lunedì 25 maggio 2009

Una brava mamma

Qualche tempo fa, sono andata alla festa di compleanno del figlio più grande di una mia allieva di danza. Ovviamente non ero sola: c'era tutta la famiglia, con tanto di tamburi e cimbali.
Ad un certo punto è scoppiato un temporale e siamo scappati dentro casa. Non so se sia stato l'ambiente più raccolto o un semplice cambio di argomento, ma siamo finiti a parlare della pedagogia steineriana, delle attività più adatte ai nostri bambini, di come gestiamo le loro e nostre crisi, eccetera.

La mia allieva confessa di essere stata destabilizzata dall'arrivo del secondo figlio: è più nervosa, "cede" di più a tentazioni tipo TV e giocattoli, le sembra di non essere più in sintonia né col grande né col piccolo. Dice che invece, prima, col più grande, si sentiva una brava mamma e una delle presenti, in modo del tutto innocente, rincara: sì, con C. eri proprio la mamma perfetta.

A me, lì per lì, mi sarebbe venuto da dirle: ma come ti permetti? Al limite lo sembrava, ma non lo era. Per il semplice fatto che non solo la perfezione non esiste, ma, nell'essere mamme, non esiste una graduatoria di merito.

Penso per esempio al caso di momatwork, che stimo tantissimo e che ho visto all'opera di persona. Per sua stessa ammissione, in questo periodo il suo interesse principale è proprio la pedagogia: non legge libri, fa carte e oggetti, ecc. per essere una brava mamma, lo fa perché questo la appassiona. All'arrivo dei suoi figli, ha scoperto che esplorare questo aspetto dell'essere mamma le interessava ed ha approfondito. Sempre per sua stessa ammissione, ha avuto una prima figlia molto portata per il metodo Montessori, da lei scelto (forse anche in linea con le inclinazioni della Minica), e questo in parte deve averla facilitata su questa strada. Oltre al fatto di avere un certo tipo di carattere e anche un certo stile di vita, che le permettono (a volte non so come) di rispettare i tempi dei suoi figli laddove invece io sarei un mucchietto di cenere perché la fretta mi avrebbe bruciata.

A differenza di momatwork e di altre blogger interessate agli stessi temi (penso a Claudia e a mammalisa, per esempio), io mi sono interessata alla pedagogia come ci si interesserebbe alla veterinaria nel momento in cui si prendono degli animali: conosco i principi dei due metodi montessoriano e steineriano, ho nozioni di comunicazione verso l'infanzia (ricordi di un glorioso seminario al master, tenuto da Marina D'Amato), ho letto sia Gonzalez sia Estivill, ho confrontato la mia maternità con quella degli animali intorno a me. Insomma, mi sono detta: adesso che ho la bicicletta, imparo come usarla e manutenerla. Ma non ne è nata una passione.

Le mie passioni sono altre, e sono essenzialmente due: la narrativa e la danza. Sono passioni che richiedono tempo e dedizione, che devono essere sottratti alla mia famiglia. In queste condizioni, non avrebbe davvero senso che mi mettessi a fabbricare Montessori cards o aste numeriche nel tempo libero. Vedo anzi maggiore senso nel coinvolgere i miei figli nelle mie passioni.

Per la danza, è davvero facile: Amelia ama danzare e lo fa veramente bene, Ettore è nella fase in cui canta cercando di seguire una melodia. Stasera penso che si divertiranno alla festa araba a cui li porteremo, e non saremo cattivi genitori che si portano dietro i figli dappertutto perché non sanno dove metterli.

Per la narrativa, credo che ci vorrà tempo. E' vero che leggiamo insieme delle storie (con Amelia, perché Ettore al massimo le mastica), ma si tratta di un'attività talmente elementare da non darmi alcun piacere. E' vero anche che i DVD che guardiamo piacciono anche a me, ma non al punto di deliziarmi se riguardo Kung Fu Panda per la ventesima o trentesima volta in 5 mesi. Soprattutto, mentre mia figlia capisce i processi creativi alla base della danza e vi partecipa, non posso certo pretendere che partecipi alla stesura di Viola. Né tantomento potrei portarla con me al seminario della settimana prossima, che sottrarrà alla mia famiglia circa 20 ore del mio tempo, ovvero non li vedrò per 5 sere consecutive.

