lunedì 4 aprile 2011
Eventi cruciali
Non preferirei mai la mia prima volta all'ultima in cui ho fatto sesso. Anche se la prima volta ero più giovane, più leggera e probabilmente più depilata. Non scambierei mai una passeggiata di oggi con il replay dei primi passi dei miei figli. Non vorrei mai indietro il giorno del mio matrimonio, se in cambio dovessi dare una qualsiasi domenica del 2011. Il giorno più bello della mia vita? Forse quel giorno perfetto in cui ho portato Amelia all'Acquario di Genova per la prima volta, inconsapevole di avere già Ettore nella pancia. Oppure quel giorno in cui eravamo soli a Levanto, io e i bambini, e per pranzo abbiamo mangiato il gelato davanti a Cacciatori di Draghi. Non amo le convenzioni. Tutti dicono di non amarle, per carità. Però non tollero che un giorno sia più bello di un altro solo perché altri hanno stabilito che deve essere così. Penso che le feste possano essere occasioni di felicità, perché ci si ritrova insieme a gente a cui si vuole bene. Penso che un matrimonio possa essere una bella festa o una sfacchinata. Penso che un parto possa essere l'inizio di una storia d'amore, ma non necessariamente. Certo, partorire dà più soddisfazioni che levare un dente, ma non deve essere per forza un evento mitizzato. Certo, la partoriente si deve trovare bene e a suo agio, ma non è la stessa cosa per una persona che va a fare un esame doloroso o una ceretta? Forse il motivo per cui le donne sono culturalmente così legate ai loro parti è il fatto che, per molto tempo, partorire era l'unica cosa avventurosa nella vita di una donna. Gli uomini avevano il servizio militare, noi il parto. Ora però gli uomini hanno smesso di fare grandi racconti sul periodo della loro leva. Non sarà il caso di smettere anche noi donne?
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Il mio matrimonio è stato una gran bella festa, ma ho sempre trovato poco furbo aspettarsi o augurarsi che sia il giorno più bello della propria esistenza. Infatti mi sembra terribile iniziare una vita insieme con l'idea che tutti i giorni a seguire saranno comunque più brutti di quello!
RispondiElimina(Tra l'altro, finora l'anno più bello della mia vita resta quello che ho trascorso in Giappone 7 anni fa - il marito lo sa, ma non si offende, vedremo se sapremo superare il record in futuro)
Per il parto, non posso parlare per esperienza, ma mi pare di capire perché le donne ci siano così legate. Voglio dire, a me l'idea di creare una vita che prima non c'era, partorire una persona nuova, mi pare una cosa ENORME (no, non mi riferisco alle dimensioni del neonato, anche se pure quelle... ^^). Se non mitizziamo un po' una cosa del genere, cos'altro dovremmo mitizzare? E per mitizzare non intendo edulcorarlo o negare eventuale dolore o disagio, ma riconoscerne la portata emotiva e interiore in un senso o nell'altro (secondo me non paragonabile certo a una naja). Certo, anche un viaggio in bici lungo il Mekong è avventuroso (e come esperienza al momento mi attira più di un parto in ospedale ^^), però non ci attribuisco la stessa portata.
Poi, ripeto, sto parlando senza cognizione di causa quindi ci risentiamo quando avrò partorito almeno una volta! ;)
Ottimo punto. Non scambierei mai il parto con i momenti in cui cammino per strada mano nella mano con i miei figli. E neanche loro, credo!
RispondiElimina@pianobi: per me gli anni più belli della mia vita sono equamente divisi tra un anno da single (il 2000, l'anno in cui mi sarei dovuta sposare e invece mi sono goduta master, stage a Genova e primo lavoro) e un anno da family woman (il 2006, ovvero l'anno in cui sono stata a casa in maternità per Amelia). Il parto boh, parliamone quando avrai avuto la tua esperienza, se la vorrai.
RispondiElimina@silvietta: partecipo da esterna ;-)
@lorenza: sì, credo che neanche loro si siano divertiti ;-))))
In generale, penso al parto come penso al mio primo contratto di lavoro o come penserei all'acquisto di una casa. Festeggi, è l'inizio di una nuova vita, ma non diventa un momento da raccontare nei secoli dei secoli. Pian piano, quel lavoro e quella casa ti daranno occasioni di gioia ancora maggiore.
