lunedì 14 dicembre 2009

Pedagogia di famiglia

Leggendo i blog e i libri dedicati alla pedagogia, spesso trovo idee intelligenti e interessanti riguardo piccole cose che aiutano a impostare un certo tipo di rapporto con i bambini.
Per esempio, mi piace molto l'idea di chiedere e dire che cosa ci è piaciuto di più nella giornata. Forse mi piace di più se applicato alla coppia che ai bambini: ci costringe a pensare a qualcosa di bello a positivo.
Oppure, mi piace il rito che io ed Amelia abbiamo costruito per questo Natale, questa specie di calendario dell'avvento fatto di storie.
Oppure ancora, mi piacerebbe inaugurare l'anno nuovo con un calendario da disegnare (magari non mentre è appeso al muro, ché abbiamo appena imbiancato). Siccome ho la manualità e la pigrizia di un bradipo morto, pensavo di stampare la griglia su un foglio A3, anziché mettermi a tirare io le righe.
Mi rendo conto, però, che spesso queste iniziative "sistematiche" vengono da me, e non da Luca. Luca è capace di cogliere l'occasione di una certa giornata o di una certa attività per far vedere ai bambini cose belle e interessanti, ma non ha la costanza di prefissarsi un'attività "fissa" e rispettarla. Oppure, se se la prefissa, non ha l'elasticità di lasciar perdere se proprio non è il caso e quindi ci resta male.
Quindi Luca non capisce perché a me piaccia creare queste abitudini, e non mi supporta. Del tipo: non è che, se io mi dimentico del momento della cosa più bella del giorno o della storia, lui cerca di ricordarmelo. Per la storia non ci sono più di tanti problemi: me la ricorda Amelia, perché le piace molto.
Ma tutto il resto spesso resta lì in sospeso perché io sola non ho la forza e il tempo di spingere perché i bambini almeno ne capiscano il meccanismo (e possano volerlo trasformare in abitudine, com'è successo per le storie di Natale).
Più in generale, Luca vive a testa bassa, lottando contro il tempo per fare cose (non per averle, attenzione) e senza chiedermi mai niente di "non operativo". Spesso ho l'impressione, con tutti i miei difetti e la mia pigrizia, di essere io il pilastro affettivo della famiglia. Lui è quello operativo, e funziona molto bene. Ma sono io quella (probabilmente rompicoglioni per una certa visione) che fa domande, si preoccupa che lui stia bene, si angustia perché lui non sembra manifestare abbastanza affetto ai bambini (soprattutto quando erano piccoli e poco interattivi).
Se fosse per lui, andremmo avanti come treni, senza sollevare la testa, senza farci domande su aspetti "non pratici" delle nostre vite. È un'immagine che, nei momenti di umore più cupo, mi porta a figurarmi certe scene di famiglie al collasso, dove tutti i componenti mangiano alla stessa tavola ma sono estranei.
O forse no, forse Luca è così perché sa che già ci sono io a riflettere, a buttare lì idee, a curare l'aspetto meno materiale delle nostre vite. Forse è un gioco delle parti, che però a volte mi pesa. A volte vorrei fare cambio, dirgli: OK, vado io al sindacato per gli assegni familiari o dall'elettrauto per la Palio, ma tu occupati di quello che c'è da fare perché la tua famiglia sia felice.
E la beffa è anche che, quando si deve occupare dei bambini, lo fa meglio di me: inventa giochi divertenti, è bravo nelle attività artistiche, suona diversi strumenti, sta più volentieri di me all'aperto. Se minimamente gli interessasse inserire il suo rapporto con i figli in un progetto più organico, lo potrebbe fare meglio di me. E forse è anche meglio così, perché io rappresento l'organizzazione e lui la spontaneità.

