giovedì 26 gennaio 2012

Col cuore pesante

Ieri verso l'ora di cena c'è stato un po' di trambusto: la vicina indiana ci ha chiesto di chiamare i carabinieri perché il marito ha bevuto troppo ed è diventato ingestibile, le ha dato uno schiaffo. Lei era fuori casa, sulla porta, a piangere con la bambina, che ha un anno in più di Amelia.
Se fossi una persona migliore, le avrei ospitate per stanotte. Invece non ne ho avuto il coraggio. Non solo perché non volevo essere coinvolta, ma anche per non rovinare la mia piccola e felice routine quotidiana.
Lui si è parecchio calmato quando ha visto i carabinieri, lei alla fine ha preferito rimanere a casa con lui (ma mi chiedo se avrebbe avuto un altro posto dove andare: a volte mi rispondo di sì perché ha un fratello vicino, altre volte mi rispondo di no perché non lo so).
I carabinieri hanno finito il giro di domande a casa nostra, per capire com'era la situazione. E noi in realtà non è che facciamo finta di niente, è proprio che non ci è mai capitato di sentire urla da casa loro o cose del genere (sono di fronte a noi, non accanto). La sola cosa che abbiamo potuto riferire è che la bambina ha detto ai nostri figli che una volta il papà aveva picchiato sua mamma tanto da farle credere che fosse morta (ma nello stesso periodo ho osservato attentamente la mia vicina e non ho notato segni, quindi forse la bambina esagera o si riferisce a un'epoca precedente).
Purtroppo i carabinieri hanno concluso che, finché lui non la tocca in modo "documentabile", non c'è modo di fare qualcosa contro di lui. Erano arrabbiati e tristi quanto noi, perché si sentivano impotenti. Ci hanno riferito che lei ha detto di aver sentito un avvocato, ma che la separazione le sarebbe costata 2000 euro, che lei non ha (mantiene marito e figlia con uno stipendio di 700 euro). E, anche se li avesse, dubito che li userebbe: purtroppo la sua famiglia sa dei problemi di alcol del marito, ma non fa nulla per aiutarla, probabilmente perché separarsi è disdicevole nella loro cultura.
Insomma, oggi sono qui col cuore pesante. Non mi sento abbastanza coraggiosa da intervenire, ma sento che in qualche maniera dovrei farlo.
E il motivo per cui non mi immischio è molto egoistico: non voglio che i miei figli, soprattutto Amelia, frequentino la bambina indiana più di quanto facciano già. Questa bambina è particolarmente intelligente, ma proprio per questo molto brava a manipolare la realtà e quella broccolona di mia figlia: quest'estate, quando sono arrivati i bambini egiziani, lei si è inventata cose non vere perché Amelia rimanesse solo sua amica esclusiva. Insomma, se non mi facesse pena e non sapessi perché è diventata così, direi che è una stronza. Inoltre, come molti bambini esposti a un certo tipo di cultura arretrata, ha già malizie e nozioni sulla vita sentimental/sessuale. Io non sono puritana, ma la visione di questa bambina è molto distorta rispetto alla nostra (al punto che ho sviluppato qualche sospetto sul padre), e non mi piace che metta certe idee in testa ad Amelia.
Insomma, vorrei aiutare la mia vicina, che è una bravissima persona, ma con queste premesse ho paura di avvicinarmi troppo. E non so cosa fare, se non sentirmi il cuore pesante e colpevole.

28 commenti:

  1. Per quanto riguarda i segni evidenti di percosse potresti non averli visti perchè se è abbastanza furbo la picchia in punti coperti dagli abiti, per il resto comprendo benissimo i tuoi scrupoli. Magari potresti trovare l'occasione di fare due chiacchiere sola con lei e consigliarle di rivolgersi ai servizi sociali...un abbraccio, Daniela

    RispondiElimina
  2. Io penso che se ne debba occupare qualcuno di competente e qualificato, non perche' tu non lo sia o per egoismo.
    Penso che per quanto noi possiamo aiutare le persone che ci stanno intorno, non possiamo, ne' dobbiamo, intervenire quando ci sono situazioni cosi' gravi, sono piu' grandi di noi e non e' corretto ne' nei nostri confronti ne' di chi stiamo aiutando.
    Puoi, come suggerisce Daniela, dirle a chi si puo' rivolgere, essendo straniera magari non lo sa, ma non fartene carico. E non sentirti in colpa, tu non hai fatto niente.

