domenica 8 marzo 2015

Knitting abbestia



No, non sono solo lavori degli ultimi due mesi quelli che ho fotografato.
Il più anziano, già completo a fine giugno, è il mio Brown Hitofude:


Realizzato con una lana e alpaca artigianale, comprata in un mercatino di filati naturali a Crema, è un jolly: va sia sopra a un capo estivo a fine settembre sia su un maglioncino o una tunica in filato fine in inverno.
Nel mio ufficio fa freddo, quindi io lo metto spesso sopra la tunichetta con cui l'ho fotografato, che è a maniche lunghe.


Per secondo viene il maglioncino fair isle Vinella, realizzato in alpaca boliviana equa e solidale.
Sono molto legata a questo progetto, forse perché ci ho passato circa due mesi e mezzo e l'ho dovuto rifare completamente quando l'avevo già quasi finito.
È un ottimo pattern, con un disegno bello e romantico. La mia versione è un po' particolare: prima di tutto perché ha solo due colori, e poi perché cambia colore di sfondo da prima a dopo lo sprone.


Terza l'amata Green Light Tunic, da un pattern di Veera Valimaki che desideravo fare da almeno un anno.


Per lei ho comprato la stessa alpaca di Vinella (anzi, sarebbe più corretto dire che per Vinella ho comprato la stessa alpaca di questa tunica, dal momento che l'avevo presa prima). Ho ordinato mezzo chilo di stupenda alpaca verde felce, e poi l'ho lasciata lì ad aspettare intanto che testavo Vinella.
Alla fine ho usato solo 400 grammi, e per le tasche ho usato gli ultimi rimasugli del color ciliegia di Vinella.



È leggera e calda, con una linea che sta bene a chiunque. Io la metto spesso con una maglietta a maniche lunghe lilla, che richiama il colore delle tasche.
E adoro il bottone del retro, vero vintage torinese.


L'ultimo modello è Purple Saffire, realizzato con una stupenda seta tinta col campeggio, comprata al Villaggio Leumann insieme alla mia amica Vesnuccia.
In quell'occasione, lei mi aveva rimproverata di vestirmi troppo oversize ed io le rispondo con questo:


Scherzi a parte, era un po' che questo coprispalle estivo mi solleticava. I due etti che ho comprato si sono rivelati fin troppi per la realizzazione del capo, ne sono avanzati circa 80 grammi.
Ciò è dovuto al fatto che sulla fascetta non era riportata la lunghezza (cosa normalissima per un filato artigianale) ed io non avevo idea fino ad oggi della straordinaria resa della seta.


I bottoni, di cui le foto non rendono la lucidità e la piacevolezza al tatto, sono vero vintage andezenese. So che il contrasto rosso/viola è un po' controverso, ma lo adoro in questa versione.


E infine ho pensato di fotografare due matasse che avevo comprato dal mitico signor Antonio del mercato di Lagosta a novembre (forse le amiche che erano al MammaCheBlog Creativo se ne ricordano).
Una è una matassa grigia, ora trasformata in un enorme gomitolo:


Questa la vorrei trasformare in uno scialle o poncho o mantella. Qualcosa in cui avvolgermi alla svelta per portare fuori Daisy quando sono a casa, insomma.
L'altra mi è saltata in mano e non ha voluto saperne di andarsene. Era così bella, sia per il colore sia per la consistenza setosa (ma si tratta di 100% lana), che non ho potuto lasciarla sola.


2 commenti:

  1. Ammirazione profonda. Meraviglie. Io ho preso e abbandonato mille volte i ferri. Starei ore a guardare a bocca aperta chi lavora a maglia ma non riesco proprio a portare avanti uno di quei lavori... :)

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    1. Se ti può consolare, ho lì metri e metri di stoffa che non ho voglia/coraggio di tagliare e cucire.
      E guardo con enorme ammirazione la mia amica Vesnuccia, che non solo cuce meravigliosi abiti d'epoca per sé e suo marito (!) ma ogni tanto si impegola pure in tecniche complicatissime per parti che nessuno vedrà.

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