venerdì 22 ottobre 2010

Tenetevi pure il Medioevo

Intendiamoci: il Medioevo mi piace. Mi piacciono l'arte e l'architettura medievale (anche quelle dei secoli tradizionalmente considerati più "bui"), mi diverto alle rievocazioni storiche, mi piacciono le melodie medievaleggianti, so benissimo che nel Medioevo sono state scoperte tante cose che fanno parte tuttora della nostra vita.
Tuttavia, sono ben contenta di vivere in un'epoca e in un luogo in cui ho un minimo rischio di morire di parto, i miei figli e mio marito hanno un'aspettativa di vita decente, per comunicare col resto del mondo mi basta comporre un numero o mandare una mail, per spostarmi di 15 km non ci devo mettere mezza giornata. E, soprattutto, ho diritto a un'anima, esattamente come un uomo (anche se poi ritengo che la cosiddetta anima sia solo la proiezione delle nostre attività cerebrali). Posso possedere 4 gatte di cui una nera senza essere bruciata. Ho potuto persino prendere una laurea senza vestirmi da uomo.
Insomma, capirete che in questo tempo io mi ci trovo particolarmente bene. I miei valori sono l'onestà, la magnanimità, la libertà e la dignità. Valori che si attagliano a me in quanto persona, non in quanto donna. Sono questi i valori che voglio passare ai miei figli, indipendentemente dal loro sesso.
Ché poi mi piacerebbe sapere quali valori possono essere esclusivi di un sesso. La modestia per le donne? Direi che non guasterebbe neanche negli uomini, anzi, una delle massime virtù di mio marito è proprio questa. La difesa dei deboli per gli uomini? Per carità, gli uomini saranno in media fisicamente più forti delle donne, ma c'è sempre qualcuno più debole di te da difendere e proteggere, fosse anche solo uno studente straniero stritolato dalla burocrazia di cui fai parte.
A questo proposito, ogni epoca ha elaborato i valori che voleva insegnare attraverso fiabe e favole. La storia di Nastagio degli Onesti raccontata da Boccaccio, per esempio, deriva da una fiaba popolare: Boccaccio è un maestro e la novella è molto godibile, ma oggi non possiamo accettare che una donna, solo per paura di una punizione nell'aldilà, accetti la corte di un innamorato insistente. Oggi, probabilmente, avverrebbe il contrario: sarebbe l'innamorato insistente e non ricambiato ad essere bollato come colpevole, poiché dovrebbe capire che non basta la perseveranza a far innamorare di sé una persona.
Forse nel caso di Nastagio degli Onesti la discrepanza tra la morale antica e la nostra è più evidente, o forse appare così lampante solo a me: magari qualcun altro la considera un saggio insegnamento contro le bisbetiche o le gattemorte.
Nel caso di fiabe che coinvolgano principesse e tutto l'immaginario fantasy, forse la discrepanza è meno evidente: invochiamo il diritto a sognare e a liberarci della nostra indipendenza almeno nelle fantasie.
Ma davvero tanta indipendenza è un peso? E allora perché l'abbiamo voluta? Non sarebbe ancora più meraviglioso che l'indipendenza e le pari opportunità facessero parte del nostro immaginario romantico?
Io, personalmente, anche nelle storie che mi piacciono, quando il protagonista maschile esagera nel fare il cavaliere errante, mi rompo le balle: ma vi immaginate che noia pazzesca dovevano provare le principesse rinchiuse nelle torri, senza connessione Internet né satellite? Hai voglia a ricamare, spesso erano pure analfabete...
Nelle mie fantasie romantiche, non sono mai stata il soggetto passivo, la parte da salvare. Ho sempre immaginato un ruolo attivo, di affiancamento al personaggio principale o di sostituzione al personaggio maschile.
Per esempio, ricordo di aver cambiato il sesso di uno dei personaggi di Dalla Terra alla Luna: la rivalità di Barbicane e Nicholl era basata su motivi un po' troppo sterili per una bambina di 9 anni (ovvero il fatto che uno era nordista e l'altro sudista, all'indomani della Guerra di Secessione), quindi ho trasformato il secondo in una donna e mi ci sono identificata. Non volevo il ruolo della dolce fanciulla che aspetta il suo eroe: volevo essere parte dell'azione e, se possibile, innamorarmi di un mio compagno di avventure.
Poi, se parliamo di tutto il corollario delle principesse (vestiti, acconciature, castello, ecc.) ci sto che sia affascinante e che ci sia un tempo anche per questo, purché non sia un intralcio all'azione, un'ancora che impedisce alla protagonista di agire "perché non sta bene" o perché le si sgualcisce il vestito: il principe azzurro se ne frega se gli si squarcia il farsetto o gli si ammacca l'armatura, perché noi dovremmo farci bloccare da un tacco rotto o da un tulle impigliato?
A proposito, riguardo al principe, qualcuna mi sa spiegare perché il principe azzurro, che sarà assediato di belle pretendenti, dovrebbe farsi un culo così per liberare una tanto scema da accettare una mela avvelenata o un fuso da una sconosciuta? Vediamola un po' anche dalla parte degli uomini: che attrattive hanno queste principesse (a parte la bellezza), per meritare un salvataggio? Io non vorrei che mio figlio rischiasse la vita per un'oca.
Dall'altro lato, io non so se gli uomini facciano fantasie romantiche (sicuramente sì, anche se non lo confessano) e in che forma le facciano. Mi piacerebbe che ci vedessero come compagne e non come bamboline di porcellana. Mi piacerebbe che anche per loro l'idea di condividere fosse eccitante, non castrante. E che magari fosse il loro turno di sognare di essere salvati, dopo tanto galoppare in sella al cavallo bianco.

3 commenti:

  1. Guarda, non dirlo a me: Buddina si identifica con il lupo e non con cappuccetto!

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  2. Direi che questo post si inserisce perfettamente in una serie interessante di discussioni sulle fiabe e sulla loro attualità e sull'importanza che esse rivestono ancora (?) nella nostra società che sto raccogliendo sul mio blog. Da leggere e per riflettere con calma. Grazie per lo spunto.

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  3. @MdiMS: mi sa che tua figlia ha sentito la versione di mia mamma:
    http://luccioleelanterne.blogspot.com/2009/11/cappuccetto-rosso-oggi-come-oggi.html
    @nora: più che sulle fiabe, mi piaceva l'idea di concentrarmi sull'immaginario che generano. Non credo all'equazione "leggi i Grimm = per tutta la vita aspetterai il principe azzurro", ma è innegabile che molte fantasticherie sul matrimonio siano legate all'immagine della principessa. E per la maggior parte delle donne (che io non capisco) il matrimonio è una specie di traguardo, un giorno magico che sognano da quando erano bambine. Perché i maschi no?

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