domenica 9 maggio 2010

Flessibilità a comando

Come già accennavo in questo commento, in questa settimana convulsa (tra corse dal veterinario e improvvise scadenze di lavoro) c'è anche stato il colloquio con le maestre di Amelia.
Amelia mi è stata descritta come chiacchierona e socievole, ma anche molto pigra, distratta e incline a intristirsi e inventarsi malanni per evitare di portare a termine certe attività didattiche che non le vanno.
Anche se le maestre mi sono sembrate animate dalle migliori intenzioni, hanno detto cose come "è immatura", "vedremo (se chiedere un sostegno) quando faremo i colloqui per le elementari", "ne ha parlato con la pediatra?".
Hanno anche detto, a onor del vero, che molti bambini maturano durante l'estate e che Amelia stessa ha fatto progressi rispetto all'anno scorso (per esempio, sa usare il congiuntivo, a differenza di una delle due maestre - scusate la stronzaggine, ma questa cosa del congiuntivo non l'ho ancora metabolizzata).
Si è trattato di un colloquio di 10 minuti, come da scaletta (ma come fai a fissare i colloqui a intervalli di 10 minuti?), e mi ha lasciata un po' interdetta.
Se da un lato ho riconosciuto molte caratteristiche di Amelia e ho apprezzato che anche le maestre le abbiano notate (almeno sono certa che stanno parlando proprio di mia figlia, che non stavano facendo un discorso preconfezionato buono per tutti i bambini), dall'altro sono un po' perplessa che abbiano insistito tanto sulle sue caratteristiche negative. Senza per nulla considerare che spesso Amelia è realmente stanca, dal momento che di sera è capace di addormentarsi alle otto con la testa sulla tovaglia o addirittura di appisolarsi in macchina al ritorno dalla scuola e tirare fino alle sei del mattino dopo.
Poi sono assolutamente d'accordo con loro che a volte Amelia è incapace di focalizzarsi e si perde in un bicchier d'acqua, ma di solito le succede quando fa qualcosa di noioso e poco interessante, tipo vestirsi o mangiare qualcosa che non le piace da impazzire. Quindi deduco che le attività che non vuole portare a termine siano per lei noiose, e non posso darle torto: io non l'ho mai fatto, ma punteggiare deve essere una palla colossale.
Un'altra cosa che non mi è piaciuta è stata la loro reazione a una mia battuta. Loro mi stavano dicendo questa cosa del non focalizzarsi e del preferire attività più libere. Ed io, sorridendo e sostanzialmente dando ragione a loro, ho detto: "Eh sì, io dico sempre che Amelia è la mia figlia steineriana (per intendere che ama l'attività libera e creativa), mentre Ettore è il mio figlio montessoriano (perché si concentra maggiormente su un obiettivo)". Le due maestre si sono irrigidite come se avessi invaso il loro campo, quasi come se avessi detto "ma che state a rompere le balle a una bambina libera e creativa, Steiner vi farebbe un culo così", salvo poi distendersi quando hanno capito che non intendevo entrare in nessuna disquisizione pedagogica. E questo non mi è piaciuto, perché secondo me, se hai deciso di adottare un certo metodo didattico, devi sentirti serena nel confrontarlo con altre pedagogie. Ammesso che tu ne sappia abbastanza, delle altre pedagogie.
Infine, non mi è piaciuto il modo in cui si è concluso il discorso: mi hanno consigliato delle attività da far fare ad Amelia per stimolare la sua capacità di concentrazione. Ma si tratta di attività che mia figlia già fa con piacere: leggere un libro a puntate (ve li ricordate Amelia e Zio Gatto e Il gatto del rabbino?), fare giochi da tavolo (puzzle e memory, già presenti e amati), colorare (abbiamo stampe su stampe, e recentemente anche dei mandala). Ho detto: beh, sì, già lo facciamo, leggiamo spesso libri insieme. E la maestra ha risposto: E poi potreste anche fare un bel disegno con i personaggi.
