mercoledì 14 ottobre 2009

Danza e seduzione

La prima cosa che mi dicono quelli che scoprono che faccio danza del ventre è: ah, è una danza sensuale. Alcuni lo dicono con aria allusiva (del tipo "chissà che maiala sei, magari sei pure capace di darmela"). Altri con aria stupita (del tipo "non ti facevo il tipo che gioca all'odalisca, se no magari te la chiedevo"). Altri (altre, di solito) si entusiasmano (del tipo "ecco perché tu e tuo marito funzionate così bene, voglio farlo anch'io"). E via delirando.
Il fatto è che io non la vivo come una danza sensuale, non nel senso "adesso che so contorcermi come una serpe vengo lì e ti faccio perdere la testa come Salomé col Battista". La vivo come una danza sensuale nel senso che mi fa riscoprire i miei sensi. La amo perché mi ha fatto scoprire che non sono solo cervello e mi ha riconciliata con il mio corpo. E ho scoperto che molte la vivono come me, e questo ci fa sentire sorelle, amiche, complici.
Insomma, per me la danza del ventre (o, meglio, orientale) è una disciplina più simile alla capoeira o che non allo spogliarello. Fatta più di divertimento e virtuosismo che di seduzione.
Quando vado a vedere uno spettacolo, non ci vado con lo spirito "andiamo a vedere la lap dance" ma come un appassionato di pattinaggio che va a vedere le gare e valuta come vengono fatti i toe loop e le trottole. Non per spirito ipercritico (tipo "io lo faccio meglio": ma quando mai?) ma per vero godimento nel vedere un'esecuzione tecnica ben fatta.
La verità è che non tengo mai conto della reazione ormonale di chi guarda, perché questa danza fa talmente parte del mio quotidiano che trovo perfettamente normale che la pratichi anche mia figlia di 3 anni, magari insieme a me mentre aspettiamo che sia pronta la pasta.
Questo è vero anche per tanti altri aspetti della mia vita. Per esempio, avendo una prima/seconda, non mi faccio nessun problema a mettere scollature anche ampie (la verità è che il girocollo mi soffoca). Non essendo più né giovane né in forma, penso che mostrarmi nuda (o in costume) in pubblico possa causare più imbarazzo che arrapamento, nel caso a qualcuno importasse qualcosa (in realtà penso che per la maggior parte delle volte causi sana indifferenza).
È probabilmente anche per questo che mi stupisco quando si sollevano polveroni come questo. Ché ora io dico: se passi spesso dalla Vì, sai che è ironica e provocatrice, sai che scherza spesso sulla storia delle sue tette, sai che ha certe idee politiche e certe convinzioni. Io, per esempio, ho pensato come prima cosa: saran contenti tutti quelli che le scrivono per avere una foto delle sue tette. Poi torno dopo un paio di giorni e trovo 60 commenti, la maggior parte gradevoli e lunsinghieri (però signori uomini, lasciatemelo dire: io davanti alla fotografia di una sezione maschile, seppure molto graziosa, non mi arrapo, quindi non vi capirò mai), altri veramente trolleschi. Più delle cattiverie gratuite sulla persona (c'è sempre qualcuno pronto ad attaccarti, appena scopri il fianco), mi dà fastidio il fatto che una foto qualsiasi di un paio di tette VESTITE possa suscitare tante polemiche.
E non capisco se sono io ad essere un'ingenua senza speranza o se ci stiamo talebanizzando e pensiamo che ogni tipo di esibizione sia un'esibizione sessuale. Certo, in questo l'italiano medio è aiutato dalle veline e da certa classe politica (non buttiamo la croce addosso solo a Berlusconi, sappiamo tutti che è un tipo generoso e che avrà condiviso i suoi piaceri con tanti amici parlamentari e ministri).
Forse è proprio questo: io la TV non la sto guardando più, nemmeno i TG. E questo, se da un lato mi esclude un po' dal sapere tutto e subito (ma, viste le notizie dei TG, lasciatemi dubitare che sia poi così importante), dall'altro mi restituisce un senso più concreto del vivere. Mi dà il senso più antico e vero di una danza delle donne per le donne, invece di ammantarla di una seduzione che non intendeva avere in origine. Mi porta a pensare che una che balla in costume da bagno mi dia più la sensazione di freddo che il desiderio di emularla.
Ma la mia mancanza di seduttività non deriva da questo, ne sono sicura. Deriva da ere più antiche, in cui la sola cosa da valorizzare era il mio cervello e il resto solo vanità. Chissà come sarebbe diversa la mia percezione di me stessa, se fossi cresciuta nell'era Berlusconi come i miei figli.

4 commenti:

  1. guarda, dissento solo su una cosa: quando affermi di essere vecchia. (che se no tra un po' dovrò dirlo anche io, e la cosa non mi garba per niente, considerando che il genio mio ispiratore s'è dato a 36 anni...)
    per il resto concordo su tutto, anche perché, pur non praticando la danza del ventre, sapevo che originariamente era una danza fatta in consessi esclusivamente femminili, correggimi se sbaglio.
    (eppoi... la seduzione è meglio se è inconsapevole :D)
    byron

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  2. Quando qualcuno, specialmente qualche allieva, parte con il filone della sensualità, io non riesco a fare a meno di precisare (abbastanza piccata, lo ammetto) che questa è una danza che nasceva come sacra, che servive a celebrare i rituali alla dea Ishtar. Tanto che gli arabi non la chiamano certo danza del ventre, ma erano gli inglesi colonizzatori e arrapati che hanno coniato questo simpatico epiteto. Detesto dire che insegno danza del ventre, ma se mi esprimo con "orientale" o peggio "mediorientale" le facce a punto interrogativo mi spingono ad arrendermi: "Ok, danza del ventre". "Aaaaaaaaaaaaaaaaah. Certo, tuo marito è arabo!" Eccerto. Peccato che io debba ricattarlo per farlo venire UNA VOLTA L'ANNO (mai di più) a vedermi ballare. Sono perfettamente d'accordo con te, e vi offro anche un altro punto di vista: essendo decisamente molto tondeggiante spesso, spessissimo vedo sopracciglia inarcarsi quando mi presento ballonzolante su un palco. Per non dire che vedo gente ridere e darsi di gomito, perchè a volte è capitato anche questo... Ma a parte la soddisfazione immensa di vedere le stesse persone costrette ad applaudire e ad abbandonare il loro pregiudizio (grassa=incapace di grazia e agilità corporea), quello che voglio è far scattare qualcosa nella testa delle donne che mi guardano... far si che pensino che l'imperfezione puà essere non solo accettata ma può essere un punto di forza, far sì che si dicano che se posso io possono anche loro. E se quelle donne si avvicineranno a quest'arte antichissima, ancestrale e completamente femminile, inevitabilmente quelle donne riconsidereranno il proprio corpo, potrebbero perfino decidere di farci pace e di vederlo come un amico, non solo come qualcuno a cui fare la guerra, da piegare alla nostra mentalità o da usare come merce di scambio. E io sarò tanto, ma tanto, ma proprio tanto contenta.

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  3. Biò, il tuo commento dovrebbe essere stampato ed esposto in tutte le scuole di danza orientale!

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