giovedì 26 settembre 2013

L'hobby di nonna Abelarda


Tra i tanti lavori che ho in ballo, ce n'è uno a cui tengo molto: è per una mia amica, un lavoro a maglia in occasione di un momento molto bello e speciale della sua vita.
Ho già scelto il pattern e per realizzarlo vorrei una pura lana un po' grossotta, possibilmente variegata su toni in cui il blu sia dominante.
OK, mi rendo conto che si tratta di una visione molto precisa, ma esattamente come lo è il "voglio realizzare una tutina da neonato in lana merinos blu".
Ieri decido di dare una seconda possibilità a un negozio in cui mi ero trovata bene come prodotto (avevo preso in offerta un misto lana e alpaca che poi è diventato il mio primo esperimento di tintura) ma non come servizio.
Vado e chiedo una lana da lavorare con ferri grossi, possibilmente sul blu. Specifico che non necessariamente voglio un 100% lana, va bene anche un misto lana e alpaca o di altre fibre, purché siano naturali, niente acrilico o nylon. Son talebana, lo so, ma il fatto è che con 500 metri di lana da lavorare non mi va di usare una fibra che non mi piace.
La signora mi propone un solo tipo di lana, bellissima per carità, ma di un blu navy sconfortante. Un blu che adorerei in un cappotto, ma che a pensare di usarlo per il pattern che ho scelto mi viene da sbadigliare.
Allora lei mi propone un azzurro altrettanto noioso. E aggiunge: "Del resto, quest'anno anche per i corredini dei bambini sono questi i colori che vanno".
Oddio, che tristezza.
Intendiamoci: va benissimo fare la maglia per i bambini, anch'io sto facendo una copertina da bebé (gialla e verde). Ma cazzo, mi viene il misero a pensare che persino per un negoziante esista solo quello. Oppure le fibre acriliche improponibili, che solo a guardarle ti chiedi "perché?".
E non ditemi che è colpa del fatto di essere in una città piccola o di provincia: a Levanto, che in inverno non so se tocca i 10.000 abitanti, c'è uno splendido negozio di filati che raccoglie intorno a sé appassionati di ogni età e di ogni genere. Infatti, in proporzione, compro più da loro che nei negozi di Pavia: lì entri, chiedi di una lana e la persona che ti serve ti chiede per che cosa ti serve, si appassiona al tuo progetto e finite a parlare per mezz'ora, magari con l'intervento di altri clienti sopraggiunti nel frattempo. È un luogo di passaggio, dove la gente passa anche solo per farti vedere cosa ha realizzato con la tua lana o per chiederti un consiglio.
Vabbe', andrà a finire che questa lana me la compro a Levanto. Così ho anche la scusa per un giro al mare.

8 commenti:

  1. qui da me non va certo meglio. nonostante il personale dell'unica merceria che vende lana non sia vecchissimo, ho notato un'apertura alle novità pari a zero e anche la curiosità è ridotta parecchio al minimo.
    io compro solo on line anche se mi scoccia cacciare i soldi delle spese di spedizione e spesso non ci azzecco coi colori.
    tra l'altro ho in canna un ordine fantasmagorico per l'inverno !
    nonna Abelarda c'est moi !

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    1. Sai che non riesco ancora a fidarmi degli acquisti di lana online? O meglio, mi fido se non ho un preciso progetto in testa o se si tratta di lana da tingere. Altrimenti mi blocco: voglio il contatto fisico.

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  2. Lo sai come la penso sull'hobbistica italiana... "Fai da te" per la gente significa farsi il comodino di legno (e pure male), 90 su 100 ti dicono "Ma cosa fai tu che fai dei pasticci, chiama qualcuno pagalo e fattelo fare" alla facciazza dell'autostima.
    E soprattutto se si parla di hobby come il cucito o la maglia o i bijoux o le paste da modellare... sembra che siamo tutti dei rincitrulliti che devono fare per forza solo e soltanto bavagline con orsetti dementi e gattine idrocefale... oppure siamo dei bambini e ci interessa solo farci dei braccialetti con dei cuori di plastica rosa e basta.

    A meno che non si voglia considerare lo step successivo: qui ci sono le flanelle di acrilico con gli orsetti dementi, là ci sono gli chantung di seta biologica boliviana noncruenta per le sarte professioniste e gli studenti di design alla scuola per stilisti.

    Sic...

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  3. contatto fisico indispensabile anche per me... come ti capisco. gli acquisti on line non mi convincono, mi manca quella parte del "oh, ma guarda, questa è più bella - più corposa - più adatta, come mai non ci avevo pensato - non l'avevo vista - non avevo valutato... ". Vivia viva i negozi dove il filato è un pretesto per condividere una passione, e buon lavoro (ps: nel caso ti servissero dei modelli, ho scoperto che le lane gatto - filatura di tollegno hanno on line le riviste con maglie e spiegazioni degli ultimi quattro anni)

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    1. Purtroppo per i modelli sono caduta nel tunnel di Ravelry, ma grazie mille per la segnalazione! :-)

      Io ho comprato spesso online lana da tingere, di solito insieme a rocchettoni che nello stesso negozio eBay mi aiutavano ad arrivare alla cifra per la spedizione gratis.
      Tutta lana bellissima, ma di cui ho deciso cosa fare dopo averla presa in mano.
      Questa non me la sentivo di sceglierla così, dovevo sentirla tra le mani.
      E infatti sabato ho trovato una pura lana in colori meravigliosi, che non vedo l'ora di cominciare a lavorare :-)

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  4. sì, va bene far la maglia ad oltranza, ma un post ogni tanto...!!

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  5. Mi chiedo anch'io perchè in Italia, il numero 1 della moda, se sei in cerca di lane non ne trovi e da dire che molte lane vengono dall'Italia. Sono sempre le stesse. Io lavorando in un hotel a silandro val venosta ho la possibilità di fare amicizia con tanti clienti stranieri e mi dicono che in Germania per esempio ce ne sono tantissimi negozi di lane di vario genere, molte tinte a mano...ci sono dei festival del filo dove si ha la possibilità di acquistare fili a buon prezzo e fatti a mano. Io ordino molto via onlne e finora sono sempre stata soddisfatta. I patterns li compro anch'io su ravelry o nei diversi blogs...

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    1. Da quando ho scritto questo post, sono riuscita ad aggiungere altri posti dove rifornirmi: a parte un paio di bancarelle speciali a Milano e a Piacenza, mi sono follemente innamorata dell'alpaca equa e solidale che un negozio di Pavia importa dalla Bolivia.
      E sono stata alla fiera Filo lungo filo che si tiene ogni anno al Villaggio Leumann di Torino: una favola, il sogno di chiunque ami lavorare filati artigianali!

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