martedì 19 marzo 2013

Lei non sa chi sono io

Oggi è la festa del papà, e io parlo di mia madre. Vabbe', chissenefrega delle convenzioni.
Pensavo a mia madre, quando io ero piccola. Mia madre lavorava da prima di sposarsi. Sul lavoro, è sempre stata per tutti la signora B., identificata da sempre e per sempre col suo cognome da nubile.
Le scocciava terribilmente essere chiamata col cognome di mio padre, e però si è dovuta rassegnare quando ho cominciato ad andare a scuola. Ma anche lì, si è sempre firmata anche col suo cognome.
Questa idiosincrasia di mia madre è passata anche a me. Anche se mi piace tantissimo il cognome di mio marito e odio il mio, non mi presenterei mai come "la signora A.". Ho in sommo orrore la burocrazia anglosassone, per cui da sposata "perdi" il tuo cognome e ti viene appioppato quello di tuo marito.
Poi però vai all'università e vedi docenti di ruolo che si presentano col cognome del marito, quasi come se fosse un vanto o come essere se stesse non fosse abbastanza. Conosci persone che si presentano come "mogli di" prima ancora di dire il proprio nome (e ci sta, se sono in condizioni di conoscere tuo marito, ma magari dimmelo dopo il tuo nome). Ma trovi anche persone che non si mettono la vera perché, per colpa della retorica della "moglie di", gli pare di esibire un trofeo.
Io la vera la porto. È di oro bianco, anonima. Dentro c'è scritto il nome di Luca e la data del nostro matrimonio. A pensarci bene, avremmo potuto metterci la data del nostro anniversario "vero", ma chisse. Non è un trofeo, è una coperta di Linus. Non serve a ricordare agli altri che sono sposata, serve a ricordarlo a me. Mi ricorda che non sono sola, nel bene e nel male. Mi ricorda che ho scelto di amare e di essere amata, con tutti i vincoli e i comfort.
La mia vera non dice cosa sono: dice chi sono. Chi ho deciso di essere.

3 commenti:

  1. Mi piace questo modo di concepire le scelte. Siamo madri, figlie, mogli, lavoratrici e tante cose, ma prima di tutto siamo noi

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  2. Per motivi pratici ormai è il Boccolone che si identifica con il mio cognome: decisamente non sono diventata la signora "Ayeye Bradzov". :D Anche io alla fede al dito lego un sacco di significati, nei miei momenti di scazzo la guardo e penso a quanto è stato difficile fin'ora e a quante cose belle ci stanno aspettando. Ogni volta che mi ci casca l'occhio sorrido. Mi parla di amore ma soprattuttp di impegno e di speranza.

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  3. Condivido quello che dici, in più amo il mio cognome, mi piace tanto. Mio marito usa di frequente il mio perché il suo puntualmente viene storpiato... ma ora con il cucciolo dovremo prendere l'abitudine di usarlo, soprattutto io.... Sulla vera poi la penso uguale, anche la mia oro bianco, anonima, con nome del consorte e data di matrimonio... che più o meno modificando l'anno è anche il nostro anniversario di convivenza e di "conoscenza" :))))

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