Sarò una cattiva madre per questo? Non credo proprio, così come non erano cattive madri (né cattivi padri) le persone che hanno dedicato una giornata al MaMCamp per condividere i propri interessi e obiettivi.

E, tornando alla mia allieva di danza, sarà diventata effettivamente una madre peggiore oppure avrà semplicemente preso coscienza dei propri limiti e, anziché accettarli, li avrà vissuti come un handicap? Probabilmente c'entra anche il fatto che, mentre il primo figlio era caratterialmente in sintonia con lei, il secondo figlio non lo è: magari anch'io, se Ettore fosse nato per primo, mi sarei trovata in difficoltà con Amelia, che pure all'epoca mi pareva un angelo.

Certo è che, se la natura ci avesse volute perfette, non ci avrebbe regalato ovulazioni tanto frequenti: per essere "perfette" come intendeva la mia allieva, ci vuole tempo (lei era casalinga con figlio unico), e invece noi siamo state geneticamente programmate per gestire più figli contemporaneamente, e lavorare, e gestire i rapporti sociali, e vigilare sulla sicurezza della famiglia. Eppure, nonostante infinite generazioni di donne siano state costrette all'imperfezione (o proprio per questo?), eccoci qui: persone intelligenti, in grado di costruire qualcosa, capaci di guardarsi dentro e migliorare.

Penso che ci sia già molto di cui essere soddisfatte.

9 commenti:

  1. Io credo innanzitutto che il nostro modo di essere mamme non sia monolitico. E' suscettibile di continue smussature, piccoli cambi di direzione, aggiustamenti. Credo che ci siano pochi modi platealmente sbagliati di essere mamme 'non brave' (sono pochi, ma ci sono. E quando vengono proposti dai media come se fossero quelli normali mi irrito moltissimo. Perchè senz'altro qualcuno poi li assorbe e crede che si faccia così. Perchè la televisione ha un notevole ascendente, soprattutto su certe fasce della popolazione, che è dove infatti fa più danno). Credo che la direzione che prendiamo sia già scritta dentro di noi, perchè alla fine, al di là delle teorie che si possono leggere, delle esperienze che si ascoltano, la strada che prendiamo dipende da come quelle teorie e quelle esperienze le assorbiamo. La nostra indole ci porta a dare un'interpretazione diversa ai medesimi spunti pedagogici. E questo mi sembra rientri perfettamente nella natura delle cose, nella varietà del mondo e delle persone. Che noia, altrimenti ;-) Certo, non sempre si è capiti. Il passaggio in cui hai citato m@w, me e claudia mi ha fatta sorridere. Perchè i miei due più cari amici quando hanno saputo del mio blog (che pure so che leggono) e del sito, mi hanno detto che li trovano un 'autoreferenziali'. Cioè, visto che sto crescendo le bimbe e le vedo (sic!) tutto il giorno, nei ritagli di tempo dovrei dedicarmi a cose completamente diverse, per svagarmi. E' che a me svaga l'idea di trovare spunti nella mia relazione con le bimbe. E' che questi anni sono i più preziosi perchè gettano le basi di tante, tante cose, tra cui il rapporto personale tra di noi, la stima e fiducia reciproca... e li voglio vivere appieno. Quindi devo per forza sfruttare il tempo che resta per questi approndimenti, che poi mi tornano utili nel tempo che passo con loro. E mi dico che ne avrò di tempo per leggere, di tutto, quando loro saranno in giro. Il sabato sera magari. Cioè, ogni epoca ha i suoi momenti, i suoi lati belli (la libertà personale) e i suoi rovesci della medaglia (l'ansia? ;-) Poi un po' credo che per preparare il terreno ad una certa autonomia autentica e profonda dei figli negli anni futuri, per potermi fidare di loro quando dovrò farlo se non vorrò impazzire o disperarmi troppo, devo 'lavorare' adesso. Dico lavorare pur non vivendolo come un lavoro vero e proprio. Ma un impegno e una passione, questo sì. In tutto questo non dimentico di essere donna. Cerco di restare informata sui fatti di attualità. Di farmi un'idea di quello che accade. Solo che per ora mi trovo bene a non disperdere le mie 'poche' energie in tanti campi diversi, per quanto appassionanti. Il che potrebbe anche essere semplicemente un mio limite ;-)

