mercoledì 30 settembre 2009

Pro e contro - il ritorno

Vi avevo raccontato l'inizio qui. Ora vi racconto lo sviluppo e il seguito.
Mi hanno fissato l'incontro con il famigerato dirigente: una persona un po' svanita, tutto sommato piacevole e con un apprezzabile senso di orgoglio verso il proprio lavoro.
Poi sono passata alla responsabile della divisione dove sarei stata destinata. Una persona poco più grande di me, con due figli ancora abbastanza piccoli. Umanamente, l'avrei voluta subito come capa: motivata, piacevole, interessante. Ma ci siamo dette che purtroppo il lavoro che mi stavano proponendo non incontrava le mie esigenze: sono richiesti tanti straordinari in periodi per me cruciali (tipo settembre) e spesso non recuperabili, non è approvato nessun periodo di assenza superiore ai 15 giorni, non c'è intercambiabilità e quindi stare a casa con i figli malati è un problema. Lei ha capito benissimo il mio punto di vista: se avessi voluto un lavoro che mi chiedesse più tempo delle mie 36 ore settimanali, sarei andata a cercare fortuna e gloria a Milano e avrei accettato di lavorare fuori casa per 12, 14 o 16 ore ma con una certa soddisfazione.
Ci siamo lasciate dicendoci che forse chissà, un domani, quando i figli saranno cresciuti...
Oggi mi richiama l'ufficio personale: vogliono sapere com'è andata, mi dicono che, nonostante la mia chiacchierata con la responsabile, il dirigente ha lasciato l'ultima parola a me. Quando si dice la classe. Io metto l'ultima parola, e mi aspetto che mi dicano arrivederci e grazie.
Invece rilanciano: mi potrebbe interessare un posto nella segreteria di presidenza di Medicina? Mi spiegano che avevano quasi combinato il trasferimento di una persona, che poi si è tirata indietro a causa delle responsabilità che avrebbe preso su di sé. Fanno leva sulla mia laurea per giustificare una mia presunta maggiore capacità di gestire le responsabilità. Alludono a una mia possibile soddisfazione personale. Sarò pessimista, ma, quando si fa riferimento a valori astratti parlando di lavoro, io sento sempre puzza di bruciato.
Comunque ho accettato volentieri un appuntamento col preside. E andrò senza pregiudizi, perché il discorso "responsabilità" è comunque delicato: ci sono persone per cui è una responsabilità eccessiva decidere la marca di carta igienica, e io non sono tra queste. Dopotutto, mi sono presa la più grande responsabilità del mondo: ho due figli.

2 commenti:

  1. Mi sembra che parti con il piede giusto, non hai aspettative troppo alte, quindi non potrai essere delusa e invece valuterai l'eventuale proposta con lucidià e un po' di distacco. In bocca al lupo!

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  2. Ti seguo in silenzio, in questa vicenda, e spero sempre il meglio per te.

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