lunedì 5 dicembre 2011

Libri per le grandi occasioni

Fin da quando ero piccola, vivo circondata dai libri. Ad un certo punto della mia vita, ho avuto feroce invidia per un amico che vi poteva dedicare un'intera stanza della sua casa. Oggi traggo vantaggio e conforto dalla vicina biblioteca, e vi riverso molti dei miei libri che non ha più senso tenere (narrativa di vario genere, saggistica e manualistica che non mi interessano più, tra qualche tempo anche i libri per bambini che i miei figli snobberanno perché troppo "da piccoli").
Nei periodi normali vivo immersa in un flusso più o meno forte di libri, che si succedono l'uno dopo l'altro seguendo i miei interessi e le mie curiosità del momento. Per esempio, in questo periodo alterno narrativa Young Adult a saggi su varie divinità (al momento sto leggendo un libro che applica gli archetipi delle divinità greche alla psicologia femminile, interessante anche se un po' datato su certe posizioni).
Ci sono stati però momenti della mia vita in cui, per vari motivi (di solito lo spazio in valigia era il principale), ho cercato il libro "perfetto".
Per esempio, durante le vacanze. Per la mia prima vacanza in Grecia, il mio meraviglioso libraio mi consigliò un libro di Gerald Durrell che non avevo ancora letto. Per il secondo viaggio, l'anno dopo, scelsi Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, una delle mie autrici preferite.
Per una vacanza all'Elba, il mio libraio mi consigliò Il conte di Montecristo, che rimane uno dei libri più ben orchestrati che io abbia mai letto, veramente entusiasmante. Per la Sicilia mi portai Camilleri nel 1997 e I Vicerè nel 2002. E nel mio viaggio di nozze in Turchia mi portai L'impossibile volo, dello stesso autore del Mandolino del capitano Corelli (cosa che mi fece storcere preventivamente il naso e invece no, quest'altro libro non è per niente male).
Il libro che il mio libraio non ha azzeccato è quello da portare in ospedale per la nascita di Amelia: mi ha consigliato un libro della Vargas, Parti in fretta e non tornare, senza considerare che c'era una scena in cui il protagonista tradisce la sua donna lontana. Una scena che mi ha fatta star male, perché non c'è un momento in cui mi sono sentita così vulnerabile e poco desiderabile e dipendente da Luca come quello intorno al mio primo parto.
Se potessi tornare indietro, mi consiglierei sempre la Vargas, con un libro diverso (per esempio trovo divertenti i libri degli Evangelisti, tipo Un po' più in là sulla destra). Oppure, ancora meglio, la trilogia di Bartimeus (almeno il primo, che è del 2003). Oppure un giallo di Amelia Peabody. O una storia di vampiri divertente tipo le prime di Anita Blake.
Oppure ancora: se avessi avuto un po' più di esperienza di fumetti, mi sarei comprata la Lega degli straordinari gentlemen. Oppure Hellboy, anche se è più malinconico di quanto possa piacere a una che sta in ospedale o che ne è appena uscita.
Devo dire che, mentre con Amelia in ospedale ho avuto pochissimo tempo per leggere in ospedale (ho letto a casa, durante le 12 notti passate ad allattare), con Ettore ne ho avuto tanto, perché ero in camera da sola. E non avevo un libro, perché, memore della precedente esperienza, avevo creduto fosse inutile.
Presa da un raptus, ho implorato mio marito di portarmi delle riviste. Le più maschili che poteva trovare, perché ero esasperata dall'atmosfera iperfemminile del reparto. Con mio grande sollievo, Luca mi ha portato Le Scienze, Natural Geographic, Internazionale, Espresso e Archeo. Me lo ricordo ancora perfettamente, tanto fu il mio sollievo.
Me ne stavo in camera da sola, con Ettore che dormiva nella sua culla davanti alla finestra (aveva un accenno di ittero), e sognavo di essere in un pub a bere birra e citare a memoria battute da film d'azione.
Va da sé che se per disgrazia dovessi entrare di nuovo in ospedale, mi porterei dietro il portatile e un hard disk infarcito di film adrenalinici.

2 commenti:

  1. Devo dire che però sulle riviste maschili poteva applicarsi un po' di più, che so...Men's Healt, ad esempio. ;-)
    Quasi quasi mi dò a Le memorie di Adriano...ce l'ho a casa da quando ero piccolina, ma non l'ho mai letto.

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  2. Non gli avevo detto "maschili e sceme" ;-P
    Le memorie di Adriano vorrei rileggerlo anch'io, magari in francese (ormai che in italiano l'ho letto 2 volte). In ogni momento della vita ci trovi spunti diversi, la Yourcenar è veramente grande (ho letto L'opera al nero a 17 anni e potrei continuare a rileggerlo in continuazione fino alla vecchiaia).

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