martedì 3 maggio 2011

Alfa e beta

La mia ultima lettura "in prosa" è stata questa. Un libro leggero ma non stupido, che ha per protagonista un maschio beta. Ovvero un maschio non alfa. Ovvero quello che in altra narrativa sarebbe lo sfigato.
Attenzione, non uno sfigato che aspira ad essere figo. Uno sfigato che vive la propria non-figaggine con serenità, con la consapevolezza che la razza umana si è conservata nei millenni proprio grazie ai maschi beta.
Infatti, pensa Charlie, chi si prendeva cura delle vedove e degli orfani quando i maschi alfa morivano in guerra? Chi mandava avanti la vita di tutti i giorni mentre i maschi alfa si pavoneggiavano e facevano gli eroi? Il maschio beta.
Ecco, è una piccola riflessione oziosa all'interno di un libro che poi prende tutt'altra strada, ma l'ho trovata interessante. Io ho sposato un maschio beta: uno a cui non interessa primeggiare, la cui aggressività è quella di pura sopravvivenza. Una persona di valore, ma senza nessun interesse nell'ostentarlo. Un uomo che ha molti talenti e molti interessi, ma che altre donne hanno snobbato perché non era abbastanza brillante. E dire che è pure caruccio.
Io invece sono nata alfa. Mi hanno sempre pompata perché fossi alfa: la più brillante, la più intelligente, quella che doveva fare chissà che. Il risultato, con un pompaggio del genere, è che il minimo passo falso rischia di farti sentire una fallita. Figurarsi per una che, dalle vette del suo master e con una carrierina avviata, si è ritrovata a fare la segretaria.
Beh, sapete una cosa? Lo so che non potrò completamente reprimere la mia natura, ma d'ora in poi voglio impegnarmi per essere beta. E per accettare che anche mia figlia lo è, e va bene così.
Al lavoro figo che ti porta via il cuore preferisco un lavoro tranquillo e tutto sommato con i suoi risvolti piacevoli, con colleghe gentili e interessanti, che mi lasci lo spazio per tutto il resto. Non rinuncio ad avere la mia opinione su alcune cose e a dirla, ma non voglio più essere trascinata in diatribe su chi è migliore. Non me ne è mai fregato niente di non essere ricca, ma adesso che non ho più l'acqua alla gola per via del nido mi godo quello che ho, anche se è poco. Casa mia non sarà una reggia, ma per la mia famiglia basta e avanza. E mi permette di ospitare anche gli amici, quando vogliono passare. Non sogno il SUV (anche se, a differenza del 90% di chi possiede il SUV, avrei le mie buone ragioni per avere un fuoristrada), anzi riesco a gioire di aver trovato una station wagon a metano d'occasione.
Penso quindi di essere sulla buona strada per diventare beta. Devo solo smettere di sentirmi ferita da chi guarda la mia carriera e/o i miei averi con espressione di disgusto o disprezzo. E considerarli dei poveretti, perché non mi serve avere ciò che ostentano loro per essere felice.

19 commenti:

  1. Ciao Lanterna,
    ti leggo, non scrivo, ma a questo post non potevo non commentare ...
    Mi piace questa descrizione di te e di lui, si rifà molto alla mia di vita ed al mio percorso; si, perchè anche io ho un marito beta, orgoglioso di esserlo, in gamba e con uno spirito che aquisiscano anche i nostri figli. Io sono sempre stata alfa, ma molto alfa, quasi alfa-alfa, sempre in affanno e in competizione, ma da qualche anno, vivendo con la sua 'beta'titudine, beh, ho scoperto che vivo meglio, che sono più contenta, che mi godo di più la vita.
    Buona giornata e complimenti per il blog.
    Giorgia

    RispondiElimina
  2. @giorgia: complimenti anche a te, che hai scoperto le gioie della betatitudine! Io avevo già avuto sentore di questa sensazione quando ho cominciato danza, attività in cui non posso e non voglio eccellere. Ne avevo raccontato anche qui:
    http://luccioleelanterne.blogspot.com/2009/04/limportante-e-partecipare.html

    RispondiElimina
  3. Anche io sono stata alfa-pompata, e per molte cose lo sono.Proprio in questi giorni mi sto arrovellando su un post da scrivere su questo argomento...ora vivo una vita da "beta" ma molto spesso mi assale la "paura" di non essere alfa, non per i soldi, ma per il lavoro in sè, la carriera etc.Ci devo ancora lavorare su.Il fatto é che non ho ancora capito se voglio essere alfa o beta!!!ps:anche Simone é Beta al cento x cento!

    RispondiElimina
  4. Io sono beta, anche se qualche piccola cosa ci tenevo (e sottolineo tenevo) a essere alfa (il lavoro che facevo una volta e mi piaceva). Sposata con un beta. Il problema è che la società attuale non ti permette di essere beta, devi per forza simulare di essere alfa. Sennò sei considerato uno sfigato. La vedo così. La cosa più pesante è quando confrontandomi con mia cognata (che parla solo di vini da 80 euro, tanto per definire il personaggio), mi sento una merda... bah...

