lunedì 13 giugno 2011

Come si cambia?

No, non è il titolo di una canzone, e non voglio parlare del passare del tempo e della sua azione su di noi.
È una domanda vera: come si fa a cambiare?
Quando si tratta di se stessi, è relativamente facile. Se voglio smettere di fumare, mi organizzo per farlo: chiedo al mio medico, cerco un sostegno, ci metto la mia volontà. Se voglio perdere peso, mi metto a dieta e faccio più sport. Se voglio cambiare lavoro, mi iscrivo a un corso, mando CV, partecipo a fiere di settore.
Non dico che voilà, basta volerlo. Ma cambiare me stessa è decisamente meno complicato di quello che vorrei cambiare ora.
Vorrei cambiare la politica italiana. E no, non mi basta che se ne vada Berlusconi: lui è solo un simbolo di un cancro che ci sta divorando da prima di lui. Incolpare Berlusconi è come scaricarsi la coscienza, soprattutto per la sinistra: se i suoi oppositori avessero saputo incarnare un ideale forte e trascinante quanto quello che ha incarnato lui, non staremmo qui a ipotizzare una sua dittatura.
Come molti, vorrei che tutto il sistema politico cambiasse o perlomeno che prendesse atto del cambiamento della società. Lo so che la società italiana, vista sotto certi punti di vista, sembra composta di burini la cui massima aspirazione è farsi il Cayenne come il buon Ranzani. E invece, proprio in questo momento, sul vituperato Facebook un gruppo di persone si sta interrogando su come dare un segnale forte riguardo alla volontà di cambiamento.
Non sono mosche bianche, ne vedo tanti come loro. E non solo su Internet, dove sembra che tutti i miei contatti siano antiberlusconiani, ecologisti, orientati al consumo critico e quant'altro.
L'altro giorno propongo a mio nonno di portarlo a votare. Lui nicchia, dice che tanto non cambia niente. Lascio perdere, ma poi lui mi dice una cosa che mi fa sbottare: ma scusa, vuoi pagare l'acqua dell'orto come quella in bottiglia? Vuoi che ci facciano una centrale nucleare a 50 km? (OK, ho semplificato, ma mio nonno ha 82 anni e ci sente poco!)
Lui mi dice no, e allora alla fine l'ho portato al seggio, spiegandogli che per dire no doveva votare sì.
Certo, a mio nonno in teoria non gliene frega niente se non ci sono asili, se le donne devono lasciare il lavoro e non riescono a rientrare nel mercato dopo i figli, se la scuola pubblica viene smantellata, eccetera. Ma è mio nonno, e gli interessa che io abbia una vita felice e dignitosa. È il bisnonno dei miei figli, e vuole che loro possano studiare invece di andare a lavorare nei macelli come lui fece a 6 anni.
Il fatto è che molti non partecipano alla vita politica del Paese per non essere delusi. Perché tanto hanno visto troppe schifezze, e si sono convinti che niente possa cambiare. Perché non sanno che in altri Paesi (penso alla Svezia) quello che vorremmo non è un'utopia: le vacanze della scuola tengono conto del lavoro dei genitori e in ufficio non si fa finta che i lavoratori non abbiano una vita.
In fondo, io vorrei "solo" una classe politica capace di mettersi nei miei panni e trovare le soluzioni ai problemi della gente. Alcune soluzioni sono di mero buonsenso, non richiendono grande dispendio di risorse. Altre soluzioni saranno impopolari anche per me. Altre ancora saranno impopolari per certe logiche di mercato.
Ora, se fossi realistica, mi abbatterei e direi che sono tutti sogni, che nessuno ci riuscirà mai. Beh, non voglio concludere così: se tutti condividono un sogno, magari il sogno prima o poi si realizza.

15 commenti:

  1. condivido ogni parola. grazie chiara. mau

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  2. Per oggi, almeno la soddisfazione di sapere che più della metà degli italiani condivide una certa voglia di cambiamento, nonni e bisnonni compresi :)
    Che cambi il sistema politico secondo me resta comunque un sogno, ma come dici tu perlomeno lo stiamo sognando in tanti...

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  3. Evviva i nonni che sono andati a votare... io aria di cambiamento la voglio respirare ;)

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  4. ma tu hai letto,vero, "sogno di 1000 gatti" di neil gaiman? ;-)
    anna

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  5. @anna: no, non l'ho letto. Ma 1000 gatti più che un sogno mi pare un incubo ;-P
    (scherzo, lo cerco!)

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  6. Anche a me è venuto da piangere. La tua forza spesso mi commuove. E non manca di tenerezza.
    Un grato abbraccio.

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  7. mai cedere al realismo se si pensa che i nostri sogni siano realizzabili. paola (la margherita e il lappio...non riesco ad entrare con l account google...)

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  8. cerca, cerca, se hai amato sandman questo lo adorerai!
    anna

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  9. mi chiedo perchè "noi" tutti pensiamo quello che tu hai esposto magistralmente e poi abbiamo "quei" rappresentanti li. ma chi rappresentano? sono tra le pessimiste, ma leggere quello che scrivi mi da speranza.

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  10. @anna: l'ho già preso su Amazon, ieri :-))))
    @luci: il fatto è che io (e, immagino, molti come me) avevo anche pensato di impegnarmi in politica, ma poi ti scontri contro partiti che o non ti rappresentano o non ti offrono nessuna possibilità di arrivare almeno alle amministrative. Un tempo mi sentivo vicina ai radicali, ma oggi i radicali dove sono? A parte Emma Bonino, chi c'è nel partito radicale? Credo che anche questo sia il grande problema: in Italia chi vuole uscire dalle logiche di partito non sa come fare.

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  11. Be', per una volta abbiamo vinto. Noi cittadini forse un po' troppo sudditi, intendo. Che sia il risveglio da un lungo sonno? Difficile, ma mi piace sperarlo.

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  12. Spesso mi viene da pensare che la nostra generazione è cresciuta convinta di avere acquisito dei diritti... Che non erano affatto acquisiti (o, quantomeno, acquisiti per sempre). A noi tocca rimboccarci le maniche a un'età nella quale di solito si mettono le pantofole.

    La politica è diventata (come la comunicazione istituzionale, per esempio) un circolo chiuso nel quale si entra solo se allineati, meglio se uomini - e politica e comunicazione sono due circoli che si autoalimentano, e rappresentano solo se stessi, alla fine.

    Se poi mi chiedi come uscirne, la risposta è non lo so!

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  13. credo che ci voglia forza, io sono siciliana e da me è difficile non arrendersi, ci provo ogni giorno, ma in molti sono contenti così.

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  14. questo referendum ha dimostrato che la gente che sogna ce la puo' fare, tutta l'informazione che c'e' stata e' venuta "dal basso" e, tutti insieme, ce l'abbiamo fatta... io ancora un po' ci spero che le cose possano cambiare.

    a proposito di donne e lavoro, ogni tanto mi torna in mente il ministro Gelmini che rientra al lavoro 15 giorni dopo aver partorito dicendo che e' un privilegio stare a casa... beh, ancora mi arrabbio e penso che tanta gente che sogna, infuriata, possa fare qualcosa.

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