domenica 12 aprile 2009

Ancora sulla scrittura

Quando mio marito mi conobbe, cinque anni e mezzo fa, non credo che fosse pienamente consapevole del guaio in cui si andava a cacciare: sapeva che ero una ballerina principiante e dilettante, sapeva che da 6 mesi cercavo di arrabattarmi per trovare un posto nella società che mi aveva assorbita, sapeva anche che amavo i gatti e che prima o poi gliene sarebbe arrivato in casa uno (UNO?), ma non credo che avesse capito che razza di creatura complicata e ferita gli fosse capitata tra le mani.
Sicuramente di me non conosceva un aspetto: quello della scrittura. Perché, quando mi innamoro, la mia vena tende a prosciugarsi all'istante. Del resto, sono convinta che la creatività sia una questione di amore e che, se sei assorbita da un nuovo progetto che te ne richiede (un fidanzato, un nuovo lavoro, un figlio), tutte le tue energie creative sono lì e basta. Poi si ridistribuiscono.
Pian piano, gli suggerii che poteva leggere uno dei miei racconti. E gli diedi forse il più brutto. Non solo perché ci sono nodi che non sono riuscita a sciogliere in modo efficiente, ma anche perché mostrava la parte più nera della mia anima: l'amore per la vendetta, l'ambizione, la freddezza.
Non mi ha mai detto chiaramente che non gli è piaciuto, ma di sicuro l'ha trovato troppo cupo.
Mentre ero incinta di Amelia, sono riuscita a scrivere due racconti. Uno forse un po' troppo contorto e l'altro non male. Da qualche tempo, ho il desiderio di tornare su quest'ultimo racconto, magari in forma di fumetto. Ho persino proposto alla mia maestra di danza (che è anche pittrice e scultrice, quando riesce) di provare a trarne qualche tavola (che poi il progetto sia irrealistico perché lei ha appena il tempo per andare in bagno è tutta un'altra storia).
Così Luca si è incuriosito, l'ha voluto leggere. Oggi, mentre poltrivamo dai miei dopo il pranzo di Pasqua (grazie mamma), l'ha finito. Gli è piaciuto (e, almeno a giudicare dal tempo che ci ha messo per finirlo, non lo dice solo per farmi piacere). E per la prima volta, mentre prendevamo le vie di campagna più lunghe per lasciare che i bambini dormissero, ho parlato con mio marito di un mio racconto e dei miei progetti per il suo sviluppo. L'ho sentito scettico su alcune mie idee e possibilista su altre. L'ho sentito vicino su un tema che prima non ci aveva mai accomunati.
Ed è stata una bella Pasqua, nonostante tutti i malanni.

3 commenti:

  1. Bella, la scrittura che connette. Mi piace il potere che ha la parola scritta di reinventare, ammaliare, commuovere, è come il pifferaio di Hamelin.

    RispondiElimina
  2. dici che è l'amore che assorbe la creatività? sai dirmi anche quanto tempo ci vuole perchè si ridistribuisca?
    qua siete tuttE così bravE che la mia autostima si va sempre più spegnendo, figuriamoci la vena poetica (e quella prosa[st]ica)
    baci,
    byron

    RispondiElimina
  3. @byron: allora, vediamo... ho conosciuto Luca a novembre 2003, ho ripreso a scrivere nell'estate 2005... direi un anno e mezzo circa. Ma già da settembre 2004 avevo cominciato il blog. Solo questione di pazienza, dai... ;-)

    RispondiElimina