    RispondiElimina
  3. Non so se nella tua zona ne esistono, ma di recente ho fatto una lunga chiacchierata con la responsabile di un centro antiviolenza. Può essere un'ottima strada, hanno orari in cui gratuitamente psicologi, avvocati, offrono la loro consulenza. Forniscono informazioni che in una fase iniziale sono fondamentali per i passi successivi. Da lì poi si procede a seconda delle situazioni. La prima cosa è accogliere.

    RispondiElimina
  4. francescafiore3@libero.it26 gennaio 2012 alle ore 20:57

    un'assistente sociale no? hai presente le conseguenze sulla bambina, (che già stanno facendo il loro bel lavoro)del fregarsene perchè non si sa cosa fare? tu? tu non sai cosa fare?
    la prossima volta fa una cosa: accosta meglio le tendine. o non aprire la porta.
    ti riconosco il coraggio di averlo scritto sul blog. nessuna altra cosa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo so che questa situazione sta facendo danni sulla bambina. Ma io chi sono per dire a una madre cosa deve fare per difendere sua figlia? Soprattutto, ho il diritto di aiutare degli estranei a scapito dei miei figli?

      Elimina
  5. Intervengo per la prima volta nel blog (non ho ancora studiato la netiquette, chiedo scusa per eventuali violazioni) e con dispiacere scelgo di farlo su un argomento che nulla a vedere con le mie esperienze: sono la sua spesso citata bibliotecaria. Non ho figli, ma avrei reagito come Chiara, per molti motivi, primo fra tutti quello di non trasferire in casa mia un dramma che comunque non saprei nè potrei risolvere. Non ci sono riusciti i carabinieri, non ci riuscirebbe facilmente o rapidamente l'assistente sociale. Ci resta solo un senso di colpevole impotenza, perchè ci è stato insegnato che il nostro prossimo va aiutato, sempre e comunque. In realtà, non abbiamo gli strumenti per farci carico di situazioni che potremmo rendere addirittura più pericolose, specie quando si tratta di culture e tradizioni differenti. Una mia collega si è trovata nella stessa situazione con un'amica d'infanzia, italiana sposata ad un italiano, e per mesi si è torturata perchè non sapeva come fare per aiutare una donna emancipata e colta che subiva i maltrattamenti di un uomo che compensava la sua aggressività con una notevole dose d'astuzia. Nel caso che vi cito, dopo una lunga serie sedute di psicoterapia (nelle quali spesso la vittima mentiva all'analista per quieto vivere) alla fine lei se n'è andata, ma vive nel costante timore di una qualche ritorsione. E questo è il caso, difficile, di una donna occidentale, qualsiasi cosa voglia significare per noi questo aggettivo. Nel caso di Chiara... ammettiamo che avesse ospitato la signora per una notte, anche due o tre, e dopo? Prima o poi madre e figlia sarebbero tornate a casa propria e avrebbero pagato il conto anche per l'ingerenza di Chiara, che si sarebbe sentita ancora più in colpa. Possiamo solo tenere gli occhi aperti, ma i bruti sono più accorti e paranoici di noi. Grazie per l'ospitalità :-)

    RispondiElimina
  6. Leggendo il commento della biblioprecaria mi è venuto il dubbio che la mia frase finale "la prima cosa è accogliere" possa essere stata fraintesa. Credo in realtà si riferisse al commento successivo che ho trovato fuori luogo. Ma - non essendone certa - preferisco specificare che quell'accogliere non era certo riferito a Chiara, ma ai vari servizi preposti. Ciò che farei al posto di Chiara è di informarmi e poi fare da anello di congiunzione. Dicendo alla donna orari, luoghi nei quali può trovare aiuto. Evitando di pensare di risolvere un problema che è molto complesso e certo non velocemente risolvibile. Per come conosco Chiara, dal blog, non mi pare affatto una donna che chiude gli occhi. Anzi, secondo me li tiene ben aperti.

    RispondiElimina
  7. @tutte: mi rendo conto che da un singolo post non si può capire bene la situazione, ma il fatto è anche che questa persona non è una sprovveduta, anzi. È in Italia da parecchio tempo, lavora anche a contatto con gli assistenti sociali e con un istituto religioso, si è già informata sui passi da fare per separarsi. Il problema è che, finché lui non esplode in una violenza eclatante e documentabile, tutti hanno le mani legate. Quello che possiamo fare come vicini lo facciamo, ma per fare di più dovrei oltrepassare alcuni confini che non mi sento di passare per lei e per sua figlia, ovvero il confine tra l'essere conoscenti e l'essere amiche. Sono la prima a offrire ospitalità a un'amica in difficoltà, ma non me la sento di farlo per una persona che mi è sostanzialmente estranea, anche se mi fanno pena sia lei sia la sua bambina.

