giovedì 29 ottobre 2009

Buone per forza

Confesso: ho letto il terzo libro del ciclo dell'Eredità, Brisingr. Questo attesta inconfutabilmente che anch'io leggo robaccia. Se fossi Cajelli, potrei cavarmela dicendo che fa parte del mio mestiere. Dal momento che non lo sono, dico solo che è più salutare ed economico che drogarsi o darsi allo shopping compulsivo.
Chiusa la premessa.

Credo di non rivelare nulla di arcano nelle prossime righe, giacché in questo libro ogni cosiddetto colpo di scena viene telefonato fin dal primo libro della serie. Il che ci fa anche pensare che il protagonista, Eragon, sia magari dotatissimo per il combattimento con i draghi, ma un tantinello mancante di intuito e raziocinio.
Già nel primo o secondo libro, Eragon aveva scoperto di essere figlio di Selena, che lui si immaginava come una povera sprovveduta innamorata dell'uomo sbagliato. Nel secondo libro, crede di essere figlio di Morzan, il supercattivo numero 2 della serie, defunto da un pezzo. Nel terzo libro, stupore degli stupori, scopre di essere in realtà figlio di Brom, il suo primo maestro.
Se non avete visto neppure il film e vi siete già persi, niente paura: sto per arrivare al punto.
Il punto è che a questo punto Eragon, comprensibilmente (anzi, non comprendiamo perché non l'abbia fatto prima), comincia a farsi alcune domande sulla propria madre: ma come? perché stava con un cattivissimo? era una vittima o una complice? e, nel tradire il cattivissimo, è stata zoccola o redenta? Insomma, un sacco di domande che ciascuno si sarebbe già fatto da un pezzo, persino sulla madre di un altro.
Ne viene fuori che la cara mamma (spero) defunta non era la dolce cerbiatta spaurita che Eragon pensava, ma una guerriera e una maga coi fiocchi, al servizio del suo beneamato ma cattivissimo marito, con gran soddisfazione. Ovviamente, siccome nessun eroe può avere siffatta madre, ci viene raccontata la pietosa storia di come la prima maternità (Eragon ha un fratellastro) e il successivo amore per il buono l'abbiano convertita al bene.
E qui Eragon fa la domanda più idiota del mondo: mia madre era buona? Anche se il suo maestro
cerca goffamente di dirgli che non conta, ecc., alla fine la risposta è sì, tua madre era fondamentalmente buona. Ha fatto quel che ha fatto per amore del cattivissimo e/o magari perché costretta con la magia, e comunque alla fine ha aiutato i buoni.

A me, madre e narratrice, la prima cosa che è venuta in mente è: che ti frega se tua madre è buona? Siamo così condizionati dalle nostre origini, anche nel caso in cui le abbiamo ignorate fino all'età adulta? Una madre non può essere una che fa cose terribili fuori casa ma essere ugualmente una buona madre?
Immagino una sovrana del passato, tipo Maria Teresa d'Austria (ve l'ho mai detto che l'ammiro molto?). Un impero vastissimo, con moti di ribellione da sedare, e una nidiata di figli (e soprattutto figlie) da amare ed educare. Capace di aver ordinato di sterminare un villaggio di ribelli, e poi assistere a una lezione di pianoforte di Maria Carolina. O di stipulare un orrendo compromesso con la parte politica avversa, e poi cullarsi l'ultimo nato.
Nel nostro piccolo, noi donne facciamo tutti i giorni cose di questo genere. Cose che sappiamo essere eticamente scorrette e ripugnanti ma necessarie. O anche semplicemente sgradevoli, ingiuste ma sempre necessarie. Penso a chi deve comunicare a un dipendente che deve licenziarlo. O a chi non è nella condizione di rifiutare di gestire certe pastette finanziarie dei suoi capi.
Con la coscienza pesante, torniamo a casa e cerchiamo di toglierci di dosso lo schifo, di stare a contatto con qualcosa di puro e "giusto" come i nostri figli.
Ma, se fossimo assassine, se fossimo serve di un potere tirannico, potremmo essere buone madri? Io credo che l'animo umano sia la cosa più imperscrutabile del mondo, e che la risposta sia sì, si può essere buone madri in ogni condizione, se lo si vuole.
Perché forse ciò che di buono non mettiamo nel resto della nostra vita si può mettere nel rapporto con i figli. Si possono fare cose orribili e amare i propri figli, purché le due cose siano del tutto separate.
Del resto, nessuno si è mai chiesto se un soldato dei corpi d'assalto possa essere un buon padre. In guerra si uccide e si distrugge, si vedono e si fanno cose orribili e sbagliate, ma si tratta di fatti confinati lì, fuori dalla famiglia. E non credo nemmeno che, se tornano a casa e si comportano da buoni padri, siano ipocriti: penso solo che riversino nella famiglia la propria parte migliore.

