venerdì 25 dicembre 2009

Niente è cambiato

In questi giorni a casa, ho deciso di applicare una tecnica particolare per indurre il sonno nei figli: mi metto sul lettone insieme a loro e metto nel DVD un film che a loro non deve interessare per niente, né nel bene né nel male. Vanno bene film con un sacco di dialoghi e poca azione. Ieri, ho scelto un film che amo molto, "Elizabeth - The Golden Age".
Amo questo film per molti motivi. Prima di tutto, mi piacciono molto le figure di governanti donne, da Hatshepsut a Golda Meir. Secondo, adoro i film storici, sia per la rievocazione della storia sia perché resto incantata dai costumi. Terzo, mi piace molto Cate Blanchett, sia come attrice sia come donna. Quarto, mi sciolgo davanti a Clive Owen, è proprio una mia debolezza di femmina. Quinto, il personaggio di Walsingham, interpretato da Geoffrey Rush, mi piace tantissimo per il misto di umanità e mancanza di scrupoli, di lealtà e freddezza. Ultimo, avevo molto amato il primo "Elizabeth".
Stranamente per un sequel, ho amato di più il secondo film perché mi è più vicino in tante tematiche.
Prima di tutto, qui la regina non è più una giovane inesperta che deve affermare la propria bravura: è una donna ormai matura e serenamente insediata sul trono, esperta del proprio mestiere, con una certa quantità di problemi personali e di Stato da risolvere.
Oggi come oggi, Elizabeth mi appare come una di quelle donne che si sono votate interamente al proprio lavoro, che ne sono state assorbite per passione e necessità. Si ritrova ad essere sola, senza una famiglia e senza una persona con cui avere una relazione disinteressata e paritaria. E viene stuzzicata da un uomo che desidera e invidia, e che invece sceglierà una donna più "facile": più bella, più giovane, più docile, più indifesa.
Elizabeth è costantemente combattuta tra i suoi doveri di governo e il desiderio di avventura, tra la paura e il coraggio, tra la forza e il desiderio di poter essere fragile. Viene raccontata come una donna che oggi potrebbe essere una donna di potere nell'ambito della politica o dell'economia. Ma, nonostante io non abbia nessun potere, mi ci identifico moltissimo: quante volte noi donne siamo divise tra il dovere di mandare avanti un certo tipo di vita e il desiderio di essere libere? Molte risolvono il dilemma in maniera banale, scopandosi il primo che passa e facendosi nella testa dei film in cui si raccontano il grande amore. Altre trovano il loro equilibrio riversando il loro desiderio di avventura sul lavoro (e, nel periodo del precariato, diciamo che l'avventura è parte integrante del lavoro). Altre ancora decidono di vivere liberamente nel privato, e scelgono di non avere una famiglia tradizionale.
Io, codardamente o saggiamente, vivo le mie avventure attraverso i miei personaggi, e spesso rimpiango di non aver fatto certe esperienze quando potevo (l'Erasmus, per esempio, è il mio più grande rimpianto, ma anche avere un'esperienza lavorativa all'estero mi sarebbe piaciuto).
Un'altra caratteristica di Elizabeth in cui mi riconosco è il rapporto con gli uomini. Per tutta la mia vita, fino a quando ho incontrato Luca, ho sempre oscillato tra il reprimermi per non spaventare e l'angustiarmi perché gli uomini mi trovavano troppo impegnativa. Eppure io sono solo una piccola donna senza nessun potere, mai stata ricca, mai stata in condizioni di nuocere. Figurarsi una regnante, sia pure non proprio assoluta, come Elizabeth. Nel primo film, il suo rapporto con Leicester naufragava perché lui non si sentiva alla sua altezza e arrivava a tradirla nel più profondo dei suoi affetti, ovvero la politica; se non ricordo male, questo corrisponde più o meno a verità storica. Nel secondo film, c'è una scena emblematica di come sono le donne come me: lei scopre che l'avventuriero da cui è attratta vuole tornare in America, per diversi anni, e la cosa la sconvolge. Lo convoca per parlarne con lui ed è evidente che lei è sconvolta, isterica perché addolorata, sull'orlo delle lacrime. C'è un momento di silenzio. Lui sarebbe tentato di confortarla, di rivolgerle un gesto di tenerezza, e accenna a muoversi verso di lei con questa intenzione. Ma lei, che ha le mani sulla faccia e quindi non può vederlo, stronca sul nascere questo moto, dicendogli con durezza che gli vieta di partire perché l'Inghilterra ha bisogno di lui. E lui si congela: niente tenerezza, niente comunicazione, lei si è irrigidita e lui non prova nemmeno a far breccia. E invece io, che in quella situazione mi trovo spesso, so che lei in quel momento avrebbe proprio avuto bisogno di un abbraccio e di un po' di dolcezza, lei che non se ne concede neanche con se stessa.
No, nemmeno io ho trovato un uomo che mi dia dolcezza anche quando sono arrabbiata con lui. Ma almeno ne ho trovato uno che, invece di andarsi a scopare una più docile di me, ha le palle di restare e tenermi testa. Beh, è vero anche che io non ho il potere di rinchiuderlo nella Torre di Londra e fargli tagliare la testa.
Se non avessi incontrato Luca o uno come lui (che però son sempre stati pochi), probabilmente anch'io avrei preferito rimanermene single nel mio monolocale del centro. Probabilmente anch'io avrei guardato tutti i miei coetanei che si sposavano e figliavano, e non avrei saputo se invidiarli o compatirli. Probabilmente anch'io avrei visto troppo spesso gli uomini che mi interessavano passare oltre per mettersi con una meno impegnativa di me.
Per fortuna non sono una regina e ho potuto scavare nel fango alla ricerca del mio diamante grezzo, che mi tengo stretto.