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  2. Ho letto e riletto con attenzione questo post perchè vorrei tenerlo bene in mente quando si renderà necessario...come mamma sono stata molto fortunata perchè ho una figlia che è davvero una perla rara per dolcezza e bontà e mi ha reso semplice fare un buon lavoro di mamma con lei. Almeno credo.Perchè poi quando mi trovo a parlare di lei, per esempio con la maestra, scopro che ci sono degli aspetti che non conosco e che se a me apparentemente sembrano innocui, evidentemente non lo sono. Tra poco arriverà anche il mio secondo figlio. Un maschio. Universo che io purtroppo ho sempre compreso molto poco. Devo forse aspettarmi di dover rimettere in gioco tutte le mie sicurezze materne? Certo è che con lui applicherò le stesse identiche regole (chiamiamole così) che ho usato con Michi. Ammetto di non conoscere vari metodi educativi e mi piacerebbe iniziare qualche buona lettura in merito. Puoi consigliarmi? A proposito...come va l'abbuffata di spighe?
    Ti abbraccio

    Gra

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  3. @mammalisa: io non vi trovo autoreferenziali, non più di me quando racconto di Viola o di Flavia quando racconta di VereMamme :-)
    @gra: ti consiglio Seldin "I bambini hanno bisogno di fiducia", a me sta piacendo un sacco. Anch'io ero genata (= in difficoltà) all'idea del maschio, e poi invece mi sono trovata benissimo. Anzi, se dovessi avere un altro figlio (remota ipotesi non caldeggiata da nessuno in famiglia), preferirei un maschio: saranno anche luoghi comuni, ma a me sembrano davvero più "semplici" delle femmine. Oppure sarà che Ettore è per suo carattere così dolce e coccolone, piange solo per bisogni concreti e facilmente riconoscibili... insomma, un po' di culo nella vita ci vuole! ;-)

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  4. ho letto un po' tra i tuoi post. mi piace ciò che scrivi. piacere di averti trovata! ;-)

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  5. Piacere mio di avere una nuova lettrice! :-)

