In questi giorni, mi sono trovata a riflettere sul modo più giusto di confortare una mia amica. Questa persona, che mi è molto cara pur essendo fisicamente lontana da me, sta cercando di avere un bambino da circa 4 anni, ma finora ha rimediato solo due "false partenze" (chiamiamole così per usare un eufemismo). Ora ha fatto tutti i controlli del caso, sarebbe pronta per riprovarci di nuovo ma è comprensibilmente spaventata.
Mi sono chiesta che cosa avrei fatto io al suo posto, ma la mia fertilità è troppo pronta (TROPPO, accidenti!) per permettermi di mettermi nei suoi panni: sebbene le gravidanze (soprattutto la seconda) siano state un periodo che non amo per niente, non ho mai avuto minacce d'aborto, sono sempre stata accettabilmente sana e non mi sono mai posta nessun dilemma riguardo al proseguimento del "processo".
Ricordo però che, prima di entrambi i miei figli, anch'io ero spaventata, per motivi diversi. Amelia mi spaventava perché rappresentava un cambiamento enorme nella mia vita e perdipiù temevo che sarebbe stato un inferno, dal momento che odiavo i bambini (e in realtà li odio ancora). Ettore rischiava di rompere l'equilibrio della mia famiglia, di suscitare la gelosia di Amelia, di caricarmi di troppa fatica.
Oggi so che, nel mio specifico caso, i miei timori erano infondati. So che valutavo solo sulla base della mia paura, e avevo paura persino di pensare che sarei stata felice. Vedevo i possibili problemi, non i possibili lati positivi.
Infatti, quando la mia ostetrica (peraltro meravigliosa ed energica) cercava di incoraggiarmi, dicendo che alla fine di quel dolore avrei avuto il mio bambino, la sua esortazione dava voce alle mie paure, invece di spronarmi.
In questi giorni credo di aver fatto lo stesso errore della mia ostetrica, con la mia amica: ho sottovalutato il carico di paura che il concepimento porta con sé. Ho cercato di razionalizzarlo e minimizzarlo, quando qualunque genitore o futuro tale sa benissimo che la ragione non può che avvalorare ogni nostra paura: solo la fede (non parlo di quella religiosa, ma di qualsiasi tipo di fede) e l'incoscienza possono aiutarci. La ragione ci dice che tot coppie si separano perché non riescono a trovare un equilibrio dopo la nascita del proprio bambino, tot madri piombano nella depressione post partum, tot bambini presentano problemi di salute non diagnosticabili con gli esami prenatali, per non parlare dei problemi economici e sul lavoro. L'incoscienza ci fa sperare di vivere in una replica del Mulino Bianco, con bimbi belli e sani e un marito innamorato. Il problema è che una come me, che in Star Trek non sfigurerebbe a fare la vulcaniana, non può affidarsi alla fede.
Quello che posso dire è che nessuna delle attività della mia vita, nemmeno la scrittura, mi ha mai dato la felicità che mi danno i miei figli. E niente al mondo sarebbe paragonabile al dolore di perderne uno, anche se fosse solo un embrione.
Perché l'aborto sarà un sacrosanto diritto delle donne e io morirò piuttosto che negarlo, ma, ora che ho due figli, non posso non pensare che quell'ammasso di cellule che se ne va avrebbe potuto avere i capelli biondi degli altri miei figli o sarebbe potuto essere goloso dei lamponi del papà o avrebbe potuto tenermi sveglia per una notte tossendo. Non riesco a non pensarlo come una persona, fin da subito, sia pure in potenza, e questo mi terrorizza abbastanza, perché so che, se la pillola fallisse, il terzo figlio non riuscirei a rifiutarlo.
Qualcuno dirà: bella scoperta. Beh, lo so di non dire niente di nuovo (e peraltro so di sembrare d'accordo con Ratzinger), ma forse dovevo prima guarire dalla paura folle di avere figli per realizzarlo completamente. Scusate il ritardo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Post doloroso, per me, questo. Certo, non doloroso come per la nostra comune amica. Ma doloroso assai.
RispondiEliminaanche per me purtroppo sono parole dolorose, quelle che non ho avuto il coraggio di scrivere, i pensieri che non ho avuto il coraggio di esternare...
RispondiEliminaVero, verissimo, quell'ammasso di cellule informe è un pezzo del nostro cuore da subito. Neanche io potrei mai sbarazzarmene, ho perso un bambino che ero incinta di 3 settimane, quindi praticamente poche cellule senza forma, ma per me era il mio bambino, con occhi, capelli, sentimenti, senso dell'umorismo ecc. Di bambini ne ho altri 2, ma i pezzi del mio cuore in terra e in cielo sono 3.
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=1491&ID_sezione=243&sezione=News
RispondiEliminaChe dire?
Giuliana
@giuliana: non mi sento di giudicare. Conosco troppe persone che, in caso di gravidanze "solo" gemellari, spontanee, hanno avuto problemi tipo aborto per l'eccessivo carico, uno dei due bambini menomato a favore del fratello, ecc. Penso solo che chi cerca una gravidanza in vitro non scoppia di salute, e magari decide di sacrificare un bambino, sia pure voluto, per salvare gli altri 2. Io morirei all'idea di ucciderne uno così, ma io non ho 3 gemelli in corpo, non ho un utero dalla salute precaria e ho anche una facilità estrema di concepimento.
RispondiEliminai tuoi post sono sempre molto profondi e questo ne è l'ennesima prova.
RispondiEliminaVieni a ritirare il tuo premio? :-)
Giuro che se anche tu (che hai sempre detto di non volerlo) fai il terzo figlio e io (che ho sempre detto di volerlo) no, prendo tutti i preservativi dell'udt e glieli sforellacchio con uno spillo.
RispondiEliminaScherzi a parte, l'aver avuto, come te, dei concepimenti facili, delle gravidanze non problematiche e dei figli per ora apparentemente sani costituisce per me, visto la mia non più giovane età, uno dei contro al cercarne una terza. Che cosa cerco? Un problema? Voglio chiudere in bruttezza?
In quanto alle gravidanze trigemellari, trovo drammaticamente paradossale che una legge fortemente influenzata dalla chiesa cattolica ottenga come risultato quello di incrementare il numero di aborti, non tanto per salvare gli altri due, come si evice chiaramente dall'articolo, ma per non passare da zero a tre in un colpo solo. Il che non è in nessun caso una passeggiata.
Il 6 febbraio 2008 avevo pure scritto un post più o meno sullo stesso argomento, ma non mi riesce di metterci il link.
http://momatwork.splinder.com/post/15829249/Ma+quando+comincia+la+vita%3F
RispondiEliminaHo apprezzato moltissimo quel post, avrei voluto dire qualcosa del genere linkando l'articolo, ma in uno spazio così esiguo non mi era possibile.
Il 6 febbraio ci sono nata io...
Giuliana