RispondiEliminaNemmeno per me è mai stata l'apotesi di qualcosa. Ho il ricordo di due esperienze diverse. Mi sono fatta un'idea di quali accorgimenti facciano sentire una donna a proprio agio e quali decisamente no. Sono contenta di essermi fidata del mio corpo e delle sue risorse nell'affrontare il dolore... ma l'enfasi che sento in giro, per lo più nel senso della dramatizzazione, mi sembra molto stereotipata ormai. Bella la tua analisi sul parto come unica avventura da tramandare! Con certi salti mortali che fanno le mamme di oggi, forse l'epica è diventata pane quotidiano ;-)
RispondiElimina@mammadidue: hai centrato il punto. Con un distinguo: i salti mortali che facciamo oggi noi madri lavoratrici sono di più di quelli che facevano le casalinghe anni '50, ma molti meno rispetto anche solo alla generazione di mia nonna. Forse anticamente il parto era non solo il momento più epico della vita di una donna, ma anche il momento in cui, a fronte di una fatica e di un dolore medi (preferisco 10 parti a una vita da lavandaia in Ticino), veniva festeggiata e coccolata.
RispondiEliminaIo ho partorito e la penso come PianoB.
RispondiEliminaChe tristezza paragonare un parto alla naja!
Un conto è raccontare sempre la stessa storia a tutti quelli che si incontrano per strada, un conto è tenere dentro di sé un bel ricordo, una forte emozione, una grande felicità.
Non certo l'unica ma una delle più intense.
Far nascere un figlio come il primo giorno di lavoro?
Mah! Questa volta sono proprio in disaccordo...
@alchemilla: non dobbiamo essere per forza d'accordo :-)
RispondiEliminaA me pare che il punto sia semplicemente l'impatto che un'esperienza ha e avrà sulla nostra vita, ed è indubbio che un parto (e quindi il diventare madri), sia una delle esperienze che più la stravolge, nel bene o nel male. Chissà che non sia per questo che le donne sono culturalmente legate al parto e gli uomini alla naja?
RispondiEliminaNon credo proprio che cavarsi un dente abbia la stessa portata (parlo per esperienza, ahimé)...e per la stessa ragione pretenderei più umana attenzione da un medico che dovesse farmi la colonscopia che non dall' estetista incaricata della ceretta...
@Valentina: in effetti devitalizzarlo è stato più doloroso che toglierlo... ;-)
RispondiEliminaNon voglio minimizzare il parto, per me è stato l'inizio di una grande avventura. Ma mi sembra che da parte di noi donne ci sia una vera ossessione a proposito, e non mi pare proporzionata all'evento.
Sarà che mia madre non ha mai mitizzato il suo parto ma la mia laurea sì. Sarà che non mi piace stare al centro dell'attenzione, soprattutto se non ho fatto niente di speciale (lo fanno tutte le femmine di tutte le specie...).
Il mio primo parto è legato a ricordi così dolorosi e così privati che non ne parlo mai.
RispondiEliminaGli altri parti, poi, avevano perso pathos :-)
Del resto, il matrimonio è stato una bella festa ma niente di che, direi che abbiamo avuto molti giorni più belli.
La laurea sì che stata una bella soddisfazione.
La mitizzazione del parto ho l'impressione che sia una roba recente: io non ricordo nessun racconto epico di madri o nonne o zie. Forse loro avevano più presente questa appartenenza al regno animale :-)
@LGO: ecco, quello che voglio dire è che alla laurea ci arrivi per studio e tenacia, hai fatto qualcosa (molto!) per ottenerla. E, anche se non la userai molto com'è capitato a me, la laurea è un traguardo e un punto di partenza.
RispondiEliminaAl parto ci arrivano tutte, e quelle che non ci arrivano non sono colpevoli o pigre o disinteressate: sono solo sfortunate.
Oltretutto, questa mitizzazione del parto secondo me ha tanti risvolti negativi anche sociali. Se accentuata, insinua che una madre naturale sia meglio di una madre "per scelta" (penso all'adozione). Per non parlare dell'idiozia di ritenere che una madre che partorisce con il cesareo sia meno "mamma" di una che suo figlio lo spara fuori dal buco giusto.
Poi, per carità, se qualcuna ha un parto che vale la pena di essere raccontato, è come i racconti di viaggio, si ascoltano volentieri :-)
si siiiiii siiiiiiiii brava clap clap direi che è ora di smetterla!!!!!
RispondiEliminaEcco, per esempio questo è un racconto di parto che merita di essere letto:
RispondiEliminahttp://genitoricrescono.com/troppo-assurdo-per-essere-inventato-un-parto-come-tanti/
Io rido ogni volta che lo sento riraccontare o che lo rileggo.