6 commenti:

  1. mio cognato è come luca. non parlo del mio luca nonostante pure lui è cosi perche non abbiamo figli, e il riscontro quotidiano con esseri umani in miniatura.
    mio cognato invece ce l'ha (anche se non quotidianamente da settembre) ma ti assicuro che anche lui piu i bambini erano piccoli meno sembrava gli "piacessero".
    crescendo i bimbi è cresciuto anche lui da padre e ti assicuro che è il miglior padre che io conosca, che appasiona i bimbi alle cose che gli piaciono, gli trasferisce le proprie curiosita, e anche se non è molto bravo manualmente fa di tutto che i suoi figli non abbiano questo "handicap".
    :D
    siate bellissimi, sia tu che il duo dolce marito :D anche se piu che dolce appare orso al resto del mondo.
    baci
    ves

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  2. Anche il mio compagno assomiglia molto a questa descrizione...forse è giusto che in una famiglia ognuno abbia dei ruoli e ognuno si occupi di faccende che magari all'altro sono estranee...

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  3. Io ti porto un esempio simile a quello di Ves: il mio amico Francesco, che inizialmente non aveva preso molto bene la paternità e sembrava non avesse la minima idea di come stare bene con sua figlia in un campo che non fosse strettamente "materiale" (e secondo me non se la cavava nemmeno in quello). Ora è incredibile vederlo con la bimba, le dedica tempo, attenzioni ed energia e se ne occupa a 360°. E cmq secondo me è bello che ci sia questo bilanciamento tra voi due. Capisco bene che a volte ti pesi, ma sei sicura che non ti peserebbe di più pensare alla Palio :oDDD?

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  4. Prima di leggere l'ultimo paragrafo, stavo per commentare: ma come? Luca? Lo stesso Luca che faceva gli gnocchi?
    Mah, il fatto che molti padri siano apparentemente indifferenti ai figli neonati per poi riscoprirli quando diventano più interagenti mi sembra molto comune (sarebbe peggio il contrario, vero?).
    Idem per la " pianificazione" che toglie loro tutto il "divertimento" perché gli sa di lavoro... All'udt anche prenotare un'attività solo su prenotazione sebpra un impegno eccessivo, così ho rinunciato da tempo ad estendergli la pianificazione dell'organizzazione domestica e gli ho semplicemente lasciato degli ambiti di pertinenza esclusiva. T
    ipo sparecchiare dopocena, per capirci.

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  5. No, io non riesco a "rassegnarmi" a organizzare io e lasciargli solo dei compiti specifici: dopotutto, prima di vivere con me ha vissuto da solo per più anni di me, e prima le cose da lavare/riordinare/stendere/eccetera le vedeva, anche se non con la mia tempestività.
    Ovviamente non parlo dei bambini: quelli sono una "novità" per entrambi. Parlo anche delle cose più terra terra, tipo svuotare la lavastoviglie (o lavare i piatti, prima), caricare la lavatrice, passare l'aspirapolvere, ecc.
    Guardacaso, quando io per qualche motivo mi inceppo o quando ha paura di sfigurare (tipo quando vengono i suoi), le cose da fare le vede eccome. Certo, con i figli un'urgenza del genere non c'è mai, quindi va anche bene il suo vivere alla giornata.
    La realtà è che lui, per crescere i suoi figli secondo determinate regole, non ha bisogno di giustificazioni razionali, si lascia guidare dall'istinto. Io, per "deviare" dall'educazione che mi hanno dato i miei genitori o dai comportamenti che ho sempre avuto, devo avere una motivazione, qualcosa che mi dica che facendo così piuttosto che cosà miglioro e non arretro.

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  6. Il mio, quasi omonimo del tuo Luca, è altrettanto razionale e ritiene che del 'resto' bisognerebbe occuparsi quando si sono svolti al meglio tutti gli altri compiti materiali ed organizzativi. Accendere il pc solo quando tutto il resto è a posto (c'è un limite? Io quando mi ci metto continuo a vedere cose da fare) per me equivarrebbe a non accenderlo più. Per dire. Nemmeno lui capisce il mio bisogno di pianificazione; l'ultima frase del tuo commento dovrei incorniciarla, perchè è esattamente il discorso che gli faccio, ogni tanto. Lui potrebbe permettersi il lusso di riprodurre l'imprinting ricevuto, io no. E questo cambia tanto....

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