Questa affermazione, apparentemente innocua, mi ha fatto capire che:
a) la maestra, che non ha figli come la maggioranza delle sue attuali colleghe, non ha la più pallida idea del tempo e delle forze che ci restano una volta tornati a casa;
b) la maestra non si rende conto che associare un'attività ludica a un obbligo quasi didattico (facciamo il disegno di...) significa disamorare il bambino nei confronti dell'attività ludica, non ammantare di piacevolezza l'obbligo.
Invece di ribattere, ho ringraziato e sono uscita: era tempo di lasciare il posto a un'altra mamma.
Mentre rifletto su questo colloquio, dentro di me si battono due anime.
C'è un'anima che odia i genitori che danno sempre ragione ai figli: ah ma il mio povero piccolo è un genio incompreso, eh ma è tutta colpa della scuola che gli tarpa le ali, eh ma questi esercizi sono troppi e sono difficili.
Ma c'è anche l'altra anima che conosce Amelia, ha collezionato altri pareri su di lei e si fa delle domande. Tipo: perché Caroline, la maestra di inglese, mi dice sempre tutt'altro su Amelia, ovvero che è entusiasta, che ascolta ed esegue bene, che è un piacere insegnarle? Oppure: perché Monica, la direttrice del nido di Amelia ed Ettore, mi dice che Amelia è intelligente e originale? Perché, quando vedo mia figlia ballare o inventarsi giochi, penso che sarà pure lunatica e cagacazzo, ma ha un'anima grande e bella?
Io cercherò di aiutarla ad uniformarsi a ciò che le richiederà la scuola, ma non perché lo considero giusto: semplicemente lo farò per permetterle di mettere a frutto i suoi talenti senza incagliarsi negli ostacoli della rigidità burocratica degli insegnanti. Nello stesso tempo, ogni volta che mia figlia si uniformerà al diktat della programmazione didattica, da un lato sarò felice per lei che supera un ostacolo, ma nello stesso tempo mi sanguinerà il cuore a vedere la sua libertà limitata.
E nel frattempo, sulla scorta di questa riflessione, mi chiederò: ma perché, mentre nella formazione agli adulti si fanno i salti mortali per andare incontro al discente, nella scuola sono i bambini a dover fare i salti mortali per andare incontro agli insegnanti? E non venitemi a parlare di soldi che non ci sono nella scuola pubblica, perché quello che chiedo io è davvero poca cosa in termini economici: si tratta di punteggiare una volta di meno per mettersi a intrecciare strisce di carta o giocare coi bottoni o infilare collanine. Si tratta magari di allargare i propri orizzonti e chiedersi: perché succede questo? E se provassi a fare quest'altro?
Non dico che la scuola pubblica debba per forza trasformarsi in una scuola montessoriana o steineriana. Ma credo anche che ormai gli insegnante di ogni ordine e grado abbiano capito che lo stesso approccio non va bene per tutti.
E allora? Allora, se non si fa nemmeno un tentativo per recuperare, se non si cerca un momento di riflessione (anche in comune con le famiglie, perché no?), se si rimane piantati sulle proprie posizioni, non si può essere certi di avere ragione e i bambini torto. Non si può chiedere a una famiglia di replicare al proprio interno le dinamiche della scuola, senza rendersi conto che può essere proprio la dinamica sbagliata a causare il problema di quel bambino. E tu, che sei un insegnante, sei al servizio di quel bambino e del suo apprendimento, non il contrario.