4 commenti:

  1. "E invece io, che in quella situazione mi trovo spesso, so che lei in quel momento avrebbe proprio avuto bisogno di un abbraccio e di un po' di dolcezza, lei che non se ne concede neanche con se stessa.
    No, nemmeno io ho trovato un uomo che mi dia dolcezza anche quando sono arrabbiata con lui. Ma almeno ne ho trovato uno che, invece di andarsi a scopare una più docile di me, ha le palle di restare e tenermi testa": separate alla nascita, io e te...e anch'io me lo tengo ben stretto :-)
    Auguri
    Giuliana

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  2. molto bella l'immagine di scavare nel fango per trovare un diamante grezzo.. brava (sia per averlo trovato, sia per come lo comunichi ;)

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  3. Il fatto è che per anni ho pensato che il mio ideale di uomo fosse brillante, raffinato e colto. Un uomo ideale da starci insieme, ma anche da esibire.
    E invece poi ho conosciuto Luca. Che non sarà appariscente, ma ha una quantità di qualità che se mi metto a elencarle si monta la testa e ne cerca una più gnocca di me ;-)
    E da lì mi sono messa ad esaminare sia i miei precedenti sia le storie delle persone che conosco. Mi sono resa conto che, quando va male, è perché si bada spesso più all'apparenza che alla sostanza: un casaro fa meno figo di un artista, un dipendente statale è meno prestigioso di un avvocato, uno che veste Decathlon non fa scena come uno che veste Ralph Lauren.
    Poi non voglio dire che solo gli uomini di questo genere vadano bene. Dico solo che spesso chi è in cerca non li considera, perché a un primo sguardo sembrano sassolini insignificanti, proprio come i diamanti grezzi.

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  4. Continuo a essere monotonamente d'accordo con te...tanto per festeggiare la mia metà che tra mezz'ora festeggia il suo primo mezzo secolo (diciamo che lo festeggerebbe più attivamente se non ronfasse come un ghiro, ma si rifarà in giornata)...:-)
    Giuliana

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