Spesso sento mamme che ostentano la propria frugalità: niente scaldabiberon o sterilizzatori, niente cuocipappa o walkie-talkie, eccetera.
Beh, anch'io e Luca eravamo così. Il primo mese, scaldavamo i biberon a bagnomaria nelle pentole, li sterilizzavamo bollendoli. Ci credo che ogni tanto cedevamo alla tentazione di un LA liquido, già pronto: era talmente una menata tutto il resto!
Da questo delirio ci salvò la zia Paola, che ci prestò uno scaldabiberon e uno sterilizzatore a vapore, nonché una sdraietta da bagno di un tipo comodissimo che non si trova in Italia. Santa subito!
Grazie a lei, abbiamo smesso di scendere in cucina di notte per i biberon e abbiamo imparato a ottimizzare i tempi: tra il risveglio di Amelia e il momento di rimetterci a dormire passavano 20-30 minuti, quasi come alzarsi a fare la pipì.
Da lì, mi sono interessata sempre di più alle tecnologie che mi potevano semplificare la vita. Ho usato tantissimo i walkie-talkie regalati dalla mia amica Isafragola, e forse comincio a usarli un po' meno adesso. Per il secondo figlio, ho speso 129 euro per il babypappa della Chicco, e sono tuttora convinta che sia stato un buon acquisto, soprattutto per quando eravamo in viaggio.
Non ho mai comprato sdraiette elettroniche o girelli spaziali, ma mi sono convinta che a volte, se si può, spendere qualche euro di più per un aggeggio utile sia un risparmio di fatica e di irritazione.
Certo, non tutti hanno le stesse esigenze e non per tutti vanno bene le stesse soluzioni, ma rifiutare a priori la tecnologia e farne un vanto mi sembra un po' sciocco. Mi ricorda un po' le posizioni di quelle mamme che si vantano di non aver mai letto libri di puericultura. Io penso che, al di là di quello che applicheremo o no, sia utile leggere qualcosa in più, allargare la propria visuale, uscire dai propri schemi e vedere altre persone che fanno il nostro stesso mestiere in modo completamente diverso ma non per questo sbagliato.
Purtroppo, mi sembra che in questo periodo la moda del rifiuto dell'innovazione stia prendendo piede soprattutto nelle donne. In quelle più anziane lo capisco (ho conosciuto impiegate sull'orlo della pensione che non volevano imparare a usare Windows per quei 2 anni che avevano ancora da lavorare). In quelle giovani mi spaventa, perché mi sembra indice di quella tendenza che la Lipperini individua nella nostra cultura: fin da piccoli, ai maschi la tecnologia (vedi i vari robot, giochi meccanici, giochi scientifici, ecc.) e alle donne il sentimento (vedi i giochi di accudimento, l'uso della magia, i pelouche, ecc.).
E dire che, tra i miei figli, quello che mi sembra più portato per i giochi "di casa" sarebbe Ettore: è vero che impazzisce per le palle, ma ancora di più per il passare la scopa (quella vera) e per i giochi con le pentole (meglio se vere, ma si accontenta). Amelia comincia adesso a "cucinare" torte e fare incantesimi, e non riesco a capire se ciò sia frutto dell'influenza dell'asilo oppure se semplicemente abbia maturato queste preferenze un po' tardi.
Fatto sta che, per fortuna, entrambi i miei figli impazziscono per la tecnologia: Amelia starebbe per ore a guardare l'oblò della lavatrice, Ettore ha rischiato di rompermi la lavastoviglie nuova con le sue intemperanze amorose, entrambi amano i cellulari e i computer. Con queste premesse, sarà dura tenerli lontani dai videogiochi per molto tempo ancora, ma, anche se "cedessi", difficilmente permetterei loro di giocare con il Nintendo mentre sono su un traghetto che costeggia le Cinque Terre.
Mi fa un po' paura l'idea del motorino, ma so anche che potrebbe permettere loro di svincolarsi da una casa isolata che durante l'adolescenza rischierà di diventare una prigione: la tecnologia non può andare a senso unico e facilitare solo la vita dei genitori.
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D'accordissimo.
RispondiEliminaAggiungo anche che guardo con sospetto chi demonizza a priori qualunque tipo di farmaco, e anche chi considera il cibo confezionato il Demonio.
Buona giornata!
io distinguerei tra tecnologia e tecnologia, perchè gli strumenti che facilitano la vita li adoro, ma i videogiochi no, per carità, e non son nemmeno molto favorevole al computer, se troppo piccoli. E anche tutti quei giochi da bimbi con le pile che rintronano di musichette o domandine non mi stanno tanto simpatici (penso alla fattoria parlante).
RispondiEliminama forse io sono un po' troppo nel settore informatico per avere una opinione imparziale
La tecnologia deve essere abilitante. Tu sei una geek e i nostri figli sono i veri native.
RispondiEliminaChe sfida!