24 commenti:

  1. Da insegnante e da mamma condivido tutto quello che scrivi, tutto. A maggior ragione perchè qui stiamo parlando di "asilo", viva Dio! Cioè, se non si assecondano i bambini quando sono piccoli, nelle loro inclinazioni, curiosità, priorità... poi, da adolescenti, finiscono col non saperle neppure più riconoscere!!
    A favore delle maestre posso solo dire che i "numeri" della scuola pubblica rendono molto difficile personalizzare... Ma, dai, come si fa a dire che una bimba che fa l'asilo è immatura?? Scrivo d'istinto, ma penso che tu sia stata fin troppo diplomatica...

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  2. E poi mi chiedono perché sono una paladina dell'homeschooling... ;-)

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  3. Cioè, tu mi stai dicendo che all'asilo fanno ancora punteggiare?! O____O Pensavo fosse una prerogativa ormai estinta delle suore del mio asilo negli anni ottanta...
    A parte questo, un po' mi sorprende scoprire dal tuo e da altri blog come l'asilo si sia "scuolizzato" (d'altronde, ora si chiama non a caso "scuola dell'infanzia")e come ci si aspetti da bambini dai 3 ai 5 anni cose che mi sembrano eccessive. Sembra una corsa all'accorciare l'infanzia o a far sembrare patologici atteggiamenti che sono tipici dell'età...
    Comunque, la descrizione "chiacchierona e socievole, ma anche molto pigra, distratta e incline a intristirsi" è quella che farei io di me stessa. E di anni ne ho quasi trenta. Chissà cosa direbbe di me la maestra di Amelia.

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  4. Non avrei mai pensato che ci sia una cosí grande differenze fra le scuole materne pubbliche. Quella frequentata dai miei figli, qui nel paese, era molto 'montessoriana' senza esserlo ufficialmente. Tanto gioco libero, giorno della natura mensile, laboratori di ogni tipo a disposizione dei bambini ma a scelta libera, che é, secondo me, fondamentale.
    A parte il fatto che abbiamo poi sempre lasciato scegliere loro se andarci o no - c'erano giornate dove preferivano rimanere a casa - ci andavano molto volentieri.
    Certo che dovendosi poi confrontare con la scuola (il figlio grande), dovendo per forza fare delle cose che magari sai giá fare e che ti fanno annoiare, oppure non poter dedicare piú tempo ad una cosa che vorresti approfondire ma non puoi perché suona il campanello e ora non si fa piú geografia ma matematica... voglio dire, capisco i tuoi dubbi, tu vorresti evitare a tua figlia di "schiantarsi" poi.
    Non so che dire... solo che tua figlia é fortunata ad avere una mamma che certe domande se li pone, ecco.

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  5. ma che e' 'sto punteggiare?!
    anna
    per il resto sei davvero fin troppo comprensiva e ragionevole, complimenti per come ti/vi metti in discussione...

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  6. E se anche non fosse matura per la scuola? Non si può aspettare un altro anno e mandarla a scuola quando sarà pronta magari a 7 anni?
    Federica

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  7. @tutte: grazie delle vostre osservazioni e delle vostre esperienze.
    @federica: l'abbiamo valutato e, nel caso in cui fosse una buona idea, non avremmo assolutamente nessun problema ad attuare questa opzione, tanto più che alcune situazioni potrebbero favorirla (oltretutto, è nata a dicembre e questa sarebbe già una buona ragione). Sono consapevole che Amelia non è molto matura per la sua età, e mi stupisce chi, conoscendola, sostiene il contrario. Quello che mi lascia perplessa è in generale la scolarizzazione spinta delle attività alla materna: non dico che le attività debbano essere solo gioco libero, ma penso che tra attività sterilmente didattiche e gioco ci siano sfumature che sarebbe giusto esplorare. Voglio dire: i nostri antenati non punteggiavano, avranno avuto altri modi più integrati nel quotidiano per imparare la precisione. Perché insistere su queste attività così avulse dalla realtà?
    @anna: punteggiare significa fare dei buchini lungo il contorno di una figura per poi staccarla come se fosse stata ritagliata. Si fa con una matita appuntita o con un punteruolo. Io non l'ho mai fatto, ma mi sa di una palla pazzesca. Ché poi sarei d'accordo se la palla pazzesca servisse davvero tanto (anche fare gli esercizi al collo è una palla, per dire), invece mi sembra sterile esercizio di precisione e obbedienza.

