mercoledì 18 giugno 2014

Io odio la scuola


In questo periodo, è inevitabile che si faccia qualche riflessione sulla scuola.
Tranquilli: non vi rifarò il pippone sulle vacanze estive che durano troppo, quello l'ha già fatto con efficacia l'esimia Belqis.
La mia riflessione è meno mirata, più confusionaria.
Nasce dal fatto che non è giusto tenere al banco dei bambini per 8 ore. Dal fatto che i problemi di apprendimento crescono in modo esponenziale e la scuola (la società) risponde dando facilitazioni agli svantaggiati, senza interrogarsi su metodi alternativi di insegnamento. Dal fatto che tutti, in questa scuola, ci sentiamo cornuti e mazziati: genitori, insegnanti, gli alunni quando perderanno l'entusiasmo giovanile.
E sono arrivata alla conclusione che il mio atteggiamento scettico e negativo nei confronti della scuola nasce da un fatto personale, molto semplice: odio la scuola.
L'ho sempre odiata, con tutta la passione del mio cuore.
Ho amato le persone: insegnanti miei e dei miei figli, più di quanto sperassi.
Ma l'istituzione è sempre stata mia nemica. Per la sua rigidità, per l'oppressione, per il fatto che fino a 19 anni ti reputano incapace di scegliere le materie che ti serviranno nella vita.
Forse alla base di questo odio c'è un bel po' di presunzione, da parte mia: la presunzione di sapere fin da subito cos'è meglio per me (e per i miei figli).
Però di fronte a me ho trovato un muro di uguale presunzione: quella di un'istituzione che presume di sapere che cosa è meglio per tutti noi, senza conoscerci. Quella di una scuola che è uguale a se stessa dai tempi di mio nonno, e quando è cambiata l'ha quasi sempre fatto in peggio.
Ci ho messo quei 30 anni ad arrivare a questa presa di coscienza. Meglio tardi che mai.

PS: l'università invece, quella sì, l'ho sempre amata. E tuttora, con tutti i suoi problemi, continuo a ritenerla una delle più belle istituzioni al mondo. Un luogo dove la libertà regna sovrana (a volte anche un po' troppo) e dove si può imparare a più non posso.
Certo, è luogo di baroni e di invidie, non è un mondo perfetto. Ma che differenza con il grigio della scuola

19 commenti:

  1. Mmmhh... tu mi fai riflettere.
    Io non odio la scuola, non l'ho mai odiata. Non l'ho nemmeno mai percepita come qualcosa che mi impedisse di scegliere ciò che mi era più affine perché io stessa non sapevo bene cosa mi piacesse, se non a grandi linee. E perché essendo sempre stata terribilmente eclettica, alla fine mi piaceva di tutto un pò (oddio, la fisica proprio no!) Però condivido la sensazione relativa all'Università. Ma più che perché mi permetteva di scegliere, era perché mi permetteva di entrare nello specifico. Quei bellissimi corsi monografici, approfondimenti di approfondimenti!!! AAAAH!!! Potessi, mi iscriverei di nuovo adesso!

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    1. Eh sì, quella sensazione di poter approfondire, anzi, di dover imparare un metodo più che sapere ogni virgola del terzo periodo di Rembrandt!
      La scuola mi è sempre sembrata una noiosa teoria di nozioni e doveri, invece l'università ti dava gli strumenti per scoprirtele tu, le nozioni.

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  2. I bambini non dovrebbero mai e poi mai restare a scuola per 8 ore consecutive: il mio primogenito da quando ha lasciato il tempo pieno per il modulo (solo due pomeriggi a scuola) vive molto meglio... e anche noi :)
    E le materie che a scuola non ci sono, ma a lui piacciono, le approfondiamo a casa!!

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    1. Non sono d'accordo.
      Io non ho problemi col restare a scuola per 8 ore al giorno, purtroppo i genitori lavorano e i nonni pure. Se non vogliamo tornare alla donna che sta a casa, la via è il tempo pieno.
      Ma "tempo pieno" in altre società significa che chi resta a scuola fa sport o musica o qualche laboratorio pratico: educare non significa solo stare a una cattedra e insegnare a bambini seduti al banco.

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    2. Oh, dopo aver letto questo tuo commento allora la mia battutaccia "resta l'home schooling" non ha più senso.

      Io sono molto contenta di essere fuori sia dalla scuola sia dall'università (molti pochi strumenti ormai anche lì) e soprattutto sono fuori dal circuito "figli", quindi il mio commento non poteva che essere una battutaccia :P

      Però letto quest'ultimo tuo... beh, sono d'accordo!

