mercoledì 23 dicembre 2009

Merry Christmas, turco!

Oggi, siccome i bambini giocavano tutti belli tranquilli e presi nella loro stanza, ho deciso di non aspettare Luca e mi sono messa nel lettore un DVD comprato mesi fa, "Il bagno turco". Si tratta di uno dei primi film di Ozpetek, se non il primo in assoluto.
Io di questo film possiedo la colonna sonora ormai da anni, è uno dei miei CD preferiti in assoluto. Ma non l'avevo mai visto prima: avevo solo una vaga infarinatura sulla trama di un tizio che va a Istanbul per vendere un appartamento ricevuto in eredità e scopre di essere omosessuale. Tanto per banalizzare un pochino.
Il film, in sé, non è un capolavoro. Non dimentichiamo che è vecchio di quasi 15 anni (ma ci pensate che spesso nel film si ripete che "gli hamam sono passati di moda"?) e che è un'opera prima. Non è nemmeno brutto, anzi, è godibile.
A vederlo oggi per la prima volta, sembra infarcito di stereotipi come la coppia acida e indifferente perché entrambi lavorano troppo e sono troppo presi dalla loro vita, la scoperta dell'omosessualità come equivalente della scoperta dell'autenticità dei rapporti, la valorizzazione di un mondo più arcaico ma genuino, eccetera. Ma poi ti chiedi se alcuni di questi non siano diventati stereotipi dopo, anche a causa della ripetizione dello stesso concetto ad opera dello stesso regista (penso all'omosessualità di Massimo nelle "Fate ignoranti").
Ma questi sono dettagli. Per chi, come me, è innamorato di Istanbul e la ritiene la vera protagonista del film.
Ho passato parte del mio viaggio di nozze a Istanbul. Me ne sono innamorata subito, al primo colpo. Mi sono innamorata sì delle sue bellezze turistiche (una Roma ma senza la pesantezza del barocco romano, una meraviglia!) ma soprattutto del suo modo di essere: una sintesi perfetta tra Europa e Asia, una capitale vitale ma non frenetica, positiva. Mi sono piaciuti molto i turchi con cui sono entrata in contatto, c'è stata subito sintonia perché mi ricordavano le cose migliori dei lombardi mescolate alle cose migliori del Mediterraneo: efficienti ma non ossessionati, cordiali ma non soffocanti.
Spesso, quando io e Luca sogniamo una vita migliore, il mio pensiero va a un caseificio in Turchia, patria dello yogurt. Scartiamo l'ipotesi solo per via della lingua, che credo sia al di sopra delle nostre possibilità.
Ma, se una zia sconosciuta mi lasciasse in eredità un hamam in pieno centro di Istanbul (in un quartiere che purtroppo ho visitato solo di straforo, e mentre ero troppo stanca), non avrei dubbi sul da farsi: gambe in spalla e via sul primo volo. Il guaio è che i miei soli parenti sconosciuti stanno in Argentina e con ogni probabilità, morendo, mi lascerebbero solo debiti.
Ed ora mi è rimasta appiccicata addosso questa nostalgia di un posto in cui sono stata per pochi giorni, ma che mi è entrato tanto nel cuore. Forse anche perché ero nella mia camera d'albergo dietro la Moschea Blu quando ho sentito Amelia muoversi per la prima volta. O forse perché il vento di Istanbul mi ha accarezzata e accolta dopo il caldo terribile di Bodrum, e gliene sono stata grata. O forse perché ci sono posti che, anche se non ci restiamo tanto tempo, riconosciamo come nostri, e ci lasciamo un pezzetto di anima.

6 commenti:

  1. Anche io ho lasciato a Istanbul un pezzo importante della mia anima. Questo legame non ha risentito nemmeno della rottura con il mio ex, che lì per primo mi ha portato. Perché Istanbul è una città che va al di là dei particolarismi. Ad aprile scorso l'ho vista tutta costellata di tulipani di ogni colore, con le cicogne in volo sulle cupole. Ho dimenticato una macchina fotografica a un chioschetto di cartoline e, un'ora abbondante dopo, l'ho ritrovata perché il proprietario l'ha vista e l'ha messa da parte. Istanbul passa con disinvoltura dalle prostitute a seno nudo alla finestra al raccoglimento profondo della moschea di Eyup, con il suo turbinare di veli. Quando si dice una metropoli.

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  2. merry christmas! molte cose che dici per me varrebbero per la Grecia, dove ho lasciato il cuore e dove ho trascorso i primi mesi di gravidanza (anch'io ho un ricordo netto del suo primo movimento...nel mio ufficio ad Atene)
    la lingua? si impara, si impara tutto...
    lo yogurth? solo greco, naturalmente, esiste altro?? :)))
    e in greco, Istanbul si chiama ancora Costantinopoli. Guai a sbagliare ;)

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  3. @chiara: sapevo che saresti stata la prima a commentare :-)
    @flavia: eppure Atene non mi ha lasciato un granché di impressione: mi è sembrata caotica ma lenta, esasperante, sporchissima e inquinatissima. A parte il Partenone, che è indescrivibile. C'è da dire che ad Atene sono stata quasi sempre solo di passaggio, mentre a Istanbul sono stata diversi giorni con l'intenzione di visitarla il più possibile.

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  4. non mi meraviglia, la prima impressione di Atene è pessima. Istanbul ha scorci che ti prendono subito, tipo il Bosforo e tutto quello che significa quel ponte concreto tra occidente e oriente, basta rimanerci qualche settimana. Atene invece ha bisogno di mesi, di anni, ed è tutta nella gente e nei posti da andare a scoprire con loro (per esempio uno spettacolo di musica e poesia in un ex-hammam, dove mi portarono degli amici: magico).
    E soprattutto, la Grecia è nelle sue isole...da vedere, tante..tutte, se potessi.

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  5. Eh, le isole della Grecia! Se nelle tue peregrinazioni trovi un caseificio che ha bisogno di un casaro, fai un fischio: il greco moderno credo di riuscire a impararlo senza grossi guai, e per un'isola greca si fa questo ed altro ;-)

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