Chi mi conosce da tempo lo sa: prima di incontrare Luca, non ho mai, mai, MAI desiderato avere figli. Meno che mai avere un bambino.
(Apro una parentesi riguardo alla differenza tra figlio e bambino: figlio è una persona nata da me e che incidentalmente attraversa le fasi neonato-bambino-ragazzo-adulto, bambino è un essere tra gli 0 e i 10-12 anni. Chiusa la parentesi)
Anche dopo aver conosciuto Luca e distintamente pensato "con questo ci faccio una figlia", ho sempre evitato la compagnia dei bambini. La evito anche adesso, a dire il vero.
Alcuni bambini mi possono piacere, ma non è il bambino a piacermi, è la persona che ora è in quell'età a piacermi. Per me dire "mi piacciono i bambini" sarebbe come dire "mi piace l'umanità": gli esseri umani sono troppo diversi da loro per poter dire che mi piacciono globalmente.
I miei bambini mi piacciono? Tendenzialmente sì, anche se in Amelia ci sono cose che mi ricordano troppo mia madre (in negativo) e quindi non so se ci saremo poi tanto simpatiche negli anni a venire.
So che sto bene con loro, che sono contenta di averli messi al mondo. So di avere addosso un'immensa pressione per il fatto di essere madre, ma insomma, da grandi poteri derivano grandi responsabilità e grandi magagne: ho nelle mie mani il futuro di due persone, mica di due carciofi. So anche che gran parte del mio benessere lo devo a Luca e al nostro lavoro di squadra, ma insomma, se ho scelto lui e non un altro un motivo ci sarà stato: se vuoi vincere il campionato, ti compri dei giocatori validi, mica dei brocchi. So anche che il fatto di essere madre mi chiuderà molte porte: pazienza, vorrà dire che le dovrò sfondare o entrare dalla finestra.
Questo per dire: mobbasta piangerci addosso, signore!
Ci sarà chi ha avuto i bambini per sbaglio, chi li ha fatti con la persona sbagliata, chi ha perso il lavoro per colpa dei figli, chi ha dovuto rinunciare a qualche suo sogno per via dei figli. OK, assodato questo, tiriamoci una riga sotto e ricominciamo da zero.
Io per prima: per "colpa" dei miei figli faccio un lavoro che proprio non mi dà soddisfazioni, ma è sicuro e tranquillo. Se potessi tornare indietro, rinuncerei ai figli per fare un lavoro più soddisfacente? Assolutamente no. Dovrei tornare indietro fino al 2003 e trovare un modo per evitare di incontrare Luca. Perché, nel momento in cui mi sono innamorata di lui, ho dato la priorità al mio mondo familiare rispetto a quello del lavoro.
Poi: OK che chiunque ti incontri si sente in diritto di criticarti, certi genitori che sei costretta a frequentare non li saluteresti neanche sotto tortura, le pubblicità ti propongono uno stereotipo zuccheroso che dà il diabete e gli specialisti dell'infanzia ti trattano come un pidocchio.
E allora? Dovrei andare avanti tutta la vita ad arrovellarmi su tutte le persone che mi hanno apertamente biasimata e maltrattata per il fatto che non ho allattato? Devo continuamente lamentarmi di come mi vedono i pubblicitari? Anche qui, un po' di repulisti. Impariamo un po' a fregarcene, a vedere solo se stiamo bene con noi stesse e con la nostra famiglia. Se c'è qualcosa che non ci va, lavoriamo per cambiarlo. Rimanere a lamentarci è come vedere una ragnatela, continuare a dire che c'è ed è brutta e non toglierla mai.
Soprattutto, secondo me, diamo il buon esempio. Dimostriamo col nostro operato che si può uscire a cena, andare a teatro o al cinema o a un concerto, fare weekend fuori casa, andare a vedere una mostra, visitare un vivaio o un parco, persino fare un brunch fighetto con musica classica. Il tutto con i bambini. Che non sono terribili mostri dediti solo ai cartoni animati e ai giocattoli: sono persone i cui interessi possono spaziare lontano, esattamente come i nostri. Aiutiamoli a diventare persone, e non quegli stessi stereotipi in cui ci sentiamo costrette noi stesse. Facciamolo per loro e per noi, che, sentendoci più libere, saremo più felici.
