martedì 7 settembre 2010

Fratelli e amici

Questa non è una riflessione legata allo stesso argomento di Mamma Cattiva, anche se vi invito a leggere il suo bel post e quello di Lorenza.
È una riflessione sugli aspetti più belli di quest'estate. In cui non parlerò di mattine in spiaggia a Levanto, ma di vita quotidiana nella afosa Bereguardo.
Quest'anno ho potuto prendere un congedo più ridotto dell'anno scorso: due mesi (luglio e agosto) al posto di 3. L'ho fatto non solo per risparmiare ancora il congedo e non caricare troppo le mie colleghe, ma anche perché sono arrivata all'estate meno stanca e scoraggiata rispetto all'orribile 2009.
Luglio e agosto a casa, si diceva. Ma di partire non se ne parlava fino a metà agosto. Mi si prospettava un sacco di noia e avevo già pensato di fare l'abbonamento in piscina. Invece, giorno dopo giorno, si è instaurata questa routine: alzarsi abbastanza tardi (tra le 7.30 e le 8.30), scendere pigramente a fare colazione e poi lasciar fare ai bambini. Il risultato è stato che loro hanno giocato moltissimo tra loro e io riuscivo a fare quello che volevo: cucinare, caricare e scaricare lavatrice e lavastoviglie, riordinare, lavorare per Viola, guardare i Tudor in streaming, leggere.
Per carità, ora non figuratevi i bambini abbandonati al chiuso. Prima di tutto, a luglio la casa era l'unico posto in cui si stesse bene, perché fuori si soffocava e si veniva attaccati dagli insetti. Secondariamente, abbiamo fatto anche cose insieme: ero con loro quando trasformavano la vasca in piscina o quando uscivamo a far visita al papà e/o alle mucche, per non contare i giri "di servizio".
Però è innegabile che Ettore e Amelia abbiano trascorso un sacco di tempo insieme, quest'anno. Hanno sviluppato i loro giochi preferiti, un loro linguaggio, un loro modo di scherzare. Non sono diventati una comunità chiusa, perché sono stati sempre piuttosto ben disposti verso gli altri bambini con cui sono entrati in contatto: dai Minici al bambino anglofono di una mia amica, dai bambini del parco giochi di Levanto al Tupilotto.
Sono semplicemente diventati amici, compagni di giochi e di vita. Hanno litigato furiosamente e si sono spalleggiati a vicenda. Hanno sviluppato un modo di relazionarsi tra loro che mi sembra somigliare al rapporto tra me e Luca: capaci di scannarsi su una stupidaggine, ma pronti alla coesione nel momento del bisogno.
Stamattina, ho avuto un'ennesima riprova del legame che si è sviluppato tra loro. Ettore non voleva lasciarmi andare, all'entrata al nido. Amelia l'ha abbracciato e consolato, e allora Ettore mi ha mollata. Me ne sono andata senza pianti.
Qualcuno dice che un legame simile sia un male, e mi sembra che la politica prevalente delle scuole sia separare i fratelli ove possibile (detto tra noi, a me pare una stronzata darsi questa regola a priori: se il legame non è esclusivo né morboso, non vedo perché costringere due bambini che si vogliono bene a stare lontani).
Qualcun altro dice che tanto quando saranno grandi sarà tutto diverso, e vedrai se ci sono dei soldi di mezzo (beh, tanto non ce ne saranno...).
Io spero che nessuna di queste profezie sia vera. Spero che i miei figli si vogliano bene e si stimino per tutta la vita, come si fa con gli amici d'infanzia. Spero che capiscano di avere la grande opportunità di non essere soli al mondo, e che la sfruttino nel modo giusto. Spero che, essendo così diversi e complementari, riescano a fare squadra e bilanciare i rispettivi difetti con le rispettive virtù.
Forse sono ingenua, perché non so come funziona tra fratelli: io non ne ho e non ne ho mai sentito la mancanza, a dire il vero. Però ho amici e amiche che risalgono anche a 25 anni fa, e anche solo sapere che ci sono mi è di conforto. E mi ricordo di un amico che a 30 anni mi raccontava di usare ancora con sua sorella (maggiore di 2-3 anni) il linguaggio e i codici che avevano inventato da bambini: mi è sempre sembrata una cosa bellissima che loro riuscissero a mantenere la loro complicità nonostante l'età adulta e le vite differenti che conducevano.
Ecco, io sogno che tra 30 anni Ettore parli con qualche amico/a e gli/le dica: ma sai, questo fa parte di un gioco tra me e mia sorella.

11 commenti:

  1. (bentornata!)

    Il rapporto tra fratelli/sorelle mi ha sempre incuriosita, dato che anch'io sono figlia unica. Tranne una fase da piccola in cui avrei voluto un compagno di giochi onnipresente, non ho mai sofferto per questo, però mi chiedo che rapporto avrei eventualmente avuto con un fratello/sorella, che cosa avrebbe significato per me una presenza come quella. Non riesco a paragonare la cosa alle amicizie perché comunque quelle bene o male le scegli, mentre un familiare no. Anche G è figlio unico quindi non mi è utile come oggetto di studio socioantropologico sull'argomento ;)
    Ammetto che mi piacerebbe anche per questo avere almeno due figli, per poter osservare come interagiscono e fare indirettamente l'esperienza che io non ho avuto.