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  8. Molto bello questo post, Lanterna.
    Secondo me da spunti per cercare di raggiungere quel famoso (buon)senso di equilibrio su questi temi.
    E' giusto cercare il meglio, fidarsi degli educatori esterni alla famiglia, condividerne possibilmente i metodi, ma è anche altrettanto giusto riscontrare eventuali disaccordi e porsi problemi, il tutto con la civiltà che hai avuto tu.
    Troppo spesso mi capita di incontrare insegnanti terrorizzati dai genitori, che rinunciano a priori a fare osservazioni. Beh, io preferisco discutere con un educatore piuttosto che trovarmelo di fronte abulico.
    E allo stesso tempo, vedo genitori che pagano rette esorbitanti delegare in toto l'educazione dei figli, fidandosi dell'equazione caro=di qualità.
    W la dialettica, dunque.
    Un'altra osservazione: si può scegliere anche - secondo i casi - di non difendere ad oltranza i propri figli di fronte agli educatori, facendo capire ai bimbi (è un lavoro lungo, di pazienza, rischioso ed impopolare)che sulla loro strada troveranno limiti, "normalizzatori" e compromessi che vanno accettati; che l'accettazione dei limiti, propri o altrui, non mina ma anzi arricchisce la propria unicità; che essere unici non significa essere eccezionali.
    Oddio, oggi sono un po' troppo zen.
    Ciao, Silvia

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  9. Cara Lanterna,
    io ho punteggiato da piccola e confermo: è una palla pazzesca! Io credo sia responsabilità delle maestre coinvolgere i bambini, creando un ambiente adatto e svolgendo delle attività "sensate". Non a caso la maestra di inglese, che probabilmente lo sa fare, loda tua figlia...
    Come mamma di un bimbo al primo anno di materna condivido in pieno quanto dici nel tuo ultimo commento: le attività che svolgono sono troppo scolarizzate! A mio figlio stanno insegnando le lettere (lui a dire il vero è entusiasta, quasi ossessionato...), ma quando giochiamo a passarci la palla ha dei problemi di coordinazione nell'afferrarla. Non sarebbe meglio che giocasse a palla con gli altri bambini all'asilo invece di imparare a scrivere a quattro anni? mah....
    Non voglio dire che i nostri figli siano sempre perfetti, ma certi giudizi su bimbi di età prescolare mi spaventano.

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  10. Sinceramente non credo che Amelia sia immatura.
    Quando lo si è, lo si è sempre, non solo qualche volta.
    La pigrizia nasce dal poco stimolo e dunque, al contrario, credo che le attività che le vengono proposte siano al di sotto della sua capacità e quindi prive di interesse.

    E poi cosa vuol dire maturità?
    Bisogna fare attenzione perché un conto è l'età intellettiva dei bambini, e un altro è la loro età emotiva.
    Mi sembra normale che una bambina di 5 anni si distragga e non abbia voglia a volte di fare quello che le viene chiesto.
    E altrettanto normale, quando capita, che capisca cose che non ci aspetterremmo comprendesse.

    Secondo me il problema non c'è.
    Forse è la didattica che andrebbe cambiata.

    - Era -

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  11. @FlaviaP: oltretutto questa mania di insegnare a leggere alla materna mi manda in bestia, perché ci sono fior di studi che suggeriscono che la dislessia possa essere scongiurata con un apprendimento tardivo. Sarò io ad essere sensibile all'argomento, dal momento che Amelia ha una predisposizione familiare e quindi temo abbia problemi.
    Poi ribadisco: io e la mia famiglia siamo e vogliamo essere tutt'altro che perfetti, anzi, le critiche sono ben accette. Ma, insomma, da un bambino di 8 anni non si pretende che capisca pienamente i giochi di potere dell'Egitto del I secolo a.C.: si chiede che sappia la storia di Cleopatra che era regina e poi i Romani hanno conquistato l'Egitto. A uno studente universitario si chiede di esporre le ragioni strategiche e politiche che hanno portato all'acquisizione dell'Egitto come bene personale degli imperatori.
    È la sproporzione delle richieste rispetto all'età del bambino a lasciarmi perplessa.

