martedì 28 gennaio 2014

Amarsi un po'


Ci sono persone che si piacciono e altre che no. Questo è pacifico.
Ci sono persone che mettono gli altri (chiunque altro) prima di se stesse. E altre che non vedono se non se stesse.
Se fosse per come sono fatta io, tutte queste frasi incoraggianti sull'amarsi di più non le capirei. E invece poi conosci persone fantastiche, a cui vorresti assomigliare, che non potrebbero amarsi di meno. E che pensano di meritare ciò che gli succede o di non poter aspirare a nulla di più.
Penso tuttavia che le persone con problemi di questo genere siano immensamente meno numerose di quelle che hanno il problema opposto.
E non parlo tanto dei narcisisti, di cui pare ci sia una vera e propria epidemia nelle ultime generazioni. Parlo di tutte quelle persone che non sollevano mai il naso dal proprio ombelico, seguono i propri desideri e i propri istinti senza degnare di un pensiero le reazioni altrui e poi si giustificano dicendo che fanno quel che fanno perché hanno poca autostima, manie di controllo, complessi di inferiorità, ecc.
Mi dispiace dirlo così brutalmente, ma son tutte palle: voi vi amate fin troppo. Vi amate a tal punto da idolatrare i vostri stessi difetti, come le madri decerebrate che vantano i figli vandali dicendo "essere vivaci vuol dire essere intelligenti". Mi dispiace, ma dopo una certa età, qualunque sia il vissuto di una persona, le giustificazioni non sono più valide. Potete provare a manipolare la realtà come preferite, ma i fatti restano.
E c'è persino qualcuno che se ne ricorda.

5 commenti:

  1. Lo so che divento ripetitiva, ma posso citarti uno dei miei pezzi preferiti di Dyer, in "Le vostre zone erronee"?

    Si sta parlando di difetti (specifico perché già m'è capitato che s'equivocasse)

    "Alcuni, posti di fronte al loro modo di fare, si servono di tutte e quattro le frasi in una volta.

    1. "Questo sono io"
    2. "Sono sempre stato così"
    3. "Non posso farci nulla"
    4. "È nella mia natura"

    E ciascuna dovrebbe spiegare il motivo per cui non sarà mai diverso, e nemmeno prenderà mai in considerazione la possibilità di cambiare.
    Ogni volta che dici una di quelle quattro frasi, in realtà stai dicendo: "E intendo continuare ad essere come sono sempre stato".

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  2. bò. io a dire il vero quelli che si amano molto un po' li invidio (in senso buono, ovviamente). non che io non mi ami per nulla ma oltre ad essere una creatura in continuo mutamento, vivo in un costante processo di autoanalisi e amplificazione dei sensi di colpa. e non è esattamente una condizione ideale.
    anche a me a volte piacerebbe saper dire "non posso farci nulla"...invece non ci riesco proprio e non ci riuscivo nemmeno quand'ero ragazza.
    sob.
    dov'è il "psychiatric help" più vicino ?!!


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    1. Intendiamoci: quando dico che mi piaccio, non è che mi metto allo specchio e mi faccio i complimenti ;-)
      Conosco i miei difetti e le mie colpe e sono fiera di me stessa quando lavoro per superarli e rimediare, ovviamente mi arrabbio con me stessa quando non ci riesco.
      Però accetto di essere umana e imperfetta, come lo accetto nelle persone che amo.
      Insomma, mi piaccio nella norma :-)

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    2. Credo che a prescindere da quanto ci si piaccia (o meno) il punto sia, soprattutto quando le cose vanno "male", mettersi una manina sulla coscienza e chiedersi se e dove si ha sbagliato.
      Fatta la domanda poi si può rispondersi "era destino" "è sfiga" "è un disegno complesso e misterioso dei Piani Alti" o quello che si preferisce, ma lo step necessario per vedere se a volte s'è pisciato fuori dal vasino (pardonnez-moi le français) bisogna farlo... Eppure è cosa tanto rara, forse perché è molto più semplice dare la colpa al caso o alla sfiga. :)

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