i blog sono il fenomeno del momento ed io, da brava web content manager sempre attenta alle novità, me ne apro uno. Solito nick, titolo in tema. Peccato che la mia vita all'epoca fosse un po' difficile e incasinata, tra fine di un lavoro, inizio di un altro e inizio di un amore su cui non osavo scommettere: un pianto, cancellato dopo pochi mesi.
Credevo di aver archiviato il mio periodo blogger, e invece gli aneddoti della mia convivenza premevano per farsi raccontare. Apro Il Mignolo col Prof, che è più pronto alla battuta che alla riflessione.
Le battute continueranno ad esserci, là come qua. Ma da oggi voglio ammorbarvi anche con le mie riflessioni.
Benvenuti.