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  12. Ti confermo che la dislessia sembra essere dallìalfabetizzazione precoce. la percentuale di bambini italiani dislessici è del 4% mentre gli inglesi sono l'8%. Questo è dovuto alla lingua inglese che non ha corrispondenza tra fonema e grafema (pronuncia e scrittura). Ma in Inghilterra l'alfabetizzazione è precocissima, dai 4 anni insegnano a leggere e scrivere e spesso poi in prima elementare i bambini hanno bisogno di sostegno!! Questo per dire che davvero accelerare poi ti fa rallentare più avanti.
    Ho esperienze di tre bimbi che hanno aspettato i 7 anni per la scuola e i genitori mi hanno detto che ogni giorno benedicono la loro scelta anche se controcorrente.

    ciao
    Federica

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  13. Daniela dalla Scozia10 maggio 2010 alle ore 14:39

    Eh si, federica ci ha azzeccato. Qui in Scozia e' cosi', mio figlio ha cominciato ad imparare numeri e lettere a 4 anni, e doveva in teoria andare a scuola a 4 anni e mezzo. Mi sono opposta,richiedendo di mandarlo all'asilo piu' tardi, per i canonici due anni, e per fortuna andra' a scuola a 5 anni e mezzo. Come dice Federica e' prestissimo x cominciare l'alfabetizzazione, e ringrazio il cielo che mio figlio ha una capacita' di apprendimento che evidentemente e' molto lineare, perche' sta procedendo bene, ma se non fosse cosi' ricercherei sicuramente vie alternative. Recentemente c'e' stata una famosa presentatrice televisiva qui in Gran Bretagna che ha raccontato di come ha spostato baracche e burattini per vivere vicino a una scuola Steiner perche' suo figlio stava soffrendo immensamente a causa delle difficolta' incontrate nel leggere e scrivere troppo presto. Aggiungo pero' che qui i bimbi vanno all'asilo 2 ore al giorno, per cui il resto della giornata e' passato giocando e facendo altre attivita' (cucinando e disegnano con la mamma!;-). Ma da Agosto, andra' a scuola dalle 9 alle 3...o come invidio i francesi e il loro mercoledi' libero...Comunque Lanterna, come insegnante elementare io direi che il discorso di queste maestre mi sembra un po' negativo. Immatura, pigra, cos'altro???????????!?!?Pensa che qui noi nn potevamo assolutamente neanche usare la parola "pigra" riferendoci a un bambino. Non so, puoi dire le stesse cose ma in un contesto piu' positivo. Il mio istinto di mamma e maestra dice...ignorale. Si, sul serio: la piccolina ha i sui tempi, "she'll grow into her own". mettiti in guardia solo se la vedi infelice, altrimenti secondo me veramente ignorale. Ti mando un saluto,
    Daniela

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  14. Guarda, io di pedagogia per nani ne so davvero poco. Quello che vedo da madre è che molto dipende dal contesto (i miei figli non si sono mai annoiati troppo peunteggiando, se la punteggiatura era finalizzata a qualcosa, per dire. O imparare le lettere: il metodo montessoriano lo prevede a cinque anni, ma nelle classi con fasce d'età miste spesso i bambini di tre o quattro vogliono imitare i grandi: perché no?). Io invece con le maestre ho il problema opposto, secondo me apprezzano troppo la creatività di mia figlia e su tanti compiti noiosi e ripetivi sono state troppo morbide. E così per lei è difficile capire che errori che sono trascurabili a sei anni a dieci diventano gravi, e fa molta più fatica a correggerli.
    Volevo commentare sulla chiusa finale (l'insegnante è al servizio del bambino e del suo apprendimento) perché io che insegno ai ragazzi grandi lo vivo come un problema senza soluzione. Come si fa, quando in classe si hanno venti, venticinque, trenta persone (grandi o piccole, poco importa)? E' chiaro che quando ti rendi conto che qualcosa non funziona cerchi un approccio alternativo, e parli con le famiglie, e ti metti in discussione e tutto il resto, ma poi, quando vai a stringere, resta ben poco.

