lunedì 7 settembre 2009

Partorirai con dolore?

Segnalo l'iniziativa del blog di Gekina, che si prodiga per l'epidurale gratuita e garantita in tutti gli ospedali. Se pensate che l'epidurale sia un diritto, firmate la sua petizione. Io non l'ho fatto e vi spiego perché.
Premetto che i miei parti sono stati di 11 ore il primo e 3 e mezzo il secondo. Contrazioni inizialmente ogni 5 minuti, ogni 2 minuti dopo un'ora. Non passeggiate di salute, insomma, ma nemmeno quei parti epici di giorni e giorni: una cosa onesta.
Ho partorito al San Matteo di Pavia, un ospedale che fa l'epidurale solo in casi particolari: soggetti asmatici (quindi per un eventuale terzo figlio sarebbe garantita), parti eccessivamente prolungati, problemi mentali... La scelta viene motivata col fatto che l'ospedale non ha abbastanza anestesisti per garantire l'epidurale a tutti, e mi sembra più onesta di quella degli ospedali che l'epidurale la fanno solo due giorni la settimana e ti inducono il parto in quei giorni. Soprattutto tenendo conto del fatto che il San Matteo è pubblico e che, prima di garantire l'epidurale a tutte, io mi preoccuperei di garantire dei cessi decorosi al reparto e di mettere un paio di termosifoni nel corridoio che porta dalla nursery al reparto.
Ora, fate conto che al San Matteo il personale e la struttura sono appena sufficienti per assistere le circa 50 partorienti e puerpere che regolarmente stazionano tra il blocco parto e il reparto, per non contare le altrettante degenti ginecologiche. Obbligare il San Matteo a garantire l'epidurale alle sue partorienti significherebbe costringere una struttura già in difficoltà a fare dei tagli da altre parti. Chissà poi quanti reparti maternità di ospedali meno importanti dovrebbero chiudere.
Personalmente, trovo più proficuo poter partorire in una struttura piccola ma vicina a casa, e chisse dell'epidurale, che dovermi sciroppare chilometri su chilometri con le contrazioni per fare l'epidurale. E non parlo tanto della mia situazione (ci metto 15 minuti ad arrivare al San Matteo, 20 per il San Paolo di Milano), quanto di quei posti che non sono l'ombelico del mondo e che quindi cara grazia che abbiano un ospedale o un pronto soccorso, senza essere Terzo Mondo.

Poi: l'epidurale si fa con una cannula inserita tra una vertebra e l'altra. Lo so che per carità, non ci sono controindicazioni e bla bla bla. Ma, visto che ci sarebbe un forzoso aumento di anestesisti che sanno fare l'epidurale, voi vi fareste inserire qualcosa nella spina dorsale da uno che ha fatto un corso per forza due mesi fa? OK, io sono di parte: piuttosto che farmi toccare la spina dorsale, mi farei un cesareo a mente serena. E sono sicura che la maggior parte degli anestesisti farebbe il suo lavoro con coscienza. Ma non posso fare a meno di pensarlo.

Ora qualcuno dirà: ma come? Tu non sei quella che parlava del diritto a non soffrire? Sì, sono io e ripeterei ogni parola di quello che ho scritto. Però la mia libertà di non soffrire non deve sottrarre risorse a chi rischia di non vedersi garantito il minimo indispensabile.

9 commenti:

  1. Io ho avuto la mia epidurale gratis sotto casa e francamente non me ne lamento. La tua è una posizione equilibrata e condivisibile e non condivido neanche io una campagna vera e propria per il diritto all'epidurale a tutti i costi. Quanto ai rischi, io francamente non ci ho manco pensato, dando per scontato che se la offrono la sanno fare. Del resto molte cose sarebbero difficilmente verificabili, no?

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  2. Appunto: se la offrono la sanno fare, ADESSO che non è obbligatorio offrirla. Ma se fossero obbligati? Non sono contro l'epidurale, è solo che non la vedo come una priorità, quali invece mi sembrano altri interventi sulla sanità, anche nel settore della maternità.

