giovedì 29 settembre 2011

Funeral blues

Lunedì ho saputo della morte di Sergio Bonelli. Non lo conoscevo, l'avevo intravisto una sola volta, eppure gli devo tanto: le ore di goduria passate a leggere Dampyr, Gea, Greystorm, Demian, Nathan Never, Lilith e tante altre opere di narrativa pubblicate dalla sua casa editrice.
Come lettrice, gli tributo il merito di aver mantenuto sempre altissimi gli standard del mercato italiano.
Come autrice, non avrei neanche osato sperare di lavorare per lui, ma ho sempre avuto come modello i suoi prodotti: popolari nel senso di accessibili, ma senza trascurare la qualità.
Non so altro di lui, se non che molti lo consideravano un innovatore (purtroppo non esiste più il link a un bellissimo post di Paola Barbato), un modello e un amico.
Non per niente, sul sito della casa editrice sono arrivati innumerevoli messaggi di cordoglio, da semplici lettori come me. Gli stessi che stamattina si stanno muovendo per andare al suo funerale.
Cosa che avrei fatto anch'io, se tra poco non avessi un impegno di lavoro non rimandabile.
A loro, ma anche a tutti quelli che passeranno di lì per caso e si chiederanno il motivo di tanta folla, vorrei dire: salutatelo e ringraziatelo anche per me.

2 commenti:

  1. Quando ho saputo la notizia, infatti, ti ho subito pensata. Non ho mai letto nulla della sua c.e. ma ovviamente, lavorando nel mondo del fumetto, riconosco la portata della sua figura.
    Per sdrammatizzare, scenetta di casa pianoB: io che spiego a G chi era Bonelli e lui che spiega a me chi era Bonatti (alpinista che non conoscevo), celebrato da una copertina di Vanity Fair dopo la sua morte lo scorso settembre. La cultura generale evidentemente non è la stessa per tutti :)

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  2. Già. E se penso che oggi dovrò spiegare a Luca chi era Steve Jobs... :-(

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