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    3. No, non resta neanche l'homeschooling, secondo me: ho troppe perplessità in merito, non fosse per altro che per il fatto che il mio lavoro non me lo permetterebbe.
      Resterebbe forse una scuola in cui fosse possibile scegliere tra un certo numero di materie (ferme restando alcune basi, ovviamente), con tante esercitazioni pratiche e con la massima attenzione alle attività pratiche (sport, musica, giardinaggio, magari anche volontariato).
      Non sarebbe bellissimo e neanche troppo utopistico?

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    4. Ecco se la scuola fosse come la sogni tu, allora anche mio figlio riuscirebbe a restarci per otto ore consecutive: magari aggiungendo al curriculum attività sportive, artistiche o manuali.

      Per noi non è certo stato facile abbandonare il tempo pieno (scelto in prima elementare) per il modulo, ma la situazione, anche a causa di insegnanti che non lo hanno in alcun modo capito né agevolato, era diventata intollerabile e ora facciamo un grandissimo sforzo organizzativo per concedergli il lusso di avere tre pomeriggi "liberi" a settimana...

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    5. Me lo immagino! Noi proprio non potremmo farlo: meno male che i nostri figli non manifestano disagio, per ora.

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  3. io e' meglio che taccia. non direi che la odio, anche se l'ho odiata, da alunna. da madre penso che nuocia gravemente alla salute, di tutti.
    anna

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    1. Oh, stavo aspettando proprio te, mi fa piacere che tu abbia commentato.
      Ma nella scuola steineriana, per la tua esperienza, c'è una differenza sostanziale oppure è solo un altro modo di condizionare e costringere?
      Lo chiedo con sincera curiosità, perché non ho mai avuto la possibilità di fare questa esperienza né di sentire pareri di persone obiettive.

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    2. la mia esperienza steineriana si ferma alla fatidica soglia dei 7 anni, poi sono solo letture e racconti di altri. ci sono differenze sostanziali, io ne sono certa. l'interesse allo sviluppo "olistico" dei bambini e l'accento sull'essere parte del mondo e dei suoi ritmi permette di sviluppare passioni e capacita' con una ricchezza che a scuola (e all'asilo ) te lo sogni. non condizionano o costringono, diciamo che lasciano una liberta' ampia ma all'interno di alcuni confini molto netti, creati in base ad un sistema di valori e di idee in cui, questo si, per trovarcisi bene, bisogna credere a nostra volta. io non ho mai abbracciato tutta l'antroposofia (brrr) e nemmeno sono sempre stata d'accordo con alcune convinzioni educative degli steineriani che ho incontrato, ma almeno potevo discuterne, ricevere risposte di tutto rispetto. con la scuola tradizionale, come sistema in se', non parlo di singoli maestri, e' impossibile stabilire un dialogo. un ultimo punto, per me personalmente importante, e' che l'incidenza dei disturbi di apprendimento in un sistema che ritarda l'insegnamento "intellettuale", e comunque aspetta che il bambino sia pronto, senza forzature o critiche, e' quasi nulla, e comunque accolta e sfruttata come inclinazione personale. da mamma di dislessico e' un aspetto fondamentale, io non chiedo facilitazioni per emiliano, vorrei solo che potesse imparare a sviluppare ed utilizzare le sue capacita', poco importa se coincidono con le capacita' degli altri.
      anna

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  4. ciao io sono un'insegnante e come tale non posso non sentirmi tirata in mezzo.
    "la scuola" per me non esiste, cioè, intendo dire, la scuola è "chi la fa". con le attuali norme sull'autonomia scolastica, anche senza troppi mezzi economici (perchè per quelli vale sempre e comunque la parola "tagliare") si possono fare tante e belle cose, molte di più di quelle che poi nella realtà di molte scuole si realizzano.
    i limiti che io vedo alla possibilità di evoluzione della scuola sono due:
    il primo è costituito dagli insegnanti in pantofole, quelli che si sentono padroni e che non vogliono noie, che vedono ogni novità (che si tratti di valutazioni esterne come di progetti ambientali o di qualunque altra cosa...) come una grana in più che può scalfire la loro tranquilla e deprimente routine...
    la seconda sono i genitori, che sono ambiziosi (anche io sono mamma, mi ci metto dentro...). A parole favorevoli all'innovazione, alla sperimentazione, al nuovo, ma poi non reggono al confronto e se si accorgono che l'altra sezione è più avanti di te con il fatidico "programma" ti mettono in croce...
    penso che derivi da noi genitori ambiziosi (insicuri, ansiosi?) davvero anche il proliferare di disturbi dell'apprendimento. i genitori chiedono già all'asilo a che punto siamo con il programma e valutano se si fa la prescrittura e forzano con programmi televisivi ecc una troppo precoce intellettualizzazione dei bambini.
    (anche io ho la faticosa fortuna di essere mamma di un figlio dislessico. ...che è stato uno tra i miei migliori insegnanti...)
    ciao, buona giornata