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  6. non credo esistano "mamme perfette", e anche il concetto di "mamma imperfetta" mi sembra vagamente illogico. Non esistono neppure persone "perfette", ma, a differenza che nel caso delle "mamme", in questo si può dire che "imperfette", come persone lo siamo tutte (o forse no, prima bisognerebbe stabilire su che basi si ha la perfezione, e considerato il fatto che al mondo -specie poichè è vasto- esiste la soggettività, la definizione di "perfezione" probabilmente è indicibile. Come conseguenza, si può dire che anche l'"imperfezione", per l'esattezza, non si sa cos'è. Ma per capirsi ci si può limitare a dire che "imperfezione" è avere dei limiti, cosa che dovremmo tutti -tutti avendone alcuni- con naturalezza sostenere e accettare). Ma il motivo che mi ha spinto a fare la considerazione iniziale più che altro è questo: sono preoccupata del fatto che gli individui sembrano voler a tutti i costi considerare che l'essere mamma prescinde dall'essere persona. Ecco perchè io sfuggo le definizioni (alle volte somigliano a feticci):mammabrava, mammamica, mammanonbrava, mammarossa, mammagialla. La prima questione, intanto, è: perchè tanta insistenza sulla parte femminile e poche definizioni di questo tipo per i padri. La seconda cosa che mi viene in mente è: a mio parere non esistono modi di essere madre o padre, esistono solo modi di essere persone, quindi perchè voler fare il genitore in un modo o in un altro? Credo che non ci sia proprio nulla da scegliere, si sceglie come si vive. Ora, se una persona fosse immatura,cinica, inetta, rancorosa o intollerante verso il prossimo, come fa a dire: io sono una mamma così o così? Voglio dire, finita la sua giornata nel modo suddetto, non può mica svitarsi la testa una volta varcata la porta di casa, infilarsene un' altra e diventare bravamamma coi figli. Vuoi anche che a dispetto di essere una persona indegna non tratti i male i figli senza motivo (anche se qualcuno lo farà, e poi il motivo non dovrebbe esistere mai), ma il minimo che le può capitare sarà di sviluppare con essi un rapporto comunque morboso, inficiato da sentimenti non puri,da invidia, gelosie, ricatti.. anche inespressi (ma non per questo non avvertiti dai bambini).
    Viceversa, se si è uomini e donne intelligenti e sensibili (soprattutto la seconda delle due), non si ha nessun bisogno di "costruirsi un ruolo" o "una figura di madre o padre in un certo modo", è sufficiente essere sè stessi, perchè se nella vita si ha un buon rapporto sociale con le persone in genere, si avrà un rapporto che va bene anche con i figli, che, come insegnano anche alcune "menti" nel blog citate, è molto importante considerare -appunto- "persone" addirittura prima che "i propri figli".
    Questo non vuol dire che ci sia qualcosa di sbagliato nell'erudirsi in materie pedagogiche (io l'ho fatto così tanto che mi sono laureata come educatrice, ma come sopra -detto stringatamente- ho interpretato il vero messaggio della pedagogia più illuminata, se facessi una citazione, prenderei come esempio Don Milani). L'erudirsi in campo pedagogico può essere un interesse (come un altro), un acculturarsi, una ricerca di spunti per arricchire o rendere ancora più divertente la vita coi bimbi
    Ma quando mi esprimo come ho fatto in questo post sono molte le facce strane: della pediatra -che invece mi invita ad assumere il "ruolo di genitore", degli amici. Mio figlio è molto piccolo - tre mesi-, forse non ho ancora visto niente, ma mi sto comportando secondo l'idea che ho detto, che mi viene ovvia e naturale, credo che vorrò ancora agire così.
    Laura

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  7. E rieccomi, stavolta espressamente citata anche se mi è difficile ritrovarmi nella tua descrizione, che mi dipinge proprio come una di quelle "brave mamme" che tanto mi lasciano perplessa, quasi la loro ostentazione di bravura nascondesse le avvisaglie di un fallimento.
    Sono una brava mamma? Sì, no, boh, non so... Credo soprattutto molto di più di una mamma, brava o meno, con i miei interessi, le mie passioni, le mie divagazioni... Che mi dici ad esempio della più strana di tutte (almeno credo), quella per l'archeologia industriale?
    Certo, ci sono alcune cose che ho "momentaneamente" sospeso o ridimensionato per far posto ad altro, i figli in primis, perché i figli sono qui e adesso e non ci resteranno a lungo.
    Così faccio carte e altre porcherie non per essere ancor di più una "brava mamma" ma perché adesso mi diverte, come mi divertirebbe di più cucinare nella prospettiva di avere ospiti a cena che in quella di dover mangiare tutto da sola.
    Spero ti sia almeno scappato un "non" nella citazione: come NON leggo libri? E non intendo libri di pedagogia, ma libri-libri, narrativa, saggistica e... fumetti! :)

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  8. Leggo solo ora il tuo commento e rettifico. Volevo dire che non fai quelle cose lì (leggere libri, fare aste e lavoretti, ecc.) perché vuoi essere una madre perfetta, ma perché ti piace e ti interessa. Ho usato un'espressione criptica, scusami :-)

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  9. Aonimo, perchè mi vergogno. mi inserisco perchè ho bisogno di dire a qualcuno il mio immenso dolore per il mio fallimento come madre. Un mio figlio è già partito e non mi vuole vedere più e l'altro cerca il modo di partire al più presto. mi sento la morte dentro mi pare di vivere già nell'aldilà! la mia vita non ha nessun senso. la mia maschera nella società non è neanche tanto perfetta e mi ferisce vedere gli sguardi impietositi/soddisfatti di chi sa ma fa finta di non sapere. beato chi riesce in questo difficile mestiere! chi riesce a crescere bene i propri figli e riesce a meritarsi il loro affetto e il loro rispetto. il bello è che io credevo di esserci riuscita!
    perdonate l'intromissione.

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