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  3. io l'ho fatta alla Melloni, l'epidurale. Dove era garantita per tutti quelli dichiarati idonei (perchè prima di fartela ti fanno, al non mese, una visita propedeutica e certi esami del sangue). L'ho fatta e in effetti ha aiutato, non lo nego. L'ho fatta dopo 8 ore, e le successive 8 che mi hanno portato al cesareo sono state comunque da incubo (a parte una brevissima parentesi post anestesia in cui ho dormito).
    Comunque non ho scelto l'ospedale per la possibilità di avere l'epidurale, avevo già deciso di andare li per altri motivi, anzi, avevo paura e non la volevo fare. Però quando mi ci son trovata devo dire che è stata una mano santa.
    comunque pure al san paolo io sapevo che non la fanno sempre, solo in certi orari/giorni o a pagamento.

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  4. Grazie Lanterne per la segnalazione.
    Quello che conta, L'UNICA COSA CHE CONTA, è difendere la libertà di scelta.
    L'epidurale è solo una delel tante cose che non vanno nelel saleparto. Iniziamo a farci sentire.
    E possiamo iniziare firmando la petizione epidurale.
    http://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita

    Ancora grazie!

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  5. Comunque non credo sia corretto parlare di priorità.
    Ci sarà sempre qualcosa di più importante.
    Il dramma è che l'epidurale è nei LEA (livelli essenziali d'assistenza) e puntualmente viene negata.
    Esistono leggi regionali e un decreto ministeriale che sanciscono la partoanalgesia un DIRITTO della donna.

    L'epidurale ha la priorità non tanto come servizio sanitario in sè, quanto come diritto unmano fondamentale (sedare il dolore lo è).

    In un periodo come questo dove la dignità della donna non esiste più e ci sono solo escort e veline, l'eppidurale è una batatglia che può aiutare a ritrovare dignità e forza.
    Assieme alla tutela del parto rispettoso della singolarità della partioriente... ma quyi il discorso è molto lungo.

    Comunque per avere un'idea di quello che penso:
    http://www.universitadelledonne.it/parto.htm

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  6. Io penso che sia corretto parlare di priorità partendo da un budget limitato.
    Per esempio, ora scopro che il San Matteo, l'ospedale dove ho partorito, da qualche mese fornisce l'epidurale a tutte quelle che lo chiedono, perché ha ricevuto un finanziamento ad hoc.
    Se però avesse ricevuto un finanziamento generico e l'avesse usato per l'epidurale, penso che mi sarei un po' indignata e l'avrei trovata una mossa propagandistica, perché, in un reparto dove ci sono 4 bagni (non tutti sempre agibili e tutti molto malmessi) per 40 partorienti e i bambini rischiano la polmonite ogni volta che passano dalla nursery al reparto, mi sarebbe sembrata una vera idiozia.

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  7. Vedi, l'aspetto risorse non l'avevo considerato. Ma perché non vivo più in Italia, forse.

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  8. posso solo dire che l'esperienza diretta di alcune mie amiche fra mestre e venezia, e' quella di avere l'epidurale garantita ad orario ma di non poterla ricevere perche' l'ostetrica di turno era contraria. e' anche la mia esperienza indiretta all'ospedale di bolzano, dove per ammissione dell'anestesista, le ostetriche seguono un'altra filosofia e usano vasche d'acqua, aromaterapia, e piuttosto di farti l'epidurale danno morfina. tutto lecito a mio avviso purche' sia previsto n trattamento antalgico e la persona sia ben seguita. ma dalle testimonianze che sto raccogliendo, in molti ospedali le donne non sono seguite affatto e non c'e' uno straccio di trattamento antalgico, nemmeno per parto indotto. allora in quei casi, credo che l'epidurale sia oggettivamente la SALVEZZA da tanti traumi.

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  9. Boh, a me 'sta cosa della salvezza da tanti traumi tramite la panacea dell'epidurale non convince, anche se la sento da tante parti. Credo che il dolore in sé non sia traumatico, soprattutto se vissuto a una certa età e finalizzato a qualcosa di bello. Credo che i traumi vengano da ben altro: dall'essere trattate come bambine capricciose durante il parto per una qualsiasi richiesta alla brutalità con cui si viene introdotte all'allattamento, dall'essere sottoposte a cesareo senza spiegazioni al non poter vedere il neonato per ore e non averne notizie, e così via.
    Se l'epidurale viene somministrata un tanto al chilo e con malagrazia, non è una conquista: la vera conquista è che una partoriente venga trattata come una persona che soffre, non come una rompicoglioni che tanto tra qualche (?) ora si sgraverà e quindi la pianti di lamentarsi.

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