L'estate, si dice, è il periodo delle sbandate. Da due anni, non faccio eccezione: l'anno scorso con un moro fascinoso ma piuttosto anziano, quest'anno con un biondo senza macchia e senza paura.
Dal momento che il primo si chiama Draka e il secondo Demian, capirete che il mio matrimonio non è assolutamente in pericolo.
Di Dampyr, serie di cui Draka è un comprimario, credo di avervi già parlato: la passione me l'ha attaccata un'amica di blog e poi la malattia ha seguito il suo decorso. È un prodotto commerciale, OK, ma molto ben fatto: non banale la psicologia dei personaggi, accuratissime le ricostruzioni storiche e dei luoghi, interessante la continuity. C'è poco da fare: Boselli, il creatore di Dampyr, non a caso viene chiamato "il Sommo".
Demian invece si è presentato tutto da sé. Già da qualche tempo lo vedevo pubblicizzato negli arretrati di Dampyr, ma mantenevo un certo distacco. Poi ho preso per caso una ristampa, mi è piaciuto e ho avuto l'enorme botta di culo di trovare la serie intera a un prezzo ridicolo. Me lo sono letto cercando di centellinarlo, 18 numeri uno dopo l'altro, fino alla fine.
Non è facile mettere fine a una miniserie di 18 numeri: anche se il lettore si aspetta una brutta fine per uno che vive tra una pallottola e l'altra, non gli puoi mettere lì il cadavere del suo eroe. Per questo molti (vedi Lazarus Ledd, a mio parere una vera schifezza) fanno morire l'eroe per finta, per poi resuscitarlo negli speciali. OK, anch'io faccio morire e risorgere Stefan, ma almeno non gli faccio il funerale con tanto di albo composto di soli flashback.
Ruju, il creatore di Demian, opta per una soluzione elegante: resuscita il padre di Demian con una scusa plausibile e così facendo indica a Demian stesso un possibile modello di comportamento per tutelare la donna che ama e il figlio che lei partorirà.
Ma qui mi casca un po' l'asino (nel senso di Demian, non di Ruju). Sei uno chevalier, benissimo, hai dedicato tutta la tua vita ad aiutare gli altri e raddrizzare i torti, a evitare che gli altri soffrano. E la tua famiglia non conta proprio niente? Tuo figlio non è una ragione sufficiente per cambiare vita? Il bello è che probabilmente, pur avendo criticato la scelta del padre, Demian nel ripetere gli stessi passi pensa di far bene, di proteggere i suoi cari.
Diciamocelo: è una grossa puttanata. In questi giorni ho provato cosa vuol dire stare separata (per 4 giorni ogni 3, non 4 anni) da un uomo che amo e so che tornerà. E ovviamente non mi sono guardata intorno: amo Luca e pochi giorni non sono una separazione.
Ma se mi succedesse di stare 4 anni senza di lui, e senza neanche la certezza che torni? Senza mai sentirlo, sapendolo ufficialmente morto? Che vita sarebbe quella di una donna in perenne attesa, capace pure di sentirsi in colpa se cedesse alla corte di un altro? E un bambino si divertirà ad avere un padre eroe sì, ma come se fosse morto?
Io penso che non presenterei mai un personaggio del genere come positivo (c'è da dire che Ruju non approva la sua scelta, si limita a presentarla e lascia il giudizio a noi). Forse, nei panni di Ruju, avrei reso Marie meno serenamente rassegnata, le avrei fatto rifare una vita con uno che magari non salva il mondo ma ha il coraggio di esserci quando tuo figlio si caga l'anima perché sta mettendo i denti o devi passare una notte a tenerlo in braccio perché ha la tosse.
Perché a volte il coraggio non sta nel rinunciare, ma nell'accettare. O sta in entrambe le scelte, ma quella di rinunciare ti dà maggior lustro anche con te stesso.
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