Questo "problema" mi sta a cuore non tanto per la mia vita personale (l'unica cosa orrenda che vorrei fare in questo momento è sterminare i gatti pulciosi del mio vicino, il che sarebbe oltretutto forse un atto di pietà, e comunque non lo farò), quando per la coerenza del personaggio Viola.
Nella serie, Viola si ritroverà alcune volte a fare cose non orribili ma brutte, ad essere complice di un criminale e a tradire la fiducia di una persona. Lo farà non tanto per proprio tornaconto personale (tipo arricchirsi a dismisura), ma per salvare Stefan e/o la propria agenzia. Non so ancora se ne metterà al corrente Luca, ma propendo per il sì.
Mi chiedo come questo interferirà nel suo rapporto di coppia e nella sua vita familiare. Se da un lato penso che Luca apprezzerà la sua onestà, dall'altro temo che non capisca. Se si trattasse del mio Luca, penso che capirebbe, ma abbiamo già parlato del fatto che il mio Luca non è un personaggio verosimile. Se d'altro canto Viola decidesse di non parlarne a Luca, succederebbe una cosa ancora più brutta: si romperebbe il patto di fiducia tra loro, che si son sempre detti tutto. Ci sarebbe una terza via: come nella graphic novel, Viola potrebbe semplicemente dire a Luca di essere costretta a fare certe cose, ma non dirgli che cosa per non metterlo in pericolo. Ma la sostanza non cambia, si ritorna al primo punto.
In sostanza, forse, il mio dilemma non è molto diverso da quello di Eragon. La differenza è che io credo che lo risolverò molto diversamente.

7 commenti:

  1. Fin dal primo libro Eragon è stato una trasposizione fantasy di Guerre Stellari, che alla fine è una trasposizione Sci-Fi delle classiche favole della buonanotte, niente di estremamente fantasioso, insomma (e te lo dico da grande fan di Star Wars).
    I personaggi sono lo specchio dell'autore, decisamente poco maturi, delineati praticamente tutti (anche quelli che dovrebbero dimostrare più maturità) con il classico tormento giovanile alla "Smallville"...
    E' insomma quel tipo di libro che leggi per decomprimere il cervello tra libri e personaggi più complessi.
    Una delusione più grande me l'ha data solo le "Cronache del mondo emerso" di Licia Troisi, dove i protagonisti principali mantengono un livello di piattezza incredibile per ben tre libri...

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  2. @lone: che bello ritrovarti! Sì, io li chiamo "svuotacervello". Di Paolini so già che, quando uscirà in economica, mi leggerò anche il quarto (odio lasciare le cose in sospeso, finanche le cazzate). Della Troisi ho letto il primo ciclo, hm, e il secondo, illeggibile. Ho perseverato con la Ragazza Drago e con i fumetti (a parte la questione del plagio di Ferrario). Ora penso di aver toccato il fondo e ho giurato mai più.

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  3. OT (ma neanche tanto, dato che si tratta sempre di donne e fumetti)
    Volevo segnalarti, se non lo conosci già, questo volume della Tunué che forse può interessarti:
    http://www.tunue.com/page.php?idArt=8519
    Non l'ho letto quindi non so dirti nulla, ma appena l'ho visto segnalato sul sito di Lucca mi sei venuta in mente tu.^^

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  4. poni dei dilemmi niente male qui. per me licenziare un lavoratore che non svolge bene il suo lavoro non è azione non etica, è piuttosto un dovere. diversa cosa è chiudere una fabbrica (quando necessario, e si può gestire in modo comunque etico). diversissima cosa, uccidere o rubare.. e un mafioso può essere un padre dolce e amorevole?, sì forse, ma resta sempre un criminale. e così via..

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  5. mmmm,va bene il tuo discorso ma fino a che punto?dico,il classico nazista ma anche la marine americana,quella fotografata con il prigioniero al guinzaglio.ha una figlia,possiamo dire che potrebbe essere una buona madre?possiamo avere un'etica a scomparti stagni?perche'essere un buon genitore e' anche insegnare il rispetto,l'educazione (e non parlo di mangiare a bocca chiusa).non solo,per rispondere a veremamme, per me il mafioso rimane un criminale ma e' anche un cattivo padre.perche' prima di tutto si educa con l'esempio,si ama immersi nella propria vita e quotidianeita',se anche si fosse capaci di entrare in casa e chiudersi dietro crimini e brutture sarebbe solo crescere un figlio nell'inganno,ancora una volta essere un cattivo genitore.
    anna

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  6. @tanaka: grande! Mi sembra un libro bellissimo, lo cercherò sicuramente di ritorno da Triora.
    @VM: eh, le sfumature sono tante. Licenziare un lavoratore che non lavora bene è un conto, licenziarne uno che non riesci più a permetterti è decisamente un altro, soprattutto se si tratta di una persona valida. Non voglio parlare solo di cose brutte e sbagliate, ma anche semplicemente di cose brutte e basta. Spesso, anche se stai facendo la cosa più logica, sai che l'altro la vive come una violenza e un dolore. Nei casi più estremi è più facile fare divisioni ma più difficile capire se davvero un criminale possa essere una brava persona in altri ambiti della sua vita. Insomma, un casino...

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  7. @anna: io mi pongo il dubbio, non ho nessuna certezza di quello che dico. Il fatto è che nessuno di noi è un santo, ma cerca di essere un genitore. Da narratrice, mi chiedo fino a che punto si possa spingere questa schizofrenia. E poi: siamo sicuri che lo squalo della finanza, che consapevolmente fa fallire aziende seppure in piena legalità, sia tanto diverso da un mafioso? Insomma, come dicevamo anche con veremamme, le sfumature sono tante e noi di certo non siamo le più adatte a sviscerarle tutte. A meno che tra i miei lettori non ci sia un killer professionista, e allora ci faccia sapere la sua opinione ;-)

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