lunedì 24 ottobre 2011

La vita fa rima con la morte

Confesso che, quando ho letto per la prima volta il titolo di questo libro, non ci sono andata sopra. E sì che conoscevo la leggenda del Golem e il trucco di cancellare una lettera per trasformare la vita in morte.
Questo weekend, più che mai, questa assonanza è stata vera. Si preannunciava un sabato di gioia e danza, in cui avremmo posto la prima tappa di un cammino di crescita. E invece, venerdì, è morto improvvisamente uno dei microgattini dell'amica che condivide con me questo progetto. Per quanto possibile, ho cercato di starle vicina e darle supporto logistico e morale.
Così un sabato è iniziato con un bellissimo incontro di danza, è proseguito con una riflessione su quanto fatto e sul futuro, e si è concluso con la sepoltura di un piccolo essere innocente, che darà nutrimento col suo corpo a un fico e a un mirtillo.
Mi restano alcune sensazioni sparse, e neanche troppo correlate tra loro.
La prima è una sensazione di stordimento per la morte del piccolo Loki. OK, era un gattino. Ma è morto così improvvisamente e inspiegabilmente (probabilmente una malformazione al cervello o un aneurisma o qualcosa del genere). Non è morto "da gatto", investito da un'auto o avvelenato dall'antigelo. È morto in un modo che potrebbe capitare a noi, ai nostri cari, ai miei figli. E questo mi gela più di ogni altro pensiero.
Parallelamente però sento una sorta di indifferenza dentro di me e nella vita intorno a me: OK, è morto un gatto e non si ferma il mondo. Ma non si fermerebbe neanche se morissi io, neanche se morisse un mio bambino. Nel mondo muoiono bambini ad ogni secondo, eppure niente si ferma per piangerli. Per il mondo io conto quanto un gattino di 2 mesi. È un pensiero triste, ma che ridimensiona moltissimo.
Tutte queste sensazioni sono affiorate in me durante l'incontro di Inspirational Bellydance. E si sono presentate non tanto durante la visualizzazione, guidata dalle parole di Giada, quanto durante la successiva rielaborazione sulla musica, durante la danza vera e propria. Un'ondata di calore che non mi aspettavo, e che ha investito in modi diversi tutte le partecipanti.
A smorzare l'emozione ci hanno pensato i miei figli, che hanno voluto assolutamente partecipare alla sepoltura di Loki. I bambini sono pazzeschi: riescono a vivere in modo naturalissimo sensazioni che per noi sarebbero contradditorie. E a conciliare senza problemi la naturale curiosità verso il cadavere di un gattino e la tristezza per la morte dello stesso gattino (Amelia, quando ha saputo della morte di Loki, ha voluto che le facessi vedere la foto in cui lo teneva in braccio, circa un mese e mezzo fa).
Forse sono esagerata a prendere così tanti spunti dalla morte di un gatto. Ma gli sono grata di aver suscitato tutti questi pensieri, e anche dei fichi e dei mirtilli che mangerò l'estate prossima.

4 commenti:

  1. Che dire? Che questo post avrei potuto scriverlo io, come ben sai da quanto ci siamo dette sabato. E ti dico anche grazie, perché a starmi vicino ci sei riuscita benissimo. Si, grazie, di cuore. :*

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  2. Sono riflessioni molto profonde e il primo contatto che i bambini hanno con certi concetti. Non c'è molto da aggiungere.

    Anche io da piccola ricordo un gattino morto, ma i miei non vollero farmelo vedere, inventarono una bugia, per poi dirmi la verità.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Mi vengono in mente alcune splendide strip sul tema di Bill Watterson.
    Indimenticabili Calvin & Hobbes...

    http://calvy.wordpress.com/2010/08/02/best-of-calvin-and-hobbes/

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