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    1. eh no, non mi prendo la responsabilita' della dislessia di mio figlio, mica sono onnipotente! tra l'altro la tua descrizione di genitore non mi si confa' per niente...

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  5. ma nooo, non intendevo dire che la "colpa" della dislessia sia di noi genitori, ....non direi mai una cosa del genere!!! e scusa se mi sono spiegata male!! dicevo solo che da un confronto con le maestre elementari e con gli esperti della locale neuropsichiatria so per certo che i bambini in fascia di attenzione per dsa, nella nostra zona, stanno aumentando vertiginosamente... credo che siano per la maggior parte bambini normalissimi che potrebbero essere subito aiutati con pazienza, calma e competenza. dico solo che aggiungere pressione e ansia in questa fascia di età secondo me non aiuta. scusa se ti ho urtata, buona giornata.

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    1. Ecco, lavi, credo anch'io che i problemi siano quelli che identifichi tu.
      Sui genitori non ci piove: non ci puoi fare niente. Per far partire una classe sperimentale come quella di cui fai l'esempio, bisognerebbe dire: signori, qui non si farà in fretta e non sappiamo neanche se si farà meglio, è un esperimento e chi si iscrive dovrà essere disposto ad accettare i rischi. Probabilmente ci si iscriverebbero solo gli extracomunitari ignari (che nella mia esperienza sono la migliore categoria di genitori, perché credono ancora nella scuola e non rompono le balle ai maestri) e qualche fricchettone come me.
      Però, per gli insegnanti in pantofole, la colpa è sì dell'istituzione. Del ministero e delle sue politiche di reclutamento e non-incentivi. Dei singoli comprensori e dei provveditorati. Del grigiume dei docenti in pantofole.

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  6. Comunque la mia riflessione scaturiva proprio dall'aumento di bambini con DSA e dal fatto che la scuola sembra proprio lavarsene le mani: non cambia di una virgola la propria metodologia didattica, concede controvoglia gli ausili di legge e non ha mai smesso di vedere le persone con DSA come svogliate e/o poco intelligenti.

    Ah, ci tengo a dire una cosa: OK, mia figlia è borderline e mio marito è quasi sicuramente dislessico, ma chi odia di più la scuola nella mia famiglia sono io. Quella con la memoria prodigiosa e con ritmi di lettura vertiginosi.

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  7. allora, continuo a credere che se oggi ci troviamo di fronte ad una maggiore incidenza di bambini con dsa sia grazie, e non a causa, ad una maggiore attenzione dei genitori che non ci stanno piu' a sentire archiviare come pigri o lenti o stupidi i loro figli. io ho sentito tutti e tre gli aggettivi, per dire.
    per il resto anche un bravo e motivato insegnante, anche con l'appoggio dei genitori, non puo' niente di troppo trascendentale se imbrigliato in edifici e programmi costrittivi. perche' poi i ragazzi verranno esaminati, interrogati e valutati in esami, o da altri insegnanti, pensati per un progetto educativo "tradizionale". io parlo anche da insegnante, e so che posso ignorare i genitori ma non posso mandare allo sbaraglio i miei alunni.
    anna

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    1. Anna, non potrei essere più d'accordo.
      Il fatto è che i problemi di DSA vengono catalogati (e continueranno ad esserlo per un bel po') come eccezioni ed handicap.
      Quando in realtà secondo me sono semplicemente una variante, tipo gli occhi azzurri o l'essere mancini.
      Non si può continuare a mettere la testa sotto la sabbia!

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  8. So che i miei ragazzi sono giovani, ma il problema sostanziale del mio ambiente e', oltre alla gia' citata mancanza di fondi e di personale, che non ci sia un chiaro patto di corresponsabilita' tra scuola e famiglia: chi siamo, che ruolo abbiamo, come possiamo agire atgivamente e facendo fronte alla realta' e non solo a una bella facciata (che comunque e' basilare)?

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