    RispondiElimina
  8. francescafiore3@libero.it27 gennaio 2012 alle ore 14:43

    Proprio perchè Chiara mi sembra una donna con gli occhi aperti ho scritto quel post. Sarebbe lungo scrivere ciò che penso, magari ci proverò durante il dibattito, qualora dovesse continuare. Se avessi dovuto pensare alle sole conseguenze che avrei potuto patire, cmq sembre più o meno calcolate (stiamo parlando del mondo del possibile) e viste le motivazioni che Chiara stessa ne dà nel post, allora oggi mia cugina sarebbe ancora vittima di suo padre e una mia vicina di casa, due palazzi più giù, colta intelligente ma con un "bug" nel carattere, sarebbe ancora preda del terrorismo psicologico del marito (per non parlare dei due figli). Forse sono impulsiva, non ho nessuna voglia di farmi bella con le mie imprese (ma devo citarle per ovvie ragioni a questo punto) MA qualcosa è cambiato. Non si può avere la palla di vetro, non si può decidere del destino altrui, MA non si può dire che è colpa del sistema e che quindi sarebbe del tutto inutile. Mi sembrano ragioni ovvie e scontate. Non viviamo in un paese civile, per quanto mi riguarda, nè con strutture sociali adeguate. Che vogliamo fare, chiudere davvero e sempre le tendine della finestra? Provarci no? Io l'ho fatto, e sebbene non abbia garantito felicità a nessuno, ho tolto un po' di melma dalla loro vita. Essere psicologicamente pressate non è facile raccontarlo. si ha paura. A volte non si è capaci di vedere le cose come sono davvero, si cerca di minimizzare tutto perchè il tutto non riusciamo a contenerlo. E a volte qualcuno che ci porge una mano fa molto. E forse Chiara non salverà quella persona e sua figlia, ma dovrebbe provarci. Non chiedetemi come. Il modo ogni volta cambia. Come le modalità di violenza cambiano.

    RispondiElimina
  9. sono d'accordo con te chiara, il tuo primo dovere e' verso la tua famiglia; anche se tu di mestiere facessi l'assistente sociale o la psicologa, al di fuori dell'orario e del luogo di lavoro il tuo primo dovere sarebbe di proteggere il tuo privato.
    E' facile dire che siamo tutti responsabili, ma in Italia --per ora-- non siamo ancora del tutto nel Terzo Mondo, ed esistono strutture ed aiuti per chi si trova in situazioni come la tua vicina. Se volesse, perche' lei ha il dovere di proteggere la propria, di figlia, potrebbe rivolgersi a queste strutture. Attraverso molti canali, molto meno difficili da trovare di quanto si voglia credere. Se non lo fa, non e' colpa tua.

    Tu non conosci suo marito, non sai quanto violento possa diventare, sarebbe un errore tragico esporre potenzialmente la tua famiglia a rappresaglie che la moglie del tuo vicino non potrebbe, anche volendo,, impedire.

    Pero', potresti mandare gli estremi di questa famiglia a Francescafiore del commneto precedente, che sembra piu' che in grado di accollarsi la situazione e di sapere come risolverla.

    RispondiElimina
  10. francescafiore3@libero.it27 gennaio 2012 alle ore 14:56

    Tengo anche a dire anche che,ovviamente le vittime VOLEVANO essere aiutate. Perchè può anche capitare, come mi è successo, di cercare di tirar fuori donne che non volevano. Sembrerà strano, ma a volte la loro voglia di sopravvivere, di rimanere attaccate a quel tipo di uomo, è più forse del loro essere madri. E purtroppo i figli sono meno "broccoloni" del solito per l'esatto identico motivo delle loro madri.SOpravvivere in quel modo perchè un altro non lo conoscono. Ma si può non provarci, almeno? Proprio ieri ho discusso di questo con una vittima. Di se stessa, del marito, delle accuse dei figli ormai sprovveduti e stanchi. Ci si può arrabbiare ma non si può smettere di sperare. Senza nessuna retorica del buon sentimento.

    RispondiElimina
  11. francescafiore3@libero.it27 gennaio 2012 alle ore 14:59

    Anna, scusami, non capisco la tua ultima frase. Perchè se è ironia mi sembra questa fuori luogo. L'ho anche scritto, non tutte le situazioni si risolvono nello stesso modo.