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  15. @LGO: penso che ci sia un divario insanabile tra come sei stata formata tu, per insegnare alle medie e alle superiori, e come invece viene formata un'insegnante di scuola materna. Non vorrei essere offensiva nei confronti di chi insegna alla materna con passione e consapevolezza, ma credo che valga pur sempre il discorso che faceva la Gianini Belotti negli anni '70: per molte lavorare con l'infanzia non è il risultato di una passione, ma solo di un percorso di studi piuttosto breve seguito da un impiego tendenzialmente sicuro. Il risultato è che spesso le maestre d'asilo hanno un bagaglio limitato, non sanno come ampliarlo e a quello si attengono.
    In sostanza, mi capita molto spesso di conoscere insegnanti di scuole medie e superiori che cercano strade nuove, si arrovellano su uno studente problematico, aprono un blog con l'intento di discutere di didattica.
    Invece spero di essere smentita, ma finora non ho mai letto un blog di una maestra d'asilo che non fosse una collezione di lavoretti più o meno carini, senza una riflessione su ciò che ci sta dietro. E questo mi dispiace, perché penso che la formazione e i formatori siano importanti a tutte le età.

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  16. io non vorrei che le insegnanti ne avessero a male, ma certe volte le prenderei a schiaffi.
    Fior di pedagogisti hanno costellato il panorama culturale dell'itelia, ma noi italiani dobbiamo rifiutare ogni teoria che guardi verso il bambino e non verso l'insegnate.Magari tua figlia è come la mia sorellina(che ora ha 18 anni)...è un'artista e punteggiare..ti fanno venir veglio di passare alla homeschool..

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  17. Io seguo al pomeriggio un bambino filippino,arrivato qui in italia un anno fa con la famiglia, é in terza elementare.Vado a parlare con le sue maestre prima di incontrarlo e mi descrivono un caso disperato:non sta attento,ha una pronuncia strana e non legge bene,fa errori di scrittura..un disastro insomma.Ora lo seguo da 3 mesi e noto in lui un bambino con grandi risorse:é curioso,fa domande appropriate al contesto,sa collegare vari argomenti tra loro..é vero fa errori in italiano ma é arrivato qui senza sapere una parola ed ora gli fanno verifiche su tutti i tempi verbali che penso un adulto italiano faticherebbe a complilare.Oppure in una verifica di storia la maestra gli ha segnato sbagliate tutte le risposte solo perché ha scritto OMO habili,OMO erectus etc invece che HOMO..senza considerare che in italiano la H non si pronuncia, che sono parole latine, che comunque il contenuto lui l'aveva studiato e capito!insomma sono rigide con lui in un modo impossibile e non si rendono nemmeno conto che é arrivato qui da un anno,piombato in terza elementare senza conoscere la lingua il paese etc..i genitori lavorano come operai tutto il giorno con orari massacranti, tranne le ore in cui vado da lui il bambino fa i compiti da solo..ma le maestre di tutti questi DETTAGLI non sanno niente.Per loro é solo un bambino pigro e non vedono invece il bambino scaraventato in una classe con troppe aspettative su di lui.Sarà un caso limite, ma mi fa arrabbiare quanto pretendono da lui!coraggio amelia :-)

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  18. Sono molto, molto preoccupata. Noi siamo finiti in un nido privato in cui si fa solo gioco libero, dove non c'è nessuna attività stimolante, e Dafne non ha ancora superato il suo ritardo di linguaggio: ha due anni e mezzo e parla una lingua tutta sua.
    Non voglio una scuola materna che le impedisca di giocare liberamente, ma non avrei nemmeno voluto un nido in cui non c'è stata nessuna linea didattica, nessuna riunione, nessun aiuto. Non ho premura che impari a leggere e scrivere, non ho nessuna simpatia per gli esercizi noiosi di cui avete parlato... ma vorrei che ci fosse almeno un programma, un percorso didattico, un metodo, qualcosa che mi faccia credere che la scuola sta andando in una direzione ben precisa, e non a casaccio :(

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  19. @mammafelice: il fatto è che mi sembra che si vada a casaccio anche nella scuola materna iperscolarizzata, che spesso le attività didattiche non siano finalizzate all'apprendimento di qualcosa, ma solo al tenere buoni i bambini.
    Per il ritardo di linguaggio, ti capisco: Amelia ha cominciato ad accoppiare le parole in frasi solo a 2 anni e mezzo, avevo già pronta l'impegnativa per cominciare un percorso di logopedia. Col senno di poi, ovvero vedendo a che età ha cominciato Ettore (che non è nemmeno lui precoce, comunque), io quella visita dal logopedista la farei comunque.