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  2. Bentornata!! E forse non facciamo più di un figlio sognando proprio questo? Credo che sia un'esperienza bellissima e per nulla "pericolosa"... continuo a chiedermi perchè sia proprio l'infanzia quella su cui girano i miti più numerosi, tanto spaventosi quanto infondati, mah...

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  3. Ma guarda! Sperimentato pari pari la stessa cosa quest'estate con Manuele e Leonardo. Bentornata!

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  4. Anche le mie figlie che hanno due anni e mezzo di differenza si comportano così.
    E anche io che ho due sorelle e un fratellino (ino perché ha 17 anni meno di me) ho avuto e continuo ad avere un ottimo rapporto con loro. E per ottimo non intendo rose e fiori ma proprio come dici tu dalle botte agli abbracci!

    Mi sfugge il motivo del "pericoloso"...

    Bentornata!

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  5. Intanto bentornata! Mi sei mancata moltissimo...

    Io credo che il loro legame dipenderà molto anche da voi, e se continuerete su questa strada, sicuramente sarà un legame che durerà per sempre.
    Io e mia sorella non abbiamo alcun legame affettivo, siamo due estranee, ma semplicemente perchè siamo sempre state separate, messe l'una contro l'altra, usate per punirci a vicenda.
    Se invece lascerete che quel loro spalleggiarsi possa crescere, anche se costa fatica, sicuramente non avranno mai questi problemi. Ne sono certa!

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  6. tra me e mio fratello funziona così. Ancora oggi, che di anni ne abbiamo quasi 40 (io) e 37 (lui).

    non abbiamo giochi 'solo nostri', ricordi di infanzia. Ma siamo sempre stati una squadra. Per noi è servito anche poter avere amici diversi: ma eravamo noi due ad averne bisogno, nel periodo adolescenza e poco oltre, per definirci in modo autonomo.

    :)

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  7. Io e mia sorella non siamo mai state compagne di giochi; troppa differenza d'età. Ma ancora oggi, io 38 e lei 31 attraversiamo la strada tenendoci per mano.
    Mi accodo nel dire che anche per i Minici questo è stato un anno di fratellanza-amicizia, con la differenza d'età che si fa sempre meno rilevante.
    Per l'udt, figlio unico, la fratellanza è un'esperienza nuova e, per alcuni aspetti, anche sconvolgente; per me lo è la diversità di sesso, questa separazione di generi e di ruoli, naturale, certo, ma anche artificialmente amplificata, che mi fa temere il giorno in cui il Minichino non vorrà più il (vest)ito (da princip)essa.

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  8. Io invece non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui non litigheranno più per lo stesso vestito! Pochi giorni fa ho messo ad Amelia un vestito che piace molto a Ettore, ma che lui non può mettere non solo e non tanto perché è maschio, quanto perché gli va lungo e se lo pesta (oltre al fatto che il corpino a nido d'ape gli dà fastidio e comunque mi chiede di toglierlo). Ma sai i pianti di lui perché quel vestito voleva metterlo lui e non voleva lo mettesse Amelia?
    Poi però è successa anche una cosa antipatica: Amelia, ingenuamente, ha detto a certi bambini (dai 5 ai 7 anni) che suo fratello vuole mettere la gonna. E quelli hanno sghignazzato in un modo da cui ho capito che, se Ettore fosse stato lì, l'avrebbero preso in giro. E ho dovuto spiegare ad Amelia, che rideva anche lei ma senza capire, perché quei bambini sghignazzavano e perché lei avrebbe fatto meglio a non dire quella cosa su suo fratello. Una fatica e una pena, perché non volevo che sembrasse una sgridata ma nello stesso tempo volevo che capisse di non farlo più. Non perché sia brutto mettere la gonna ma perché ci sono persone stupide ed ignoranti che deridono i maschi con la gonna. Che schifo di mondo, e che schifo doverlo spiegare a mia figlia così presto.

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  9. Mi ritrovo molto in questo post. Un fratello è una risorsa e io invidio molto i miei figli.

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  10. Ma infatti i tuoi figli mi sono sembrati molto simili ai miei, nel modo di rapportarsi tra loro. Ecco, mi ero dimenticata che, per un breve pomeriggio, abbiamo fatto asilo nido anche con voi. E penso che sarebbe bello ripetere l'esperienza :-)

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  11. Non so cosa voglia dire esser figli unici. So che per me avere due fratelli è una ricchezza infinita, di quelle ricchezze che mai ti potranno rubare, mille situazioni mi ricordano esperienze condivise e adesso mi rendo anche conto che ci possono esser diverse fasi della vita, situazioni in cui si condivide di più e momenti in cui si è un pò più lontani. Ma la capacità di leggere gli avvenimenti come capitoli dello stesso libro ridimensiona umori istantanei collocandoli nella stessa storia che abbiamo imparato a scrivere e rileggere nell'arco della nostra personale storia.
    Amelia ed Ettore stanno giocando assieme a fondare le loro fondamenta, il loro sistema di riferimenti, la loro prima certezza, la loro prima eredità, giocando.

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