    RispondiElimina
  12. @Francesca
    e la tua era ironia quando hai detto a Chiara --e per esteso a tutti quelli che la pensano come lei-- di chiudere meglio le tendine della finestra per non vedere? Con il non tanto implicito giudizio che Chiara e'--siamo--dei codardi che non fanno il loro dovere?

    Tu hai fatto quello che hai creduto meglio nelle situazioni in cui ti sei trovata --o forse intromessa, chissa'--abbiamo solo la tua versione, daltronde.
    Perche' non riconoscere agli altri la stessa liberta' di scelta, anche di non intervenire se cosi' preferiscono?
    e' il tuo tono che e' offensivo, trovo. Tu dai ungiudizio di valore morale alle azioni di un altro senza avere tutti gli elementi, perche' sembri ritenere che l'unico comportamento accettabile sia il tuo. Io invece penso che sia moralmente giusto fare quello che ha deciso Chiara, cioe' proteggere la propria di famiglia.
    E poi ti prendi anche una certa "responsabilita' nel consigliare--senza sapere in effetti nulla della situazione--che chiara intervenga. E se poi succede qualcosa di brutto o a chiara e alla sua famiglia o alla vicina stessa, inconseguenza di questa interferenza che tu tanto caldeggi, te la prenderesti davvero questa responsabilita'?

    RispondiElimina
  13. Non sempre ci si può astenere da giudizi. Dall'ironia stupida però sì.

    RispondiElimina
  14. ehi, ma non e' che lanterna abbia protetto la sua famiglia facendo affondare l'altra,eh, che qui si sta trascendendo. nessun dilemma esistenziale, mi sembra, solo una donna attenta che si e' adoperata per una situazione facendo alcune mosse ma non altre. e poi si interroga sull'opportunita' di farne altre o no."solo" qualcuno che ha aiutato fin dove si e' sentito e che si interroga se potrebbe, o no, fare di piu'.personalmente mi sembra ammirevole.
    anna

    RispondiElimina
  15. Sembra strano che i centri antiviolenza chiedano 2000 euro a un'immigrata senza un soldo per fornire assistenza... siamo sicuri che questa persona sia vicino ai servizi sociali giusti per il suo caso, o ad altri che si occupano di altre cose e magari consigliano di portare pazienza, perché la famiglia è la famiglia, il marito è il marito e pensi a una figlia senza padre ecc.? Effettivamente fare alla signora qualche domanda per capire meglio cosa pensa e come sta, darle il recapito di un centro specializzato, una casa-famiglia, fare una telefonata per un appuntamento ecc., pure se non ci va ora, almeno sa che c'è per il giorno in cui troverà il coraggio, forse... non vorrebbe dire diventare amiche... se vedessimo un cane guaire pesto sulle scale faremmo qualcosa anche senza adottarlo, no?

    Dalla propria cultura si riesce a uscire se si trova occasione di confrontarsi con qualcos'altro. Un'amica cara è riuscita a separarsi da un marito tremendo dopo 30 anni: era arrivata al punto di prendere sonniferi tutti i giorni, di avere un'angina, in tre mesi è rifiorita... ma ci ha messo 30 anni a trovare il coraggio (italiana, intelligente, bella e quant'altro). Per chi è vittima di violenza è importante sapere che qualcosa si può fare e quali sono i primi passi, si deve fare, anche per il bene dei figli, per cominciare a tirarsene fuori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. francescafiore3@libero.it29 gennaio 2012 alle ore 10:59

      già. forse avrei dovuto scriverlo nel tuo modo per essere compresa. io questo volevo dire. grazie Pellegrina per aver dato voce alla mia.

      Elimina
    2. Pellegrina, non ha detto di essersi informata in un centro antiviolenza, ma da un avvocato. E però c'è il fatto che i centri antiviolenza vogliono almeno una prova della violenza, mentre questa prova non c'è (altrimenti i carabinieri sarebbero intervenuti). La violenza in questo caso è più potenziale, perché uno che si ubriaca così non sai mai che cosa può fare: oggi ti dà uno schiaffo, domani cosa può farti?
      Francesca: Pellegrina si è "solo" espressa in modo educato e pacato, non aggressivo. Non credo che ciò sia al di sopra delle tue possibilità.

