giovedì 3 settembre 2009

W la frugalità

Sono orgogliosa figlia di una madre anni '70-'80, di quelle che apprezzano il fatto di non dover spendere troppo tempo a fare un budino o una crema pasticcera perché ci ha già pensato la Cameo.
Fino a quando ho conosciuto Luca, per me l'idea di fare marmellate e biscotti era un balzano passatempo e, sì, avevo fatto il pane in casa ma perché era uno scarto della pasta della pizza. Avevo sì il tempo di fare queste cose, ma perché sprecare tempo nella panificazione quando si può uscire con un'amica (o invitarla a casa) o scrivere o danzare? Ancora ringrazio il Mulino Bianco per una confezione di Pane Bianco che salvò me e la mia amica N. dalla nausea post-vino sulla via di Mantova (non c'eravamo ubriacate, ma avevamo bevuto troppo di un vino molto tosto).
Da quando abito qui, ho scoperto sia uno stile di vita diverso dal mio sia possibilità diverse da quelle che avevo quando abitavo da sola in città. Ho scoperto la filosofia di una famiglia dove cedere al "già pronto" o gettare invece di aggiustare è una debolezza. E ho scoperto che, con gli attrezzi giusti, a volte farsi il pane è più comodo che prendere l'auto e uscire a comprarlo. Ho scoperto che con i bambini può essere economico e divertente pasticciare per poi tagliare i biscotti (a proposito: devo ancora provare le formine dell'IKEA prese quest'estate). Ho scoperto che sbucciare montagne di frutta e farle cuocere in un calderone medievale può essere un rito. Ho dipinto un mobile e un muro per le prime volte in vita mia. Ho assistito Luca nel montaggio di una cucina. Mi sono spinta fino al punto di desiderare di saper fare dei lavori idraulici, per non consegnarmi legata e imbavagliata nelle incompetenti mani di un idralico svogliato.
Non tutte queste cose mi sono interamente piaciute, lo ammetto: avrei preferito dedicare tempo e fatica ai miei figli o a Viola, invece di dipingere casa. Ma mi hanno permesso di risparmiare soldi, di non rinunciare a una cena in più durante le vacanze o a un traghetto al posto di un treno.
Confesso anche che il budino e la mousse continuo a farli con i preparati già pronti (anche se recentemente una ricetta di gelo di mellone ha cominciato a convertirmi). E confesso anche che spesso mi abbandono alla comodità delle farine già pronte per la macchina del pane della Lidl (risparmiano la sia pur minima menata di misurare lievito, sale e zucchero e sono buone). Non per dire che vivo queste "concessioni" come colpe, ma solo per mettere in chiaro che non sono una fanatica: ho fatto alcune scelte frugali quando queste mi hanno semplificato la vita e credo che la frugalità possa essere un modo per combattere la crisi economica, ma, se vivessi in centro con abbondanza di soldi, panettiere e pasticcere tutti i giorni.

Stesso discorso quando si parla dei mezzi di trasporto: purtroppo sono costretta a usare l'auto (se andassi a lavorare con i mezzi, ci metterei circa un'ora e mezza rispetto al quarto d'ora di adesso),ma mi piace tantissimo usare il treno. Ovvio che non lo uso per andare a Torino con i bambini, perché dovrei camallarmi i bagagli e i bambini per cambiare a Milano o Voghera o Vercelli, ma in Liguria e a Milano sì, quando posso, volentieri. Anche se a volte significa sistemare i bambini in un pianerottolo tra vagoni e portare poca roba rispetto a quella che vorrei.

Ecco, a proposito della "roba": anche comprare vestiti usati mi piace molto, soprattutto per i bambini. Posso capire che una certa cultura provi vergogna nel cercare vestiti usati da altri (era un sintomo di povertà, così come il matrimonio sottotono - infatti i miei nonni, che ricchi non erano, si sposarono in Quaresima per avere una scusa per non festeggiare). Ma io trovo che i mercatini dell'usato, soprattutto quando sono per beneficienza come quello di Terres des Hommes a Pavia, siano una benedizione: a un prezzo inferiore a quello dei cinesi, trovi capi di qualità ottima, spesso messi pochissimo o di marche talmente buone che manco ti accorgi che sono stati strausati. Stesso discorso per i vestiti "passati" dalle amiche: quando mi consegnano i loro borsoni pieni di roba, mi sembra di fare shopping (soprattutto quando, come nel caso dell'amica C., hanno un gusto impeccabile).
Confesso di adattarmi un po' meno bene quando si tratta di accessori più complicati, come passeggini e seggioloni: per un genitore sono come strumenti del mestiere, e ognuno sceglie quello che gli è più consono per ingombro, peso, maneggevolezza. Detto questo, sono molto felice di non aver mai comprato un lettino in vita mia, nonostante in casa ne abbia 2 di legno e almeno altri 3 da campo, sparsi tra nonni. E penso di aver reso altrettanto felici amici e parenti che non avrebbero saputo come sbolognare quei mobili e che sarebbero stati dispiaciuti all'idea di buttare vestitini ancora molto belli, a cui spesso erano legati i ricordi dei loro bambini da più piccoli.

Oltretutto, spesso le scelte frugali sono quelle più apprezzate. In molti, a distanza di anni, mi dicono che il nostro matrimonio è stato uno dei più belli a cui sono stati. Eppure, quando mi trovo a raccontare quanto è costato, sgranano gli occhi: possibile solo 200 euro il vestito? E solo 2900 euro per 100 invitati? Ah, i sacchettini ve li siete cuciti e riempiti voi (con i confetti equi e solidali)? Certo, abbiamo avuto amici che ci hanno aiutati: il papà di Isa ci ha regalato i fiori (un artista meraviglioso), la sarta non mi ha fatto pagare le prove a casa, gli amici del catering ci hanno fatto un prezzo di favore perché per loro era un'occasione di farsi pubblicità, gli artisti di strada che si sono esibiti erano amici che si sono accontentati di mangiare e bere, il vino ce l'ha regalato un amico. E i nostri genitori ci hanno aiutati astenendosi dal fare pressioni. Ma, se penso a quanto è stato facile e divertente, mi sembra impossibile che non si possa fare un matrimonio come il nostro senza suscitare scandalo e rancore.

Spero solo che ai miei figli questa frugalità passi come uno stile di vita, e non come una religione o una serie di mancanze. Perché noi lo viviamo davvero così.

2 commenti:

  1. se fossi un uomo, mi innamorerei di te. le cose che hai detto le condivido tutte e in pieno.
    lordbyron
    (che sa che, scritto così e con questa firma,il commento potrebbe suscitare "scandalo e rancore" )
    ps:e il pane senza impasto? a parte la lunghezza del procedimento, non è male.

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  2. Ne ho letto sul blog di Comida, e mi sembra interessante. Ma la cosa bella della macchina del pane è anche che non devi scaldare un intero forno (e di conseguenza un'intera stanza) per fare il pane. In estate, è una vera manna!
    Inoltre la mia può essere usata anche come impastatrice e per fare le marmellate.
    Insomma, quasi un Bimby! :-)

    PS: grazie per la dichiarazione. Se diventiamo entrambe lesbiche, ne terrò conto ;-)

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