martedì 13 dicembre 2011

Che tragedia!

Eh, le tragedie greche... sono storie con cui di solito vieni in contatto al liceo, nell'età dell'adolescenza. L'età perfetta per la tragedia.
All'epoca (e tuttora, per carità, non è che proprio ne sia lontana) mi identificavo molto in Medea, che ho anche visto a teatro, interpretata da Branciaroli (l'idea fa ridere, ma lui con l'abito da donna riusciva ad essere credibile e per nulla ridicolo).
La donna rifiutata perché "non presentabile", in favore di una più "in" o docile o ricca: come avrei potuto non vedermici?
Ecco, però la mia visione di Medea era incompleta. Io passavo sopra alla questione dei figli, che invece è fondamentale. Anche se alcune tradizioni ritengono che Medea abbia ucciso i figli per evitare loro il linciaggio della folla (e altre ancora, più buoniste, sostengono che li abbia portati con sé), questa cosa di Medea che uccide i propri figli per vendetta o che li abbandona alla furia del popolo non mi appartiene.
I figli per me sono un affetto che viene prima di tutto il resto. E vaffanculo a Giasone.
Ecco perché oggi (in verità, da alcuni anni) sono più attirata dalla figura di Andromaca. Nelle Troiane, Andromaca rappresenta me. Ecuba ha perduto molti figli nel fiore della giovinezza, ma Andromaca perde un figlio bambino, innocente, l'unico legame che ancora la legava a un marito amatissimo e sfortunato. Mi sale il magone solo a pensarci.
Quest'estate, ho visto Le Troiane interpretate da un gruppo di allievi della scuola di teatro Gedeone. Tra loro, c'era la mia maestra di danza Francesca, a interpretare Cassandra.
La messinscena si richiamava alle atmosfere del dopoguerra, agli anni '40, dove i troiani erano dimessi e vestiti di grigio e gli achei erano vestiti con sgargianti camicie hawaiiane e ray-ban, come i vincitori americani. Le scarpe avevano un ruolo chiave: la scena ne era invasa, rappresentavano i morti.
Infatti Andromaca compariva in scena con un paio di belle scarpe da uomo, che curava e venerava come se fossero su un altare. Dopo la morte di Astianatte, alle scarpe di Ettore si affiancava anche un paio di scarpe da bambino di 2-3 anni. Avrei potuto dargliele io, quelle del mio Ettore.
Una parte di me si ribella al comportamento di Andromaca: mi dico che cazzo, sarei morta o mi avrebbero fatto molto male, ma quel bastardo di Odisseo, uccisore di bambini, l'avrei infilzato di sicuro. Cosa ti chiami Andromaca a fare, se ti rassegni subito al dolore?
Ma la mia parte realista, quella che ha imparato come va il mondo, mi suggerisce che al suo posto avrei fatto esattamente la stessa cosa: sarei rimasta lì, annichilita dall'impotenza e dal dolore, e avrei cercato di sopravvivere.
A meno che (come suggerisce l'Orlando Innamorato) non avessi avuto l'astuzia di mandare il mio vero figlio a sopravvivere altrove e avessi avuto il pelo sullo stomaco di sostituirlo col bambino di un'altra. Pare una cosa orribile, e lo è, ma ammetto con onestà che per la vita di uno solo dei miei figli sarei prontissima a sacrificarne 10 dei vostri.

Perché non mi crediate pazza o depressa (ho solo l'influenza, ma non conta), sappiate che questo post partecipa al contest di Yeni Belqis.

9 commenti:

  1. I figlio so' piezz' e core. A parte quando ti attaccano l'influenza, in quel caso sono anche un po' piezz'e qualcos'altro.

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  2. @Sybille: grazie!
    @Andrea: ridi, ridi, e aspettatene delle belle quando toccherà a te! (spero presto) E cmq l'influenza non me l'hanno attaccata loro, caso strano.

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  3. Però, per recuperare l'amore per la figura di Medea, devi leggere "Medea" di christa wolf, da poco scomparsa. vale davvero la pena

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  4. @penelope: sai che non mi ricordo se l'ho letto da ragazza? Cmq rimedio al più presto, lo prenoto in biblioteca.

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  5. e poi devi vedere "mai di domenica" con melina mercouri.
    anna

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  6. invece io ho amato smodatamente medea, al liceo, che insieme ad antigone era la mia eroina. averla vista in teatro con la melato forse ha inciso, giusto un po', su questo innamoramento.
    nel famoso monologo di medea lei dice una cosa che la colloca una spanna sopra tutte le altre: si ribella al ruolo di moglie e madre così come lo conosce (come lo conosciamo), e dice "una donna - una moglie - non è solo una macchina per fare dei figli". ecco, questa cosa me l'ha fatta adorare. e attenzione, l'uccisione dei figli avviene per dare il dolore più grande a giasone, oltre alle motivazioni diciamo così di ordine pubblico. in questa prospettiva è un atto metaforico di grande potenza: la vendetta più orribile, il "muoia sansone con tutti i filistei". (che poi io avrei giusto spezzato una gamba a lui è un altro discorso, chiaro)

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  7. @giuliana: sono d'accordo con te che Medea sia un'eroina straordinaria, che dice cose modernissime sulla propria condizione. Epperò la mia stima cade proprio lì: uccidendo i propri figli, che ama alla follia, non si rende conto di dare a Giasone un dolore tutto sommato inferiore a quello che prova lei. Quelli per Giasone sono figli bastardi nati da una donna barbara, non valgono poi così tanto. Per lei invece sono i suoi bambini e si strappa il cuore nell'ucciderli. Tutta la sua sbandierata indipendenza mi crolla lì: non si accorge neppure che lei e Giasone viaggiano su scale di valori diversi.
    Invece Andromaca è una donna sottomessa dagli eventi politici, ma la sua vita, senza la guerra, sarebbe stata non diversa dalla mia: un marito che amava e che la amava, un figlio (o 3, in altre versioni del mito), l'aspirazione a vivere in pace e serenità con un uomo che la meritava. E questo per me è un altro nodo: ci rendiamo conto che Medea uccide i propri figli per ferire un coglione di primissima grandezza? Vale la pena di sprecare le proprie energie così? Io sprecherei altrettante energie per salvare un uomo che se lo merita, come Andromaca non ha potuto fare.

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