      Elimina
  16. francescafiore3@libero.it29 gennaio 2012 alle ore 23:21

    Lanterna, per quanto possa essere stata aggressiva, ciò che dico se detto pacatamente, sarebbe stato apprezzato di più? Al di là del mio carattere esistono dei fatti che dovrebbero essere giudicati per quello che sono. Magari mi scaldo troppo, magari l'argomento mi tocca molto, di certo non sono sempre stata peace&love, ma non credo che per una semplice questione "caratteriale" tutto quello che dico deve essere perso. Non siamo in politica. Tu riesci a mantenere sempre un certo distacco dalle cose che ti colpiscono così tanto? Che dire, complimenti.

    RispondiElimina
  17. francescafiore3@libero.it29 gennaio 2012 alle ore 23:37

    In ogni caso, sebbene sia educato scusarmi con te perchè questa è casa tua ed io potevo essere meno aggressiva, non ho potuto fare a meno di pensare a tutte le persone che ho incontrato che con il cuore pesante hanno continuato la loro vita di sempre. non che questo sia condannabile, ma non riesco a non vederci una sorta di egoismo che pensavo che in certe persone fosse superato. ed invece non riesco a non pensare a quanto una mano, una sola mano a volte abbia risolto tante condizioni tremende di altre persone in difficoltà. sono agnostica ma non per questo la "misericordia", in senso molto ampio e generico, non tocca il mio cuore. tutti dobbiamo proteggere la nostra famiglia, però poi non pontifichiamo sulle cattive abitudini degli altri, inutile illudersi che la raccolta differenziata è per aiutare il mondo e tutte quelle ipocrisie che ci diciamo per sentirci un po' meglio con noi stessi. non hai ucciso nessuno, stati didendendo la tua famiglia. nulla questio, ma in mezzo al club delle migliori amiche, in questo blog, ho dovuto per forza commentare. io che non lo faccio mai e ti seguo da tempo. non posso evitare di pensare che tu abbia più che un sano egoismo dentro di te. e non fai la differenza. detto senza alcuna aggressività e con una lucidità diversa dal mio primo intervento. mi ritiro, che il club delle bloggamiche non si guasti. ma non credo di aver detto qualcosa che meritasse risposte ironiche e stupide "sul ci può pensare Francesca" senza neanche che tu intervenissi. sono stupita e forse anche stupida. ho pensato che il giudizio di merito andasse oltre l'offesa personale. io a te l'ho dato il giudizio perchè è troppo grande e forte ciò che mi è arrivato leggendomi. non sono una samaritana, ribadisco, ma è stato troppo. mi scuserai per l'invadenza e la maleducazione. sono fatta di sangue e traumi passati. come tutti credo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Francesca, grazie per le scuse, che non erano dovute. Mi dispiace la tua aggressività perché, se si cerca di far valere il proprio punto di vista, è meglio curare anche la propria comunicazione. Io mi incazzo spesso, ma tra l'incazzatura verbale e l'incazzatura scritta c'è comunque uno spazio temporale che mi aiuta a schiarirmi le idee.
      Per quanto riguarda il tuo giudizio, sei liberissima di pensare quello che pensi. Io per prima penso che, in altre circostanze, avrei deciso per il sì e sarei andata a trascinare via la mia vicina da casa sua. Per esempio, l'avrei fatto se non avessi paura dell'influenza di sua figlia sulla mia. O se lei fosse più sprovveduta (cosa che non è, ripeto, è stritolata dalla sua cultura ma non è una sprovveduta). Nelle condizioni di quella sera, sia mie che sue, non me la sono sentita. Tu magari te la saresti sentita, per tutta una serie di altri motivi.

      Elimina
  18. francescafiore3@libero.it30 gennaio 2012 alle ore 16:52

    No, io ho letto ed ho gettato giù quelle righe. Paradossalmente, rispetto a ciò che dici, di persona sono meno aggressiva, oppure sebbene l'impeto di pancia mi viene lo stesso, riesco a mediare meglio. Ho gli occhi dell'altro di fronte ai miei, ne vedo la fragilità mentre parlo e allora arretro. LE scuse sono dovute, cmq hai subito la mia violenza. Continuo a non pensarla come te, ma sappiamo già cosa avrebbe detto Voltaire no? E certo è che, cosa che non ti auguro in nessuno modo, i motivi sono diversi. MA poi dovremmo entrare nella psicologia, materia mia, che troppo lunga è da propinare su un post di risposta. Forse hai ragione tu, non ho figli, ho solo un fratello che amo molto. Ma non credo sarebbe bastato, sempre per quei famosi motivi che sono diversi.