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  20. Mi ci ritrovo.
    Soprattutto quando dici che ti danno fastidio i genitori che difendono sempre i figli ma a volte vorresti farlo anche tu...
    Non per difenderli e difendere un po' te stessa ma per aiutarli.

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  21. L'esigenza di tenere buoni i bambini è quella che mi spaventa di più: per tenerli buoni alla fine li si omologa, li si lobotomizza.

    Grazie per il consiglio: anche io sto pensando di farla, quella visita, non fosse altro che con la speranza di sentirmi dire che è tutto a posto. Tra le varie 'qualità' che avevo da offrirle, ha ereditato proprio la pigrizia... che barba.

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  22. periodicamente entro in loop come questi, e sono solo alla prima elementare. anni fa mi è successo questo http://mammaincorriera.blogspot.com/2007/05/psicomaestre-e-ansia-in-corriera.html che non è molto diverso da quello che descrivi tu, e a dir la verità ancora la cosa salta fuori, di tanto in tanto.
    confrontandomi con altre mamme, ho visto che hanno tutte gli stessi problemi (che, diversamente da te, io non sono capace di affrontare con serenità, perché entro subito in modalità ansia e inadeguatezza), tranne chi ha fatto scelte diverse: steiner, appunto, ma anche montessori.
    sono preoccupata, molto preoccupata, per quello che questa scuola (quella pubblica, sempre più povera) potrà dare a mio figlio. poco, nella migliore delle ipotesi, e danni, nella peggiore. se puoi, se non hai filtri ideologici (come ne ho io), forse l'ideale sarebbe davvero considerare una scelta pedagogica alternativa. almeno amelia si divertirà ad imparare. in bocca al lupo, e grande solidarietà.

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  23. @giuliana: io filtri ideologici non ne ho (o meglio: ne ho, ma sono pronta a superarli per il bene dei miei figli), ma ho filtri economici! Oltre al fatto che a Pavia non c'è una scuola "alternativa" che mi garantisca una formazione anche solo minimamente come dico io. Ci sarebbe l'homeschooling, ma lì oltre al problema economico vedo anche quello della socializzazione, che per i miei figli (per Amelia soprattutto) è fondamentale.
    Credo che, dal momento che sono statale e finora il part time non ce l'hanno ancora bloccato, cercherò di dedicarci tanto tempo io per tappare i buchi che vedo. Ma non sono più di tanto preoccupata per i buchi nelle nozioni, quanto per la frustrazione e l'inadeguatezza degli insegnanti, soprattutto quelli dell'infanzia e delle elementari.

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  24. Sono in linea con un concetto già espresso bene da Sybille, ma anche da altre lettrici; sono sicura cioè che Amelia sia fortunata ad avere dalla sua parte dei genitori attenti, che si fanno determinate domande, che cercano di scavare un po' più a fondo, tenendo sempre a mente le caratteristiche individuali e uniche della figlia, e apprezzandole. Sono sicura che Amelia troverà in voi la giusta sponda che le fornirà quegli stimoli, quelle tessere che altrove non le vengono date; certo, questo può accadere perchè in seno alla famiglia c'è già una buona cultura... mentre in realtà la scuola, per come la vedo io, dovrebbe assolvere la sua funzione educativa e formativa a prescindere, proprio per compensare laddove la famiglia non ha determinate conoscenze ;-( Perchè ciò avvenga serve, appunto, che chi sceglie di insegnare, già dal nido e dalla scuola dell'infanzia, lo faccia per passione, andando oltre un mero accudimento (penso all'esempio portato da mammafelice, che è purtroppo emblematico)... E' che mi sembra così strano che al giorno d'oggi una ragazza 'ripieghi' su questa scelta professionale (parlo al femminile, perchè educatori uomini ve ne sono, ma ancora pochissimi). Mi sembra finita l'epoca in cui l'insegnamento era considerato il tipico/quasi unico lavoro da donna. Resta l'ipotesi - grave - che sia la formazione ad essere poco adeguata... spero di sbagliarmi, anche perchè, altrimenti, come si farebbe ad invertire la rotta?

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