    RispondiElimina
  5. Sinceramente non so se definirmi alfa o beta (e questo giá la direbbe lunga...).
    Nella mia vita ho basato le mie scelte sul "piacere", sulla goduria fisica - quasi - che mi regalava una situazione.
    Non sono ricca ma sono sempre stata indipendente. Questo mi basta e mi avanza.
    A scuola sono sempre stata brava ma non ne ho mai fatto una malattia. Mi interessava arrivare all' università per dedicarmi alle discipline che mi piacevano di più e sulle quali ho poi costruito la mia vita.
    Nel lavoro, ogni volta che ho smesso di divertirmi, ho cambiato. Non mi è mai interessata la carriera vera e propria perchè sapevo che avrebbe voluto dire rinunciare a tutto - o quasi - il mio tempo.
    Da quando è nato mio figlio ho deciso (ok, è intervenuta anche una scelta non mia, ma su quella strada mi ero messa io) di re-investirlo pensando ancora a dedicarlo il più possibile alle cose che mi fanno star bene: mio figlio, i miei fiori, la mia non-città (che fa tanto rabbrividire le persone con cui lavoravo :D).
    Sì, ok...ora sono sicuramente beta, ma non sono sicura di essere mai stata alfa.
    Paola

    RispondiElimina
  6. Sono nata beta, sempre seconda. Ma seconda a nessuno. Perché con gli anni i lati del mio carattere che mi parevano poca cosa sono diventati la parte migliore di me. E assecondando questo percorso mi scopro sempre più felice. Mio marito è alfa ma con moderazione ;-)

    RispondiElimina
  7. @danielaB: fa tanto nonna, ma mi viene da dirti che sei giovane e hai tempo per capire che cosa vuoi diventare. Io l'ho capito a quasi 35 anni!
    @igra: della società me ne frego. E una che non sa apprezzare vini sotto gli 80 euro mi sembra una poveretta.
    @paola: il tuo criterio è il migliore!
    @nora: dopotutto, Gesù Cristo (in cui non credo ma che stimo) diceva qualcosa come "siate come i fiori nei campi e i passeri nel cielo", mica esortava a diventare sequoie enormi e falchi rapaci. Un motivo ci sarà...
    @MdiMS: anche ;-)

    RispondiElimina
  8. Cara, davvero della società te ne freghi? Dimmi come hai fatto...

    RispondiElimina
  9. Ciao, ti leggo da tempo ma commento raramente. Ti capisco benissimo, anche io sono stata tirata su per essere alfa e vista dall'esterno forse lo sono: curriculum scolastico e universitario eccellente, laurea col massimo dei voti e dottorato (in corso) in un prestigioso istituto di ricerca tedesco. Ma proprio durante questo dottorato sono anadta in crisi e ho cominciato a domandarmi se essere alfa sia davvero quello che voglio. Purtroppo al contrario di te se non posso essere alfa, più che beta divento omega: tutto quello in cui scoprivo di non poter eccellere l'ho abbandonato (danza, musica, hobby). Spero che riuscirò a trovare un equilibrio prima o poi :)
    Marcella - drakesky

    RispondiElimina
  10. @Igra: ho deciso che mi interessa piacere solo a quelli a cui tengo. Davvero ti senti una merda rispetto a tua cognata che parla di vini da 80 euro? Io smerderei lei, mi fanno proprio schifo le persone che ostentano la propria ricchezza. Mi vergogno di mancanze mie come non avere una casa pulita e ordinata, ma non mi vergogno di avere mobili IKEA e auto di infimo profilo.
    @marcella: quando parli di danza, parli di classica? Perché io il mio equilibrio l'ho trovato praticando una danza non elitaria, destinata a tutte le donne anche per la sua valenza originaria di sacralità.

    RispondiElimina
  11. Io ho vissuto da alfa sfigata per buona parte della mia vita. Ora aspiro ad essere una beta meno sfigata :-)

    RispondiElimina
  12. Si', parlo di danza classica.
    A dire il vero ho provato per un anno la danza orientale e ne sono rimasta affascinata, poi pero' per una serie di motivi ho dovuto allontanarmene... (visto che se ho capito bene frequenti i seminari di Aziza, hai mai sentito parlare di qualcuna che si e' bruciata i piedi ad uno spettacolo in strada? :) )

    RispondiElimina
  13. @marcella: è stato mica alla festa di via Frejus?

    RispondiElimina
  14. No, è stato in piazza Castello diversi anni fa. Pensavo fosse un evento unico :D

    RispondiElimina
  15. @marcella: no, tutt'altro. Fa' conto che una volta, in una lezione in cui la Pedretti ha introdotto il giro in relevé, mi son fatta certe vesciche... È che non teniamo conto del fatto che i piedi sono robusti fino a un certo punto.

    RispondiElimina
  16. mi ci ritrovo tutta in questo post, pezzettino x pezzettino.
    grazie

    RispondiElimina
  17. Più che considerarli dei poveretti (anche se io stessa, quando vengo ferita, reagisco così), forse varrebbe la pena considerare che ciascuno è semplicemente quello che è: chi alfa alfizzante e chi alfa betizzante. Mi sforzo di pensare che la comprensione e l'accettazione (anche dei limiti propri e altrui) siano l'unica chiave per una convivenza serena.

    RispondiElimina
  18. @stella: non lo so se sono d'accordo. Io non ho nessun problema con le persone di successo: ne conosco tante e le ammiro, quando il successo è meritato (e spesso lo è). Se però una persona vuole farmi credere che l'unico modo per sentirsi realizzati è avere un sacco di soldi e fare un lavoro che ti toglie l'anima, da un lato mi dà fastidio proprio perché quello non è l'unico modo, ma dall'altro quella persona mi fa pena: in generale, considero dei poveretti quelli che basano la propria autostima su fattori esterni, che hanno bisogno degli status symbol e del conto in banca farcito per sentirsi fighi. Lo dico anche perché in un certo senso sono stata dei loro: quando ho vinto il mio posto da segretaria in università, mi sono guardata indietro (laurea, master, lavoro precedente) e mi sono sentita una fallita. Poi ho capito: il tuo valore sta in quello che sei, punto. Se non lo capisci, resti in balia degli eventi, perché nessuno è immune ai colpi della sfortuna (come saggiamente ricorda Machiavelli ai potenti).

    RispondiElimina