    RispondiElimina
  19. Non so che dire. Tutto giusto, però io credo che un po' di scrupolo mi rimarrebbe, se non fosse perché quella donna è venuta a chiederti aiuto, sia pure in una specifica occasione. Il che non vuol dire che dovessi ospitarla, ci mancherebbe. Però... boh.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, lo scrupolo rimane eccome (a parte il fatto che non è venuta a chiedere il nostro aiuto, ma si è rivolta direttamente al direttore dell'azienda, che non c'era e quindi ha delegato noi - non so se questo significhi qualcosa, giusto per chiarire la dinamica). Il fatto è che questa situazione è borderline: non è la classica famiglia in cui volano regolarmente botte da orbi sulla moglie impotente. Lei è quella che guadagna, quella a cui è stata espressamente data la casa, quella che guida l'auto (a lui hanno ritirato la patente anni fa). Anche la sua famiglia sa bene che lui è un coglione, spesso passano settimane da loro per tenerlo d'occhio. La mia vicina, che è più in confidenza con lei perché fa da baby sitter alla bambina, dice che lei non è ancora pronta di testa e che tutto il resto sono scuse. Io non so cosa pensare. Anzi, speravo che magari la tua esperienza mi potesse aiutare.

      Elimina
    2. Non è che le esperienze con "gli stranieri" siano universalmente valide... Ogni caso è diverso. Mi viene in mente però che qui c'è anche di mezzo una bambina che, per quanto "stronzetta", mi pare inevitabile che risenta di una situazione di tensione e che probabilmente andrebbe pure tutelata. La bambina va a scuola? Oltre alla babysitter ha anche delle maestre?

      Elimina
    3. Non è che le esperienze con "gli stranieri" siano universalmente valide... Ogni caso è diverso. Mi viene in mente però che qui c'è anche di mezzo una bambina che, per quanto "stronzetta", mi pare inevitabile che risenta di una situazione di tensione e che probabilmente andrebbe pure tutelata. La bambina va a scuola? Oltre alla babysitter ha anche delle maestre?

      Elimina
    4. Ovviamente no. Però è difficile che chi conosce solo italiani abbia esperienza di matrimoni combinati.
      La bambina ha un anno più di Amelia e va a scuola da quando aveva 4 anni. È molto intelligente, tanto che l'anno scorso è stata in India per tipo 2 mesi tra novembre e gennaio (i mesi che per Amelia sono stati decisivi per imparare un sacco di cose), eppure ha recuperato tranquillamente. Però da quando è tornata dall'India (dove è stata con la nonna materna, per il matrimonio di uno zio) è un po' morbosa sul sesso: ha cercato di mettere in testa ad Amelia che il sesso è una cosa "sporca" e ho fatto un po' fatica a cancellarle questa impressione. Anche se poi ho visto lo zio e la novella sposa e sembrano piccioncini, ben diversi da come ricordo i miei vicini indiani nei primi tempi del matrimonio.
      Insomma, anche per la bambina si fa molta fatica a capire cosa è dovuto a questa situazione in casa e cosa invece è dovuto all'educazione che ha ricevuto.
      Per esempio, altro fattore la cui importanza non riesco a valutare: nei primi 3 anni la bambina non ha vissuto con la mamma, ma con una famiglia di zii (a Brescia) che poteva occuparsi di lei mentre sua mamma lavorava. Per noi sarebbe un trauma, per loro è una cosa ragionevole. Una nostra vicina (africana) ha affrontato l'argomento in modo sbagliato e le è stato tolto il saluto (giustamente, a mio parere).

      Elimina
  20. Mi è capitato di essere coinvolta in una situazione simile quando non avevo figli e della mia casa e della mia vita dovevo rispondere solo a me stessa; e ho dato il mio aiuto in prima persona. Ora che ho figli e che devo rispondere anche per loro, mi farei sicuramente più scrupoli prima di coinvolgere tutti in una possibile situazione violenta. Proverei a prenderla più alla lontana, magari contattando delle case-famiglia (anche se senza denuncia la vedo dura...)

    E per fortuna resterebbe anche a me, come a Lanterna, il cuore pesante e colpevole: che tragedia se così non fosse e se già il giorno dopo riuscissi a lasciarmi tutto alle spalle, a dirmi che non solo ho la fortuna di non abitare nel Terzo mondo, ma che a questa si aggiunge anche quella di non dover aiutare il mio prossimo, perché la considero un'intromissione...pensa che culo!

    RispondiElimina