giovedì 23 aprile 2009
No kids? Anche no
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Cara Lanterna (che ogni tanto diventa Faro)secondo hai profondamente ragione...io mi sono sentita dare della madre snaturata da alcune "amiche" (le stesse che però hanno fatto crescere i propri figli dalle baby sitter anche nei giorni liberi dal lavoro perchè sennò addio shopping, parrucchiere, manicure, etc etc) per avere lasciato la bambina a mia madre per 2 giorni e mezzo quando aveva 10 mesi, per festeggiare fuori porta il mio 2° anniversario di nozze. Non mi sono mai annullata per i miei figli, ed ho sempre cercato di ritagliare degli spazi a due per me e mio marito. La scelta di smettere di lavorare per prendermi cura della famiglia l'ho fatta a monte, cioè quando mi sono sposata (grazie al cielo ce lo siamo potuti permettere). Entrambi i bambini sono stati traslocati nella cameretta quando è finito il periodo della poppata di metà nottata tra lo scandalo generale del resto del mondo. Non sono mai stata leziosa con loro, li ho sempre trattati come due "piccoli adulti" il risultato è che ho due bambini sereni, affettuosi, indipendenti, sicuri di se stessi, abituati a stare tra le persone rispettando luoghi, occasioni e contesti. Certo sono normali: sbagliano, rompono le scatole spesso e volentieri, sono bambini insomma ma non sono viziati, hanno imparato a pensare con la propria testa, a riconoscere i propri sbagli ed a chiedere scusa quand'è necessario...spero che continuino così anche se già con la grande stiamo attraversando il periodo puberale e non è proprio una giostra...Questo post chilometrico per dirti che è sempre saggio essere sordi alle critiche di chi pretende che tu faccia come lei/lui...da quello che scrivi i tuoi figli sembrano sereni e felici, te l'ho scritto più volte che siete belli e lo credo davvero. La vita vera non è quella della pubblicità e i tuoi figli se ne accorgeranno da soli e come disse lo zio Dante "Non ti curar di loro, ma guarda e passa..." Un abbraccio, Daniela
RispondiEliminaSacrosante parole, ma non è così semplice. Devo dirti la verità, io temo quelli che fanno figli tanto per... più di ogni cosa. E non se ne accorgono...
RispondiEliminagrazie grazie grazie grazie!
RispondiEliminaanch'io penso le stesse identiche precise cose.
Sono le stesse mamme le prime ad aver la colpa del calo demografico, sempre a presentarsi come vittime!
alla fine del primo anno di vita di mio figlio io ho pensato chiaramente: che figata avere un figlio! e non l'avevo mai pensato!
me l'avevano sempre presentato come la fine di tutto: del dormire/uscire/fare/vedere/divertirsi.
MA NON E' COSI!!!!!
c'è un tempo per sentirsi smarriti e uno per ritrovare la strada. possiamo sintetizzare così? io spero che questo tuo bellissimo post, Lanterna, serva da viatio spirituale a chi la sta cercando, una strada personale.
RispondiEliminasul contenuto, approvo in pieno.
per me crescere i figli è veramente crescere insieme, anche io sto lavorando tanto su me stessa.
ciao,
RispondiEliminasono venuto a trovarti per solidarietà.
hai partecipato alla discussione sul mio blog e ti ringrazio.
ritengo quella discussione interessante ma credo che là, si stiano incrociando due mondi che provengono da posizioni così lontane che tentare di ritrovarsi e capirsi davvero sia difficile.
personalmente preferisco e apprezzo di più l'incertezza e l'instabilità di chi prova quotidianamente sulla propria pelle di trovare una sua via, piuttosto che la rigidità di chi ha deciso di seguire un credo, un dogma assoluto.
trovo valore nelle loro idee di fondo (ed è per questo che ho accolot le critiche) e trovo limiti nei loro atteggiamenti che mi sono sembrati in certi casi aggressivi e in un certo senso violenti.
chissà, ognuno ha la propria storia ma quello che per me ha valore è la circolazione delle idee e questi blog ne sono la conferma.
ciao
rosco
Questo mi ricorda che a Natale mi son portata dietro il figlio quattrenne a un concerto (di lavoro) nel teatro principale della mia città, capienza ottocento posti, quel pomeriggio tutti occupati da famiglie inquantoché il concerto era organizzato per loro (0-100 anni, per intenderci, carrozzine welcome) e eseguito da un'orchestra di ragazzi under 20 (alcuni molto under).
RispondiEliminaIl quattrenne se n'è fregato del fatto che sua madre non poteva stargli dietro, s'è piazzato in un palco con mie colleghe che aveva visto due-tre volte in vita sua, ha ascoltato tutto in silenzio, applaudito saltando come un pazzo, atteso con pazienza che i parrucconi locali finissero di dire le loro ca**ate di circostanza, come tutti gli altri 0-100enni presenti in sala (piena).
Al termine del concerto, il direttore d'orchestra mi si avvicina e mi fa: "Certo che l'anno prossimo bisogna assolutamente trovare un modo per eliminare l'insopportabile brusìo di fondo". Ho tentato di spiegargli che i bambini, e a volte anche gli adulti, respirano, ma non c'è stato verso.
Questo mi ricorda anche che oggi ho visto una pubblicità su un giornale con una modella filiforme con pancione, con indosso un velo di cipolla a fiori, in piedi su tacchi dodici, e lo slogan era: "Nove mesi di seduzione".
Non saprei cosa aggiungere, se non parolacce.
@tutte (soprattutto piattins): arrossisco :-)
RispondiElimina@mami: sei una grande! :-)))))
@rosco: grazie! Ci ho pensato parecchio, in questi giorni, e sono arrivata alla conclusione che la cosa che mi ha dato più fastidio è stato il tono di "comunità superiore", un po' setta un po' élite. Lo stesso tono di chi allatta "e tu che non allatti condanni i tuoi figli a una serie di disgrazie fisiche e morali" o amenità simili. E la cosa mi fa ancora più arrabbiare, perché le premesse etiche da cui partono sono validissime. Cmq seguirà post ;-)