giovedì 14 maggio 2009

Audiolibri

Arrivo dalla pediatra: Amelia ha la tosse e infatti vincerà un giro di aerosol. Come sempre, spero che non ci siano mamme logorroiche in attesa, così, mentre Amelia gioca con qualche bambino, posso anche dare un'occhiata a Vanity Fair.
C'è questa signora filippina, 54 anni, che è lì col nipote per una sciocchezza. Altro che logorroica: mentre suo nipote gioca con Amelia, mi racconta la storia della sua vita. E io la ringrazio di questo.
Questa signora è nata nelle Filippine, da famiglia cattolica e credo benestante. Ha sposato il suo primo marito molto giovane (matrimonio combinato) e ha sfornato 5 figli in 8 anni. Già questo per me basterebbe a farne un'eroina.
Visto che col primo marito non andava d'accordo, ha chiesto il divorzio. E ha cominciato a lavorare all'estero: prima negli Emirati Arabi presso Q8 e poi al Cairo nell'ambasciata americana (faceva private assistance, non ho capito cosa intendesse esattamente).
In Egitto, conosce il marito, che è un dipendente Agip ed è italiano. Si innamorano e si sposano, e lui, pure lui divorziato, le porta in casa i due figli della prima moglie, adolescenti.
Da questo momento in poi, questa signora dedica la sua vita a portare in Italia o comunque in Europa i figli rimasti nelle Filippine. Non paga, trova il tempo di lavorare, perché, nonostante suo marito sia ormai un dirigente e quindi decisamente ben messo, non vuole farsi mantenere. Ha una figlia alla veneranda età di 41 anni, e anche per questo la stimo immensamente: dopo 5 figli a 20 anni e rotti, con un marito spesso in viaggio per lavoro, chi avrebbe voglia di rimettersi in gioco?
Non so a che punto dei 20 anni in Italia, viene anche violentata da un poliziotto italiano. Lui paga con il congedo (e credo qualcos'altro: non si tocca gratis la moglie di un italiano ricco, per quanto straniera e comunque ormai naturalizzata italiana), lei con due anni di depressione.
Ora a questa signora manca solo un piccolo tassello per essere pienamente felice: riuscire a portare in Italia l'ultimo membro della sua famiglia, ossia il nipotino di 3 anni, i cui genitori sono già qui, con casa e lavoro in regola. Mi dice che l'Italia ha dato il nullaosta e che ora è l'ambasciata filippina ad essere in ritardo: se loro dessero l'ultima autorizzazione, lei sarebbe pronta ad andarlo a prendere subito, perché sono già più di 6 mesi che questo bambino è senza genitori, per quanto affidato a persone di fiducia.
Ecco, mi rendo conto che da fuori potesse sembrare che la signora mi stesse "bagnando una zuppa" senza fine. Invece è stato come leggere uno di quei romanzoni di formazione dell'Ottocento.
Vorrei che al posto mio ci fosse stato uno di quei funzionari d'ambasciata che ritardano l'approvazione all'espatrio di un bimbo di 3 anni senza mamma né papà vicini.
La signora diceva di sperare che la Madonna toccasse il cuore di quella gente. E io, pur non credendo alla Madonna, mi sento di aggiungere: se il cuore non ve lo tocca qualche santo, spero che qualche indemoniato tocchi il vostro corpo, e vi lasci parecchi lividi.

4 commenti:

  1. molti dei nostri connazionali hanno dimenticato che andare all'estero per sopravvivere è un atto eroico, oltre che disperato..bellissima storia

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  2. Qualcuno se lo ricorda bene, non ti preoccupare. Come Giulio qui ad Amsterdam che sono già due blog che deve chiudere che dei maniaci lo riempiono di minacce e insulti e se lui non reagisce lo insultano da me.

    A me fa particolarmente orrore la storia del poliziotto (ma manco della polizia uno si può fidare?), perché per succedere una cosa del genere deve aver avuto la certezza del'impunità con una povera filippina sfigata e magari illegale. Ecco, a questa sorta di arbitrii condanniamo la gente che viene resa illegale con un tratto di penna.

    Bellissima storia lanterna e piena di spunti di riflessione e discussione. Dovremmo forse acoltare e chiacchierare di più con le persone. Comunque vedo che anche tu hai la sindrome del confessore, che gli sconosciuti ti si confidano.

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  3. Che storia. E che forza questa donna.
    Penso alla famiglia divisa, al bambino solo senza i genitori.
    Avevo visto un servizio su Euronews sul dramma delle famiglie di immigrati divise, dove le madri vengono in Italia per lavorare e lasciano i figli in patria. Ecco lo trovo angosciante, questo è forse uno dei tanti motivi per cui non ho mai voluto un aiuto in casa, a costo di convivere con vetri sporchi e la roba da stirare.

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  4. a volte la realta supera l'immaginazione.
    per privete assistence credo intendesse la badante.
    in ogni caso io invece mi sono sentita la storia della colf di mia cognata (a lisbona, percio anni fa).
    lei laureata in chimica, il marito ingeniere informatico. emigrati a lisbona dove lei faceva le pulizie e lui il muratore (e in pausa pranzo lo vedevi con libroni in inglese, sarebbe stato un sogetto pe runa foto da pubblicita progresso contro il razismo). hanno lasciato tre figli in litvania, il piu grande al epoca aveva 5 anni.
    lei è rientrata in patria due anni fa, il figlio medio aveva il linfoma. il padre non ha fatto in tempo a vederlo. :(
    ves

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